Oggi alle 14,30 in via del Baiardo 25 l’ultimo saluto a Paolo Testa, il tecnico più titolato del Lazio, spentosi ieri a 41 anni.

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PIERLUIGI47
00martedì 17 gennaio 2012 11:08
Il presidente e allenatore del Tor di Quinto ha vinto 10 titoli regionali e negli ultimi 3 anni si è laureato 2 volte campione d'Italia
Oggi alle 14,30 in via del Baiardo 25 l’ultimo saluto a Paolo Testa, il tecnico più titolato del Lazio, spentosi ieri a 41 anni.

Il presidente e allenatore del Tor di Quinto Juniores e Allievi Elite ha vinto 10 titoli regionali e negli ultimi 3 anni si è laureato 2 volte campione d'Italia.

Presso il Centro Sportivo Vittorio Testa saranno presenti anche gli atleti del Tor di Quinto in tuta di rappresentanza.

Per un corretto deflusso del traffico e delle persone la società Tor di Quinto ha consigliato di parcheggiare davanti all’ex sede del Gran Teatro e prendere, a piedi, la scorciatoia interna che porta direttamente su via del Baiardo.

Il Suo ricordo sui siti web:

www.passionecalcioweb.com/articles_card.aspx?IdArt=3611

Paolo Testa visto da noi
Ecco le testimonianze di alcuni di noi che hanno conosciuto Paolo da vicino

Di Luca Lo Iacono

Scandagliare gli archivi , quelli fisici ma soprattutto quelli fatti di ricordi ed emozioni, e vedere le mille immagini, i video, i sorrisi di Paolo oggi è un compito ingrato. Mancano le parole per descrivere lo stato d'animo dopo la chiamata della mattina, manca il fiato a pensarci ed anche le dita sulla tastiera sembrano di gesso mentre gli occhi si appannano sempre di più. La giornata di oggi è stata una di quelle difficile, viscide, infami per tutto il mondo del calcio regionale ed anche per la nostra redazione. In tanti abbiamo imparato a conoscere Paolo nei dieci anni e più di attività ed oggi non ci sembra ancora vero che non ci sia più. C'eravamo abituati a fatica a rinunciare al suo pizzetto storico, ai suoi capelli lunghissimi oggetto di tante scommesse vinte, ma ora abituarci alla sua assenza sarà un compito dannato. Anche se per noi Paolo non se ne andrà mai veramente. Rimarrà sui volti di chi gli ha voluto bene, sui sorrisi dei suoi tantissimi atleti e giocatori, nei nostri ricordi ed in migliaia di altri brividi. Paolo non è mai stato uno comune ed ognuno di noi, a suo modo e con il suo passo, gli era legato. Di un legame difficile da descrivere. Perchè Paolo , tecnico pluripremiato, è sempre stato schivo in campo e fuori. Rispettoso di tutti i ruoli.Come scrive Andrea Dirix , che ha cominciato ad annusare l'aria di via del Baiardo quasi 17 anni fa ormai, Paolo non aveva mai una parola fuori posto, mai una telefonata al cronista di turno per blandirlo o redarguirlo, a seconda dei casi. Bastava un sorriso, due parole, una battuta per lasciarsi trasportare nel suo mondo. Fatto di calcio e valori come pochi possono fare, lasciando agli altri parole e astio, ed anche di tanti trofei. I primi , materiali, oggi riposano sulla bacheca , i secondi, fatti di scarpini e sogni, domani pomeriggio affolleranno Via del Baiardo per l'arrivederci al grande condottiero, amico, fratello, uomo. Personalmente mi ritroverò a guardare la panchina, quella di destra guardando il centrocampo, cercando ancora un cenno d'intesa, una pacca sulla spalla, convinto ancora di sentire le espressioni che lo rendevano ancora più simpatico. "Porca Zozza", "Ma che sei de muro", erano le sue preferite ed erano lo specchio di un linguaggio colorito, simpatico , ma veramente mai volgare. Anche quando una squadra , in una semifinale regionale, davanti a lui prima della partita riunendosi a cerchio esclamò a gran voce "Vincere e Vinceremo", Paolo rispose con un sorriso ed una battuta "Ma proprio sta frase dovete di?". Semplice, immediato, mai arrogante come nel suo stile di sempre. Forse oggi è vero che gli eroi muoiono giovani. Perchè lui ha vissuto come un eroe moderno, senza mai abbassare il capo se non per raccogliere le centinaia di medaglie che gli hanno posto sul collo, accanto al simbolo della falce e martello, e poco sopra le magliette che indossava in occasione delle gare più importanti e che hanno fatto storia. Se n'è andato troppo presto, Paolo, e già oggi ci manca in una maniera che ci ha tolto le parole. Abbiamo però voluto fare uno sforzo per ricordare chi ci ha regalato tanto, sia a livello sportivo che umano, e per questo abbiamo raccolto i nostri ricordi. Ciao Paolè

