CONSIGLIO DIRETTIVO ALI DI SCORTA

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2013 09:18
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27/08/2009 17:37




Il cervello è il centro di controllo del corpo. Qualsiasi cosa facciamo, pensiamo o sentiamo implica l'uso del cervello. Controlla il corpo inviando dei messaggi elettrici attraverso le fibre nervose. I nervi corrono fuori dal cervello e si uniscono per creare il midollo spinale. Questi cordoni nervosi corrono nel mezzo della spina dorsale. In seguito le fibre nervose si estendono a tutte le aree del corpo. Insieme, il cervello ed il midollo spinale formano il sistema nervoso centrale. Un fluido circola intorno al cervello ed al midollo spinale. E' chiamato fluido cerebrospinale o CSF.

Il cervello è composto di cellule nervose chiamate neuroni. Ci sono bilioni di quesi neuroni. Inoltre nel cervello ci sono altri tipi di cellule che supportano i neuroni. Queste sono chiamate cellule gliali. Le cellule gliali possono diventare cellule tumorali e sviluppare un tumore al cervello.

Differenti aree del cervello controllano parti differenti del corpo così come i pensieri, la memoria ed i sentimenti. Nel cervello è presente ad esempio un centro adibito al controllo della parola, ed un altro per la vista.

I tumori al cervello possono svilupparsi ovunque nel cervello. Possono svilupparsi a partire dalle cellule che compongono il tessuto cerebrale, dai nervi che entrano nel cervello, dalle coperture del cervello (le meningi).

Può causare diversi sintomi in base alla parte del cervello colpita. Così, per capire perché i tumori al cervello causano determinati sintomi, è necessario sapere un po' come lavora il cervello.

LE MENINGI - Il cranio protegge il cervello. Al suo interno, a copertura del cervello, ci sono tre strati sottili di tessuto. Questi sono chiamati meningi ed aiutano a proteggere il cervello.

Il cervello è suddiviso in due metà - l'emisfero cerebrale destro e l'emisfero cerebrale sinistro. Gli emisferi cerebrali controllano i movimenti, il pensiero, la memoria, le emozioni, i sensi e la parola. Quando le fibre nervose lasciano il cervello, si incrociano per cambiare lato. Questo significa che i nervi che escono dalla parte destra del cervello controllano la parte sinistra del corpo. Così se un tumore causa debolezza al lato sinistro del corpo, il tumore sarà nel lato destro del cervello.
Ogni emisfero è diviso in quattro aree: il lobo frontale, il lobo temporale, il lobo parietale ed il lobo occipitale.

Il lobo frontale contiene aree che controllano la personalità, il pensiero, la memoria ed il comportamento. Verso la parte posteriore del lobo frontale ci sono aree che controllano il movimento ed i sentimenti. Un tumore in questa parte del cervello può colpire la viste o l'olfatto.

Il lobo temporale aiuta a controllare il comportamento, la memoria, l'udito, la vista e le emozioni. La memoria emozionale è in quest'area così un tumore qui può causare strane sensazioni come i déjà vu.

Il lobo perietale è implicato principalmente nel controllo del linguaggio. Un tumore quì può compromettere l'uso della parola, la capacità di lettura e di scrittura o la comprensione delle parole.

Il lobo occipitale è il centro visuale del cervello. Un tumore in quest'area del cervello può causare problemi alla vista.

IL TENTORIO - Questo è un risvolto di tessuto che è parte delle meningi. Questo separe il cervelletto ed il tronco encefalico dal resto del cervello. Può capitare di sentire i termini sopratentoriale ed infratentoriale. Sopratentoriale significa semplicemente sopra il tentorio - o ovunque oltre il cervelletto o tronco encefalico. Infratentoriale significa sotto il tentorio - nel cervelletto o nel tronco encefalico.

