CONSIGLIO DIRETTIVO ALI DI SCORTA

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2013 09:18
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Città: ROMA
Età: 65
Sesso: Maschile
12/07/2009 08:27


Allegato a
4.7.4 Allegati

RELAZIONE OSSERVATORE-BAMBINO


NOME: Claudia

COGNOME:

DATA:

PATOLOGIA: tumore


PERIODO VALUTATO:

Pre-operatorio ■ Post-operatorio □

INTERVENTO: _____________________

ESEGUITO IL: ___/___/______


Il bambino:

Spettatore
Attività parallela
Prossimità x
Affetto positivo x
Richiesta di attenzione/di azione (soddisfatta) x
Richiesta di attenzione/di azione (non soddisfatta)
Conversa x
Attività con turni
Condivisione x
Imitazione
Imitazione reciproca
Conflitto verbale
Conflitto per l’oggetto
Risoluzione positiva del conflitto
Riferimento a stati psicologici
Chiama per nome/invita al gioco x
Aiuta/consola
Difende lo spazio interattivo
Usa il termine amico
Scherza


Allegato b
RELAZIONI AMICALI TRA BAMBINI


NOME: Claudia

COGNOME:

DATA:

PATOLOGIA: tumore


PERIODO VALUTATO:

Pre-operatorio ■ Post-operatorio □

INTERVENTO: _____________________

ESEGUITO IL: ___/___/______


Il bambino:

Spettatore
Attività parallela x
Prossimità x
Affetto positivo x
Richiesta di attenzione/di azione (soddisfatta)
Richiesta di attenzione/di azione (non soddisfatta)
Conversa x
Attività con turni
Condivisione x
Imitazione
Imitazione reciproca
Conflitto verbale
Conflitto per l’oggetto x
Risoluzione positiva del conflitto x
Riferimento a stati psicologici
Chiama per nome/invita al gioco
Aiuta/consola
Difende lo spazio interattivo x
Usa il termine amico
Scherza





Allegato c
INTERAZIONE MADRE - BAMBINO


NOME: Claudia

COGNOME:

ETA’: 3 anni

DATA:

PATOLOGIA: tumore

PERIODO VALUTATO:

Pre-operatorio ■ Post-operatorio □

INTERVENTO: _____________________

ESEGUITO IL: ___/___/______

SVILUPPO COGNITIVO: nella norma



Comportamento motorio del bambino Il bambino Azioni del b. sul/col proprio corpo x
Azioni del b. su oggetti x
Azioni imitative (V) se verbali
Azioni intenzionali
Azioni anticipatorie
Il b. si muove attivamente x
Il b. si muove con cautela
Il b.valuta ed affronta adeguatamente gli ostacoli
Il b.non valuta e affronta adeguat. gli ostacoli
La reazione della madre La m. consente il movimento del bambino x
La m. blocca o ostacola il movimento del b.
Capacità di stabilire contatti Il bambino Il b.ricerca attiv. il contatto con il mondo esterno
Il b. ricerca attiv. il contatto con le persone x
Il b. osserva il mondo esterno senza agire attiv.
Il b. è passivo rispetto alle stimolazioni esterne
La madre La m.favorisce e stimola il contatto con se stessa x
La m.favorisce e stimola il contatto con gli altri x
La m.favorisce e stim. il cont. con il mondo esterno x
La m. impedisce od ostacola il contatto con se stessa
La m. impedisce od ostacola il contatto con gli altri
La m.impedisce od ostacola il cont. con il mondo esterno
Delimita spazi, tempi e modalità di contatto con se stessa
Delimita spazi, tempi e modalità di contatto con gli altri
Delimita spazi, tempi e mod. di cont. con il mondo esterno
Esplorazione Il bambino Esplora attivamente da solo
Esplora attivamente con la madre x
Esplora attivamente in presenza della madre x
Esplora perché stimolato
La madre La m. consente l’esplorazione x
La m. consente al b. l’esplorazione in base a criteri
Consente poco o limita l’esplorazione
Accettazione limiti Il b. accetta i limiti in presenza della m.
Il b. accetta i limiti in assenza della m.
Il b. non accetta i limiti in presenza della m. x
Il b. non accetta i limiti in assenza della m.
Comportamento visivo Il b. guarda x
Il b. segue x
Vaga con lo sguardo
Esplora con lo sguardo il movimento
Comportamento ludico Il b. gioca con x
E’ capace di mantenere l’attenz.nello svolgimento del gioco
Vola fra gli oggetti/giochi x
Comportamenti sociali Il bambino Il b. inizia un contatto fisico x
Il b. inizia un contatto verbale x
Il b. inizia un contatto visivo x
Il b. compie gesti affettivi x
Il b. compie gesti che esprimono opposizione
La madre La m. inizia un contatto fisico x
La m. inizia un contatto verbale x
La m. inizia un contatto visivo x
La m. compie gesti affettivi x
La m. compie gesti che esprimono opposizione
Interazione La m. ed il b. sono in contatto fisico x
La m. ed il b. sono in contatto visivo x
La m. ed il b. focalizzano lo sguardo sullo stesso oggetto
Modalità di contenimento La m. assolve alle funzioni con interazione x
La m. assolve alle funzioni con mod. fredde e meccaniche
La m. utilizza toni e modalità irritate, esasperate
La m. utilizza espressioni di noia e stanchezza
La m. tende a calmare e rassicurare il b. x
La m. è disponibile in casi di bisogno x
La m. non è disponibile in casi di bisogno
La m. interferisce con l’attività del b.
La m. è capace di strutturare un ambiente idoneo x
La m. non è capace di strutturare un ambiente idoneo
La m. tiene il b. rivolto verso di sè
La m. tiene il b. rivolto verso il mondo esterno
La m. tiene il b. in modo adeguato
La m. non tiene il b. in modo adeguato
La m. cambia posizione del bambino sostenendolo
La m. cambia posizione del bambino non sostenendolo
Verbalizzazione Il bambino Vocalizzazioni x
Vocalizza disagio x
Piange x
Smette di piangere x
Sorrisi e risate x
La madre La m. utilizza espressioni verbali di apprezzamento
La m. utilizza espressioni verbali negative
La m. utilizza interpretazioni
La m. utilizza richieste
La m. utilizza imperativi
La m. utilizza imitazioni (v) se verbali
La m. utilizza sorrisi e risate x
Comportamento di fronte a stimoli distonici Il bambino Il b.reagisce con pianto che scompare con elim.del disagio x
Il b. reagisce con agitazione motoria x
Il b. reagisce con attivo esitamento dello stimolo
Il b. reagisce con protesta attiva
Il b. reagisce col ritiro
Il b. reagisce con segnali indicatori del no
La madre La m. sa prevedere i bisogni del b. in modo adeguato x
La m. non sa prevedere i bisogni del b. in modo adeguato
La m. è in grado di intendere e eliminare subito il disagio x
La m. non è capace di intendere e eliminare subito il disagio
La m. procede per prove ed errori
La m. non è capace di individuare la richiesta
La m. gradua la risposta in modo che il b. possa fronteggiare lo stimolo distonico
Situazioni di pericolo La madre La m. previene e prevede una situazione di pericolo
La m. prevede ma non previene una situazione di pericolo
La m. non prevede né previene una situazione di pericolo
Di fronte ad una situaz. di pericolo interviene con il divieto
Di fronte ad una situazione di pericolo introduce alla valut. cognitiva
Interviene in situazioni di pericolo non reale
Aiuta il b. ad affrontare il pericolo rassicurandolo
Cambia la posizione del b.













