I figli, lo sport e noi genitori ultras

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misterc22
00martedì 24 maggio 2011 12:46
Già in gara a cinque anni, e noi a soffrire... (corriere della sera)


di Paola Di Caro

Mamme che disquisiscono con pazienti mister dai capelli grigi sul perchè il proprio pargolo non è stato schierato sulla fascia sinistra ma nell’oscuro ruolo di centrale difensivo. Padri che cronometrano di nascosto i 25 metri delfino dell’erede perchè dell’orologio appeso in piscina non si fidano. Genitori che nottetempo studiano su Internet il regolamento sui punteggi da attribuire ad una trave perfettamente eseguita dalle loro mini ginnaste.

Non sono casi rari: con qualche esagerazione, siamo noi genitori di questi tempi di bambini normodotati di 5, 6, 7, 8 anni a dir tanto. Bambini che vengono portati con assiduità a frequentare corsi di nuoto, scuole calcio, stage di danza, lezioni di judo, perchè “fa bene al corpo e al carattere”, ci diciamo nell’attimo della prima iscrizione, credendoci davvero.

Giusto, giustissimo. Il problema però è che, oggi in età molto più precoce di un tempo, i bambini finiscono in una spirale di competizioni a catena – che vorrebbero essere coinvolgenti e giocose per chi vi partecipa – ma che invece finiscono per diventare fonte di ansia e di aspettative per frotte di genitori amorevoli e perbene che mai si sarebbero immaginati di ritrovarsi appiccicati alla rete di un campetto di periferia a discettare con i genitori altrettanto amorevoli e perbene dei bimbi della squadra avversaria su quale criterio sia mai stato adottato in questo torneo di calcetto perché “si vede benissimo, mi scusi, che nella vostra squadra non ci sono solo 2003-2004, quello lì alto e biondo è almeno un 2002, mentre da noi gioca perfino un 2005, e dunque chiaro che poi i vostri segnano tre gol..”.

Per non parlare delle micro-ginnaste che ti saltellano ininterrottamente per casa esibendosi in tre ruote consecutive e poi, nella gara a circa 60 chilometri da casa, inciampano sul tappetino prima della capriola finale: “Sa, la bambina è emozionata, e ieri aveva la febbre, e ha dormito poco, e sarà il cornetto alla panna che l’ha appesantita stamattina…” ci si trova a inventare per giustificare l’esibizione un po’ così che a lei è sembrata meravigliosa (“Mamma, hai visto che io avevo gli chignon più grandi di tutte! Me li fai domani all’asilo?!”, dice radiosa la bimba), ma che al genitore può provocare quel pizzico di amara delusione che, dopo anni di allenamento per non diventare un orrido orco che urla insulti agli avversari dei figli o si accapiglia con gli arbitri, stupisce per primo chi lo prova.

Sarà perchè, appunto, i nostri figli sono già in competizione prima di aver imparato a leggere e noi – che alla loro età giocavamo liberi, senza regole nè voti nè ruoli prestabiliti e soprattutto senza genitori onnipresenti a seguirci passo per passo - non siamo abbastanza preparati? Conterà il fatto che a gare, garette, saggi, mini-tornei, esibizioncine vengono iscritti d’ufficio bambini e bambine palesemente non in grado di eccellere nello sport in cui si cimentano e magari (può capitare, non è un dramma), in nessuno di quelli conosciuti? O peggio ancora, per i più sfortunati (ovvero padri e madri di bambini piuttosto dotati dei quali però, se va bene, uno su cinquantamila vedrà mai scritto il suo nome su un qualsiasi palmarès), peserà la speranza di aver generato il prossimo Totti, la prossima Pellegrini? Cos’è insomma che ci trasforma in quell’ora di gradinata in versione “tifoso di mio figlio” in persone che, diciamocelo, a guardarle da fuori non troviamo così simpatiche?

Si accettano suggerimenti, racconti, testimonianze su come sopravvivere allo sport dei propri figli senza far loro (nè farsi) del male…

misterc22
00martedì 24 maggio 2011 12:47
ritengo interessanti anche le risposte, che non provengono dal mondo del calcio
Postato da dmgleon | 24/05/2011
sono un insegnante di educazione fisica ma anche allenatore.
l’errore è sempre lo stesso confondere sport con gioco.
io lavoro con un gruppo sportivo di atletica che, fortunatamente, non fa quasto errore.
vi posso assicurare che spesso mi capita di discutere con genitori incompetenti che pretendono un trattamento da atleta per un bambino di 10 anni.
ho visto mamme a bordo campo (rugby)entrare in campo per dare da bere al figliolo stanco.
conclusione lasciate lavorare gli esperti. sostenete e non opprimete.giocate con e non contro. la vera soddisfazione è migliorarsi se poi si è anche dei campioni tanto meglio, ma il campione deve fare il doppio dei sacrifici