ALESSANDRO SERRA

Ciao Paolo.
In questi anni ci siamo frequentati parecchio ma conosciuti poco. In queste circostanze le parole, anche per chi teoricamente dovrebbe usarle come strumento di lavoro, non sembrano mai quelle giuste. Te lo devo dire quando capitava di poterti stare vicino a bordo campo ci facevi sempre divertire perchè se c'era qualcosa da dire la dicevi eccome, ma mai con cattiveria. Mi ha sempre colpito la passione che ci mettevi e la felicità nelle occasioni, tante a dire la verità, in cui i tuoi ragazzi rispondevano in campo. Non ti ho visto mai nervoso, a parte quella volta che ci è toccato lasciare uno stadio scortati dalla polizia, ma qualche giorno dopo hai festeggiato un altro scudetto.Si dice che gli allenatori scelgono di vedere le partite dall'alto perchè si vede meglio come si muove la squadra, beh allora buona visione, ti lascio osservare con calma.
Ciao

ANDREA DIRIX

A Paolo.

Paolo ha bruciato le tappe.

Nato e cresciuto sulle rive del Tevere, sin da bimbo ha annusato l’aria del calcio giusto, quello fatto di valori e tradizioni.

Mentalità vincente, come si suole chiamarla: si bada alla bacheca ma si crescono uomini prima ancora che calciatori.

È il Tor di Quinto, enclave del calcio capitolino che ha saputo esportare il proprio stile in tutta Italia ed anche oltre confine.

Senso di appartenenza e fierezza, un patrimonio genetico tramandato con pazienza e amore da nonno Vittorio al babbo Massimo e che lui ha saputo esaltare grazie al proprio modo di essere unico ed inimitabile.

Il pragmatismo innestato sulla facoltà di sapersi rinnovare.

Fanciullesco Paolo.

Mai una parola fuori posto, mai una telefonata al cronista di turno per blandirlo o redarguirlo, a seconda dei casi.

Accettava seraficamente tutto, facendo parlare i fatti.

Da bambino a uomo senza vie di mezzo, ma sempre con quell’aria scanzonata e mite.

Il rispetto dai propri ragazzi lo otteneva non attraverso atteggiamenti autoritari, ma con il dialogo o magari con una battuta durante la partita.

Una frase tipo “Ma che sei, de muro?!?”

E giù risate, ma intanto il Tor di Quinto dominava ed accumulava titoli su titoli.

Predestinato Paolo.

Mentre gli altri si riempivano la bocca di sproloqui e fantasticherie tattiche, lui sornione sorrideva e continuava a predicare un calcio che altri definivano antico.

E vinceva.

Quante finali.

Tante dominate, altre perse con rammarico.

È il calcio.

Paolo si era imbevuto della tradizione familiare, ma ha saputo darle un’impronta del tutto sua, personale ed impareggiabile.

Il socialismo reale racchiuso in quella falce e martello che portava sempre al collo, ma senza ostentazione.

Fiero dei suoi capelli intrecciati e del suo pizzetto che pure seppe mettere in palio davanti ai suoi ragazzi prima dell’ennesima sfida tricolore.

Silenzioso e mai saccente, Paolo.

Aveva sempre un sorriso per tutti e non l’ho mai sentito snocciolare come un rosario l’elenco dei suoi tanti trionfi.

Piuttosto gli piaceva ricordare uno dei mille aneddoti condivisi con la sua famiglia o le sue squadre.

Ognuna speciale e indimenticabile come te.

Gli occhi sempre sorridenti ed alla ricerca di papà dopo un allenamento.

Sguardi che valevano più di qualsiasi parola, un mutuo sostegno ed una reciprocità rara, la loro.

Dal passato al presente il tempo non esiste.

Per Massimo era il figlio adorato, era la sua ragione di vita.

Figlio d’arte, ma mai, e sottolineo mai, arrogante e tronfio nella sua posizione di erede designato.

Si sentiva uno del gruppo in mezzo ai tecnici del Tor di Quinto.

Daniele, Andrea, Giulio e tutti gli altri non lo trattavano da “figlio del capo”, bensì lo consideravano un fratello ed un esempio, perché non si sottraeva neppure ai compiti più umili.

Aveva un rapporto viscerale anche con Giampiero, uno che la propria stima ed amicizia l’ha dedicata a poche persone nel corso della sua vita, ma quando lo ha fatto è stato per sempre.

Ho scritto troppo, come spesso mi accade, e non so neppure se ho la forza di rileggere quello che ho scritto, perché l’ho fatto di getto e con gli occhi appannati.

Avrei voluto essere più sintetico, Paolè, ma non ce l’ho fatta.

Ti ricorderò sempre come un uomo buono ed innamorato di ciò che la sorte gli aveva destinato.

E a te aveva destinato di diventare il migliore dei tecnici possibili.

Grazie per avercelo dimostrato sempre e per non avercelo fatto pesare mai.


MARCO CALABRESI

Quello che vorremmo diventasse il nostro lavoro è passione, mai un peso. Venire a vedere te e il tuo Tor di Quinto era anche divertimento. Ora che ci guardi dall'alto, una cosa te la dobbiamo confessare, io e tutti quelli che scriveranno un ricordo su questa pagina: il tuo modo di parlare, di incitare i giocatori, di prendertela anche con l'arbitro, lo avevamo fatto nostro. Quando c'è da lavorare di più diciamo "Deje" o "E'nnamo", quando c'è da imprecare "Porca Zozza", quando c'è da rimproverare qualcuno "Aoh, ma che sei de muro?". Continueremo a dirlo, oggi con un motivo in più...