4.8 Conclusioni


Inizialmente, pensare di svolgere la mia attività in questo contesto mi destava un po’ di preoccupazione, in quanto, sarei dovuta stare a contatto, anche se non diretto, con primari, medici, infermieri, con persone professionalmente molto preparate mentre io sono ancora “addirittura” in corso di formazione. Ma dopo un primo momento di inserimento ho capito che comunque questo aspetto non era così negativo ma che poteva essere un nuovo contesto di apprendimento sul campo. In seguito alle prime difficoltà, dovute al fatto di svolgere un’attività nuova in un ambiente particolarmente intenso di emozioni, sono riuscita ad acquisire una maggiore sicurezza nell’approccio con i bambini, con i loro genitori e con la struttura stessa. Mi sono resa conto di aver affinato alcune competenze psicologiche prima solo accennate in me, come la mia capacità d’osservazione, una maggiore sicurezza nell’instaurare i rapporti con l’utente e in particolare con i genitori, una maggiore sicurezza di movimento all’interno del reparto, una mia maggiore capacità di stare nella relazione, una capacità di analizzare le relazioni e il contesto, approfondimento sull’interazione madre-bambino con l’esame delle diverse tipologie di modelli utilizzati dalle madri, una capacità di auto-controllo delle mie emozioni, una maggiore capacità di utilizzo delle griglie di osservazione e una più alta velocità nello stilare la relazione conclusiva. L’esperienza fatta mi ha portato a riflettere sulla realtà di questi incontri; ogni giorno mi trovavo davanti a situazioni difficili, disperazione, sofferenza e dignità di famiglie che pur vivendo un dramma con amore e speranza affrontavano e sostenevano i loro cari. Durante il mio percorso mi sono resa conto che ciò che mi appariva inizialmente confuso e mi rendeva insicura, con il passare delle settimane tutto diventava più chiaro e sentivo di essere in grado di sostenere con armonia gli incontri con i bambini. A termine di questa esperienza, posso affermare che, all’inizio il mio obiettivo era quello di svolgere il tirocinio come tappa obbligatoria, impostami dall’università, per raggiungere un titolo di studio; ora che è terminata la considero un’occasione formativa e di verifica delle competenze. Aver spostato la mia posizione verso il tirocinio, da una dimensione adempitiva ad una dimensione costruita, mi ha permesso di riflettere sulla mia posizione, di essere committente del mio tirocinio, di pormi una domanda, all’interno di una relazione con un contesto, dandomi degli obiettivi da raggiungere dentro la mia funzione di tirocinante pre-lauream. Ma per arrivare a ciò ho dovuto intraprendere la lunga strada della riflessione. Il poter riflettere su quello che mi succedeva è stato un importante strumento che mi ha permesso di giungere alla salda consapevolezza di aver raggiunto quella competenza organizzativa, delineata già nell’introduzione, consentendomi di trasformare l’agito della mia esperienza di tirocinio in pensiero sulla formazione. E proprio l’acquisizione di tale competenza mi ha permesso, a posteriori, di avanzare tutte queste riflessioni e pensieri nell’ambito di un contesto di tesi. Infatti, l’opportunità di stilare questo resoconto mi ha consentito di arrivare a comprendere il contesto nel quale ero immersa aumentando la voglia di conoscerlo e di capirne il funzionamento non lasciando che tale esperienza non avesse un senso e che tutto ciò non cadesse nell’ oblio ma tracciasse in me un solco dove poter “seminare per un buon raccolto di vita formativa”.









Bibliografia

Carli R., (1997), Formarsi in psicologia clinica, Edizioni Kappa.
Carli R., Paniccia R.M. (2005), Casi clinici. Il resoconto in psicologia clinica, Il Mulino.
Carli R., Paniccia R. M. (2002), L’analisi emozionale del testo, uno strumento psicologico
per leggere testi e discorsi, Franco Angeli, Milano.
Gandini C., Gheduzzi E., Montixi M.C., Ruggiu P.A. (1990), “Il resoconto clinico in
psicoterapia: una proposta metodologica”, Rivista di Psicologia Clinica, 2, pp.142 ss.
Grassi R., (2002), Narrazioni in entrata, narrazioni in uscita: resocontarsi in psicologia clinica in G. Montesarchio (a cura di), Colloquio in corso, Franco Angeli, Milano.
Grasso M., (2001), Psicologia clinica e psicoterapia, Edizioni Kappa, Roma.
Grasso M., Lombardo G.P., Pinkus L., (1988), Psicologia clinica: teorie, metodi e
applicazioni della psicodinamica, Nis, Roma.
Lancia F., (1990), Prassi e resoconto in psicologia clinica, Rivista di Psicologia Clinica,
gennaio-aprile, Vol. 1.
Montesarchio G., (2002), Colloquio in corso, Franco Angeli, Milano.
Montesarchio G., (2002), Quattro crediti di colloquio, Franco Angeli, Milano.
Senatore Pilleri R., Oliverio Ferrarsi A., Il bambino malato cronico, aspetti psicologici, Raffaello Cortina Editore, 1989.
Sesto C., (1993), “Categorie di lettura del resoconto clinico: un’analisi dei resoconti
psicoanalitici e sistemico-relazionali”, Rivista di psicologia Clinica, 1, pp. 110 e ss.
Tommasoni M., Solano L., (2003), Una base più sicura. Esperienze di collaborazione diretta tra medici e psicologi, Franco Angeli, Milano.