Postato da thaurinis | 24/05/2011
Quando, due volte a settimana mi trovo sugli spalti del palazzetto a guardare mia figlia che fa le capriole o saltella sulla trave ho un compagno, un libro. Questo è il consiglio che mi sento di dare ai gruppetti di genitori e nonni (si ci sono anche loro) che rosicano per le loro pupille se la verticale non è perfetta o il volteggio non è abbastanza aperto. Mi piacerebbe fare un sondaggio….chiedere quanti di loro hanno praticato veramente uno sport a livello agonistico, penso che avrei delle sorprese. Saluti


Postato da TonyTone | 24/05/2011
Cos’è insomma che ci trasforma in quell’ora di gradinata in versione “tifoso di mio figlio” in persone che, diciamocelo, a guardarle da fuori non troviamo così simpatiche? Ve lo dico subito. Troppi figli unici, troppo seguiti da madri e padri isterici che devono farsi perdonare il fatto di lavorare e di non poterli educare. Così il calo demografico ha fatto sparire i patronati e le parrocchie, dove si andava a fare sport in mezzo ad altri coetanei, dove si imparava la competizione, dove si imparava a prenderle e a darle. e i genitori alla partita di calcio della parrocchia non si vedevano (ho giocato per 20 anni a calcio). In sostituzione del patronato, adesso, abbiamo schiere di mamme che non capiscono un piffero di sport, seguite da torme di sfigatelli piagnucolosi se non entrano in squadra. Perchè, una volta il posto in squadra te lo dovevi guadagnare e non c’era un tuo genitore a pretenderlo. Con l’avvento della mammizzazione dello sport, di fatto, è sparita la competizione. Tutti i figli sono bravi, tutti da riprendere con le telecamere, tutti da premiare. Ecco perchè sono diminuiti in maniera considerevole i campioni sportivi in Italia.

Postato da normajean | 24/05/2011
Mia figlia, 9 anni, fa 45′ di nuoto, giusto per imparare, una volta a settimana, ma è un’eccezione. Alcuni suoi compagni abbinano le discipline modello patchwork: nuoto, calcio, danza classica, violino, pianoforte, rugby, yoga…Prima o poi qualcuno andrà davvero a rugby con tutù e chignon e a suonare il violino in slip e accappatoio…per distrazione o per ottimizzare i tempi!
E ovviamente in assemblea ci sorbiamo le lamentele di mamme e papà perchè hanno troppi compiti!
A scuola durante le ore di educazione motoria li portano ai corsi di sci oppure viene in palestra l’insegnante esterno di karate o atletica o volley. Il voto in pagella non viene stabilito in base all’abilità o al talento, ma al comportamento, che deve essere disciplinato, leale, serio, pur se giocoso.
Genitori e allenatori fanatici ce ne sono e ce ne saranno sempre: una soluzione potrebbe essere lasciarli fuori dai campi e dalle palestre. Al patronato della mia parrocchia, dove si allenano società di basket e calcio, c’è un cartello all’ingresso: Ciao mamma, ciao papà, grazie per avermi accompagnato, ma adesso entro da solo!.
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misterc22
00martedì 24 maggio 2011 12:49
Postato da transatlantic1 | 24/05/2011
Come sopravvivere? Lasciate i figli in pace e fidatevi degli allenatori. Di solito sono persone oneste, preparate e, se permettete, ne sanno più dei genitori. Un bambino non ha bisogno di un avvocato difensore che gli spiani la strada o gli elimini i problemi. Sembra la solita frase, ma si impara piú dalle avversitá e dalle sconfitte che dai successi. Naturalmente é giusto vigilare, per controllare che la societá dove fanno sport sia seria e abbia personale qualificato, ma, per favore, non metteteci il becco. Non fate il bene dei vostri pargoli. Ve lo dice un allenatore di calcio diplomato, istruttore di fitness. Saluti a tutti!!