IL CERVELLETTO - Controlla l'equilibrio e la coordinazione. Così i tumori al cervelletto possono causare perdita dell'equilibrio o difficoltà a coordinare i movimenti. Persino qualcosa di semplice come camminare necessita molta coordinazione - bisogna fare in modo che le braccia e le gambe facciano la cosa giusta al momento giusto. Normalmente non ci curiamo affatto di questo - il cervelletto lo fa per noi.

IL TRONCO ENCEFALICO - Controlla le funzioni corporee che lavorano in modo "automatico". La pressione sanguigna, il respiro, il battito cardiaco sono tutte gestite dal tronco encefalico. Le due parti principali del tronco encefalico sono il ponte ed il midollo allungato (o bulbo). Il tronco encefalico include anche una piccola area sopra il bulbo chiamata mesencefalo.

Il tronco encefalico è anche la parte del cervello che connette il cervello anteriore (gli emisferi cerebrali) ed il cervelletto al midollo spinale. Tutti i nervi che lasciano il cervello passano attraverso di esso.

IL MIDOLLO SPINALE - E' composta di tutte le fibre nervose che partono dal cervello. C'è uno spazio nel mezzo del midollo spinale che è riempito di un fluido chiamato fluido cerebrospinale. E' possibile che un cancro parta dal midollo, ma è tuttavia piuttosto raro. Con alcuni tipi di tumori al cervello, il cancro si può estendere al midollo spinale se non trattato in tempo con la radioterapia. Un tumore che cresce nel midollo spinale può esercitare pressione sui nervi e caurare molti sintomi in base a dove si trova.

LA GHIANDOLA PITUITARIA - E' una piccola ghiandola situata nel mezzo del cervello. Genera diversi ormoni e controlla diverse funzioni del corpo. Gli ormoni pituitari controllano

* La crescita
* Il metabolismo
* La produzione di steroidi
* Il ciclo mestruale nelle donne
* La produzione di sperma negli uomini
* La produzione di latte dopo la nascita di un bambino

I VENTRICOLI - Sono spazi all'interno del cervello, riempidi ti fluido cerebrospinale. I ventricoli sono connessi con lo spazio al centro del midollo spinale ed alle meningi. Così il fluido può circolare intorno ed attraverso il cervello e nella spina. Un tumore cerebrale può bloccare la circolazione del fluido. Questo causa un aumento della pressione all'interno del cranio. Il fluido è composto principalmente d'acqua con alcune proteine, zucchero (glucosio), alcuni globoli bianchi ed alcuni ormoni. In alcuni tipi di tumori al cervello le cellule tumorali possono estendersi al fluido cerebrospinale, causando sintomi simili alla meningite - mal di testa, nausea, problemi alla vista e nei movimenti.


Negli adulti la maggior parte dei tumori al cervello crescono nel cervello anteriore, nelle meningi o nei nervi che entrano o lasciano il cervello.

Nei bambini nel 60% dei casi il tumore è nel cervello posteriore o nel tronco encefalico. Solo nell 40% è nel cervello anteriore.

Negli adulti la maggior parte dei cancri al cervello non sono formati da cellule tumorali del cervello stesso, ma da altri tipi di cancro che si sono estesi al cervello. In questo caso si parla di tumori secondari al cervello.

Nei bambini è raro che un altro tumore si estenda al cervello.

I tumori al cervello sono relativamente rari. Nel Regno Unito, in un anno vengono diagnosticati intorno ai 4200 tumori al cervello. Per quanto riguarda i tumori al midollo spinale il numero scende a 200.

I tumori al cervello sono leggermente più comuni negli uomini che nelle donne. Ma un tipo, il meningioma, è leggermente più comune nelle donne.

Il tumore al cervello può colpire persone di ogni età. In genere il rischio aumenta con l'età, come avviene per diversi tipi di canco. Ma ci sono molti tipi diversi di tumori al cervello ed alcuni sono più comuni nei giovani.

Il tumore al cervello è il tipo di tumore solido più diagnosticato nei bambini. Nel Regno Unito si contano 300 casi ogni'anno.

