CONSIGLIO DIRETTIVO ALI DI SCORTA

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mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 07:37
TESTIMINIANZE
L’IMPORTANTE é SEMINARE. Questo è stato il “credo” di Germana.

- L’IMPORTANTE é SEMINARE. Questo è stato il “credo” di Germana.

L’importante è seminare -poco,molto,tutto- Il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perchè splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo la tua fede il tuo amore. Semina ed abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra.
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 07:37
TESTIMONIANZE
APRI LE TUE ALI di Nunzio Gambuti

- APRI LE TUE ALI di Nunzio Gambuti

Aquila o Pegaso che tu sia Apri le tue ali. Non temere il sole, tu non sei Icaro. L’universo che non ha confini Ti sembrerà poco, ma, a non aver paura si resta soli, e il vento delle parole confonde voci di uomini e intriganti. Diomedea, da quella rupe di scogliera e il are mosso, il tuo non è un canto d’amore, e ad aspettare quello che il tempo ancora non mi ha dato.
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 07:38
TESTIMONIANZE

ORME SULLA SABBIA

- ORME SULLA SABBIA

Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia die orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma, proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?” E lui mi ha risposto: “ Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c’è soltanto un’orma sulla sabbia sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 07:39
TESTIMONIANZE
PER NON ESSERE MAI SOLI di Pierpaolo Piselli

- PER NON ESSERE MAI SOLI di Pierpaolo Piselli

Vivere in silenzio senza dialogare Solo il tuo male, ti può accompagnare, Non aver calore di qualcuno e parlare, dei sogni che avresti voluto realizzare. Ma a volte i sogni si possono avverare, da qualcuno che problemi non ha provare, si qualcuno, cui la vita ha voluto regalare, momenti di cui non potrà dimenticare. Ma succede che, Sandro Massimo vuol provare, e la S.S. Lazio vuol far partecipare, tutti a pensare che ciò non si possa fare, ma Sergio Cragnotti, si lui ha voluto donare. Tutti sanno che gli atleti son bravi nel calcolare, ma sapendo che quei bambini vogliono giocare, subito hanno rinunciato a guadagnare, pensando al bel sorriso nei bambini a brillare. Inizialmente la meta non è realizzata, qualcosa si è fatto ma è finalizzata, il progetto non è al capolinea ma alla fermata, proseguendo sarà come pescare ci sarà una bella retata. Sta arrivando il Natale e si pensa a cosa fare, Sandro Massimo qualcosa saprà combinare, Cragnotti e i giocatori doni a portare, ai bambini tanto sole per scaldare. Insieme ai più ricchi anche noi dovremo dare, dolcezza affetto e calore senza far pensare, chi sta male vicino a noi non possa stare, un sorriso di un bambino per non dimenticare. Un grazie a Massimo che ha potuto realizzare, con Cragnotti ha potuto finalizzare, e noi che di Sergio avevamo di che pensare, con umiltà chiediamo scusa e a te diciamo…. Continua così e non ti fermare!!!!
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 23:28
TESTIMONIANZE
UN RAGGIO DI SOLE di Pierpaolo Piselli

- UN RAGGIO DI SOLE di Pierpaolo Piselli

Sentire dentro noi, tanta dolcezza, curando il male, donando una carezza, due persone, dall’animo pieno di purezza, prendersi cura, di bambini con grande tenerezza. Che amici Massimo e Di Rocco di grande qualità, per loro prestarsi, non è novità, visitare tanti bambini, non è notorietà, ma solo perché la fiamma della vita devono ravvivà. Alle volte viè da domandà, che vita è questa qua, vedè quell’angeli che non possono giocà, e grazie a questi due amici il sorriso continuano a provà, e con l’impegno forte, qualche difficoltà vanno a superà. “Ali di Scorta” nome di fantasia, pensarlo è sentimentale, trascurare casa e famiglia, per loro molto normale, da due anni, il pensiero è per i bimbi… naturale, collaborare, impegnarsi a fondo per sconfiggere il male. Io non conosco, questi signori dall’animo generoso, sono poeta, ma per me loro hanno del valoroso, io pensate, loro a creare qualcosa di fantasioso, per far tornare nei cuoricini il più bello e gioioso. Sandro Massimo,la tua opera farà apprezzare la tua persona, Concezio Di Rocco, le tue mani a tanti bimbi la vita dona, la gratitudine non si farà attendere, per voi gente alla buona, i genitori, sanno che con voi il male non sempre la fa da padrona. Aver scritto per voi questo madrigale, ho sentito dentro me quacosa di speciale, pensare ai bimbi, è più che normale, dedicare a Massimo e Di Rocco ha del sensazionale. E a fin di questa mia a voi voglio ringraziare, tutto il mondo intero, insieme a partecipare... si sa che il denaro e l’oro ha valore... ...ma se la gente ti sorride qualcosa può significare!!!!
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 23:29
TESTIMINIANZE

DAMMI, SIGNORE, UN'ALA DI RISERVA

- DAMMI, SIGNORE, UN'ALA DI RISERVA

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con te. Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita” Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te! Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita. Anzitutto, per le vite uccise prima ancora che nascessero. Sono ali spezzate. Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono stati impediti. Viaggi annullati per sempre. Sogni troncati sull’alba. Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo. E tu l’hai atteso invano, per crociere che non si faranno mai più. Aiutami ora a planare, Signore. A dire, terra terra, che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. E’ un crimine contro il tuo genio. E’ un riaffondare l’aurora nelle viscere dell’oceano. E’ l’antigenesi più delittuosa. E’ la “decreazione” più desolante. Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto. Bisogna mettere in luce. E che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata. E’ ogni rifiuto del pane, della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari. Antipasqua è la guerra: ogni guerra. Antipasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove “si tira a campare”, dove si vegeta solo. Antipasqua è passare indifferenti vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 23:30
TESTIMONIANZE

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VE PORTO DENTR'AR CORE! di Antonia Sileno, ex-Caposala della Neurochirugia Infantile

- VE PORTO DENTR'AR CORE! di Antonia Sileno, ex-Caposala della Neurochirugia Infantile

Grazie a voi, capaci de soffrì la mancanza; me state ggia a ffa sentì la lontananza! Ve devo confessà che, a rilegge ‘na poesiola così caruccia, me stava già a partì la lacrimuccia. Perché ce potete crede, che dentro a ‘sta scorza, ce sta pure er sentimento, alla riscossa. Co’ vvoi vicino me sentivo forte; cor vostro fare un po’ professionale, ma con un grand’amore sempre dentr’ar core! Co’ ‘sta tenacia che c’avete dentro, capaci de scrollà ‘sti musi ar vento! Siete più tosti voi de un coccio de Martina; tanto che posso dì che siete de pietra viva! E come tali portate con orgoglio il vostro fa assistenza in tutt’er monno. De pietra viva, dico, e lo riaffermo, de quella che nun crolla ar primo inverno. Me sento forte d’avè creduto, perché così io ho potuto costruì con voi er gran futuro de la Neurochirurgia dentro a ‘sto muro! E a tutti l’artri ci verranno me permetto de dì: nun fate inganno nun ve permetto de rovinà la salute a ste fijette c’ho cresciute! Guai a chi tocca e a chi me le rovina; sarò presente qui ogni mattina, co la preghiera rivorta ar mio Signore che vve protegga da ogni marfattore! E all’unico omo che stà tra voi chiedo de sorvegliavve come li pastori e de fa in ogni modo e in ogni maniera che nun ve sorprenda la bufera. Ve abbraccio tutti!
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 23:30
TESTIMINIANZE
GRAZIE ANTONIA - IO LAVORO E PENSO... A CHE?

- GRAZIE ANTONIA - IO LAVORO E PENSO... A CHE?

POESIE scritte dagli infermieri della Neurochirurgia Infantile per Salutare la ex Caposala sig.ra Antonia Sileno.------------------------------------------------------ GRAZIE ANTONIA Antonia cara, oggi l’occasione è più unica che rara: dopo tanti anni di servizio e devozione, finalmente è arrivata la pensione. Certo ce n’avrai tante de memorie, tante vite, tante facce, tante storie, ma a questo punto quel che è stato è stato! Accetta ste du righe de commiato. Ci mancherà la tua presenza quotidiana E farà l’effetto di una cosa strana Non sentire i rimbrotti mattutini, non vedere appesi in giro i bigliettini. Perdona arrabbiature ed incomprensioni, gli screzi vari e le nostre confusioni che, di sicuro non abbiamo fatto apposta, certo, però, che pure tu sei tosta! “ Ahò, qui non se fuma, andate fori, me fa specie che ce fate li dottori!!” “Ragazze, qui la cassa piange; è inutile che dica quel che voglio; forza, mettete mano al portafoglio!” Non te la prendere, dai stiamo scherzando, perché sei ancora qui e ci stai mancando. Ma vai serena e goditi la pensione, e questo è il nostro augurio: che chiusa questa porta si apra un bel portone.----------------------------------------------------------------- IO LAVORO E PENSO... A CHE? Me ne vado la mattina a lavorare. Quando vedo la caposala arrivare Il passo sicuro, la faccia severa “ Aioh, oggi è na giornata nera” Forza che le notturne c’hanno sonno “ Sapessi chi ti sente, porco monno” Pure il caffè è venuto schifoso “ Ma non era megkio se facevo riposo?” Una pillola, un prelievo, una supposta “ Anche oggi è na mattinata tosta!” Arrivano i dottori a spicciolata “ Ecco, s’è finita de rovinà la mattinata!” Facciamo il giro, entriamo nelle stanze Io guardo fuori e penso alle vacanze” Bisogna fare le medicazioni “ Ma quandi finisce sta rottura de meloni?” Arriva il vitto e, forse, un po’ di pace “ Signorina, il pranzo ar pupo nu je piace” Finalmente arriva il cambio e vado via “ pure sta mattinata è stata na poesia”
mauretto58
00giovedì 16 giugno 2011 23:32
CONOSCIAMOCI............................

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mauretto58
00domenica 19 giugno 2011 19:14
Il cancro nei bambini non è un'evenienza comune, anche se esso rappresenta una delle cause più frequenti di morte in età pediatrica.
Colpisce 1 bambino su 650 entro i 15 anni di età. Ogni anno vi sono 120-140 nuovi casi per milione di bambini sotto i 15 anni,

I vari tipi di tumore che si riscontrano in età pediatrica sono molto diversi da quelli che si hanno in età adulta per sede di insorgenza, velocità di accrescimento e caratteristiche istopatologiche; nell'adulto infatti predominano quelli a carico di polmone, mammella, intestino e cute.
Nel bambino il tipo di tumore più frequente è la leucemia (33%), seguita dai tumori del sistema nervoso centrale (S.N.C.) (22%), dai linfomi (12%), dal neuroblastoma (7%), i sarcomi dei tessuti molli (7%), dai tumori ossei (6,4%).

È importante sottolineare che nel loro insieme i tumori pediatrici costituiscono da sempre un modello particolare sia per la ricerca di base sia per gli studi sulle cause della malattia. I tumori dell’età pediatrica hanno dimostrato di dare una risposta migliore ai farmaci antitumorali. Negli ultimi 20 anni i risultati terapeutici sono gradualmente e progressivamente migliorati. Le possibilità di guarigione dei tumori dell’infanzia sono attualmente superiori a quelle dell’adulto: complessivamente la percentuale globale delle guarigioni è superiore al 50%. Rimane, però, ancora molto da fare per incrementare queste già buone percentuali.

In questo periodo vi è stata anche una progressiva evoluzione nelle strategie terapeutiche e si è confermata la necessità di una stretta collaborazione tra il pediatra oncologo, il chirurgo oncologo e il radioterapista. Ma oltre a queste figure, fondamentali nella gestione terapeutica, si sono resi indispensabili altri specialisti: anatomo-patologo, radiodiagnosta, medico nucleare, anestesista, nutrizionista sono quotidianamente coinvolti nelle problematiche diagnostiche e nelle procedure terapeutiche di supporto.

Parte dei progressi compiuti sono inoltre dovuti al fatto che indagini diagnostiche come l’Ecotomografia, la Tomografia assiale computerizzata (TAC) e la Risonanza magnetica nucleare (RNM) hanno consentito di effettuare diagnosi in tempi più adeguati e di migliorare la conoscenza dell’estensione del tumore. Inoltre nuove tecniche di valutazione istopatologica, corredate da indagini molecolari e di citogenetica, hanno permesso di riconoscere, nell’ambito dei singoli istotipi, neoplasie a diverso comportamento biologico, correlato sia all’aggressività del tumore sia alla risposta alle terapie. Nell’esecuzione delle indagini diagnostiche, però, si deve porre particolare attenzione alla rapidità dell’esecuzione e al fatto che gli esami rechino il minor disturbo possibile per il piccolo o giovane paziente. Molte procedure, quali biopsie, aspirati midollari, applicazione di cateteri venosi centrali vengono realizzate per questo motivo in una sola seduta e in anestesia generale: ciò comporta il minimo disturbo per il malato.

Nel trattamento dei tumori solidi del bambino, la chirurgia mantiene un ruolo cardine anche se non rappresenta sempre il primo passo terapeutico. L’utilizzo dei farmaci antineoplastici in fase preoperatoria, infatti, riducendo il volume del tumore consente interventi meno demolitivi: questo si verifica, per esempio, nei sarcomi delle parti molli e nei tumori dell’osso. Nell’ultimo decennio sono stati ottimizzati gli schemi di associazione dei farmaci con un miglioramento significativo dell’entità della remissioni e del tasso di guarigione: per linfomi e leucemie questo è attualmente superiore al 70%. Sempre nell’ambito della chemioterapia, infine, sono in corso studi clinici che - per neoplasie con prognosi severa o quando si verifica una ricaduta della malattia - utilizzano il trattamento con farmaci ad alte dosi. Le procedure di questo tipo implicano anche l’utilizzo dell’autotrapianto e di cellule staminali circolanti reclutate per "aferesi" dal sangue periferico.

Il ruolo della radioterapia, sebbene questa metodica conservi ancora estrema importanza nei tumori pediatrici, è stato riconsiderato rispetto al passato. Si è constatato infatti che in un certo numero di pazienti guariti dal tumore la terapia radiante può provocare, a distanza di anni, in rapporto al distretto irradiato, danni somatici, danni all’accrescimento e allo sviluppo psico-intellettivo o alla funzione endocrina. Oggi pertanto la radioterapia viene impiegata con maggiore cautela e con tecniche più sofisticate anche per evitare i rischi di un tumore radioindotto.

Il primo momento in cui l’intervento del Pediatra di famiglia è prezioso è quello della diagnosi. Spesso i tumori dei bambini non danno sintomi specifici di malattia: febbre, dolori diffusi, inappetenza, scadimento delle condizioni generali di salute possono non far pensare ad un tumore. Diventa fondamentale, allora, la conoscenza teorica, da parte del pediatra di famiglia, del "problema-cancro" e l’attenzione ai pochi segnali che in casi specifici possono far indirizzare alla diagnosi. Il rapporto con il medico di famiglia o con l’ospedale di riferimento è fondamentale, poi, nelle fasi intermedie dei cicli di cura, quando il bambino o l’adolescente sono a casa e la gestione di eventuali complicanze o di effetti collaterali deve essere gestita dal pediatra in stretta collaborazione con il centro specialistico. Sul piano burocratico l’attuale organizzazione sanitaria non sempre facilita la collaborazione: il superamento delle difficoltà nel rapporto con i medici di famiglia è affidato soprattutto all’impegno personale dei singoli.
Incidenza nelle diverse fasce di età
0 - 5 anni
(50% di tutti i tumori pediatrici) 5 - 10 anni
(25% di tutti i tumori pediatrici) 10 - 15 anni
(25% di tutti i tumori pediatrici)
Sarcomi delle parti molli Linfomi maligni Sarcomi delle parti molli
Retinoblastoma Leucemie Malattia di Hodgkin
Neuroblastoma Tumori del S.N.C. Tumori dell'osso (osteosarcoma, sarcoma di Ewing)
Nefroblastoma - Forme rare
Tumori delle gonadi - Tumori delle gonadi
La tabella elenca in ordine decrescente i tumori più frequenti nelle diverse fasce di età.

Cosa dire ai bambini?