Postato da bg78val | 24/05/2011
HO un bambino di 5 anni che sta partecipando ad una “scuola calcio” per asilo.
In realtà lo scopo principale è farli giocare e insegnargli a stare a certe regole e in gruppo.
Gli allenatori sono selezionati e bravissimi ed è giusto che facciano il loro lavoro.
Purtroppo vedo papà e mamme che stanno attaccati alla rete del campo urlando istruzioni ai propri figli.. non esiste! Io personalmente vado al bar a bermi un caffè, oppure me ne vado proprio e torno a prenderlo alla fine della lezione.
Lasciamo fare il loro lavoro agli allenatori!!!!
misterc22
00martedì 24 maggio 2011 12:52
Postato da DoctorR | 24/05/2011
Ho tre figli. Il più piccolo ha scelto all’età di 4 anni (!) di giocare a tennis. Accontentato, un’ora alla settimana. Adesso ha 7 anni e continua il suo sport con tranquillità. Impara il rispetto per l’avversario, il silenzio in campo, le buone maniere. I genitori non sono graditi a bordo campo. Gli altri due (8 e 11 anni) hanno scelto il calcio. Due allenamenti alla settimana, partita al sabato. Imparano ad insultare l’arbitro, ad urlare. Sugli spalti genitori che urlano come pazzi, soprattutto le mamme. Imparano che fino all’ultimo non sai se giochi nè dove nè a che ora ti devi presentare. Le società sportive non hanno nessun rispetto per le famiglie dei ragazzi visto che non sai mai di che morte devi morire al sabato e se vuoi accontentare tuo figlio devi sacrificare qualsiai altra attività. Adesso non mi si dica che voglio fare lo snob. Non ho mai giocato a tennis e rifuggo da qualsiasi circolo sportivo frequentato da “puzzoni”. Però la differenza è abissale. Ma quello che più mi infastidisce e l’impossibilità di organizzare qualsiasi attività ricreativa in famiglia perchè i bambini devono andare alla partita! Per me è il calcio, per altri è il basket o il nuoto agonistico. Credo che i bambini piccoli debbano giocare e passare il fine settimana con i genitori, non con il Mister di turno!
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Postato da DGiorgio | 24/05/2011
Io, come penso molti, ho praticato sport a livello agonistico, facendo la figura di quello che è bravino a fare tutto ma in realtà non sa fare veramente bene quasi nulla. Mi ritengo un agonista nato.
Non per questo, faccio finta di non sapere cosa deve essere lo sport quando un bambino è piccolo: deve essere divertimento. Punto e basta. Se il bimbo o la bimba non si diverte nel fare un’attività o sarà uno sportivo frustrato e di insuccesso, oppure inizerà a fare mille cose diverse per poco tempo.
Siamo in attesa del nostro primo figlio, e io so già quale sarà il mio approccio se dovesse decidere di fare uno sport: fino a 10 anni almeno, che l’aspetto agonistico sia solo una piccola parte di un gioco divertente. Un gioco è bello farlo per stare con gli altri e imparare. Poi, si può vincere o perdere….ma chissenefrega! Deve solo avere voglia di tornarci la volta dopo, capendo che è importante solo dare il massimo che si ha a disposizione e imparando delle regole. Se l’ambiente non sarà tale…beh…cambierà squadra e gruppo, no problem.
I genitori che non capiscono questo, sono solo dei frustrati…inutile girarci attorno.
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Postato da transatlantic1 | 24/05/2011
Gentile DoctorR, evidentemente Lei é incappato in una societá di calcio poco seria. Il mio consiglio (se lo accetta, naturalmente) é che si guardi intorno e scelga diversamente. Io ho allenato giovani fino a livello regionale e gli orari degli allenamenti e delle partite sono sempre gli stessi. Il venerdi comunicavo ai ragazzi chi giocava e chi invece (purtroppo) doveva restare a casa. Inoltre li ruotavo in modo che il sabato giocassero tutti e, parimenti, facessero turni di riposo. Inoltre: divisa da allenamento in ordine, disciplina sul campo e nello spogliatoio, rispetto per gli altri. Altrimenti li spedivo a casa o guardavano dal bordo campo i loro compagni mentre giocavano (la peggiore punizione per loro). Funziona, se le regole valgono per tutti.

Postato da Andrea_03 | 24/05/2011
io ho tenuto corsi di nuoto,basket e calcetto per i bambini,solitamente nel periodo estivo quando le scuole chiudono e chi non vuol tenerli in casa li iscrive a colonie estive/piscine/palestre.
ci sono tre profili dominanti: a)il genitore equilibrato che segue con passione ma dà il suo spazio al figlio b)il genitore ossessionato che si incattivisce quando quando si perde pur per colpa di altri c)il genitore che sminuisce la bravura del figlio,dice per farlo rendere meglio ma ho i miei dubbi che dare dell’incapace ad un bambino possa spronarlo.
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