Il 5% dei tumori è connesso a condizioni genetiche conosciute. Alcune sindromi aumentano il rischio di essere colpiti da un tumore al cervello. Tra queste la neurofibromatosi di tipo 1 e 2, la sclerosi tuberosa, la sindrome di Li-Fraumeni o di Von Hippel Lindau. Per chi ha un genitore, un fratello o una sorella con un tumore al cervello, il rischio di sviluppare un tumore al cervello è raddoppiato.

Il solo rischio certo che conosciamo è l'esposizione a radioattività (radiazioni ionizzanti). I meningiomi ed i gliomi maligni sono più comuni nelle persone che si sono sottoposte a radioterapia alla testa nel passato. E' noto che c'è un rischio leggermente più alto di sviluppare un tumore al cervello nei bambini che sono stati sottoposti a radioterapia alla testa come trattamento per leucemia linfoblastica acuta (ALL).
Il rischio è più alto se la radioterapia è stata fatta prima dell'età di 5 anni. Le tecniche moderne di radioterapia sono meno soggette a causare tumori al cervello. Il rischio di un tumore al cervello aumenta se in concomitanza alla radioterapia alla testa vengono assunti dei medicinali per la chemioterapia chiamati "antimetaboliti". Per questo motivo la chemioterapia e la radioterapia non vengono utilizzati insieme sui bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta.

I bambini affetti da paresi cerebrale sono leggermente più soggetti ad essere colpiti da un tumore al cervello. Alcune ricerche hanno dimostrato che le persone con allergie respiratorie o al cibo hanno un rischio di sviluppare un tumore al cervello leggermente minore, anche se non si capisce chiaramente come questo sia possibile. Lo stesso vale per le persone diabetiche.

Un tipo raro di tumore al cervello chiamato linfoma cerebrale è più soggetto a svilupparsi in persone che hanno un sistema immunitario che non lavora propriamente, come quelle affette da AIDS. Comunque anche in queste persone il linfoma cerebrale è piuttosto raro.

Esistono altre possibili cause, ma nessuna di queste è stata provata. Le persone che lavorano ad esempio in una raffineria di petrolio possono avere un rischio più elevato di avere un tumore al cervello a causa dei composti chimici a cui sono esposte.

Si pensa che gli ormoni femminili possano agire sullo sviluppo di un tumore al cervello. Tre studi hanno dimostrato che le donne il cui ciclo è iniziato prima dell'età di 12 anni hanno un rischio leggermente più basso di essere colpite da glioma delle donne il cui ciclo è iniziato dopo i 14 anni. Comunque sono necessarie altre ricerche per dimostrare il ruolo degli ormoni a riguardo.

In seguito ad uno studio si dice che uso a lungo termine di tuntura permanente ai capelli di colore marron aumenta leggermente il rischio di glioma, ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermarlo.

Due studi cinesi hanno mostrato un aumento del rischio di tumore al cervello nei figli di donne che lavorano nell'industria tessile ed elettronica o di genitori che lavorano nell'industria agricola. Non è ancora chiaro quali fattori siano responsabili dell'aumento del rischio.

I bambini che hanno un peso più elevato e la circonferenza della testa più larga al momenteo della nascita hanno un rischio leggermente maggiore di avere un tumore al cervello in giovane età.

Sono state fatte delle ricerche per capire se l'uso dei cellulari provoca tumori al cervello. Allo stato attuale delle cose non possiamo dire che i cellulari causino problemi di salute.
Una ricerca condotta nel Regno Unito nel 2006 su 2.500 persone ha dimostrato che non ci sono collegamenti tra l'ammontare di ore di utilizzo del cellulare e lo sviluppo di un glioma.
Due altri studi europei hanno riportato che il rischio di glioma è duplicato nelle persone che hanno usato il cellulare per più di 10 anni. Tuttavia la ricerca condotta nel Regno Unito è più particolareggiata. Bisogna inoltre ricordare che i tumori al cervello sono rari, perciò anche in caso il rischio sia duplicato, resta comunque un rischio relativamente basso.
Nel dicembre del 2006 uno studio condotto in Danimarca condotto su oltre 400.000 persone che hanno utilizzato il telefonino per più di 10 anni, ha rilevato che il rischio di tumore al cervello non aumenta.

