Cassazione: reagire in campo ad un fallo con una testata è reato. Anche se l'arbitro non ha fischiato il fallo.

Cassazione: reagire in campo ad un fallo con una testata è reato. Anche se l'arbitro non ha fischiato il fallo.

Linea dura della Cassazione contro il gioco scorretto. I calciatori d'ora in avanti dovranno fare molta attenzione giacché rischieranno una condanna anche per una "testata" data all'avversario sul campo da gioco per reazione ad un fallo. L'avvertimento arriva dalla quinta sezione penale della Suprema Corte che invita i giudici a giudicare con severità questo comportamento. E ciò anche se l'arbitro non ha fischiato il fallo.

La questione è stata "tirata in campo" dalla Corte con la sentenza n. 28439 del 2009 che ha annullato un'assoluzione dal reato di lesioni volontarie resa in favore di un calciatore che aveva colpito al volto con la testa un avversario reagendo ad un fallo da lui commesso. Il Giudice di Pace in prima istanza aveva deciso di assolvere il calciatore perchè a suo dire sussisteva una "causa di giustificazione" determinata dal fatto che l'arbitro non aveva interrotto la partita e che pertanto quella testata faceva parte del contesto dell'attività sportiva.

I supremi giudici hanno quindi annullato la sentenza di assoluzione, spiegando che la "causa di giustificazione non può essere automaticamente affermata per il solo fatto che la condotta lesiva sia stata posta in essere a gioco non interrotto, atteso che anche in assenza di tale condizione, é ben possibile che un giocatore attenti all'incolumità fisica di un altro con modalità tali da escludere che egli abbia soltanto inteso contrastarne l'azione é da dimostrare piuttosto l'esistenza di una finalità puramente e semplicemente lesiva, pur se occasionata dal contesto agonistico".