Non si può nascondere al bambino la sua malattia ma, caso per caso, bisogna trovare le parole adatte per fargli capire una realtà che per lui è difficile, ma non impossibile, da afferrare.
bullet

Per un bambino piccolo una spiegazione scientifica non è adatta. A un bambino di 5-6 anni si può spiegare con un esempio a lui comprensibile che presenta un determinato problema ma che può essere risolto con adeguate terapie.
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Molti genitori credono che il figlio non arrivi a sapere del suo male. Certi bambini possono tenere per sé i loro sentimenti e le loro paure per proteggere i genitori: possono parlare del loro male con gli amici, per esempio, ma non con papà e mamma. Questa, però, per loro è una scelta molto dolorosa.
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In realtà il bambino, come l’adulto, ha bisogno di informazioni sulla sua malattia per viverla e combatterla meglio: non si può lottare contro quello che non si conosce o quando non si è certi di quello che da soli si è creduto di capire.
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Per risolvere il problema del cosa dire a un bambino malato, ricordate di non sommergerlo di informazioni (tutti hanno bisogno di tempo per capire certe cose) e soprattutto dategli la possibilità di chiedere. Cercate di essere sempre onesti e veritieri, in modo che lui possa fidarsi di voi. Insieme all’informazione, infine, dategli speranza e amore, ne ha ancora più bisogno: qualsiasi cosa gli diciate, non fategli mancare un messaggio di rassicurazione sul vostro amore per lui.
mauretto58
00domenica 19 giugno 2011 19:17
Incidenza dei tumori in età pediatrica
A cura di: Giorgio Dini *, Roberto Rondelli #, Giuseppe Basso ^
* Presidente Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP)
# Responsabile Gruppo di Lavoro Epidemiologia e Biostatistica AIEOP
^ Presidente Fondazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica
A seguito di recenti pubblicazioni sull’aumento dei tumori pediatrici in Italia, e sul ruolo che
fattori ambientali sembrano avere su questo fenomeno, riteniamo opportuno fare alcune
precisazioni, tenendo conto del fatto che i tumori pediatrici, seppur rari, hanno un grande
impatto psicologico, sociale ed economico.
1. Le dimensioni del problema possono essere sintetizzate dall’osservazione che oggi una
persona su 600 si ammala di tumore nei primi 15 anni di vita; due su tre guariscono;
pertanto un adulto su 800 è una persona guarita da tumore sviluppato in età pediatrica.
2. Gli oncologi pediatri italiani, come quelli di tutto il mondo, sono impegnati nello studio dei
meccanismi che portano alla trasformazione tumorale.
3. Decine di studi sono stati condotti a partire dagli anni ’50 in Europa, negli Stati Uniti e in
altre regioni del mondo per chiarire quali siano le cause di queste neoplasie, ma i risultati
sono ancora estremamente limitati e talora discordanti:
le conoscenze attuali permettono di affermare che solo il 5-6% dei tumori pediatrici ha
una chiara origine genetica, e che meno del 3% ha una diretta correlazione con
esposizioni ambientali (infezioni, agenti fisici o sostanze chimiche). Ne consegue che per
oltre il 90% dei tumori, la causa è ignota. Una parte di questi casi forse potrà essere
spiegata in futuro dall’interazione tra il particolare corredo genetico del singolo soggetto e
l’ambiente (cibo, aria, farmaci, ecc).
4. Le cure dei bambini con tumore sono, invece, all’avanguardia ed anche la probabilità di
guarigione è molto più alta che per gli adulti. L’Associazione Italiana di Ematologia ed
Oncologia Pediatrica (AIEOP) raccoglie oltre 50 centri clinici italiani in cui questi
bambini sono curati. Si tratta di centri ad alta specializzazione dove, grazie all’impegno di
medici, biologi ed infermieri specializzati, oltre il 70% dei bambini ammalati di tumore
(oltre il 90% per le leucemie) oggi può ottenere la guarigione completa, quindi con
risultati simili a quelli raggiunti nei paesi più avanzati.
5. In oltre 20 anni, i dati riguardanti 36.200 pazienti curati e 7.700 sottoposti a trapianto di
cellule staminali ematopoietiche, eseguiti in Centri AIEOP, sono stati riportati nel Registro
dell’Associazione (Mod.1.01) e, da questi, aggiornati annualmente. Inoltre, più di 13.000
schede riguardanti persone, verosimilmente guarite da patologie oncologiche
diagnosticate in età pediatrica, sono state riportate nel Registro dei ”Fuori terapia”.
L’insieme delle informazioni raccolte ha consentito all’AIEOP, in collaborazione con i
Registri Tumori Italiani e con i ricercatori interessati, di produrre numerosi articoli
scientifici, che documentano i risultati raggiunti e l’elevato livello delle cure.
6. Un aumento dei tumori e delle leucemie pediatriche è stato segnalato in diversi paesi ma
non con le stesse modalità. In Italia i dati dei registri tumori, che coprono circa il 30%
della popolazione italiana, confermano, in effetti, un incremento del numero di tumori
pediatrici diagnosticati ogni anno. Negli ultimi 10 anni questo incremento è stato stimato
essere dell’1,2 % annuo. Negli Stati Uniti un incremento fu segnalato negli anni ’70, ma
non si è più osservato nelle statistiche più recenti. Nel 2004 la rivista scientifica Lancet
pubblicò i risultati di un’analisi condotta sui dati di tutti i registri tumori europei che
confermava un aumento. Due anni dopo un dettagliato rapporto occupava un intero
numero della rivista European Journal of Cancer. Gli autori sostenevano, peraltro, che
una frazione di questo aumento poteva essere dovuta ad una maggiore attenzione
posta nella diagnosi dei tumori infantili, da parte dei registri tumori, e alla diffusione di
tecnologie diagnostiche più sensibili ed accurate. La prima ipotesi è, quantomeno,
improbabile: un tumore infantile è un evento particolarmente raro, ma, soprattutto,
colpisce una fascia della popolazione che, solitamente, non si ammala di tumore, evento
più atteso nella popolazione anziana. Ne deriva che sia il registratore sia il medico
dovrebbero porre particolare attenzione a trascrivere e a codificare correttamente una
diagnosi nel caso di tumore in un bambino. Tuttavia, la disponibilità di tecnologie sempre
più moderne, potrebbe aver aumentato la capacità di riconoscere neoplasie difficili da
diagnosticare, come i tumori cerebrali, o con un andamento biologico talora benigno,
come i neuroblastomi del bambino molto piccolo. Queste variazioni potrebbero
determinare un apparente aumento per alcune patologie.
Lo studio pubblicato su Lancet costituisce comunque un punto di riferimento essenziale
perchè:
• in primo luogo si trattava di un grande studio multicentrico, finanziato dalla Comunità
Europea, che ha visto la partecipazione di una sessantina di registri tumori europei di
popolazione di buona qualità, che prevedeva un controllo delle diagnosi ad hoc
successivo, imposto dal protocollo del progetto;
• l’aumento è stato rilevante per tutti i tumori e pari all’1% annuo;
• le categorie diagnostiche responsabili di questo aumento sono risultate essere
l’insieme dei tumori del sistema emo-linfopoietico e i tumori solidi, con l’eccezione dei
tumori dell’osso, retinoblastoma e dei tumori epatici;
• l’aumento è stato osservato in tutte le macroaree europee considerate (Nord, Sud,
Est, Ovest e Gran Bretagna e Irlanda);
• l’aumento più importante si è osservato nei bambini più piccoli (<1 anno) e negli
adolescenti, seguiti dai bambini tra 1 e 4 anni, mentre, meno marcato, è risultato
essere in quelli di età compresa tra 5 e 14 anni;
• un aumento particolare si è osservato per i tumori della tiroide, molto rari nei bambini,
più frequenti negli adolescenti. L’incidenza era altissima in Bielorussia. L’alto livello
era attribuito dagli Autori al “fallout” radioattivo per l’incidente di Chernobyl.
Come abbiamo già anticipato, i fattori di rischio studiati sono numerosi, ma le conclusioni
sono ancora molto incerte. In particolare i fattori per cui è stato dimostrato in modo sicuro un
aumento del rischio di tumori pediatrici sono le radiazioni ionizzanti (inclusa la radioterapia)
che causano un ampio spettro di tumori ematologici e solidi ed un farmaco non più usato: il
dietilstilbestrolo, che causa un rarissimo tumore della vagina (adenocarcinoma a cellule
chiare). Molto maggiore è il numero di fattori su cui abbiamo dei sospetti, ma non delle
certezze: fattori implicati sono il consumo di tabacco e alcol da parte della madre in
gravidanza o prima, la dieta della madre in gravidanza, la professione dei genitori (per l’uso
di sostanze cancerogene come il benzene, i pesticidi o altro), l’esposizione a gas di scarico
(per il benzene) o a pesticidi, l’esposizione a campi elettromagnetici (questi potrebbero avere
effetto anche sulla prognosi), le infezioni, l’immunodeficienza congenita o acquisita con
farmaci, il virus di Epstain-Barr. Oltre a ciò, alcune condizioni genetiche predispongono di più
ai tumori in età infantile o giovanile, così come una storia familiare di cancro. Inoltre, il
criptorchidismo è una condizione che aumenta il rischio di tumore del testicolo, più frequente
negli adolescenti e nei giovani adulti.
AIEOP ha promosso ed ha reso possibile lo studio epidemiologico multicentrico italiano
SETIL sulle cause delle leucemie, dei linfomi non Hodgkin e dei neuroblastomi. Le analisi dei
dati sono in fase molto avanzata ed i risultati sono di prossima pubblicazione e saranno
messi a disposizione anche sul sito AIEOP.
Dal punto di vista preventivo, ricordiamo che alcuni di questi fattori sono cancerogeni noti,
anche se a livelli di esposizione molto superiori rispetto all’esposizione comune per il
bambino. Questa conoscenza è importante per ricordarci di evitare le esposizioni, anche
accidentali, dei bambini ad agenti nocivi.
Nella possibile eziologia dei tumori può essere presente un’ interazione con altri fattori: in
questi casi la popolazione da studiare deve essere, in termini numerici, veramente grande;
per questo gli studi devono essere il più possibile internazionali, e prevedere la
partecipazione di più centri di ricerca. Sono studi più costosi, che necessitano di un impegno
il più possibile pubblico, per non rischiare il conflitto di interessi. La Comunità Europea deve
prendere un preciso impegno e, nei bandi importanti di ricerca, dovrebbe finanziare lo studio
dei fattori di rischio per i tumori pediatrici. Le associazioni dei familiari e scientifiche
dovrebbero spingere in questo senso.
Sarebbe utile evitare gli sprechi e razionalizzare le risorse, per poterle investire in ambiti
strategici e ad alta tecnologia, tra cui lo studio delle cause, la prevenzione e la cura dei
tumori infantili, che rappresentano un vero investimento sulla salute delle future generazioni.
E’ importante raccomandare:
mauretto58
00domenica 19 giugno 2011 19:18
Rischio di cancro alla vescica dopo tumore in età pediatrica

Sebbene il rischio assoluto di cancro vescicale in sopravviventi a un tumore sviluppato in età pediatrica sia basso, questo risulta quadruplicato rispetto alla popolazione generale. Il rischio più elevato è stato osservato in gruppi specifici di pazienti, per es. i sopravviventi al retinoblastoma ereditario e in quelli trattati con chemioterapia. I ricercatori dell'Università di Birmingham in Gran Bretagna hanno valutato il rischio di secondo tumore primario (SPT) alla vescica in una coorte di sopravviventi a un cancro in età pediatrica, hanno esaminato i fattori associati allo sviluppo di SPT alla vescica e comparato il rischio osservato con quello atteso nella popolazione generale. L'analisi ha incluso 17981 sopravviventi al cancro, diagnosticato in età pediatrica tra il 1940 e il 1991 in Gran Bretagna, per almeno 5 anni. La diagnosi di SPT alla vescica è stata ottenuta dai registri del Servizio Sanitario Nazionale (National Health Service Central Registers): sono stati accertati 17 casi di SPT alla vescica, che corrispondono a quattro volte il numero di tumori alla vescica atteso nella popolazione generale (intervallo di confidenza 95%: 2.5-6.4). Lo studio pubblicato nella rivista British Journal of Urology International (leggi abstract originale) ha indicato che i tassi di incidenza standardizzati (SIR) variavano significativamente (p < 0.05) per tipo di primo tumore primario (FPT), durata del follow-up, età raggiunta e chemioterapia. I rischi SIR più alti sono stati osservati nei sopravviventi al retinoblastoma ereditario (31.4), in quelli trattati con chemioterapia (12.0), dopo 0 - 9 anni di follow-up (10.8) e di età compresa tra 0 e 19 anni (9.3). L'eccesso di rischio assoluto (AER) per SPT alla vescica era 3.7 casi/100000 sopravviventi per anno. Il rischio AER variava significativamente in rapporto al tipo di FPT, durata del follow-up, età raggiunta e sesso. I rischi AER più alti sono stati osservati nei pazienti con diagnosi di retinoblastoma ereditario (34.0), follow-up di 20 - 29 anni (14.2), età di 40 - 49 anni (13.0) e maschi (5.8). In analisi di regressione multivariata di Cox, FPT e chemioterapia sono state significativamente associate al rischio di sviluppare SPT alla vescica. In definitiva, entro i 55 anni d'età, lo 0.4% dei sopravviventi a un cancro in età pediatrica ha sviluppato SPT alla vescica.


mauretto58
00martedì 21 giugno 2011 06:55
racconto
Dal diario di una mamma

Agosto 1997

Sono la mamma di una bambina di nome Sara che ha undici anni.

Ricordo il giorno in cui tutto è cominciato ... era un triste giorno di primavera. Sara tornò a casa da scuola prima del termine delle lezioni, io ero al lavoro e quando tornai a casa la vidi gonfia in viso. La portai al Pronto Soccorso, dove la ricoverarono nella pediatria dell'ospedale in cui presto servizio. Rimase ricoverata per una settimana. Diagnosi: mononucleosi! I medici dissero ... passerà col tempo.

Trascorsero due settimane ma non vedevo alcun miglioramento. Consultai un pediatra che mi mandò a fare una visita al Burlo di Trieste. Quando io e mio marito arrivammo a Trieste ci indirizzarono al reparto di emato-oncologia. Davanti alla porta d'ingresso il sangue mi si ghiacciò, mi bloccai e dissi a mio marito: "No, non è possibile che questo sia il reparto dove dobbiamo entrare". Volevo tornare indietro. Invece entrammo. Mi guardai attorno e vidi bambini senza capelli, guardai Sara e pensai: "No, lei non può avere quella malattia, è impossibile". Sara venne visitata dal professore e cominciò a fare una lunga serie di esami e visite. Ogni quindici giorni una visita di controllo, fino al 19 giugno. Nel frattempo Sara frequentava regolarmente la quinta elementare, studiava con impegno e fece gli esami "stupendamente", come dissero le maestre. Anche gli esami medici erano buoni, almeno fino al 22 luglio.

La settimana prima del ricovero andammo in montagna a Paluzza e ci facemmo tante passeggiate. Sara fece amicizia con una bambina di nome Clio, con la quale legò immediatamente e anche con un cagnolino di nome Gigetto. Amando gli animali, Sara lo portava a spasso come fossero stati amici da sempre.

Ma torniamo a quel triste 22 luglio. La bambina venne operata di tonsille e adenoidi. Ero tranquilla perché pensavo di poter tornare a casa, quando venni improvvisamente chiamata dall'oncologo che aveva assistito all'intervento. Mi sentii un brivido lungo la schiena, avevo tanta paura, oserei dire che ero terrorizzata; con le gambe tremanti, anziché prendere l'ascensore decisi di fare le scale per salire in oncologia. Nella testa mi frullavano mille pensieri e non sarei mai voluta arrivare al terzo piano, dove mi aspettava una brutta notizia. Il medico mi disse: "Mi dispiace, ma dobbiamo trasferire Sara in Oncologia il più presto possibile". Il sangue mi si gelò nelle vene e mi sentii svenire. Chiesi al medico se almeno potevo andare a casa a prendere la biancheria e ritornare, ma lui mi rispose che Sara aveva pochi globuli bianchi e poche piastrine e che rischiava un'emorragia da un momento all'altro e continuò dicendomi che doveva fare una TAC e poi mettere un catetere venosa per fare i vari cicli di terapia. Anche se immaginavo, io non volevo pensarla quella diagnosi: "leucemia mieloide"! Avrei voluto morire in quel momento assieme a Sara! Guardai in alto e mi domandai perché proprio a Sara dovesse toccare quella malattia. Il medico mi confortò dicendomi che si poteva curare, che erano tempi lunghi di terapia. Telefonai in reparto dove lavoro per dire che non sarei tornata a lavorare per il momento, poi chiamai mio marito e tutto d'un fiato gli diede l'orribile notizia. Passai alcuni giorni in uno stato di torpore in cui mi domandavo se quello che stavo vivendo era un sogno o realtà.

Siamo in una piccola stanza d'isolamento. Dalla finestra della mia stanza posso vedere un bel panorama di Trieste: uno scorcio di mare, le navi che passano, una parte del porto; la notte è tutta illuminata ed il panorama è ancora più bello, guardandolo mi dimentico per un attimo di essere in un ospedale. Ho la finestra un po' aperta visto che fa tanto caldo ed in lontananza sento la musica, sicuramente c'è qualche festa, chissà quanta gente spensierata e felice si diverte, io invece sono qui in un ospedale in una situazione che non so come andrà a finire e mi assale nello stesso tempo rabbia e tristezza.

Una dolce mamma
mauretto58
00martedì 21 giugno 2011 06:56
racconto
Andrew arriva all'appuntamento con "Countdown"

di sua madre, Caran Fenwick

che racconta della battaglia di suo figlio contro la linfoma di Hodgkin. Nota: "Countdown" è un programma quiz della BBC per ragazzi basata sulla conoscenza di parole e numeri
Era l'estate di 2004 e Andrew aveva 11 anni. Era nell'ultimo anno di scuola media, un bambino felice e pieno di risate che amava la musica, i quiz televisivi e il nuoto . Andrew ha iniziato a dormire tantissimo e ho notato alcuni noduli sul suo collo. Mi sono poi preoccupata quando hanno iniziato a crescere e ne ho trovato degli altri. Andrew è un ragazzo già grande e non avevo notato quelli che crescevano sotto le ascelle.

Il suo medico gli ha mandato in ospedale per fare alcuni esami. Hanno rimosso i noduli del collo, e dopo una settimana mi hanno chiamato per dirmi che aveva un cancro dei linfonodi (malattia di Hodgkin). Sentire questo era già insopportabile per me, ma come dirlo al mio figlio? Andrei non aveva mai veramente pianto, ma ha pianto il giorno che io e suo padre abbiamo spiegato lui la situazione.

La settimana dopo siamo andati al Mancester Pendlebury Hospital e abbiamo conosciuto il Dr. John Grainger, che ci ha spiegato ogni cosa. Durante la settimana seguente, hanno messo un catetere venosa centrale e fatto un puntura lombare, e per un anno c'erano viaggi senza fine all'ospedale. Ha avuto la chemioterapia e moltissima medicazione. La cosa più difficile era perdere i capelli. Quando è successo, mi ha spezzato il cuore. Ma lui si è abituato rapidamente - non aveva scelta.

Dopo 12 mesi di malattia, di notti senza fine di dolori alla schiena, di chemio e di medicazioni, la PET ha mostrato che era in remissione. Che notizia fantastica! Abbiamo condiviso un bel pianto ed abbiamo celebrato. Quella notte ci siamo addormentati con sorrisi sulle faccia.

Questo sfortunatamente è durato poco. Dopo solo 3 mesi, il cancro è ritornato. Andrew era inconsolabile, ma ha mostrato a tutti la sua forza per affrontare da capo ogni cosa. Le probabilità di successo non erano così buone come prima. Hanno messo un linea Hickman sull'altro lato del torace. Il mio ragazzo così felice era ora sconsolato, molto malato e con tanto dolore. Il suo peso è calato drammaticamente. Era dentro e fuori dall'ospedale. Per essere onesto, non pensavo che ce l'avrebbe fatto. Ma Andrew è sempre stato molto determinato.