Il tumore al cervello causa sintomi per due ragioni. Primo, perché occupa spazio all'interno del cranio. Secondo, perché influisce sulla zona del cervello dove si trova.

I sintomi più comuni del tumore al cervello accusati dalle persone quando vanno dal dottore per la prima volta sono mal di testa e convulsioni. Ma ricorda, i tumori al cervello sono rari perciò se accusi questi sintomi è molto probabile che si tratti di qualcos'altro. E' consigliato comunque consultare un medico.

Poiché il cranio è fatto di ossa, c'è una quantità fissa di spazio per il cervello. La crescita del tumore aumenta perciò la pressione al suo interno. Questo fenomeno è detto "pressione intracranica aumentata" o ICP aumentata.

Una persona su tre con un tumore al cervello si reca dal dottore la prima volta perché ha mal di testa. Un mal di testa causato da un tumore al cervello tende ad essere piuttosto pesante. Tuttavia in alcune persone può essere attenuato con paracetamolo.

Il mal di testa può durare per molto tempo. Può essere più forte la mattina per andare a migliorare durante il giorno. Qualsiasi cosa che aumenta la pressione nella testa può peggiorare il mal di testa, così come piegarsi, tossire e starnutire, o persino gridare.

La sonnolenza è solitamente un sintomo più avanzato del tumore al cervello. Come il tumore cresce e la pressione nella testa aumente, si tende a dormire più del solito. Se questo sintomo non viene trattato propriamente c'è il rischio che si tenda ad avere difficoltà a stare svegli.

Se hai problemi alla vista, dovresti consultare un dottore. Questo è particolarmente importante se la tua vista sembra diminuire e gli occhiali non aiutano. Altri problemi includono visione offuscata, mosche volanti, visione a tunne, o vista che va e viene. E' possibile rilevare una pressione intracranica aumentata attraverso un esame agli occhi.

Le convulsioni sono uno dei sintomi più comuni di tumore al cervello. Una convulsione può essere anche solo uno spasmo o una contrazione muscolare della mano, del braccio o della gamba. Alcune convulsioni causano semplicemente un momento di incoscienza. Possono essere controllate con dei medicinali detti antiepilettici. E se il tumore al cervello è trattato con successo, possono cessare completamente. In alcuni casi le convulsioni continuano anche dopo un trattamento che ha avuto esito positivo a causa delle cicatrici rimaste nel cervello.

Quando un tumore al cervello cresce, eserciterà pressione nel tessuto cerebrale intorno ad esso. Così influenzerà la parte del corpo, o il processo corporeo, che è controllato da quella parte del cervello.

Seguono i sintomi più comuni classificati in base alla zona del cervello colpita dal tumore.

Lobo frontale: cambiamenti nella personalità, perdita delle inibizioni, apatia, difficoltà nel pianificare ed organizzare le cose, irritabilità ed aggressività, debolezza in una parte della faccia, o da un lato del corpo, difficoltà a camminare, perdità del senso dell'olfatto, problemi alla vista o alla capacità di parlare.

Lobo temporale: dimenticare le parole, perdita della memoria a breve termine, convulsioni associate a strane sensazioni, odori o déjà vu.

Lobo parietale: difficoltà a parlare o a capire quello che si sente, problemi con la lettura o la scrittura, perdita di sensibilità in una parte del corpo.

Lobo occipitale: problemi alla vista o perdita della vista da un lato.

Cervelletto: mancanza di coordinazione, movimento incontrollato degli occhi, nausea, insensibilità al collo.

Tronco encefalico: mancanza di coordinazione, abbassamento delle palpebre o della bocca, difficoltà ad abbassarsi, difficoltà a parlare, vista doppia.

Midollo spinale: dolore, addormentamento di una parte del corpo, debolezza alle gambe o alle braccia, perdita di controllo della vescica o dell'intestino.