Siti internet
www.aimac.it
• Aimac, Ulteriori esami, Copyright 2004.
• Aimac, Quali sono i segni e i sintomi dei tumori cerebrali?, Copyright 2004.
www.aiom.it
• VIII Conferenza Nazionale A.I.O.M., I tumori nei giovani, Centro Congressi Giovanni XXIII, Bergamo, 24-26 Marzo 2004.
www. Alidiscorta.it
• Di Giovanni S., (2003), Meccanismi di difesa e informazioni mediche in NCH infantile in “oltre il decimo piano”, Roma, ottobre 2003.
• Di Giovanni S., (2004), Il concetto di morte nel bambino in “oltre il decimo piano”, Roma, aprile 2004.
• Rubbini Paglia P., Di Giovanni S., (2001), Relazione d’aiuto e accompagnamento alla morte al bambino oncologico e alla sua famiglia, Roma, maggio-agosto 2001.
www.fondazione-livia-benini.org
• Carbonara M.V., (2000), L’ospedale nel vissuto del bambino in Pozzella A., Pierrucci I., Di Vita G. (a cura di), Il dolore del bambino: si può e si deve combattere, giornata di aggiornamento professionale 27 maggio 2000, Presidio ospedaliero dell’ “Immacolata” di Sapri (SA)-A.S.L. SA/3.
• Fantone G., (2000), Iniziative tendenti al miglioramento della qualità di vita nel bambino malato cronico e/o ospedalizzato in Pozzella A., Pierrucci I., Di Vita G. (a cura di), Il dolore del bambino: si può e si deve combattere, giornata di aggiornamento professionale 27 maggio 2000, Presidio ospedaliero dell’ “Immacolata” di Sapri (SA)-A.S.L. SA/3.
• Filippazzi G., (2000), La carta di EACH per un ospedale a misura di bambino in Pozzella A., Pierrucci I., Di Vita G. (a cura di), Il dolore del bambino: si può e si deve combattere, giornata di aggiornamento professionale 27 maggio 2000, Presidio ospedaliero dell’ “Immacolata” di Sapri (SA)-A.S.L. SA/3.
www.iodomani.it
• Progetto di accoglienza e sostegno al bambino oncologico, una partnership tra “io, domani…” associazione per la lotta contro i tumori infantili e il dipartimento di pediatria dell’università di Roma “La Sapienza”.
www.medinews.it
• Brandes Alba, (2005), I tumori cerebrali, cosa c’è da sapere, Congresso internazionale sui tumori cerebrali, Padova, 11-12 Marzo 2005.
www.numedionline.it
• XIX Congresso della società europea di Neurochirurgia Pediatrica (ESPN), Tumori pediatrici cerebrali in aumento, Univ. Cattolica Sacro Cuore, Roma, 6 Maggio 2004.
www.sanitaesalute.it
• Genitori L., I tumori cerebrali



















Ringraziamenti


Desidero ringraziare il Prof. Grasso per la possibilità che mi ha dato al fine di arrivare al raggiungimento del mio obiettivo di lavoro di tesi e la Dott.essa Summa per la sua supervisione e disponibilità dimostratami in questo percorso.

Un ringraziamento particolare all’associazione “Ali di Scorta”, alla Dott. Simona Di Giovanni, al reparto di Neurochirurgia Infantile del policlinico “Agostino Gemelli” e a tutte le famiglie e bambini che hanno condiviso con me questa esperienza indimenticabile.

Un grazie di cuore a tutti gli amici, con cui ho condiviso gioie e dolori di questi anni universitari, per essermi stati vicino in tutti i miei momenti di difficoltà e per avermi accompagnato nella stesura di questa tesi. In particolare, in ordine alfabetico, Alessia, Catiuscia, Cristina, Francesca, Giovanna.

Ringrazio, inoltre, tutte le mie zie e parenti per aver sempre creduto in me e per l’incoraggiamento costante. In modo particolare nonna Antonietta e zio Tano.

Grazie alla presenza dei miei angeli, nonno Pino e nonna Peppa, che anche da lassù ho sentito a me vicini.

Vorrei, infine, ringraziare i miei genitori e mio fratello Valerio, che con il loro incrollabile sostegno morale ed economico, mi hanno permesso di raggiungere questo traguardo da me tanto desiderato.

GRAZIE A TUTTI !!!

Valentina
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