Dopo 12 mesi era di nuovo in remissione, ma dopo soltanto alcune settimane una nuova PET ha mostrato che i suoi tumori erano ancora attivi. Questa volta Andrew è impazzito. Le uniche opzioni erano chemioterapia aggressiva, poi radioterapia, poi un trapianto. E' stato in ospedale per settimane, durante Natale e Capodanno, proprio il periodo dell'anno che ama di più. Ringrazio che in questo momento Andrew sta bene.

Andrew è sempre stato molto bravo in matematica e in inglese e negli anni prima della malattia era diventato molto competitivo. Guardava "Countdown" quasi ogni giorno a casa, e anche all'ospedale, e rispondeva molto bene alle domande. Durante il soggiorno nell'Unità di Trapianto di Midollo Osseo, gli infermieri dicevano sempre: "Sei bravo, dovresti partecipare anche tu."

Ha fatto domanda e, nonostante una infezione bronchiale e il non stare proprio bene, era determinato a partecipare alle audizioni. Quattro giorni dopo ha appreso di essere stato selezionato.

Quello era in aprile, e ha avuto una giornata fantastica. E' andato con il suo padre a conoscere personalmente i conduttori del famoso quiz. Era nervoso, ma ha gradito molto la giornata. Non ha vinto ma ha dato buona battaglia.

Per me Andrei è sempre stato un vincitore. Ha passato l'inferno ed è ritornato. Ora spero che potrà iniziare a vivere di nuovo, andare a scuola e godere della vita. Dobbiamo aspettare e vedere. Vuole diventare un commercialista o un avvocato, ma prima io voglio che goda della sua adolescenza - ha perso così tante cose.
mauretto58
00martedì 21 giugno 2011 06:58
Le Patologie: le tipologie di tumori e leucemie dell'età pediatrica
I tumori infantili sono molto diversi dai tumori degli adulti per tipo, per velocità di accrescimento e per prognosi. Nel bambino, in generale, il tumore più frequente è il gruppo delle leucemie (33%), seguito dai tumori del sistema nervosa centrale (SNC) (22%), i linfomi (12%), il neuroblastoma (7%), i sarcomi dei tessuti molli (7%) e i tumori ossei (6,4%). Le percentuali variano secondo la fascia d’età. Altri tumori più rari ancora sono il retinoblastoma, l’epatoblastoma, il Sarcoma di Ewing, i tumori delle cellule germinali e altri tipi estremamente rari.
Le patologie in dettaglio:

Leucemia linfoblastica acuta
Leucemia mieloblastica acuta
Leucemia mieloide cronica
Linfomi: Linfoma di Hodgkin e Linfomi non Hodgkin
Tumori cerebrali
Neuroblastoma
Tumore di Wilms (Nefroblastoma):
Rabdomiosarcoma
Tumori ossei: Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing
Retinoblastoma
Epatoblastoma

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Leucemia linfoblastica acuta (torna su)
Le leucemie costituiscono il 33% dei tumori infantili. Tra le leucemie infantili, la Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) costituisce il 75%, e il resto è costituito da vari tipi di Leucemia Mieloblastica Acuta (LMA). Sono rarissimi i casi di leucemia cronica, una forma che colpisce soprattutto gli adulti. Le leucemie sono un gruppo di malattie caratterizzate da una crescita rapida e incontrollata a livello del midollo osseo dove si fabbricano le cellule del sangue, di cellule immature tumorali (blasti). Nelle forme di LLA, i blasti provengono dalla serie dei linfociti. Le cellule tumorali infarciscono il midollo osseo inibendo la crescita delle cellule midollari normali che danno origine alle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Il sangue stesso, quindi, si impoverisce, riempiendosi di blasti, causando i classici sintomi dovuti a carenza di globuli rossi (anemia), di globuli bianchi (leucopenia) e di piastrine (piastrinopenia).
Epidemiologia

25-35 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni.
Picco di incidenza a 3-5 anni di età.
Rappresenta il 75-80% di tutte le leucemie pediatriche.
Segni clinici

Anoressia, astenia e pallore cutaneo dovuto all’anemia , febbre per infezioni varie per la carenza di cellule bianche immunocompetenti, lividi e petecchie (piccole emorragie cutanee) per la carenza di piastrine. Sintomi vari per la sovrapproduzione di blasti nei sedi di produzione di cellule ematiche quali dolori osteoarticolari, epatosplenomegalia (ingrossamento di milza e fegato), linfoadenomegalia (ingrossamento diffuso di ghiandole linfatiche).
Diagnosi

All'esame emocromocitometrico si evidenzia: aumento del numero dei globuli bianchi, con presenza di blasti linfoidi (cellule immature della serie linfatica), diminuzione del numero delle piastrine, anemia per diminuzione del numero dei globuli rossi. Va eseguito un prelievo di midollo osseo che evidenzia: presenza di cellule blastiche (cellule immature) in percentuale superiore al 25% rispetto alle restanti cellule. Analisi molto specialistiche delle cellule tumorali permetteranno di classificare la malattia come appartenente ad un sottogruppo molto specifico di LLA, dando indicazioni sul protocollo terapeutico da seguire.
Terapia

Viene seguito un protocollo, della durata di 2-3 anni, distinto in varie fasi:

Induzione: vengono somministrati chemioterapici in modo da determinare la scomparsa dei blasti da sangue circolante e ridurre a meno del 5% quelli nel midollo osseo (remissione). Questa fase dura 4-6 settimane, dopo di che si passa alla prossima fase di terapia
Profilassi del SNC: Per prevenire una infiltrazione di cellule tumorali a livello cerebrale, vengono somministrati chemioterapici direttamente all'interno del liquido cerebrospinale(il liquido che bagna l’intero sistema nervosa centrale); questa terapia può essere associata a radioterapia del cranio.
Reinduzione forzata: alcuni mesi dopo la fase di induzione vengono somministrati nuovamente chemioterapici per distruggere cellule leucemiche residue che stanno nuovamente proliferando.
Terapia di mantenimento: la somministrazione di chemioterapici a dosaggio più basso per mantenere la remissione completa. Dura alcuni anni, fino alla fase “fuori terapia”. Dopo 5 anni fuori terapia senza una ricaduta (la ricomparsa di blasti nel midollo osseo), si presume la guarigione definitiva.
Altre terapie: Trapianto di midollo osseo (TMO) - soltanto per le leucemie ad alto rischio o per una ricaduta dopo la fine della terapia standard; radioterapia testicolare - nel maschio, in alcuni casi, per evitare metastasi testicolare; Radioterapia craniale – quando si trova una infiltrazione di blasti nel sistema nervosa centrale SNC alla diagnosi.

Prognosi

Ricadute in pazienti fuori terapia nei 2 anni successivi allo stop terapeutico: 15-25% . Sopravvivenza globale a 5 anni: 80% Dopo i 5 anni, i casi di ricaduta sono rarissimi e si presume guarito il paziente.
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Leucemia mieloblastica acuta (torna su)
Le leucemie costituiscono il 33% dei tumori infantili. Tra le leucemie infantili, la Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) costituisce il 75%, e il resto è costituito da vari tipi di Leucemia Mieloblastica Acuta (LMA). Sono rarissimi i casi di leucemia cronica, una forma che colpisce soprattutto gli adulti. Le leucemie sono un gruppo di malattie caratterizzate da una crescita rapida e incontrollata a livello del midollo osseo dove si fabbricano le cellule del sangue, di cellule immature tumorali (blasti). Nelle forme di LMA, i blasti provengono dalla serie delle cellule mieloidi che danno origine ai granulociti. Le cellule tumorali infarciscono il midollo osseo inibendo la crescita delle cellule midollari normali che danno origine alle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Il sangue stesso, quindi, si impoverisce, riempiendosi di blasti, causando i classici sintomi dovuti a carenza di globuli rossi (anemia), di globuli bianchi (leucopenia) e di piastrine (piastrinopenia). La LMA ha prognosi peggiore della LLA.
Epidemiologia

5-10 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni.
Rappresenta il 20% di tutte le leucemie pediatriche.
Segni clinici

Pallore cutaneo, astenia, anoressia, perdita di peso, febbre, epatosplenomegalia (ingrossamento di milza e fegato), emorragie cutanee e mucose, linfoadenomegalia (ingrossamento diffuso di ghiandole linfatiche), ipertrofia gengivale.
Diagnosi

All'esame emocromocitometrico si evidenzia: aumento del numero dei globuli bianchi, con presenza di blasti e granulociti senza precursori intermedi ("hiatus leucemico"), diminuzione del numero delle piastrine, anemia per diminuzione del numero dei globuli rossi. Va eseguito un prelievo di midollo osseo che evidenzia: presenza di cellule blastiche (cellule immature) in percentuale superiore al 25% rispetto alle restanti cellule. I blasti possono mostrare caratteristiche delle cellule mieloide (“differenziati”) oppure non mostrare questa differenziazione (“non differenziati”). Ci sono 9 sottogruppi di LMA (M0-M9) distinti secondo il tipo di cellula leucemica, il suo livello di maturazione e il grado di differenziazione. Il sottogruppo determina la scelta di terapia.
Terapia

Viene seguito un protocollo distinto in varie fasi:

Chemioterapia di induzione: vengono somministrati chemioterapici in modo da determinare la scomparsa dei blasti da sangue circolante e ridurre a meno del 5% quelli nel midollo osseo.
Chemioterapia post-remissione: ha lo scopo di mantenere la remissione completa mediante somministrazione di chemioterapici.
Profilassi del Sistema Nervoso Centrale (SNC) per evitare infiltrazione di blasti nel SNC: infusione di chemioterapia direttamente nel liquido cerebrospinale per puntura lombare, radioterapia al cranio.
Trapianto di midollo osseo: per i sottogruppi di LMA che solitamente non rispondono alle terapie standard e in caso di ricaduta dopo la sospensione delle terapie standard

Prognosi

Sopravvivenza globale libera da malattia a 5 anni di pazienti sottoposti a chemioterapia tradizionale: 40-50%. Sopravvivenza globale libera da malattia a 3 anni di pazienti sottoposti a chemioterapia e trapianto di midollo osseo: 55%
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Leucemia mieloide cronica (torna su)
Due forme:

tipo adulto: malattia a decorso cronico, caratterizzata da una crescita, a livello del midollo osseo, di leucociti (globuli bianchi) del gruppo dei granulociti, che esita costantemente in un quadro acuto (crisi blastica);
tipo giovanile: malattia rara, simile alla forma tipo adulto ma con la differenza che nelle cellule non si riscontra una anomalia cromosomica tipica della prima.

Epidemiologia

Leucemia mieloide cronica tipo adulto: 1-2 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni. Picco di incidenza l'adolescenza.
Leucemia mieloide cronica tipo giovanile: Qualche centinaio di casi in totale. Picco di incidenza sotto i 2 anni di età. Prevalenza nel sesso maschile con un rapporto maschi/femmine di 2/3 : 1.

Segni clinici

tipo adulto: Malessere generale, astenia, pallore cutaneo, irritabilità, vaghi dolori ossei diffusi, epatosplenomegalia (ingrossamento di milza e fegato), disturbi intestinali, febbre.
tipo giovanile: linfoadenomegalia (ingrossamento diffuso di ghiandole linfatiche), manifestazioni emorragiche, reazione cutanea eritemato-desquamativa, epatosplenomegalia (ingrossamento di milza e fegato), broncospasmo, dispnea (difficoltà respiratoria).

Diagnosi

tipo adulto: All'esame emocromocitometrico si evidenzia: aumento del numero dei globuli bianchi, con scarsa presenza di blasti (meno dell'1%) e precursori dei granulociti, aumento del numero delle piastrine, lieve anemia per diminuzione del numero dei globuli rossi. Va eseguito un prelievo di midollo osseo che evidenzia: presenza di metaplasia granulocitica. Caratteristica di questa forma è la presenza di una anomalia cromosomica denominata cromosoma Philadelphia.
tipo giovanile:

Terapia

tipo adulto: trapianto di midollo osseo da donatore compatibile; in alternativa chemioterapia ed autotrapianto di midollo osseo nei pazienti cromosoma Philadelphia negativi.
tipo giovanile: trapianto di midollo osseo da donatore compatibile.

Prognosi

tipo adulto: sopravvivenza media 30 mesi.
tipo giovanile: sopravvivenza media 9 mesi. Con Trapianto di Midollo Osseo (TMO): sopravvivenza media 55%

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Linfoma di Hodgkin (LH) (torna su)
Tumore delle ghiandole linfatiche (linfonodi) di origine linfoide o monocitico-macrofagica con presenza di cellule caratteristiche: cellule di Reed-Sternberg.
Epidemiologia

3-8 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di bambini di età inferiore a 15 anni. Le linfome, di Hodgkin e Non Hodgkin, costituiscono il 15% delle patologie oncologiche infantili. Picco di incidenza: in adolescenza. Prevalenza nel sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di 1:2. E’ possibile che alcune infezioni stimolano l’insorgenza di questo tumore.
Segni clinici

Linfoadenomegalia (ingrossamento di ghiandole linfatiche) più frequentamente a livello del collo e delle clavicole, con febbre, sudorazione notturna, perdita di peso, prurito severo. Se sono colpite le ghiandole linfatiche del torace, si possono presentare sintomi di tosse o dispnea (difficoltà respiratoria). Possono essere colpite anche le ghiandole delle ascelle e dell’inguine.
Diagnosi

Deve essere effettuata la biopsia di uno o più linfonodi colpiti.
Terapia

Chemioterapia + radioterapia.
Prognosi

Sopravvivenza globale a 5 anni: 91%
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Linfomi non Hodgkin (LNH) (torna su)
Tumori delle ghiandole linfatiche (linfonodi) costituiti da un gruppo eterogeneo di neoplasie che originano dal tessuto linfatico. Possono essere colpiti linfonodi di testa, collo, gola, torace o addome, e i linfomi sono generalmente classificabili in LNH a cellule B, tipo Burkitt e non-Burkitt, che hanno origine in linfociti Be LNH a cellule T che hanno origine in linfociti T. Ci sono molti sottogruppi.
Epidemiologia

4-10 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di bambini di età inferiore a 15 anni. Picco di incidenza a 7-11 anni. Nell’età 15-19 anni, predomina la forma Linfoma a cellule grandi. Prevalenza nel sesso maschile con un rapporto maschi/femmine di 3:1.
Segni clinici

Gonfiore indolore di linfonodi colpiti. La sintomatologia varia a seconda del distretto linfonodale interessato:

torace: tosse, febbricola, dispnea ingravescente (difficoltà respiratoria), versamento pleurico (presenza di liquido nella cavità pleurica.
addome: dolori addominali, vomito, presenza di massa addominale.
collo o inguine: presenza di linfonodi ingrossati e duri del diametro superiore a 2-3 cm.

Diagnosi

Deve essere effettuata la biopsia di uno o più linfonodi colpiti; va eseguito inoltre l'aspirato midollare (midollo osseo), per evidenziare eventuale infiltrazione ed occupazione degli spazi midollari (leucemizzazione) e un esame del liquido cerebrospinale per evidenziare eventuale infiltrazione del sistema nervoso centrale; inoltre altri esami strumentali utili per la diagnosi sono: TAC, ecografia, RMN.
Terapia

Chirurgica nelle forme localizzate. Chemioterapia nelle forme più diffuse associata a Radioterapia. Trapianto di midollo nelle forme resistenti alla terapia tradizionale.
Prognosi

Sopravvivenza globale libera da malattia a 5 anni: 72% Sopravvivenza nei linfomi di I-II grado 85-100%.
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Tumori Cerebrali (torna su)
Sono il tumore solido più comune nei bambini e, quindi, la secondo patologia oncologica più comune dopo le leucemie. Sono un gruppo eterogeneo di neoplasie che colpiscono il sistema nervoso centrale (SNC) formato dal cervello, cervelletto, tronco cerebrale. Vi sono vari tipi istologici (a seconda del tipo di cellula interessata) di cui i più frequenti sono: medulloblastomi (25%), craniofaringiomi (13%), astrocitomi (30%), ependimomi (9%).
A seconda della localizzazione all’interno del cervello, vengono inoltre classificati in: sottotentoriali e sopratentoriali (il tentorio è una formazione che separa il cervello dal cervelletto e tronco cerebrale). (Per motivo della localizzazione, possono essere importanti anche i tumori benigni se sono di dimensioni sufficienti da comprimere un parte importante del cervello richiedendo l’estirpazione, e se la loro estirpazione possa causare danni cerebrali importanti. Questi tumori non sono un problema oncologico, ma neurochirurgico.)
Epidemiologia

20-30 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni. Costituiscono il17% delle patologie oncologiche pediatriche. Picco di incidenza a 5-10 anni di età. Prevalenza nel sesso maschile. Rappresentano il 22% di tutti i tumori maligni dell'età età pediatrica.
Segni clinici

Vi sono sintomi generali per tutti i tipi e quelli specifici a seconda della sede.

Sintomi generali:
cefalea, vomito "a getto" di solito al mattino, strabismo, diplopia (il bambino riferisce di vedere "doppio"). Nei bambini inferiori a 2 anni di età si ha aumento eccessivo della circonferenza cranica, allargamento della fontanella cranica, posizione degli occhi a "sole calante".
Sintomi in base alla localizzazione:
-Cervelletto: atassia (incoordinazione nei movimenti), nistagmo (movimenti ritmici e involontari degli occhi), rigidità nucale.
-Tronco cerebrale: paralisi progressive multiple e bilaterali a carico dei muscoli del capo, atassia.
-Cervello: paresi e convulsioni.
-Ipofisi: ritardo di crescita progressivo, perdita del visus (percezione visiva).