Ghiandola pituitaria: ciclo irregolare, infertilità, mancanza di energia, aumento di peso, umore variabile, perssione sanguigna elevata, mani e piedi ingrossati.

Meningi: mal di testa, debolezza, problemi alla vista, problemi con i movimenti.

Nervi che controllano la vista: perdita della vista.

Nervi che controllano l'udito: perdita dell'udito.

Ricorda che questi sintomi possono essere causati da altri problemi. Se sei preoccupato, dovresti andare dal dottore.

L'unico modo per vedere un tumore al cervello è l'utilizzo di uno scanner CT o uno scanner MRI.

Un'analisi CT è un'analisi computerizzata che utilizza i raggi X.

Lo scanner MRI usa invece il magnetismo. Questa tecnica fornisce un'immagine più chiara del cervello e se è presente un tumore, sarà visibile quasi sicuramente.

In entrambi i casi prima della visita al paziente viene iniettata una tintura detta "mezzo di contrasto", che circola nel sistema circolatorio e rende le immagini del cervello più chiare.

La scelta del trattamento per un tumore al cervello dipende dal tipo di tumore, dalla posizione (quanto è vicino il tumore ad una parte vitale o delicata del cervello), la grandezza del tumore ed il grado d'avanzamento.

Può essere possibile rimuovere un tumore per mezzo di un intervento chirurgico. Ma lo stesso tumore non può essere rimosso se è situato in una zona del cervello troppo delicata. Se l'intervento chirurgico causerebbe troppi danni, il tuo specialista opterà per un altro tipo di trattamento.

L'intervento chirurgico può rimuovere tutto il tumore o comunque quasi tutto. Questo è importante perché il cranio ha una grandezza fissa ed il tumore, crescendo può aumentare la pressione all'interno della testa. Nel caso non fosse possibile rimuovere tutta la massa tumorale, è comunque importante rimuoverne il più possibile, rendendo più efficace un trattamento successivo con chemioterapia o radioterapia.





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TUMORI ALL'ORECCHIO










Un'ampia varietà di tumori benigni o maligni possono manifestarsi a carico dell'orecchio medio e l'osso temporale.

I tumori che colpiscono l'orecchio medio determinano, in un primo momento, ovattamento auricolare e ipoacusia trasmissiva, mentre i tumori dell'osso temporale, esterni all'orecchio medio, possono raggiungere grandi dimensioni senza produrre alcuna sintomatologia.

I tumori possono non essere apprezzabili finché erodono il condotto uditivo esterno (producendo un'ipoacusia trasmissiva) o emergono sulla cute della mastoide.

Se si estendono anteriormente verso i seni cavernosi possono produrre oftalmoplegia per coinvolgimento del III, del IV, e del VI nervo cranico.

Tumori maligni che si localizzano in questa regione tendono a diffondersi localmente ai linfonodi regionali; metastasi a distanza sono rare.

Nelle fasi avanzate il tumore può essere visibile nel rinofaringe, nell'orecchio medio, o nel collo.

TUMORI MALIGNI

Il carcinoma squamocellulare è il tipo istologico più frequente di tumore maligno che colpisce l'orecchio medio e la mastoide.

Origina dalle cellule epidermiche dell'orecchio, del condotto uditivo esterno, o dell'orecchio medio e della mastoide.

Questi ultimi determinano fondamentalmente disturbi uditivi che comprendono vertigine, ipoacusia, dolore, otorrea, e paralisi del faciale.

Il carcinoma squamocellulare spesso comincia nell'orecchio con un quadro otologico, soprattutto otite media cronica suppurativa.

Altri tumori, meno comuni, che originano nel condotto uditivo esterno e nell'orecchio medio comprendono il carcinoma adenoido cistico, il carcinoma a cellule basali, il carcinoma mucoepidermoide e il ceruminoma.

In generale questi tumori sono meno maligni, ma possono diventare invasivi localmente.

