Tumori pediatrici
L’oncologia pediatrica si occupa dello studio e della cura delle neoplasie dell’età pediatrica. Il range di età teorico è di 0-15 anni, tuttavia, nella realtà, il limite dei 15-21 anni viene esteso indefinitamente per alcune neoplasie tipiche del bambini che si presentano, sia pure eccezionalmente, in età adulta. La patogenesi dei tumori pediatrici è intimamente legata a organogenesi, maturazione e crescita tessutale e può spiegare la peculiarità genetica che distingue i tumori pediatrici da quelli dell’età adulta e anche la maggiore suscettibilità ai farmaci. Le differenze principali tra le neoplasie infantili e quelle dell’età adulta sono relative a istotipo, sedi di insorgenza, eziopatogenesi, responsività ai farmaci e possibilità di guarigione. Se nelle neoplasie del bambino sono implicati sul piano ezio-patogenetico fattori prevalentemente di tipo genetico, nell’adulto invece sono fattori mutageni ambientali.
Lo scopo dell’oncologia pediatrica è perfezionare i piani di cura, aumentando il numero dei sopravviventi, ridurre il numero delle ricadute, migliorare le terapie di salvataggio, riconoscere i fattori prognostici di tipo clinico e biologico, fornire un adeguato e continuo follow-up, programmare la terapia di riabilitazione, prevenire, riconoscere e trattare le sequele iatrogene, fornire, se richiesta, una consulenza genetica.
Dai dati AIRTUM risulta che, nel periodo di osservazione tra il 1998 ed il 2002, nell’area italiana coperta dai registri tumori i tassi d’incidenza della malattia sono i seguenti:
bambini 0-14 anni: 175,4 casi per milione/anno
ragazzi 15-19 anni: 270,3 casi per milione/anno
pur restando una patologia rara, tra il 1988 e il 2002 (tre quinquenni) si è osservato un aumento della frequenza del 2% annuo, passando da 146,9 casi nel periodo 1988-1992 a 176,0 casi nel periodo 1998-2002. L’incremento più consistente riguarda i bimbi sotto l’anno di età (+ 3,2%), seguiti da quelli tra 10 e 14 anni (+2,4%), mentre è simile negli altri due gruppi (+1,6% nella fascia di età 1-4 anni, +1,8% tra i 5 e i 9 anni)
i tre tumori più frequenti nei bambini sono tutti in aumento: leucemie +1,6% annuo, linfomi +4,6% annuo, tumori del sistema nervoso centrale +2,0% annuo.
I tumori dell’infanzia sono circa l’1-2% di tutte le neoplasie. Il cancro dei bambini non è un’entità singola, ma uno spettro di neoplasie diverse per istologia, sede di origine, razza dell’ospite, sesso ed età. Vi è una prevalenza nei maschi e l’incidenza aumenta al di sotto dei 5 anni ed al di sopra dei 15, con una maggiore frequenza nella razza bianca.
Tra 0 e 2 anni prevalgono neuroblastoma, nefroblastoma e retinoblastoma; tra 3 e 5 anni, leucemie acute e sarcomi delle parti molli; tra 5 e 9 anni tumori del sistema nervoso centrale e linfomi maligni; tra 10 e 15 anni linfoma di Hodgkin, tumori dell’osso, sarcomi delle parti molli, che si presentano inoltre per tutta l’adolescenza e nel giovane adulto.
Fin dal 1970, trial istituzionali e multicentrici hanno permesso di migliorare la sopravvivenza dei pazienti identificando fattori prognostici clinici e biologici. Ad oggi la speranza di sopravvivenza per i bambini che si ammalano di tumore nei paesi occidentali supera il 70% a 5 anni. Per i casi rilevati nel 1998-2002, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi ha raggiunto complessivamente il 78% per i tumori in età pediatrica e l’82% per i tumori dell’adolescente.
Questi risultati sono stati raggiunti grazie all’organizzazione dei Centri di oncologia pediatrica, che sono costantemente impegnati in studi scientifici (studi clinici controllati e randomizzati) per individuare nuove e migliori terapie.
Tuttavia, i tassi di sopravvivenza per alcune neoplasie sono particolarmente bassi (gliomi maligni, neuroblastoma metastatico, sarcomi delle ossa e delle parti molli metastatici) anche quando vengano applicati regimi di trattamento intensivi con farmaci ad alte dosi e reinfusione di cellule staminali. Inoltre, a fronte di un sicuro miglioramento prognostico degli scorsi decenni per alcuni tumori, la sopravvivenza per altri tipi di tumori, come ad esempio i sarcomi dell’osso, è rimasta invariata.
La presa in carico del malato pediatrico oncologico, attualmente svolta nei vari Centri di Emato-Oncologia Pediatrica, presuppone anche la presa in carico della famiglia e delle relative necessità - di cui non si fa carico l’ospedale - che invece si appoggia alle varie Associazioni di Genitori che collaborano in modo fattivo con i vari centri di onco-ematologia presenti sul territorio italiano.
Grazie a questa collaborazione sono stati istituiti le strategie per le cure palliative, lo sviluppo della terapia del dolore, lo sviluppo della psico-oncologia e la riabilitazione, compresa la psicomotricità dei più piccoli. Tutto ciò è stato possibile grazie alla integrazione che le organizzazioni no profit - in particolar modo le Associazioni dei Genitori - hanno realizzato con i vari centri di eccellenza per la cura dei tumori infantili, esistenti in Italia.
(Fonte: "Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per il 2011-2013")