Diagnosi

Per individuare la localizzazione si esegue la tomografia assiale computerizzata (TAC) e/o la risonanza magnetica nucleare (RMN); inoltre per stabilire il tipo istologico si esegue quando è possibile (secondo la sede) il prelievo bioptico.
Terapia

Neurochirurgia quando possibile; radioterapia e chemioterapia pre-operatoria, per ridurre la massa, e post-operatoria, per distruggere cellule tumorali residue.
Prognosi

La sopravvivenza è correlata alla possibilità di un intervento chirurgico radicale; vi possono essere molti effetti collaterali dovuti al intervento chirurgico e alla radioterapia. La prognosi non è favorevole come, invece, per altre neoplasie pediatriche. Varia secondo il tipo tumorale e alla presenza di eventuali metastasi. La sopravvivenza a 5 anni per tutti i tipi insieme è del 65%.
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Neuroblastoma (NB) (torna su)
Neoplasia maligna che origina dalle cellule primitive della cresta neurale, formazione embrionale precoce che dà origine al midollare delle ghiandole surrenali e i gangli del sistema nervoso simpatico . E’ il tumore più comune in prima infanzia (sotto 1 anno d’età). Costituisce il 97% dei tumori del sistema nervoso simpatico.
Epidemiologia

6-10 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni. Costituisce il 7-10% di tutti i tumori solidi nei bambini. Picco di incidenza 55% meno di 2 anni di età. 88% dei bambini colpiti hanno meno di 5 anni. Lieve prevalenza nel sesso maschile con un rapporto maschi/femmine di 1,2:1.
Segni clinici

La sintomatologia varia a seconda della sede interessata.
Localizzazione addominale: dolori addominali, anoressia (perdita di appetito), vomito, presenza di una tumefazione di grosse dimensioni.
Localizzazione toracica: tosse, dispnea (difficoltà respiratoria), disfagia (difficoltà nella deglutizione).
Segni a carattere generale: dolori osteo-articolari, astenia, perdita di peso, pallore, febbre ricorrente.
Diagnosi

Si esegue l'aspirato midollare (midollo osseo) o la biopsia ossea e il dosaggio di due sostanze che si riscontrano in quantità elevata in questa patologia: l'acido vanilmandelico (VMA) e l'acido omovanilico (HVA). Si definiscono i gruppi di rischio (basso, medio, alto) secondo la stadiazione del tumore, l’età del paziente e l’istologia del tumore.
Terapia

La terapia è principalmente chirurgica nelle forme al I-II stadio completamente asportabili; radioterapia nelle forme non completamente asportate; monochemioterapia nelle forme al I stadio o in stadio IVs; polichemioterapia nelle forme al II-IV stadio. Trapianto di midollo.
Prognosi

Il Neuroblastoma a basso e a medio rischio ha una buona prognosi: la sopravvivenza a 5 anni va dal 70 al 90%. A volte va incontro a spontanea regressione. Il Neuroblastoma ad alto rischio è difficile da curare. Il Neuroblastoma ha un diverso comportamento clinico secondo l’età del paziente. Globalmente, la sopravvivenza a 5 anni, secondo l’età alla diagnosi, è: sotto 1 anno – 83%; 1-4 anni – 55%; oltre 5 anni – 40%
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Tumore di Wilms (Nefroblastoma) (torna su)
Neoplasia maligna di origine embrionaria che colpisce il rene. Costituisce il più frequente tumore maligno del tratto genitourinario in età pediatrica. Esistono due forme: una forma ereditaria (1-2% dei casi), che si manifesta bilateralmente, spesso associata ad altre anomalie congenite; una forma sporadica, non ereditaria. La forma ereditaria si manifesta più precocemente.
Epidemiologia

5-7 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni. Picco di incidenza a 1-5 anni di età. Prevalenza nel sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di 1:2. Rappresenta il 5-10% di tutti i tumori solidi dell'età pediatrica.
Segni clinici

Si apprezza una tumefazione addominale di grosse dimensioni associata a ematuria (emissione di sangue con le urine), ipertensione arteriosa, stipsi, anoressia (perdita dell'appetito), febbre, dolori addominali.
Diagnosi

Va eseguito prelievo bioptico per effettuare la diagnosi istologica. Esistono diversi tipi istologici che hanno prognosi differente:

prognosi favorevole: epiteliale, blastematoso e misto senza anaplasia.
prognosi sfavorevole: epiteliale, blastematoso e misto con anaplasia.

Terapia

Chirurgica: per tumori Stadi I e II con esame istologica favorevole - asportazione di più tumore possibile, con chemioterapia e radioterapia preoperatoria per ridurre le dimensioni del tumore. Per tumori più difficili da curare - nefrectomia (rimozione del rene intero) Per Stadio I, questo può essere sufficiente. Stadi II-IV: dopo l’intervento chirurgico, polichemioterapia, radioterapia ad alti dosi e radioterapia metabolica (MIBG). In alcuni casi: polichemioterapia aggressiva con Trapianto di Midollo Osseo.
Prognosi

Sopravvivenza globale a 5 anni pari al 80%. Stadi I e II: 90%. Stadio III: 80%. Stadio IV: 70% I tumori anaplastici hanno una prognosi infausta (4%).
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Sarcomi dei Tessuti Molle - Rabdomiosarcoma (torna su)

Neoplasie maligne che prendono origine dai tessuti connettivali (muscoli, tendini, tessuno fibroconettivali e vascolari). Rabdomiosarcoma insorge dal tessuto embrionale mesenchimale che dà origine ai muscoli striati. 50% di questi sarcomi sono del tipo Rabdomiosarcoma (RMS). Le altre forme sono rare (fibrosarcoma, liposarcoma, leiomiosarcoma ed altri). Caratteristica comune, oltre alla provenienza, sono l’infiltrazione diffusa del tessuto circostante e la tendenza alla recidiva locale.
Epidemiologia

6-9 nuovi casi all'anno ogni 1.000.000 di soggetti di età inferiore a 15 anni. Dopo i tumori cerebrali e il neuroblastoma, i sarcomi dei tessuti molle rappresentano il tumore solido più frequenti in età pediatrica, costituendo il 7.4%. Il rabdomiosarcoma presenta 4-5 nuovi casi all’anno ogni 1.000.000 soggetti pediatrici. Picco di incidenza: RMS: 2-5 anni. Le forme non-RMS sono rare, con picco nel primo anno di vita e in adolescenza.
Segni clinici

Un nodo o una massa. Quando è nell’area della testa, può provocare un blocco con uno scarico dal naso o dalla gola o, a volte, un occhio gonfio o estruso. Nell’addome provoca dolore e difficoltà nell’andare di corpo. Nella vescica, può provocare ematuria (sangue nelle urine) e difficoltà nell’urinare.
Diagnosi

Biopsia della massa per identificare il tipo istologico del tumore. Per controllare le dimensioni ed eventuali metastasi, e, quindi lo Stadio del tumore, RMI o TAC, radiografia del torace, esami del sangue e biopsia midollo osseo.
Terapia

Chirurgica: è essenziale la risezione completa del tumore, se possibile, con chemioterapia e/o radioterapia pre-operatoria per ridurre le dimensioni della massa. Chemioterapia e radioterapia sull’area del tumore, per curare il tumore se non può essere rimosso o per eliminare residui di cellule tumorali.
Prognosi

Sopravvivenza globale a 5 anni: 71%
Rabdomiosarcoma – 64%.
Fibrosarcoma – 82%
Altri non specificati - 74%.

mauretto58
00mercoledì 22 giugno 2011 16:44
mauretto58
00mercoledì 22 giugno 2011 16:46
Racconto di un papà


E' difficile affidare ad una penna e ad un foglio bianco l'esperienza vissuta dalla mia famiglia a causa della malattia di Erika, la mia figlia minore, che all'epoca aveva 6 anni e mezzo circa ...

Da più di un anno ero separato da mia moglie, che mi aveva lasciato i figli in affidamento. Stavo vivendo una situazione già difficile, ma quando mi fu diagnosticata la malattia della piccola, mi sentii sprofondare nel buoi più nero, cosciente che di leucemia si poteva morire.

Ho pianto tantissimo, da solo, nascondendomi dai miei figli per non far capire quanto mi faceva paura la gravità della malattia, sentendomi impotente e incapace di difendere la mia bambina da questo male.

Sono stato immediatamente indirizzato a Trieste al reparto Emato-Oncologico del Burlo e quando sono entrato sono rimasto sorpreso dal numero di bambini ricoverati, troppi. Lì è cominciato il "calvario" di Erica.

Durante le prime settimane di ricovero ho assistito giorno e notte mia figlia, familiarizzando con i termini medici più strani, una vera cultura della quale avrei fatto volentieri a meno.

In mezzo a tanto dolore, ciò che mi rimarrà per sempre impresso è la solidarietà che si era venuta a creare tra i genitori ed il personale medico e infermieristico. Mi sono sentito accolto in una grande famiglia e mi sono sentito capito e aiutato nel mio dolore.

Per assistere mia figlia ho usufruito di tutti i giorni di ferie disponibili e sono stato aiutato dai miei colleghi di lavoro che si sono resi disponibili a coprire il mio turno nei periodi in cui sono stato in ospedale con Erika.

Incominciavano tuttavia a sorgere anche altri problemi: mio figlio Daniele, di 11 anni, rimaneva, in un certo senso, abbandonato a se stesso. Nonostante potessi contare sull'aiuto dei miei genitori e dei miei suoceri, mi accorgevo di quanto al ragazzo veniva a mancare la mia presenza. Notavo i suoi sbalzi di umore, il suo bisogno di affetto e di "coccole", la sua insicurezza che cercava di nascondere con la spavalderia.

Mi trovavo come tra due fuochi: da una parte ero completamente assorbito dall'assistenza di Erika e dall'altra pensavo continuamente a cosa fare per farmi sentire vicino da mio figlio Daniele, partecipe dei suoi problemi adolescenziali.

Dopo il ricovero ospedaliero siamo potuti rientrare a casa, in isolamento e sempre pronti a ripartire per Trieste in caso di necessità. Nessun contatto con il mondo esterno. Era quasi un "seppellire" mia figlia, impedendole di vedere le sue amiche, di giocare da bambina di 6 anni ...

Sono stati i mesi più bui della mia vita. Ho superato tantissimi ostacoli, ma questo mi sembrava davvero insormontabile. Non riuscivo più neppure a lavorare, avevo sempre il pensiero lì, su quei maledetti globuli bianchi. Uscivo al mattino portando con me lo sguardo impaurito e dolce di Erika, che con gli occhi mi chiedeva quando sarebbe finita questa "tortura" ...

Una sera di aprile ho scritto alcune righe, spontaneamente, uno sfogo diretto verso il Signore, chiedendo con insistenza il perché di quanto mi stava accadendo. Mi sono accorto che è proprio nel momento del dolore che ci si avvicina di più a Dio e in quella sera ho pregato così: "Se c'è una luce di speranza, Signore, illuminaci la via della guarigione, affinché possiamo finalmente sederci dopo questo lungo cammino".

Però, intanto, il tempo passava. La bambina rispondeva abbastanza bene alle terapie e in occasione del suo settimo compleanno abbiamo potuto finalmente rompere l'isolamento, invitando le sue amiche più care per festeggiarla. E' stata una giornata indimenticabile: ho visto, dopo tanto tempo, il sorriso spensierato sul viso di Erika.

La terapia era diventata più leggera e poteva essere seguita dalla Dott.ssa Canale, presso il reparto di Oncologia Pediatrica dell'Ospedale Civile di Pordenone. Anche in questo caso mi sono trovato davanti a personale specializzato, disponibile e paziente, soprattutto con me che faticavo a volte a capire tutte le prescrizioni dei vari medicinali.

E' bello poter contare su qualcuno. La dottoressa è molto paziente, allegra al momento giusto, precisa e meticolosa, doti che danno sicurezza e tranquillità. Devo ringraziarla perché ha saputo aiutare Erika a superare le sue paure, a capire che un prelievo di sangue non è così tragico. Mi ha aiutato con consigli di ogni tipo, disponibile in qualsiasi momento. Devo proprio affermare che il suo lavoro è una vocazione.

Non posso dimenticare la sua assistente, Roberta, che con molta pazienza ha saputo prendere Erika, incoraggiarla e aiutarla.

Piano piano Erika ha ripresa una vita abbastanza normale. L'ho inserita in una scuola a tempo pieno per aiutarla a superare le sue paure, a ritrovare la serenità e la gioia dei suoi 7 anni e ogni giorno vedo i suoi occhi sempre meno tristi.

Spero di poter tra qualche tempo scrivere l'epilogo di questa storia triste, ma venata da una speranza che non morirà mai.
mauretto58
00giovedì 23 giugno 2011 19:23
AUMENTANO casi di CANCRO nei BAMBINI


AUMENTANO casi di CANCRO nei BAMBINI, nei paesi “sviluppati” ….e molto vaccinati…
Vari studi pubblicati mostrano come negli ultimi tre decenni sia aumentato il rischio di cancro per i giovanissimi.
Nonostante fino ai 20 anni d'età l'incidenza resti molto bassa, i ricercatori hanno registrato un allarmante incremento del 1 per cento e dell'1,5 per cento rispettivamente in bambini e adolescenti, con la tendenza a un ulteriore aumento nei prossimi anni.
Uno studio pubblicato su The Lancet, compiuto su 19 paesi europei, si è avvalso di un database dove sono registrati 113.000 casi di cancro di bambini e oltre 18.000 casi di adolescenti dell'ultimo trentennio .

IMPORTANTE: OGNI tipo di Vaccino produce Stress ossidativo cellulare e quindi tissutale !

Sono in enorme aumento e cio' in tutto il mondo, i cancri nei bambini....super vaccinati....
Il cancro nei bambini non è un'evenienza comune, anche se esso rappresenta una delle cause più frequenti di morte in età pediatrica.
Spesso i tumori dei bambini non danno sintomi specifici di malattia: febbre, dolori diffusi, inappetenza, scadimento delle condizioni generali di salute possono non far pensare ad un tumore.
Le caratteristiche dei tumori nei bambini e negli adolescenti
Rispetto ai tumori riscontrati nella popolazione adulta, i tumori nei bambini e negli adolescenti presentano numerose specificità:
- Sono sempre meno rari ed in continuo aumento nelle popolazioni vaccinate.
- Non esiste nessun segno clinico che sia il marchio certo di un tumore dei bambini.
- Hanno un decorso molto rapido, dopo le vaccinazioni di routine


Il cancro si presenta in 1 bambino su 650 entro i 15 anni di età. Ogni anno vi sono 120-140 nuovi casi per milione di bambini sotto i 15 anni.
I vari tipi di tumore che si riscontrano in età pediatrica sono molto diversi da quelli che si hanno in età adulta per sede di insorgenza, velocità di accrescimento e caratteristiche istopatologiche; nell'adulto infatti predominano quelli a carico di polmone, mammella, intestino e cute.
Nel bambino il tipo di tumore più frequente è la leucemia (33%), seguita dai tumori del sistema nervoso centrale (S.N.C.) (22%), dai linfomi (12%), dal neuroblastoma (7%), i sarcomi dei tessuti molli (7%), dai tumori ossei (6,4%).

Nel caso del neuroblastoma, che colpisce bambini nei primissimi anni di vita e raramente lascia scampo.

Il neuroblastoma è un cancro che colpisce il sistema nervoso periferico, vale a dire la rete delle diramazioni nervose del nostro corpo. "E' un tumore ad alto tasso di mortalità - spiega Giovanni Perini, genetista dell'Università di Bologna - anche perché difficile da diagnosticare in tempo".

Uno studio pubblicato su The Lancet mostra come negli ultimi tre decenni sia aumentato il rischio di cancro per i bambini fino ai 20 anni d'età l'incidenza resti molto bassa, i ricercatori hanno registrato un allarmante incremento del 1 per cento e dell'1,5 per cento rispettivamente in bambini e adolescenti, con la tendenza a un ulteriore aumento nei prossimi anni.
Lo studio, compiuto su 19 paesi europei, si è avvalso di un database dove sono registrati 113.000 casi di cancro di bambini e oltre 18.000 casi di adolescenti dell'ultimo trentennio.

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Le MORTI INVISIBILI dei BAMBINI MALATI di CANCRO - Roma 18 Feb. 2011
Riflessioni dell’Associazione Minerva PELTI, Associazione di Genitori di Bambini Oncoematologici per la Prevenzione e la Lotta ai Tumori Infantili in occasione della IX Giornata Mondiale contro il cancro infantile

Ci sono morti di bambini innocenti che fanno agitare l’opinione pubblica, come quelle di Alessia e Livia, le gemelline svizzere probabilmente uccise dal padre. Ci sono morti di bambini innocenti che fanno mobilitare sindaci, ministri, cardinali, come quelle di Sebastian, Fernando, Patrizia e Raul, i fratellini rom morti nel rogo della loro baracca a Roma qualche giorno fa, e che fanno richiedere con forza interventi urgenti e stanziamenti importanti di fondi finalizzati alla risoluzione alla radice del problema.

Ci sono poi le morti di Flavia, Nicolò, Sara, Francesco, David, Emiliano, Maria Jose e altri cinquecento bambini ogni anno che, sia pur altrettanto innocenti, rimangono “invisibili”. Non se ne vuole parlare forse perché mette troppa paura e il solo pensiero fa inorridire. Queste morti, pur sconquassando le famiglie di appartenenza e tutti gli affetti, in maniera permanente, non fanno notizia e non sembrano interessare ne i media, ne i decisori politici. Vengono relegate tra gli incidenti di percorso della vita e quindi “normali”, e spesso i dati sono minimizzati dagli stessi addetti ai lavori, “per non creare allarme sociale” continuando a rassicurare tutti che la sconfitta del male incurabile è ormai vicina. Ma la morte di un bambino non è mai normale e il cancro che li colpisce non può essere considerato come una punizione caduta dal cielo.

Ci sono molteplici cause che interagiscono tra loro per far esplodere la malattia, e molte di loro sono note da decenni, ma nessuno le va ad indagare e ricercare se non in occasioni del tutto eccezionali e che raggiungono un risalto mediatico adeguato (vedi i 7 casi di Leucemia a Milano in un mese all’inizio del 2010 o il caso di Radio Vaticana).
Non si vuole ancora gettare un raggio di luce nel buio mondo dei bambini italiani che ogni anno si ammalano di cancro, oltre 2000 - in costante drammatico aumento.