Siamo cresciuti con te, con il Tor di Quinto che alzava coppe, con papà che correva in campo e non vedeva l'ora di abbracciarti e di prendere un microfono in mano per dire tutto quello che gli passava per la testa...proprio il contrario di te, che hai usato sempre il profilo basso, che hai lavorato per portare a casa scudetti e ci hai messo la faccia nei giorni tristi. Come quelli che ti hanno accompagnato nell'ultimo anno, quando da "capellone" sei diventato "boccia", mantenendo quel pizzetto e quelle magliette rosse a mezze maniche che sono sempre state il tuo biglietto da visita.

Non sono il tipo da perdermi in chiacchiere o esternare a tutti un dolore che preferisco sempre tenermi dentro, ma questo te lo devo, te lo dobbiamo, tutti noi che per anni ci svegliati o ci svegliamo all'alba solo per prendere una telecamera in mano. Diciamo la verità, in campo per un giorno noi avremmo voluto che ci guidassi tu...ci saremmo sentiti anche noi "regazzini"

Quei ragazzini che domani entreranno a casa tua, per dirti Addio...

Ciao Paolè, riposa in pace


GIORGIO ZANIRATO

Il mio personale ricordo, è quello di una persona sincera e determinata. Un uomo esemplare dalla professionalità estrema. Sul rettangolo di gioco è, e sarà per sempre, il tecnico più vincente del Settore Giovanile Regionale. Da oggi siamo tutti più poveri: abbiamo perso un amico, una persona straordinaria di grande umiltà, amante del proprio lavoro. Una persona sempre con il sorriso stampato, malgrado le note vicende degli ultimi tempi. Grazie Paolo per le emozioni che ci hai regalato in questi anni. Non ti dimenticheremo mai!


www.passionecalcioweb.com/articles_card.aspx?IdArt=3600

Ciao Paolo

Si è spento a 41 anni Paolo Testa

E' uno dei giorni più tristi per il calcio laziale e non solo. Questa mattina al Gemelli si è spento Paolo Testa , uno degli uomini più rappresentativi del nostro movimento calcistico. A soli 41 anni Paolo ha lottato nell'ultimo anno contro un male bastardo, ma stamattina alle undici l'epilogo più triste ha lasciato in tutti noi ed in ogni persona del nostro calcio un vuoto doloroso. La nostra redazione si unisce al dolore della famiglia e del club esprimendo al padre Massimo ed alla moglie Fabiana il suo cordoglio.

ilcorrierelaziale.it/tags/news/il-calcio-laziale-piange-paolo-testa-il-presidente-e-tecnico-del-tor-di-quinto-ci-...

Il calcio laziale piange Paolo Testa. Il presidente e tecnico del Tor di Quinto ci ha lasciato a 42 anni, dopo una lunga lotta contro la malattia

Il calcio laziale piange uno dei suoi figli prediletti. Paolo Testa, presidente e allenatore del Tor di Quinto Juniores e Allievi Elite, il tecnico più titolato della nostra regione, si è spento, questa mattina, presso il Centro Integrato Columbus del Gemelli all'età di 42 anni. Da tempo lottava contro un avversario difficile da sconfiggere, anche se gli ultimi mesi avevano fatto ben sperare. Poco prima di Natale le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate, fino al doloroso epilogo. La redazione de Il Corriere Laziale si unisce al dolore della famiglia, esprimendo al padre Massimo Testa e a tutta la sua famiglia il suo cordoglio.

Inserito da Anonimo il Lun, 16/01/2012 - 16:39.

...con dispiacere condoglianze x il nostro grande MISTER...se si sapesse il funerale ONORATO di esserci

Inserito da John Anthony Colucci il Lun, 16/01/2012 - 17:48.

Buongiorno,

sono l'allenatore del Montello Calcio Prima Categoria e mi chiamo John Anthony Colucci.
Ho letto solo ora la notizia e non sapevo rimanendo sbigottito.
Eravamo rimasti in contatto e lo andavo a trovare a volte al campo per salutare lui, il papà Massimo e l'amico Guarracino.
Ero rimasto al matrimonio dello scorso anno e ora proprio non ci posso credere.
Posso solo fare tantissime condoglianze alla famiglia, al Papà Massimo Testa mio presidente in particolare un abbraccio immenso.

Saluti


Inserito da urberoma calcio il Lun, 16/01/2012 - 18:30.

inviamo alla socetà Tor di Quinto e al suo Presidente Massimo Testa il cordoglio della società Urberoma per la grave scomparsa del mister Paolo


Inserito da fortifran il Mar, 17/01/2012 - 02:10.

Resterai nella Storia tra i Grandi

Forti Franco D.S. La Storta Calcio
angelo
00domenica 22 gennaio 2012 20:17
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