In tema di diagnosi e cura, molto si è fatto e si sta facendo, anche con buoni risultati. Ma in tema di prevenzione primaria c’è praticamente il nulla. La tragedia insita in ciò è ancora più beffarda ed ingiusta perché, con nostra grande sorpresa, la letteratura scientifica è ricca di studi che indicano quali siano le cause probabili e quelle certe di queste malattie.
Come le origini spesso siano già nel grembo materno, è confermato dall’evidente incremento di queste patologie nel primo anno di vita che implica per forza di cose un’insorgenza a fronte di un danno già in età embrio-fetale.

Ma il sistema e le leggi che vigono oggi in Italia, non consentono di individuare con ragionevole certezza il nesso causale tra i fattori di rischio “noti e presenti” e l’insorgenza della malattia.
Per prima cosa manca un Registro Nazionale dei Tumori Pediatrici (solo Piemonte e Marche ne hanno uno) che consenta di individuare in maniera rapida e precisa le aree a maggior insorgenza, i trend specifici e magari catalogare elementi comuni ai singoli casi. Si pensi ad esempio come oggi, in una città come Roma, non ci sia un sistema o un organismo che rilevi tempestivamente come in una certa zona ci siano fino al triplo dei casi di leucemie infantili rispetto ai valori di incidenza standard.

Solo la sensibilità di noi genitori ha fatto allertare in questa zona i vari soggetti interessati a vario titolo alla materia (ASL, pediatri, ARPA, ecc.) per approfondire la questione. Al momento e fino a ragionevole certezza dei dati in nostro possesso, non riveleremo la zona in questione, proprio per non essere tacciati di creare l’allarmismo tanto temuto; anche se è da considerare come gli effetti di un falso allarme siano per lo più transitori e limitati, mentre gli effetti negativi che si producono a seguito di false rassicurazioni sono durevoli, certi ed estesi, nonché capaci di diffondersi in forma incontrollata, producendo così danni irreparabili non solo alla salute, ma anche alla tanto cara economia, alla credibilità delle istituzioni e quella dei loro rappresentanti.
Cosa fare allora ?
La IX Giornata Mondiale contro il cancro infantile promossa in Italia da FIAGOP e AIEOP ci invita ad una nuova Alleanza Globale per rinnovare, tra le altre cose, il programma di prevenzione e cura dei tumori dell’età pediatrica. Noi auspichiamo che dopo i primi importanti passi fatti tra le maggiori associazioni operanti nel settore (AIEOP, AIRTUM; FIAGOP; ISDE e altre) per fronteggiare quella che a pieno titolo deve essere considerata una vera emergenza, vengano ora strutturati e attuati concretamente, con il supporto dello Stato, adeguati piani di Prevenzione

Primaria che vadano ad eliminare alla fonte quanti più possibili fattori di rischio noti. In attesa della costituzione dell’indispensabile Registro Nazionale dei Tumori Pediatrici, una ulteriore proposta concreta che facciamo, è quella di attivare da subito una rete di pediatri "sentinella" che dovranno avvistare e segnalare, ad un apposito Centro Nazionale, tutti i casi di patologie tumorali pediatriche con l’intento di avere una mappatura degli stessi in un tempo pressoché coincidente con quello della loro diagnosi.
I dati di questo Centro sarebbero quindi messi a disposizione di una apposita task force, anch’essa da costituire contestualmente, di cui facciano parte epidemiologi, tossicologi, pediatri, oncologi, genetisti e rappresentanti delle associazioni di genitori, per le valutazioni e gli interventi del caso.

Per concludere, vogliamo riprendere e far nostre alcune parole pronunciate dal Cardinal Vicario Agostino Vallini in occasione della veglia di preghiera in memoria dei 4 piccoli rom morti a Roma: “dobbiamo lasciarci turbare da questa morti …
La morte di Sebastian, Fernando, Patrizia e Raul è come un macigno che ci pesa sul cuore e ci invita ad un grave esame di coscienza, ciascuno per la sua parte di responsabilità.
Questo tragico evento deve porre a ciascuno di noi una domanda: potevamo fare qualcosa per scongiurare questa morte ingiusta ?” Anche noi genitori di bambini colpiti dal tumore, invitiamo tutti coloro che a qualsiasi titolo siano coinvolti in questo ambito, a porsi questa drammatica domanda !

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Cancro: Scoperta l’alterazione di un gene tra le cause del neuroblastoma - 15 Dic. 2010


Il neuroblastoma è una forma di tumore del sistema nervoso simpatico che colpisce i bambini: è piuttosto raro, ma resta comunque il tumore solido più frequente nei piccoli con meno di 5 anni. Una buona notizia arriva, però, da una ricerca internazionale, cui hanno collaborato attivamente studiosi italiani: è stato individuato uno dei geni considerato tra le cause della malattia.
Il gene, ribattezzato LM01, è stato rilevato con uno studio condotto esaminando il DNA di 2251 pazienti con neuroblastoma, confrontato con quello di oltre 6000 soggetti sani, per un totale di 550 mila varianti genetiche controllate. Ciò è stato possibile grazie a strumenti di ultima generazione che permettono di condurre velocemente milioni di test genetici e che hanno richiesto investimenti elevati a livello internazionale.
I ricercatori sono riusciti, così, a scoprire una correlazione tra il neuroblastoma e la presenza di alterazioni di questo gene, rilevando, in particolare, il rapporto tra l’alterazione genetica e le forme più aggressive di questo tumore infantile.
La scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica “Nature”, è molto importante perché il gene individuato rappresenta un possibile obiettivo da studiare ulteriormente sia per sviluppare nuovi farmaci, sia per realizzare nuovi test specifici per la diagnosi precoce e, se possibile, anche per la valutazione dell’eventuale predisposizione ad ammalarsi.
L’alterazione del gene LM01, comunque, è solo una delle possibili cause del neuroblastoma: serviranno, quindi, altri studi per individuare gli fattori genetici alla base di questa forma tumorale che riguarda i bambini.
By Valweria G. - Tratto da. tantasalute.it

Commento NdR: come volevasi dimostrare i vaccini creando mutazioni genetiche sono all'origine anche di queste gravi patologie sui bambini !

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Triste record italiano nei tumori infantili
I tumori pediatrici sono un evento per fortuna raro, ma che ha un grande impatto sui pazienti e sulle loro famiglie, e purtroppo i dati raccolti dal Registro tumori indicano un aumento del numero dei casi ogni anno. Dica33 ha incontrato Fulvio Porta, presidente della Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica (Aieop) affiliata alla Società italiana di pediatria, per conoscere i dati più recenti e comprendere i motivi di tale tendenza.

Dottor Porta, quali sono i dati epidemiologici, europei e italiani sui tumori infantili ?
I dati di incidenza dicono che ogni anno in Europa, si ammalano 140 bambini ogni milione di bambini di età 0-14 anni, con qualche variabilità tra i vari paesi e tra Europa dell'Est e dell'Ovest.
Un tasso di incidenza che, peraltro, è andato aumentando negli ultimi anni con un incremento annuo variabile dallo 0,8 al 2,1% a seconda del tipo di tumore e di età, sesso e nazione di residenza.
In Italia, il rapporto 2008 dell'Associazione italiana registri tumori (Airtum) sui tumori infantili, ha confermato una tendenza all'aumento dei tassi di incidenza di tutti i tumori pediatrici pari al 2% annuo.
Si è passati, infatti, da 147 casi per milione di bambini all'anno nel periodo 1988-1992 a 176 tra il 1998 e il 2002. Un confronto con dati pubblicati in letteratura ha evidenziato infine che i tassi di incidenza italiani per tutti i tumori complessivamente sono risultati tra i più alti di quelli europei degli anni '90 (140 per milione di bambini per anno) e di quelli americani (158).

Ci sono tipi di tumore in cui si registra un numero maggiore di casi rispetto ad altri ?
Le categorie diagnostiche responsabili di questo aumento sono risultate essere l'insieme dei tumori del sistema emo-linfopoietico (leucemie e linfomi) e i tumori solidi, con l'eccezione dei tumori dell'osso, del retinoblastoma e dei tumori epatici.
In particolare, l'aumento più importante si è osservato nei bambini di età inferiore a 1 anno e negli adolescenti, seguiti dai bambini tra 1 e 4 anni, mentre, meno marcato, è risultato essere in quelli di età compresa tra 5 e 14 anni. È stato inoltre osservato un particolare aumento dei tumori della tiroide, molto rari nei bambini, e più frequenti negli adolescenti.
L'incidenza è risultata altissima in Bielorussia e ciò è stato attribuito al "fallout" radioattivo per l'incidente di Chernobyl.

Secondo lei o secondo gli attuali studi a che cosa è dovuto questo incremento ?
Purtroppo, poco si sa ancora su come si sviluppano i tumori pediatrici. Sappiamo che solo il 5-6% ha una chiara origine genetica, e che per meno del 3% è probabile una diretta correlazione con esposizioni ambientali: infezioni, agenti fisici o sostanze chimiche.
Ne consegue che, per oltre il 90% dei tumori, la causa è ignota e si ipotizza che essi siano dovuti all'effetto dell'interazione tra fattori esterni (NdR; ambiente, abitudini di vita, Vaccini, etc) e il patrimonio genetico del paziente, che varia grandemente da soggetto a soggetto, e anche all'interno della stessa famiglia.

Ma ci sono cause ambientali, sospette e/o riconosciute ?
I fattori di rischio studiati sono numerosi, ma le conclusioni sono ancora molto incerte. In particolare i fattori esterni per cui è stato dimostrato in modo sicuro un aumento del rischio di tumori pediatrici sono le radiazioni ionizzanti (inclusa la radioterapia e l'uso scorretto delle radiazioni a scopo diagnostico durante la gravidanza) che causano un ampio spettro di tumori, e un farmaco non più usato: il dietilstilbestrolo, che causa un rarissimo tumore della vagina (adenocarcinoma a cellule chiare).
È invece più grande il numero di fattori sospetti, ma senza certezze: questi sono l'esposizione a gas di scarico (benzene) o a pesticidi, l'esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza, le infezioni, l'immunodeficienza congenita o acquisita.
Sono anche state studiate le esposizioni lavorative dei genitori sin dal periodo che precede la concezione del bambino, così come le loro abitudini di vita, quali la dieta, il consumo di tabacco e alcol. Infine, nonostante alcune segnalazioni apparse in letteratura, allo stato attuale non possiamo affermare l'esistenza di un nesso causale con l'esposizione a onde o i campi elettromagnetici.
By Simona Zazzetta - Tratto da: dica33.it

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I tumori cerebrali infantili rappresentano una vera e propria emergenza, sia perche' sono in aumento sia perche' le possibilita' di cura, ad eccezione di alcune forme, sono spesso limitate. In piu', vista l'eta' dei pazienti, c'e' il fatto che tutte le terapie, mediche e chirurgiche, non devono influenzare negativamente la vita futura del piccolo.
Su questi temi, da venerdi' a Roma, si confronteranno esperti internazionali durante la "Consensus Conference on Pediatric Neurosurgery" e il 'First Interim Meeting' della Societa' europea di neurochirurgia infantile.
In particolare, gli specialisti faranno il punto su due forme di tumori cerebrali, il craniofaringioma e l'ependimoma, il cui trattamento presenta aspetti problematici.
Il craniofaringioma, in particolare, e' un tumore raro e benigno, ma lede le strutture ipotalamoipofisarie e le vie ottiche. L'asportazione chirurgica totale e' oggi possibile grazie ai progressi delle tecniche. Questo intervento, pero', porta spesso al peggioramento dei deficit funzionali, soprattutto endocrinologici, con rischi di obesita' e disturbi del comportamento.
Fonte: Adnkronos/Adnkronos Salute - Roma, 21 Gen. 2009

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In AUMENTO il CANCRO nei BAMBINI, percio' stanno iniziando a fare degli studi.
Study sheds new light on aggressive childhood cancer
EU-funded researchers have uncovered some of the complex molecular mechanisms that drive the growth of neuroblastoma, a type of cancer found in very young children. The scientists hope that their findings, published in the journal Cancer Cell, will lead to the development of new therapies to treat this often aggressive and unpredictable disease.

EU support for the study came from the IMPACT (Identification of novel targets for cancer therapy) project, which is financed through the 'Life sciences, genomics and biotechnology for health' Thematic area of the Sixth Framework Programme (FP6).

Neuroblastoma is a cancer of the nervous system that primarily affects children under the age of five years. During normal development, neural crest cells stop dividing and turn into different types of mature nerve cells. However, in neuroblastoma, this does not happen and the cells simply keep dividing, forming a tumour.

The tumour most commonly develops in the abdomen, often in the adrenal glands or the nerve tissue towards the back of the abdomen. However, it can also spread to other parts of the body through the blood and lymphatic system. Symptoms vary depending on where the disease is located and whether it has spread to other parts of the body. Because the symptoms are often vague (including tiredness, fever and loss of appetite) in the early stages of the disease, neuroblastoma is often difficult to diagnose.
Tratto da: www.imt.uni-marburg.de/intact/

Commento (NdR):
Le vaccinazioni che i bambini (figli di vaccinati da 2-3-4 generazioni) subiscono sono le responsabili di questo degrado immunitario delle nuove generazioni; dopo 3 generazioni di vaccinati il DISASTRO inizia ad evidenziarsi; il 90 % delle gravi malattie che i bambini manifestano, hanno la loro origine nelle vaccinazioni che purtroppo essi subiscono (anche in Italia) appena nati fino ai 12 anni e per legge; esse generano anche mutazioni genetiche trasmissibili ai figli, e se questi ultimi vengono rivaccinati, le somatizzano (il processo si chiama: slatentizzazione).
E l'allarme sara' sempre piu' grave e non solo per il cancro, in quanto stanno aumentando i vaccini da propinare, a sfavore dei sistemi immunitari degli esseri viventi……ma cosi si crea e si mantiene il mercato dei malati, tanto caro alle industrie produttrici di Vaccini e Farmaci.

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Cancro nei ragazzi
Un ragazzo ammalato di un angioma, gli provocava anche crisi epilettiche e poteva provocare la morte improvvisa, gli e' stato asportato il tumore con un intervento chirurgico di 10 ore, che e' stato eseguito al Gaslini di Genova dal direttore di neurochirurgia, dott. Armando Cama.
L'angioma aveva anche provocato al paziente, un ragazzo 12enne napoletano, una malformazione arterio-venosa che occupava varie sedi del cervello. L'operazione, che era ad alto rischio, e' stata preceduta da 3 embolizzazioni dei vasi.
Tratto da: ANSA - Italy, Genova, 27 Feb. 2009
Definizione di Angioma: Gli angiomi sono tumori "benigni" dovuti a proliferazione diplasica dell'endotelio dei vasi, siano essi arteriosi, venosi, linfatici, biliari.
Le Anomalie Vascolari costituiscono un vasto gruppo di difetti congeniti comprendente gli Emangiomi e le Malformazioni Vascolari. Queste patologie sono estremamente diffuse nell’infanzia. Spesso vengono diagnosticate tardivamente e considerate con nomenclature fantasiose (voglia a fragola, macchia a vino di Porto, bacio della cicogna) oppure con termini imprecisi e superati (angioma cavernoso) che non definiscono la vera natura del problema; gli angiomi e le malformazioni vascolari sono entità totalmente differenti, anche se non di rado con aspetti clinici simili.
Gli angiomi, o più precisamente emangiomi, sono i più frequenti tumori benigni dell’infanzia, riscontrabili nel 10-12% dei bimbi nati a termine e nel 20% nei bambini nati prematuramente.

Recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’ infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008).
Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’ 1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese (Italia) , riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti.
I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002.
Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’ incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia ( 138 casi 1990-98), Svizzera ( 141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.

Commento NdR: le vaccinazioni producono anche gravi tumori, infatti sempre piu' bambini e ragazzi ne vengono colpiti. Con i vaccini si rovinano i genitori (portatori di mutazioni genetiche dai vaccini che essi stessi hanno subito) e quindi anche i loro figli facilmente somatizzano (slatentizzano) quelle mutazioni indotte con i vaccini, anche queste malattie.

Questi studi dimostrano e confermano cio' che insegniamo da decenni e cioe' che i Vaccini producono nei soggetti sottoposti a quelle infauste pratiche in-sanitarie, spacciate per tecniche preventive, Malnutrizione con perdita di fattori vitali essenziali alla vita sana, alterazione e perdita di: flora batterica autoctona, vitamine, minerali, proteine vitali), oltre alle mutazioni genetiche occulte, immunodepressioni, intossicazioni, infiammazioni e contaminazioni da virus e/o batteri pericolosi che nel tempo possono produrre malattie le piu' disparate !
vedi: Contenuto dei vaccini + Big Pharma ringrazia...

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Il Cancro nasce, secondo la Medicina naturale perche' organismo del canceroso (o del genitore del canceroso) e' stato od e' intossicato, infiammato, immunodepresso, con enzimi, flora batterica alterata, pH digestivo non regolare (e quindi mancante di minerali e vitamine), e parassitato da certi, parassiti, batteri e funghi (candida) i quali producono anche tossine ed ulteriori infiammazioni + intossicazioni.
Quindi il medico, il terapeuta od il soggetto stesso DEVE operare seguendo la stessa strada percorsa per l'ammalamento.
Cioe' deve lavorare per disintossicare il malato + disinfiammare l'organismo ed i tessuti interessati, ripristinare il pH digestivo, eliminare quei parassiti, batteri e funghi che hanno proliferato in modo abnorme, per mancanza di antagonisti e rinforzare il sistema immunitario SEMPRE compromesso in TUTTI i malati, cancerosi compresi.
mauretto58
00giovedì 23 giugno 2011 19:26
Cos'è il tumore della pelle

La pelle è l'organo più esteso del nostro corpo ed è formata da tre strati: uno strato più superficiale, l'epidermide, uno strato intermedio, il derma e uno strato più profondo, il tessuto sottocutaneo o grasso.

L'epidermide, a sua volta, è formata da cellule di diversa natura: la cellula principale è il cheratinocita o cellula epiteliale, mentre nello strato inferiore sono situati i melanociti, che hanno il compito di produrre melanina. Questo pigmento naturale (presente anche nei capelli e in alcune parti dell'occhio) protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti possono dar luogo ad agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle e noti come nei (nevi è il termine medico).

La crescita incontrollata del cheratinocita o cellula epiteliale e dei melanociti dà origine ai tumori della pelle.
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Quanto è diffuso

Rarissimo nell’infanzia, l’età media di insorgenza del melanoma è intorno ai 45-50 anni, ma la tendenza degli ultimi due decenni è orientata verso un’insorgenza a età più precoci.

Considerato fino a pochi anni fa una forma rara di cancro, oggi è in crescita in tutto il mondo: il numero di melanomi, infatti, è raddoppiato negli ultimi 15 anni.

I carcinomi basocellulare e spinocellulare sono decisamente più frequenti (circa 50 volte più dei melanomi) e compaiono in età più avanzata (sopra i 50 anni).
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Chi è a rischio

Per quanto riguarda i tumori della pelle, il principale fattore di rischio è l'esposizione cronica alla luce del sole. I raggi del sole responsabili dell'abbronzatura, ma anche delle scottature, sono quelli ultravioletti, che possono danneggiare il Dna delle cellule della pelle. Nella maggior parte dei casi questi danni vengono riparati, oppure portano alla morte delle cellule stesse. A volte, però, possono trasformare qualche cellula in senso canceroso, provocandone una crescita incontrollata.

I tumori della pelle si sviluppano soprattutto a livello delle parti del corpo più esposte al sole: viso, orecchie, collo, cuoio capelluto, spalle e dorso. Altri fattori di rischio sono il contatto con l'arsenico, l'esposizione a radiazioni ionizzanti, anomalie genetiche e un'insufficienza del sistema immunitario dovuta a precedenti chemioterapie, trapianti oppure all'AIDS.

Per il melanoma i fattori di rischio sono noti soltanto in parte. Alcuni di questi sono strettamente legati alla persona:

una predisposizione familiare;

la presenza di lentiggini o di nei, soprattutto se sono grossi, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile o in gran quantità (più di 50);

occhi, capelli e pelle chiara; queste persone generalmente durante esposizioni solari intense si scottano con facilità, ma non si abbronzano.

Nel caso del melanoma il legame tra l'esposizione ai raggi solari e l'insorgenza del tumore è meno forte rispetto agli altri tumori della pelle. Si è comunque visto che molti pazienti che sviluppano melanomi avevano avuto ustioni solari in età giovanile, oppure avevano mostrato un aumento del numero dei nevi a seguito dell'esposizione ai raggi ultravioletti.
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Tipologie

I tumori della pelle sono classificati in base alla natura delle cellule da cui hanno origine:

i carcinomi basocellulari originano dalle cellule basali, nello strato più profondo dell'epidermide. Appaiono come piccoli noduli di aspetto perlaceo oppure come chiazze di colore rosa, che aumentano lentamente di dimensione. Qualche volta possono essere pigmentati e possono quindi essere scambiati per dei melanomi.

i carcinomi spinocellulari originano invece dalle cellule più superficiali dell'epidermide (nello strato spinoso) e appaiono come noduli o aree a bordi rilevati con una depressione centrale, ulcerati, ma non sanguinanti. Generalmente sono caratterizzati da margini poco definiti.

i melanomi originano ex novo su una cute integra, oppure da nevi preesistenti, ovvero agglomerati di melanociti che possono essere presenti fin dalla nascita o comunque dalla prima infanzia (congeniti) oppure comparire durante tutto il corso della vita (acquisiti). I nevi possono subire trasformazioni visibili anche ad occhio nudo. I cambiamenti dello stato di un nevo (soprattutto di alcuni parametri come colore, forma e dimensioni) che avvengono in uno spazio temporale limitato (alcune settimane o pochi mesi) possono essere l’espressione della trasformazione in melanoma e devono essere tempestivamente riferiti al medico di famiglia o ad uno specialista dermatologo.

I carcinomi spinocellulari e basocellulari costituiscono oltre il 90 per cento di tutti i tumori della pelle, sono facilmente curabili, molto raramente mortali. I melanomi, invece, possono essere più pericolosi in quanto hanno la capacità di invadere i tessuti circostanti e diffondere nell'organismo attraverso la circolazione ematica e linfatica, dando metastasi a livello dei vari organi o tessuti.
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Sintomi

Le caratteristiche di un neo che possono indicare l'insorgenza di un melanoma sono riassunte grazie alla sigla ABCD, ovvero:

A come Asimmetria nella forma (un neo benigno è generalmente circolare o comunque tondeggiante, un melanoma è più irregolare);

B come Bordi irregolari e indistinti;

C come Colore variabile (ovvero con sfumature diverse all'interno del neo stesso);

D come Dimensioni in aumento, sia in larghezza sia in spessore.

Alla sequenza ABCD è stata più recentemente aggiunta una E, che sta per Evoluzione, a indicare come meritevole di esame anche un neo che in un tempo piuttosto breve ha cambiato aspetto. È comunque opportuno ricordare che lo schema ABCDE, sebbene molto utile per memorizzare gli elementi principali di allarme, non è sufficiente a per fare una diagnosi precoce corretta, che richiede un esame più approfondito delle lesioni cutanee con apposite strumentazioni, come il dermoscopio.

Un melanoma può insorgere in qualsiasi distretto corporeo (comprese le mucose della bocca e dei genitali, la congiuntiva ecc), tuttavia la sede assolutamente prevalente è la cute. Le lesioni più insidiose sono quelle a livello di aree che normalmente sfuggono alla nostra attenzione, come per esempio il cuoio capelluto o la piega tra le dita dei piedi.
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Prevenzione

Alcuni comportamenti possono ridurre, ma non annullare, il rischio di sviluppare tumori della pelle.
Per quanto non esista una proibizione assoluta all'esposizione alla luce solare, è consigliabile prendere il sole in maniera moderata fin dall'età infantile, evitando gli eccessi e le conseguenti ustioni.

In generale bisogna proteggere la pelle evitando di esporsi al sole durante le ore più calde (tra le 10 e le 16) ed evitando l'uso di lampade o lettini abbronzanti a scopo cosmetico. È consigliabile anche indossare cappelli e occhiali da sole e usare creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle, applicandole più volte in modo da assicurare una copertura continua.

Queste attenzioni vanno riservate soprattutto ai bambini, molto sensibili alle scottaure: il processo di trasformazione tumorale è molto lungo e spesso può derivare da un'alterazione che è avvenuta in età pediatrica. Infine si può ridurre il rischio con una dieta povera di grassi e ricca di sostanze antiossidanti come le vitamine A, C, E, il coenzima Q e il betacarotene, ma anche il tè verde e il ginger.

Per quanto riguarda specificamente il melanoma, è necessario controllare periodicamente l'aspetto dei propri nei, sia autonomamente (ovvero guardandosi allo specchio per identificare eventuali trasformazioni e facendosi guardare da un famigliare nei punti non raggiungibili col proprio sguardo) sia consultando il dermatologo.
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Diagnosi

La diagnosi certa dei tumori della pelle viene effettuata solo con una biopsia: viene cioè prelevata una porzione di tessuto e analizzata al microscopio.
L'esame visivo da parte del dermatologo è reso più accurato grazie all'uso dell'epiluminescenza, una speciale tecnica di ingrandimento e illuminazione della pelle che consente di osservare anche gli strati più profondi.
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Evoluzione

I carcinomi basocellulari e spinocellulari hanno una buona prognosi perchè crescono lentamente e molto raramente danno luogo a metastasi. Diventano quindi gravi solo se trascurati per lungo tempo. Nel caso di diagnosi di melanoma è molto importante la stadiazione, una sorta di classifica di gravità che permette di definire il tipo di cura necessaria. La gravità dei melanomi viene definita secondo quattro stadi:

Stadio I e Stadio II: comprendono melanomi primitivi che ancora non hanno dato metastasi.

Stadio III: comprende i melanomi che hanno dato metastasi “regionali”, ossia ai linfonodi che drenano la zona cutanea dove si è originato il melanoma oppure metastasi in transit, cioè che si trovano nella zona che decorre tra la sede del tumore primitivo e i linfonodi regionali.

Stadio IV: riguarda melanomi che si sono diffusi oltre il distretto “regionale” attraverso il sangue o il sistema linfatico, dando metastasi a distanza in altri organi o tessuti. La gravità del quadro clinico dipende anche dal numero e dalla sede delle metastasi.

Se la stadiazione è importante per la scelta della cura, è altrettanto fondamentale ricordare che anche la prognosi può essere molto diversa in base allo spessore del melanoma stesso. I melanomi inferiori a 1 mm di spessore sono correlati con un’ottima prognosi in oltre il 90 per cento dei casi; queste percentuali diminuiscono progressivamente con l’aumentare dello spessore della lesione. Ciò spiega perchè è fondamentale la diagnosi precoce.
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Come si cura

La terapia dei carcinomi basocellulari e spinocellulari è chirurgica.
La rimozione del tumore può avvenire con la chirurgia tradizionale e, in casi selezionati, anche con tecniche di chirugia laser. A volte può essere indicata un'applicazione locale di farmaci chemioterapici. Se operati nelle fasi iniziali, questi tumori guariscono nel 95 per cento dei casi: la tempestività è essenziale, in quanto anche questi carcinomi, soprattutto quelli spinocellulari, possono dare metastasi o estendersi localmente determinando problematiche serie nel controllo della malattia.

Nel caso del melanoma, il tipo di terapia viene scelto in base allo stadio della malattia.

Il principale trattamento è l'asportazione chirurgica, la cui entità dipende dallo stadio del tumore: melanomi di spessore ≥ a 1 mm, oppure inferiori a 1 mm ma con evidenza di ulcerazione della lesione o con proliferazione cellulare, possono anche richiedere la rimozione dei linfonodi cosiddetti "sentinella", ovvero i primi a ricevere linfa direttamente dal tumore. Se i linfonodi sentinella mostrano di contenere cellule tumorali vengono asportati tutti quelli dell'area interessata. Quando il tumore è localizzato agli arti è possibile controllare la malattia con idonei trattamenti loco regionali che si utilizzano in casi selezionati. La perfusione ipertermico-antiblastica è una modalità che consente di isolare la gamba o il braccio dalla circolazione sanguigna generale e infondere una quantità di farmaco molto maggiore rispetto a quella comunemente somministrabile in tutto l'organismo, con il vantaggio di poter potenziare l’effetto del farmaco con quello dell’alta temperatura (circa 40°C).

Un’altra metodica di controllo locale della malattia è l’elettrochemioterapia, che prevede l’utilizzo di un farmaco, la bleomicina, somministrato per via endovenosa a basse concentrazioni, combinato con una differenza di potenziale elettrico che rende le membrane delle cellule tumorali più permeabili alla diffusione del farmaco all’interno delle cellule tumorali. Questo risultato viene ottenuto mediante l’utilizzo di apposite sonde applicate sia alla cute che a livello sottocutaneo.

I melanomi di stadio IV sono poco sensibili alle cure convenzionali come la chemioterapia o la radioterapia. Per questa ragione in questi ultimi anni si stanno studiando approcci sperimentali alternativi, come i vaccini terapeutici e l’immunoterapia, allo scopo di maggiormente istruire il sistema immunitario a tenere a bada le cellule tumorali. Un altro filone di ricerca promettente consiste nella possibilità di produrre dei farmaci che agiscano sulla base di specifiche mutazioni genetiche che riguardano sottopopolazioni di pazienti. La prospettiva delle ricerche sui nuovi trattamenti farmacologici per il melanoma avanzato si orienta quindi ad individuare sottogruppi di pazienti con specifiche caratteristiche che possano beneficiare di terapie sempre più individualizzate.
mauretto58
00giovedì 23 giugno 2011 19:27
Tumori Orbitari

Dietro l’occhio esiste uno spazio delimitato da ossa che si chiama spazio orbitario o orbita e che contiene tutte le strutture che permettono di far funzionare l’occhio, in pratica la sua cabina di regia.

Esistono infatti i muscoli che muovono l’occhio, il nervo ottico che trasporta il segnale visivo, la ghiandola lacrimale che lubrifica l’occhio e il grasso che protegge l’occhio dalle ossa circostanti.

Da ognuna di queste strutture può originare una neoformazione o tumore orbitario che può colpire sia i bambini che gli adulti.

Sintomi
L’occhio sporgente (esoftalmo) e la visione doppia (diplopia) sono i sintomi più tipici di un processo espansivo orbitario. La funzione del nervo ottico può essere compromessa per cui anche il calo della vista è un sitnomo frequente.

Il paziente che si accorge di queste alterazioni dovrebbe rivolgersi subito ad un’oculista, specialmente se esperto in chirurgia orbitaria. Oltre all’esame oculistico è necessaria un’indagine radiologica adeguata (TAC o Risonanza Magnetica).

Nei bambini
I tumori orbitari più frequenti in età pediatrica sono rappresentati dalle cisti dermoidi che appaiono sovente come sporgenze nella coda del sopracciglio o emangiomi capillari che hanno aspetti variabili a seconda della localizzazioni.

I tumori maligni nei bambini sono molto rari a livello orbitario, ma una evoluzione molto rapida dei sintomi deve mettere in guardia. Piuttosto frequenti nei bambini sono gli ascessi orbitari causatui da sinusiti croniche e/o processi infiammatori idiopatici (pseudotumore infiammatorio), tutte condizioni di pertinenza dell’oculista.

Negli adulti
E’ necessario distinguere tra tumori benigni e maligni. Tra i benigni, il più frequente è senz’altro rappresentato dall’emangioma cavernoso, che altro non è che una cisti vascolare malformativa. Non rappresenta un pericolo immediato, ma crescendo nell’orbita può schiacciare le strutture della cabina di regia e determinare esoftalmo (occhio in fuori), diplopia (visione doppia) e comprimere il nervo ottico (perdita della funzione visiva).

In questi casi la rimozione chirurgica è necessaria e l’oculista esperto nella chirurgia dell’orbita è in grado di gestire queste malformazioni con tecniche mini-invasive ed approcci palpebrali. L’intervento del neurochirurgo non è quasi mai necessario, evitando così approcci molto più pericolosi (attraverso la cavità cranica) e riducendo significativamente i tempi di recupero, che sono quasi sempre in ambito di day hospital.

Tra i tumori maligni il più frequente è rappresentato dal linfoma orbitario che richiede una biopsia per la diagnosi e nella maggior parte dei casi è eradicato dalla semplice terapia medica associata alla radioterapia.
mauretto58
00giovedì 23 giugno 2011 19:28
LA RICERCA

Pathways Diversi Coinvolti in Tumori Pediatrici del SNC: Basi Molecolari e Studi Applicativi

Progetto di ricerca di base

Negli ultimi anni notevoli progressi sono stati compiuti nella individuazione dei meccanismi molecolari che portano alla trasformazione e progressione neoplastica. La recente teoria che i tumori cerebrali pediatrici originino da una piccola popolazione di cellule, chiamate Cellule Staminali Tumorali, responsabili del mantenimento e metastatizzazione del tumore, ha aperto una nuova frontiera sia per la conoscenza dei meccanismi patogenetici di questi tumori sia per l’innovazione terapeutica.

Nella visione postgenomica della scoperta di nuovi farmaci, l’approccio del ricercatore, condiviso a livello internazionale, è di identificare agenti terapeutici in grado di eliminare in modo selettivo le cellule tumorali, risultando al contempo meno dannosi alle cellule normali.

Alcuni di questi farmaci sono attualmente in sperimentazione nell’adulto, mentre il potenziale terapeutico nei tumori pediatrici non è noto.

I tumori del sistema nervoso centrale (SNC) sono frequenti in età pediatrica; tra questi, che mostrano vari aspetti all’esame microscopico, sono particolarmente rilevanti i tumori cosiddetti “embrionali”; si tratta di neoplasie maligne biologicamente molto aggressive. I moderni protocolli di cura ottengono percentuali di guarigione non trascurabili mediante l’associazione dell’asportazione neurochirurgica (ampia o radicale) seguita dalla radioterapia e dalla chemioterapia. Questi risultati sono però gravati in percentuale non trascurabile da conseguenze post-terapeutiche di rilievo.

Lo studio delle caratteristiche molecolari di queste neoplasie fornisce indicazioni per individuare strategie terapeutiche innovative che sfruttino il meccanismo naturale dell’apoptosi (ovvero processo che porta alla morte cellulare), frequentemente bloccato, o quello dell’azione di farmaci diretti verso i recettori cellulari del tumore.

I tumori cerebrali sono molti e tutti fra loro diversificati: occorre, in una prima fase, prendere in considerazione solo quelli più rilevanti dal punto di vista epidemiologico (ovvero che abbiano una casistica tale da condurre a studi statistici clinicamente rilevanti).
Il Medulloblastoma (MDB) è un tumore che origina dalle cellule nervose primitive; ha una rapida crescita, è invasivo, e può anche infiltrare le meningi.

Il picco di incidenza è otto anni; la maggior parte compare nei primi 20 anni di vita, e circa il 30% si manifesta negli adulti. Il trattamento del medulloblastoma ha beneficiato dei progressi della neurochirurgia, radioterapia e chemioterapia; correntemente la sopravvivenza è di circa 5 anni per il 70% dei casi di pazienti a rischio standard trattati con chirurgia combinata alla radioterapia e chemioterapia, mentre per pazienti ad alto rischio si registra il 25% di possibilità di sopravvivere 5 anni.

Gli Ependimomi rappresentano il 10% dei tumori del sistema nervoso centrale dei bambini e originano dagli spazi ventricolari o da cellule ependimali (cioè dalle cellule che ricoprono i ventricoli cerebrali ed il canale centrale del midollo spinale).
Sono tumori rari. I sintomi dipendono dalla sede della malattia e possono essere: cefalea (80%), nausea e vomito (75%), difficoltà nell'equilibrio, vertigini e crisi epilettiche.

Il progetto di ricerca “Pathways diversi coinvolti in tumori pediatrici del SNC: basi molecolari e studi applicativi” è articolato in tre fasi fondamentali secondo lo schema accluso (fig.1): studio molecolare, in cui si studia l’assetto genomico e proteomico dei tumori;
studio di biologia tumorale in cui si prendono in considerazione la preparazione e la caratterizzazione delle cellule staminali provenienti dal tumore;
sviluppo traslazionale per l’analisi di farmaci con possibile target molecolare sia in vitro che in animale.
epidemiologico (ovvero che abbiano una casistica tale da condurre a studi statistici clinicamente rilevanti).

Il Medulloblastoma (MDB) è un tumore che origina dalle cellule nervose primitive; ha una rapida crescita, è invasivo, e può anche infiltrare le meningi.

Il picco di incidenza è otto anni; la maggior parte compare nei primi 20 anni di vita, e circa il 30% si manifesta negli adulti. Il trattamento del medulloblastoma ha beneficiato dei progressi della neurochirurgia, radioterapia e chemioterapia; correntemente la sopravvivenza è di circa 5 anni per il 70% dei casi di pazienti a rischio standard trattati con chirurgia combinata alla radioterapia e chemioterapia, mentre per pazienti ad alto rischio si registra il 25% di possibilità di sopravvivere 5 anni.

Gli Ependimomi rappresentano il 10% dei tumori del sistema nervoso centrale dei bambini e originano dagli spazi ventricolari o da cellule ependimali (cioè dalle cellule che ricoprono i ventricoli cerebrali ed il canale centrale del midollo spinale).

Sono tumori rari. I sintomi dipendono dalla sede della malattia e possono essere: cefalea (80%), nausea e vomito (75%), difficoltà nell'equilibrio, vertigini e crisi epilettiche.

Il progetto di ricerca “Pathways diversi coinvolti in tumori pediatrici del SNC: basi molecolari e studi applicativi” è articolato in tre fasi fondamentali secondo lo schema accluso (fig.1): studio molecolare, in cui si studia l’assetto genomico e proteomico dei tumori;
studio di biologia tumorale in cui si prendono in considerazione la preparazione e la caratterizzazione delle cellule staminali provenienti dal tumore;
sviluppo traslazionale per l’analisi di farmaci con possibile target molecolare sia in vitro che in animale.

Neoplasie Pediatriche del Sistema Nervoso Centrale: Centralizzazione Isto-Patologica, Banche Biologiche e Sviluppo dell’Attivita’ Clinica

I tumori del sistema nervoso centrale (SNC) rappresentano, dopo le leucemie, le neoplasie più frequenti in età pediatrica e sono circa il 20% di tutti i tumori al di sotto dei 18 anni di età. I successi ottenuti nel trattamento delle leucemie, hanno reso, oggigiorno, i tumori cerebrali la principale causa di morte di bambini affetti da cancro. A differenza di quanto si osserva nell’adulto, i tumori del SNC pediatrici sono eterogenei e numerosi, comprendendo fino a più di 17 tipi istologici diversi. Nell’ambito di ciascuna categoria vi sono ulteriori eterogeneità di comportamento clinico e biologico in rapporto a caratteristiche non ancora del tutto note. Inoltre, i tumori cerebrali del bambino, con una frequenza non ben conosciuta, possono essere associati a sindromi tumorali ereditarie quali la Neurofibromatosi 1, la Sindrome di Gorlin, la Sindrome di Turcot per citare le più note.

Progetto di ricerca clinica

Le strategie terapeutiche sono complesse e le scelte si basano su numerosi fattori quali: l’età (inferiore o maggiore dei 3 anni), la sede del tumore, il tipo istologico ed il grado di malignità istologica valutati secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’entità dell’asportazione chirurgica. Occorre inoltre sottolineare che nel bambino, rispetto all’adulto, vi sono fattori quali il maggiore rischio di danni da radioterapia o da chirurgia in sedi che limitano l’impiego di tali terapie rendendo ancora più complesse le scelte terapeutiche. Tuttavia le nuove conoscenze in campo molecolare e la comparsa di nuovi trattamenti stanno portando ad una profonda revisione dei fattori prognostici e conseguentemente delle condotte terapeutiche.

La strategia terapeutica nei tumori cerebrali pediatrci prevede un iter in cui neuro-radiologo, neurochirurgo, neuro-patologo e oncologo pediatra collaborano nel prendere decisioni atte a ottenere il miglior risultato nel rispetto della qualità di vita cercando di evitare il più possibile danni neurologici causati da interventi in sedi delicate. Con un’approfondita correlazione dei dati clinico-chirurgici e di diagnostica per immagine, i patologici e i bio-molecolari forniscono le informazioni necessarie ad individuare l’approccio terapeutico migliore.
Oggi più che mai è necessario implementare le conoscenze sui tumori pediatrici del Sistema Nervoso Centrale con studi biomolecolari che permettono di identificare i possibili bersagli di farmaci “mirati” e superarare gli oggettivi limiti delle attuali terapie convenzionali.

Nell’attesa di individuare i nuovi approcci terapeutici, le ricerche “biologiche” non possono prescindere dalla conoscenza delle caratteristiche cliniche, radiologiche, patologiche, cioè del profilo “fenotipico”, nel senso più ampio del termine, che si possa fare del bambino affetto da tumore cerebrale.

La metodologia della ricerca clinica oncologica richiede, come conditio sine qua non, la revisione del materiale istologico. Questa si impone con particolare necessità per le neoplasie cerebrali infantili, oggetto ancora di non completa sistematizzazione. La mancanza di un sistema consolidato di centralizzazione del materiale istologico relativo ai pazienti con una neoplasia primitiva del Sistema Nervoso Centrale rappresenta al momento un ostacolo alla crescita della ricerca clinica in Italia ed alla cooperazione internazionale.

Così come per tutti gli altri campi della medicina i progressi futuri e soprattutto le innovazioni terapeutiche passeranno per la ricerca di base ed in particolare per un serrato dialogo tra ricercatori clinici e di base, ossia per quella che viene definita la ricerca traslazionale. La disponibilità di materiale biologico rappresenta il maggior ostacolo allo sviluppo di questo tipo di ricerca in campo neuro-oncologico pediatrico a causa della rarità della patologia e della difficoltà oggettiva di disporre di materiale chirurgico sufficiente unito alle informazioni cliniche ad esso correlate al fine di disporre di una banca biologica e di una banca di dati clinici.
In sintesi il programma di ricerca clinica si prefigge di rendere possibile un elemento cardine per la conduzione della moderna ricerca clinica - la centralizzazione del materiale istologico - e di promuovere l’implementazione di una banca nazionale di materiale biologico.
mauretto58
00giovedì 23 giugno 2011 19:30
Secondo i dati della META (MElanoma TAsk force), l’incidenza del melanoma nel nostro paese è cresciuta in questi ultimi anni a un ritmo superiore a qualsiasi altro tipo di cancro. Incredibile, se si pensa che fino a qualche anno fa era considerato un tumore raro. Per fortuna però anche i tassi di guarigione sono piuttosto alti grazie alle campagne di prevenzione e alla diagnosi precoce. Precoce si, ma non troppo!

Infatti, secondo i dati presentati nei giorni scorsi al Congresso nazionale dell’Intergruppo Melanoma Italiano, la richiesta di controlli sui bambini è spropositata, dal momento che, confermano i dermatologi, il melanoma rimane una patologia molto rara in età pediatrica, mentre, a meno che non ci siano lesioni sospette sulla pelle del bambino, si potrebbe benissimo attendere i 25 anni per i primi controlli.

Lo studio META ha monitorato l’iter per la diagnosi e la cura del melanoma in 120 ospedali italiani. Come afferma il dottor Ignazio Stanganelli, del Centro clinico-sperimentale di Oncologia dermatologica dell’Istituto Tumori di Romagna
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Nel 94 per cento delle strutture durante la visita si associa la valutazione a occhio nudo con la dermoscopia o epiluminescenza, una tecnica non invasiva che aumenta l’accuratezza diagnostica, abbassa il rischio di sbagliare o ritardare la diagnosi del melanoma e riduce la possibilità di asportare chirurgicamente nei benigni

Sempre dallo studio è merso che in età pediatrica viene eliminato l’11 per cento dei nevi congeniti considerati pericolosi, mentre l’89 per cento dei bambini dai 6 mesi ai 2 anni viene sottoposto a controlli periodici. Controlli che secondo gli esperti potrebbero essere rallentati.

Fondamentale comunque continuare a seguire le regole arcinote per proteggere la pelle dei bambini dal sole.

[Fonte: Corriere della sera]
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La risposta delle cellule tumorali al trattamento con il calore


www.ipertermia.org

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mauretto58
00lunedì 27 giugno 2011 07:09
I tumori sono ereditari?


Nel corso dell’attività professionale quotidiana e in gran parte delle richieste di consulto di Medicina online, ricorre frequentemente questa domanda: i tumori sono ereditari?

Purtroppo non ci sono da parte dell’informazione, attraverso i media, risposte rassicuranti, anzi viene amplificata la paura nell’immaginario collettivo da una quasi totale assenza di risposte.
Eppure basterebbe guardare “i numeri” per avere rassicurazioni convincenti.

Solo una quota , molto piccola (5%) dei tumori, viene inserita dai medici nella categoria di quelli che in gergo si chiamano “familiari” perché hanno un evidente grado di parentela. Per tumori molto diffusi, quali quello del colon e della mammella, il rapporto è di circa 1 ogni mille persone.

Per parlare di familiarità occorre considerare quelle famiglie che presentano casi multipli di soggetti che si ammalano in giovane età (non superiore a 40 anni), escludendo le fasce successive, nelle quali l’insorgenza del tumore è molto più probabilmente dovuto a cause non ereditarie, ma all’invecchiamento delle cellule (fonte: www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2004/08_Agosto/30/ereditarieta...

Sulle persone che si ritengono a rischio si procede quindi con una serie di accertamenti clinici e si fanno eseguire alcuni controlli periodici. In pratica queste persone devono sottoporsi agli stessi esami di screening che, al resto della popolazione, si consigliano dopo i 45-50 anni (ad esempio il PSA per la prostata o la mammografia per il seno).
Chi è figlio o nipote di pazienti oncologici, oppure i malati che decidono - superata la neoplasia - di avere un bambino possono sentirsi quindi rassicurati. E' come per l'altezza, sappiamo chiaramente che c'è una parte genetica dovuta ai genitori e una dovuta all'alimentazione, ma come si combineranno nel neonato è del tutto imprevedibile. Si può parlare di predisposizione, ma si verificano poi infinite differenze, anche fra individui con simili componenti.

La stragrande maggioranza dei tumori (quel 95% circa che non si definisce familiare) è quindi di natura "sporadica", ma ha una possibile componente genetica: tramite un esame del DNA, cioè, si possono trovare, all'interno di ogni individuo, dei geni che agli oncologi sono già noti come "rischiosi" e che indicano una predisposizione a sviluppare la malattia. Predisposizione che può essere di due tipi: verso il tumore (quel gene combinato con altri può condurre ad un cancro) o verso i fattori ambientali (esempio classico: il fumo).

Nel primo caso si parla di combinazione poligenica, un evento particolare e con una casistica sterminata di possibili varianti, ma su cui si concentrano le attenzioni di moltissimi studiosi.
Nel secondo si hanno già indicazioni più definite, come quelle di geni metabolici che, mischiati - per esempio - a determinate sostanze tipiche di alcune diete orientali, portano ad un rischio più elevato di un cancro del fegato, proprio come avviene con altri geni metabolici che - se combinati al fumo - comportano in quella persona un rischio di tumore ai polmoni di due volte superiore.

Ci sono polimorfismi genetici che gli oncologi già conoscono come "sfavorevoli" nello sviluppo del tumore (ad esempio a carico del gene BRCA2 per la mammella, MLH1 per il colon, RNASEL per la prostata) ed è da questi che si parte nelle attuali indagini scientifiche, alla ricerca di nuovi mezzi per sconfiggere la malattia. Un risultato significativo è stato ottenuto recentemente proprio da un gruppo guidato da Tommaso Dragani e da Emanuela Taioli, che hanno studiato il ruolo di un polimorfismo genetico del gene L-myc nella prognosi del cancro polmonare, ma anche di altri tipi comuni come quello del seno, del colon e della prostata (i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Clinical Research).

"Abbiamo scelto il gene L-myc perché aveva già dato evidenza di essere un fattore di rischio. Ora abbiamo dimostrato d'essere in grado di predire che, se il paziente ha un determinato polimorfismo di questo gene, la malattia si svilupperà in lui in modo più o meno aggressivo, a seconda di determinate circostanze", spiega Dragani.

Alla luce di questa scoperta, dunque, gli specialisti avranno uno strumento in più per prevedere l'evoluzione clinica delle neoplasie e, di conseguenza, scegliere la terapia più adeguata per ogni singolo paziente, i farmaci più adatti.

Conclude Emanuela Taioli: "Poter prevedere come si svilupperà il tumore è una grandissima conquista, che ci consente di fare la nostra mossa prima che la neoplasia si espanda. E che ci aiuta anche a scegliere la giusta dose di farmaci, limitando anche gli effetti collaterali".

Tumori della mammella: genetica e familiarità

In linea generale, tumore familiare è un termine che indica una incidenza dei tumori in una famiglia, (linea materna o paterna) mentre il termine ereditario suggerisce la presenza di una mutazione dimostrata dal test genetico o sospettata dall’analisi dell’albero genealogico.

tumore ereditario (5-10 %) caratterizzato da mutazioni genetiche che si trasmettono a discendenti (BRCA1, BRCA2, BRCAX)
tumore familiare (15-20%) descrizione di casi multipli nella stessa famiglia, senza che vi sia una evidente trasmissione della malattia da una generazione alla successiva o sia riconosciuto un gene responsabile
tumore sporadico (70-75%): correlata a fattori ambientali in individui che non presentano familiarità, né ereditarietà.


Criteri di probabilità

Criteri di eleggibilità al test genetico (probabilità >10% di essere portatori di mutazioni nei geni BRCA1-2)
Criteri FONCAM 2006

La negatività del test genetico per mutazione BRCA1-2 non esclude del tutto la familiarità perché il 50% dei casi familiari sono legati a geni ancora non identificati (BRCAx). Tali soggetti vengono avviati a programmi di sorveglianza come “soggetti ad alto rischio”.


A) PAZIENTI AFFETTE DA CARCINOMA (CM = Carcinoma Mammario - CO = Carcinoma Ovarico)

Pazienti con
- CM < 36 anni di età
- CM + CO(ovarico) nello stesso soggetto a qualsiasi età
- CM maschile a qualsiasi età
Pazienti con CM<50 anni con
- 1 familiare 1° grado* CM < 50 anni
- 1 familiare 1° grado CM bilaterale(**) a qualsiasi età
- 1 familiare 1°grado CO (carcinoma ovarico) a qualsiasi età
Pazienti con CM> 50 anni con
- 2 familiari 1° grado CM a qualsiasi età

Nota*: i familiari devono essere della stessa linea (materna o paterna) oppure di 2° grado se della linea paterna
Nota**: 1 caso di CM bilaterale equivale a 2 casi di CM< 50 anni



B) SOGGETTI SANI

Donne sane con familiari di 1° grado (o 2° se della linea maschile)
- 1 familiare 1° con CM < 36 anni
- 1 familiare 1° con CM+CO nello stesso soggetto, a qualsiasi età
- 1 familiare 1° con CM maschile a qualsiasi età
- 1 familiare 1° con CM bilaterale >50 anni
Donne sane con 2 familiari di 1° grado (o 2 °se linea maschile)
- 2 familiari 1° grado con CM < 50 anni.
- 1 familiare di 1° con CM < 50 anni + 1 familiare 1° con CO a qualsiasi età
- 1 familiare di 1° con CM< 50 anni
- 1 familiare 1° con CM bilaterale a qualsiasi età
- 2 familiari di 1° con CO a qualsiasi età
Donne sane con 3 familiari di 1°(o di 2° se nella linea maschile)
- 3 familiari di 1° con CM o CO a qualsiasi età.

Nota*: i familiari devono essere della stessa linea (materna o paterna)
Nota**: il Cm va considerato come 2 tumori e quindi equivale a 2 casi di CM



Esistono altri modelli più semplici che riassumono i criteri di probabilità: i criteri ASCO:

famiglie con più di due casi di CM o più casi di CO diagnosticati a qualsiasi età
famiglie con più di tre casi di CM diagnosticati prima dei 50 anni
Coppie di sorelle con i seguenti tumori diagnosticati prima dei 50 anni
- entrambe CM
- entrambe CO
- l’una con CM e l’altra con CO
mauretto58
00lunedì 27 giugno 2011 14:28
ALI DI SCORTA CON LA FONDAZIONE "GABRIELE SANDRI"
E' IN COSTRUZIONE UNA COLLABORAZIONE/AIUTO DA PARTE DELLA FONDAZIONE "GABRIELE SANDRI" NEI CONFRONTI DI ALI DI SCORTA.
LE BASI SONO STATE GETTATE E LA FONDAZIONE SANDRI SI DETTA BEN CONTENTA DI AIUTARE I NS/VS BAMBINI E LORO GENITORI .
VI TERREMO AGGIORNATI .
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Oggetto: Collaborazione
Da: ufficiostampa@fondazionegabrielesandri.it
Data: 27/06/2011 13:28

Salve, ho letto la sua mail ovviamente siamo ben contenti di aiutravi se avevate già pensato a qualcosa la prego cortesemente di girarmela così da poterla sottoporre al responsabile.
Cordiali saluti

Fondazione Gabriele Sandri
Dott.ssa Monica Auriemma
Relazione pubbliche
P.zza della Libertà 15 – 00192 Roma
mauretto58
00lunedì 27 giugno 2011 16:49

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Ali di scorta e' stata ospite nel salotto di CANALE 5 . La padrona di casa,Barbara D'Urso,madrina e sostenitrice di ali di scorta sin dalla sua nascita,ci ha aperto le porte alla sua trasmissione per raccontare di noi , della ns Associazione,Serena e Maurizio,genitori della piccole Desirée , di anni 5 ,
che con la loro forza e il loro coraggio hanno dato un messaggio di speranza a tutti i genitori che come loro affrontano la malattia e sostengono ogni giorno i propri angeli con quella forza che solo l'amore riesce a dare .
Serena raccontaci questa giornata , particolare !
"Mai avrei pensato di varcare,nella mia vita,le soglie di uno studio televisivo..............ma se queste cose hanno un impronta di solidarieta',ben vengano.........
Se,poi,portare"in video"le sofferenze della mia piccola Desy,potevano alleggerire il peso nel cuore di qualcuno che ci ascoltava.....non sarebbe stato gia' un miracolo???
La mia grande fortuna??? Senza dubbio...Maurizio,mio marito che come una spugna ha assorbito tutte le mie ansie,tutte le mie paure e le ha trasformate in sicurezza : lui prima di tutti ha avuto fiducia .
Avevo il cuore a tremila !! Fino a quando ci hanno condotti da ALI DI SCORTA e vista la loro sicurezza e la loro calma mi sono tranquillizzata .
Barbara D'Urso,nella sua grande professionalita',ci ha messo a ns agio domandandoci come stava Desirée e da cosa era affetta alla nascita...Questo non lo avevo previsto...ero li' per parlare dell'associazione e mi sono ritrovata a parlare di noi e della ns sofferenza...
E' servito piu' a noi,per sentirci piu' forti,per metterci alla prova : non avevamo mai avuto,prima di quell'istante,voluto parlare della nascita della ns principessa,forse perche',anzi sicuramente,eravamo i primi noi a non aver accettato la sofferenza del "primo istante",forse perche' su quell'istante avevamo sognato troppe notti .
Ora quella sofferenza e' l'inizio della speranza,ora quel dolore e' la premessa della gioia di ogni suo successo .
Ora ricordo con nostalgia quando l'han deposta fra le mie braccia e tutto il resto non ha piu' valore .Non mi manca piu' non averla stretta a me i primi mesi della sua vita,perche'lo posso fare ora ,in ogni istante .
Non mi manca non averla stretta al mio seno per darle il mio latte,perche' ora la posso nutrire con il mio amore .
Non mi manca, non averla portata in giro per farla ammirare da tutti quando e' il mio cuore che l'ammira...ammira il suo coraggio e la sua voglia di andare avanti .
Non mi mancano i gesti di un amore"semplice" fatto di quotidianita' e di "depressione post-parto" quando sono stata testimone dell'amore senza confini,dell'amore che ti dona il coraggio di rinunciare ad accarezzarla e stringerla a te.... perche' e' per il suo bene" .
E se poi , in quei pochi minuti in cui il mio cuore si e' raccontato,lo giuro....e' stato il cuore che parlava per me,ho potuto dare una speranza,un rincuoro,se solo uno di coloro che mi hanno ascoltata,ha fatto un sospiro di sollievo e allora .... grazie perche' sono stata testimone che dal dolore nasce la speranza!!!!!!!!
Lo so ! Si soffre,si piange,vorresti sparire,vorresti avere la possibilita' di cominciare tutto d'accapo,sperando che la volta dopo sia migliore,vorresti chiudere gli occhi per poi riaprirli e ritrovarti in una realta' diversa........ ma la forza nasce dalla consapevolezza e dall'accettazione per te e per i tuoi figli !!!
E poi,come non avere speranza,quando in quei corridoi incontri realta' peggiori della tue che ti fanno inginocchiare a terra e ringraziare 10,100,1000 volte Iddio di averti donato quella piccola croce . Ed ogni volta che ti abbatti,ripensi a quei bimbi costretti a letto legati da una corda dolorosa,quella del soffrire, e tutto il peso che hai sulle spalle diviene niente , anzi ti vergogni anche di parlarne .
E quando la tua bambina ti dice :" Perche' tutto a me???Perche' devo fare tutte queste operazioni??? hai il coraggio di farla sentire privileggiata nel dolore" .
Tutto questo ti trasforma la vita,i rapporti,le amicizie,i discorsi,il modo di affrontare la vita,.... cambia... tutto cambia e non riesci piu' a relazionarti a chi,per qualunque problema si irrigidisce e,a volte,ti giudica per la tua "spensieratezza" , non avendo mai sentito il tuo cuore alle soglie dell'infarto per la paura" .
Serena una mamma fortunata!


NON E' UTILE "APPANNARSI" LA MENTE DI INCERTEZZE E DI PAURE , E'
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NECESSARIO LOTTARE PER QUEL BICCHIERE MEZZO PIENO,LOTTARE PER NOI MA
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SOPRATTUTTO PER I NS FIGLI CHE, COME SPUGNE,ASSORBONO TUTTI I NS
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STATI D'ANIMO .
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mauretto58
00martedì 28 giugno 2011 15:35
NEUROBLASTOMA METASTATICO
Il neuroblastoma metastatico è una patologia molto aggressiva che deve essere affrontata con un trattamento antineoplastico intensivo. L’attuale orientamento terapeutico, adottato dai principali centri di oncologia pediatrica a livello internazionale, prevede una terapia di induzione, che comprende l’uso di tutti i farmaci chemioterapici attivi contro il neuroblastoma, la chirurgia, e quindi la terapia ad alte dosi seguita da una terapia differenziate di mantenimento.
Purtroppo nonostante questo tipo di approccio la prognosi del neuroblastoma metastatico è ancora infausta e la sopravvivenza inferiore al 30%.

Il ruolo del regime di induzione appare essere il più critico poiché, se non viene ottenuta una remissione completa nei primi mesi di trattamento, la guarigione è praticamente impossibile.

Da diversi anni nel trattamento del neuroblastoma viene utilizzata la iodio-131-metaiodobenzilguanidina (131I-MIBG), un composto radioattivo somministrato endovena che è veicolato e si concentra selettivamente all’interno delle cellule tumorali di questa neoplasia. Inizialmente utilizzato a scopo diagnostico, è stato successivamente somministrato a dosi più elevate con l’intento di distruggere in modo specifico le cellule di neuroblastoma sia del tumore primitivo che delle lesioni metastatiche. In effetti gli studi clinici eseguiti hanno dimostrato che la 131I-MIBG è uno dei presidi terapeutici più efficaci nel trattamento sia del neuroblastoma recidivato o resistente alla chemioterapia che del neuroblastoma alla diagnosi.
La tossicità ematologica è stato l’unico effetto collaterale significativo rilevato.

Presso la nostra Divisione di Oncologia Pediatrica, dove la 131I-MIBG è utilizzata già da molti anni, è stata recentemente messa a punto una strategia terapeutica d’avanguardia contro il neuroblastoma metastatico, mirata ad aumentare ulteriormente l’intensità del trattamento di induzione nelle prime settimane dopo la diagnosi. Questa terapia consiste nell’associare la terapia radiometabolica tramite la 131I-MIBG con i cinque farmaci chemioterapici più attivi contro questa neoplasia, il tutto nei primi 30 giorni di trattamento. Mediante lo schema utilizzato gli effetti collaterali osservati, in particolare la tossicità ematologica, sono stati modesti.

In uno studio pilota condotto su un numero adeguato di pazienti nella nostra Divisione dal dottor Stefano Mastrangelo i risultati terapeutici a breve termine finora ottenuti sono stati ottimi, è pertanto prevedibile anche un miglioramento significativo della percentuale di guarigione.

E’ importante sottolineare che un tipo di trattamento così particolare può essere realizzato solo in centri altamente specializzati poiché è indispensabile una stretta collaborazione fra pediatri oncologi e medici nucleari, come è appunto possibile nel nostro Policlinico.

I dati relativi allo studio pilota sono descritti in un lavoro pubblicato su Pediatric Blood and Cancer, una prestigiosa rivista scientifica ed organo ufficiale della SIOP (Società Internazionale Oncologia Pediatrica).

mauretto58
00martedì 28 giugno 2011 15:36
La Divisione di Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli e’ attiva da oltre 25 anni ed ha una tradizione di alta qualita’ nell’assistenza e nel supporto psicologico e logistico ai bambini malati ed alle loro famiglie. L’elevato grado di assistenza clinica si basa sulla presenza di uno staff medico altamente qualificato, di personale infermieristico selezionato, di ampi spazi e di strutture articolate, di laboratori e servizi centralizzati e la disponibilita’ di consulenti di altre branche della medicina e dell’oncologia tutte ubicate nello stesso Policlinico.

Il nostro e’ centro AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica) n. 1106 e collabora con importanti centri internazionali di Oncologia Pediatrica (Institut Gustave Roussy, Villejuif; Institut Curie, Parigi; Emma Children’s Hospital, Amsterdam; Birmingham Children’s Hospital NHS Trust, Birmingham) offrendo ai nostri piccoli pazienti l’opportunita’ di utilizzare, oltre ai protocolli internazionali attualmente in uso, anche i farmaci piu’ recentemente sviluppati e approvati dal mondo scientifico.

L’obiettivo principale di queste pagine e’ di fornire un’informazione medica corretta e di facile consultazione , utile ai pazienti malati, alle loro famiglie e a medici ed operatori sanitari che abbiano bisogno di notizie non solo di tipo clinico ma anche riguardanti la ricerca nel campo dei tumori nei bambini.
mauretto58
00martedì 28 giugno 2011 15:38
Nuova strategia terapeutica mediante la somministrazione di Nerve Growth Factor (NGF), instillato per via congiuntivale, nel trattamento dei gravi deficits visivi in bambini affetti da gliomi delle vie ottiche

Nuova strategia terapeutica mediante la somministrazione di Nerve Growth Factor (NGF), In età pediatrica, alcuni tumori, come i craniofaringiomi e i gliomi delle vie ottiche (GVO), compromettono frequentemente la funzione visiva dei bambini. Le terapie anti-neoplastiche sono in grado di controllare, nel tempo, la progressione del tumore, anche se, quasi inevitabilmente, il danno visivo di questi bambini tende a progredire fino alla cecità. Ad oggi, non sono disponibili terapie specifiche che siano in grado di controllare o far regredire le lesioni delle vie ottiche indotte dal tumore.

Ogni nuova strategia terapeutica in grado di bloccare la degenerazione delle vie ottiche sarebbe, quindi, di grande importanza per questo tipo di pazienti. Il Nerve Growth Factor (NGF) è una neurotrofina, scoperta dalla Prof.ssa Rita Levi Montalcini, fondamentale per lo sviluppo e la sopravvivenza dei neuroni del Sistema Nervoso Centrale e Periferico. Per la sua azione neuroprotettiva, la somministrazione intracerebrale di NGF è stata già sperimentata per il trattamento di alcune patologie neurologiche degenerative, quali il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer.

La somministrazione esogena di NGF ha evidenziato effetti significativi anche sul sistema visivo, in quanto i recettori per l’ NGF, tramite i quali si esplica l’ azione di questa neurotrofina, sono presenti lungo tutte le vie di conduzione e le cellule ganglionari retiniche. E’ stato dimostrato, infatti, che la somministrazione congiuntivale di NGF è efficace nel trattamento di pazienti con ulcere corneali e con gravi deficits visivi secondari al glaucoma. In base a queste prime esperienze, abbiamo, recentemente, condotto due studi pilota su bambini e adulti affetti da gravi deficits visivi secondari a GVO.

I risultati di questi studi, coordinati dal Prof. Riccardo Riccardi, con la collaborazione del Prof. Benedetto Falsini e del dott. Antonio Chiaretti, sono stati recentemente pubblicati su Neurorehabilitation and Neural Repair, una prestigiosa rivista scientifica internazionale, organo ufficiale della Società americana di Neuroriabilitazione. Ai pazienti è stato somministrato, in entrambi gli occhi, del collirio contenente 1 mg di NGF diluito in soluzione fisiologica, tre volte al giorno, per dieci giorni consecutivi. Già dopo i primi giorni di trattamento, soprattutto per quanto evidenziato dai pazienti adulti, si è assistito ad un notevole e significativo miglioramento della funzionalità visiva, che ha permesso loro di riprendere a camminare autonomamente, guardare la Tv e svolgere le comuni attività domestiche senza l’ ausilio di altre persone. Tali performances cliniche sono state accompagnate anche da un significativo miglioramento di alcuni parametri elettrofisiologici, quali l’ elettroretinogramma e i potenziali evocati visivi, a testimonianza di eventi neuro-protettivi, esplicitati dall’ NGF, a livello retinico.

L’ acuità visiva di questi soggetti, però, dopo circa due mesi dalla sospensione del trattamento, è iniziata nuovamente a peggiorare, suggerendo la necessità di capire ancor meglio, con ulteriori studi già in programmazione, i meccanismi molecolari indotti dall’ NGF, in modo da instaurare modalità terapeutiche ancora più efficaci. Se tali risultati preliminari fossero confermati da queste nuove ricerche, la somministrazione di NGF per via congiuntivale potrebbe aprire nuovi scenari terapeutici per il trattamento dei gravi deficits visivi indotti dai GVO. Lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per la somministrazione di NGF, nonché la facilità di somministrazione, quale quella congiuntivale scevra da effetti collaterali di rilievo, potrebbero rappresentare un importante passo in avanti per il trattamento dei bambini ipovedenti con importanti ripercussioni, cliniche e sociali, sia per i bambini stessi che per i loro genitori.
mauretto58
00martedì 28 giugno 2011 15:40
ITCC-ENCCA Training course 2011 Rational drug development in children with cancer

ITCC-ENCCA Training course 2011 Rational drug development in children with cancerL’ITCC Education and Training Committee di cui il prof. Riccardo Riccardi e’ il chairman, ha il piacere di promuovere l’organizzazione della terza edizione del corso internazionale sulla sviluppo di Nuovi Farmaci in Oncologia Pediatrica.

Il corso che si terra’ a Roma dal 25 al 27 maggio 2011 ha l’obiettivo di fornire un adeguato training ai medici dei centri di Oncologia Pediatrica che fanno parte del Consorzio Europeo ITCC (Innovative Therapies for Children with Cancer) affinche’ possano essere in grado di condurre studi clinici sperimentali con farmaci di nuova generazione.

Il corso e’ aperto anche ad oncologi pediatri di centri non ITCC e al personale di industrie e societa’ farmaceutiche interessato a tali tematiche.
L’obiettivo del consorzio ITCC e’ di valutare nuovi farmaci in oncologia pediatrica. L’ ITCC deriva dalla collaborazione di diversi centri di ricerca clinica e di laboratori presenti afferenti alle universita’ di sei nazioni europee (Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia, Germania, Austria).
Il corso si propone di indicare gli aspetti etici, normativi, sperimentali e di farmacovigilanza che sono indispensabili per una corretta conduzione di questi complessi studi.
E’ prevista una fase di preparazione pre-corso con la possibilita’ per tutti gli iscritti di avere indicazioni sulla bibliografia di riferimento e slides sulle conoscenze di base delle tematiche che verranno affrontate durante il corso on-site. Quest’ultimo si erticolera’ in lezioni frontali specifiche sui protocolli clinici di fase I-II ed esercitazioni pratiche (implementate rispetto alle edizioni precedenti) per la programmazione di protocolli sperimentali a cui i partecipanti daranno il loro contributo attivo. Sono inoltre previste presentazioni riguardanti la regolamentazione europea in materia di sperimentazione di nuovi farmaci in oncologia pediatrica ed il ruolo svolto dalle case farmaceutiche in collaborazione con i centri di ricerca. Verranno valutati gli aspetti etici legati al consenso informato, all’assenso dei bambini e al ruolo della famiglia.
Le lezioni verranno tenute da esperti internazionali nello sviluppo di trials clinici di fase I-II, nella regolamentazione europea sui nuovi farmaci, ed esperti di Etica.

mauretto58
00martedì 28 giugno 2011 15:43
ENCCA: European Network for Cancer in Childhood and Adolescents

ENCCA: EUROPEAN NETWORK FOR CANCER IN CHILDHOOD AND ADOLESCENTSI tumori sono una delle principali cause di morte in età pediatrica, pur rappresentando comunque una malattia rara. Nel corso degli ultimi 40 anni i notevoli progressi nel campo dell’oncologia pediatrica hanno permesso di migliorare la prognosi dei bambini affetti da tumore, nonostante le notevoli difficoltà legate allo scarso numero di pazienti e al limitato numero di farmaci disponibili per la sperimentazione nei bambini.
Tuttavia, sebbene la percentuale di sopravvivenza globale sia migliorata, in alcuni Paesi la mortalità resta ancora elevata, con risultati disomogenei all’interno della stessa Comunità Europea.
In questo scenario, è stato ideato il progetto ENCCA (European Network for Cancer in Childhood and Adolescents), finanziato dalla Comunità Europea, che sarà avviato il 14 Gennaio 2011.

Obiettivo primario di tale progetto sarà quello di armonizzare il lavoro dei differenti Centri Europei al fine di superare le barriere geografiche e socioculturali per poter assicurare a tutti i bambini, d’Europa e non solo, lo standard delle cure per una patologia rara e finora poco conosciuta in ambito specialistico.

In particolare, il prof Riccardi, responsabile dell’area “Education and Training”, si propone di uniformare e ottimizzare le strategie diagnostico-terapeutiche dei differenti Centri Europei, diffondendo i mezzi per una preparazione adeguata attraverso percorsi formativi ad hoc (stage, master, lezioni online, …), tenendo conto delle disponibilità territoriali.

La stretta collaborazione tra i Paesi Europei avrà come fine ultimo quello di migliorare ulteriormente la prognosi dei tumori pediatrici, attraverso la realizzazione di una rete di ricerca trasversale che permetta di rendere noto quanto accade a livello internazionale e di porre le basi per il continuo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali in oncologia pediatrica, altrimenti di difficile e limitata disponibilità.

L’esplosione delle conoscenze nel campo della biologia tumorale ha già permesso, nel corso degli ultimi anni, lo sviluppo della target-therapy, ovvero di farmaci che agiscono su recettori cellulari specifici, iniziando a modificare i principi della farmacologia antineoplastica: da una farmacologia basata sulla malattia si sta passando, infatti, ad una terapia trasversale guidata sul difetto molecolare. Al contrario della chemioterapia convenzionale, l’azione “bersaglio” del farmaco risparmia le cellule normali dell’organismo dall’azione dei farmaci, con un miglioramento del profilo di tollerabilità del trattamento stesso, a vantaggio del paziente.

Questo permetterà, quindi, una riduzione della complicanze a lungo termine ed una migliore qualità di vita dei pazienti guariti, obiettivo anch’esso del progetto ENCCA.
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