Il carcinoma adenoidocistico origina dal tessuto ghiandolare del condotto uditivo esterno e dell'orecchio medio.

Causa severo dolore e può metastatizzare a distanza.

In genere i carcinomi colpiscono soggetti anziani, mentre i sarcomi si manifestano nei giovani.

Sia il sarcoma osteogenico che il condrosarcoma si manifestano come tumori primitivi dell'osso temporale e hanno un decorso fulminante sia nei bambini che nei giovani adulti.

Il rabdomiosarcoma è il tumore maligno dell'orecchio medio più comune nei giovani e tipicamente colpisce bambini di età inferiore a 5 anni.

Il sintomo iniziale è spesso la paralisi del faciale che può venir scambiato erroneamente per una paralisi idiopatica di Bell.

Nelle fasi tardive il tumore si estende oltre l'orecchio medio per coinvolgere l'apice della rocca petrosa e passare in fossa cranica posteriore o media.

Il rabdomiosarcoma deve sempre essere preso in considerazione in qualsiasi bambino che lamenta una paralisi del faciale idiopatica.

Le sedi più frequenti delle metastasi a distanza sono breast, il rene, il polmone, lo stomaco, la laringe, la prostata, e la tiroide.

TUMORI GLOMICI

I tumori glomici sono i tumori più comuni dell'orecchio medio e unitamente agli schwannomi sono i tumori più comuni dell'osso temporale.

Originano nei glomeruli dei chemocettori posti in corrispondenza dei nervi vago, glossofaringeo, di Jacobson (branca timpanica del IX nervo), e di Arnold (branca post-auricolare del X nervo).

I siti tumorali più comuni sono il glomo giugulare (bulbo della giugulare), il glomo timpanico (orecchio medio), e il glomo vagale (lungo il decorso del nervo vago).

I tumori dei glomi vagali e giugulari spesso coinvolgono il labirinto e i nervi cranici, mentre i tumori del glomo timpanico di solito presentano solo sintomi locali quali ipoacusia trasmissiva, acufene pulsante, e rinorrea se il tumore fuoriesce dall'orecchio medio.

L'invasione del labirinto è rara, ma è un segno prognostico negativo perché può coinvolgere l'apice della rocca petrosa e passare in fossa cranica posteriore o media.

La sindrome del foramen giugulare consiste nel coinvolgimento dei nervi IX, X, e XI ad opera di tumori dei glomi giugulare e vagale.

Il coinvolgimento del XII nervo è un segno inconfondibile che indica la distruzione del foramen giugulare con il tumore che si è esteso nel canale dell'ipoglosso e spesso nella fossa cranica posteriore.

DIAGNOSI

I tumori dell'orecchio medio e dell'osso temporale possono spesso essere identificati da un'attenta visita medica.

Un tumore maligno può essere visibile dopo che ha eroso il condotto uditivo esterno o emerge sulla cute della mastoide.

I linfonodi regionali vengono spesso coinvolti e la loro biopsia permette una corretta diagnosi. Anche se i tumori glomici sono spesso visibili attraverso la membrana timpanica la TC e la RM rimangono due esami fondamentali.

La TC è la scelta elettiva per valutare il coinvolgimento del tessuto osseo, mentre con la RM si vede meglio l'estensione ai tessuti molli.

L'esame angiografico e la venografia giugulare possono identificare la presenza di un tumore glomico.

L'esame audiometrico evidenzia l'ipoacusia trasmissiva.

TERAPIA

I tumori maligni limitati all'orecchio e al condotto uditivo esterno possono spesso essere rimossi con minimi danni estetici e funzionali.

Procedure molto più complesse con gravi danni estetici e funzionali sono invece necessarie per tumori che coinvolgono l'orecchio medio e la mastoide.

Se non si riesce ad essere radicali nella chirurgia, il paziente verrà sottoposto a terapia radiante, ma la prognosi è scarsa.











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27/08/2009 17:46

TUMORE AI POLMONI


Carcinoma del polmone
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Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici – Leggi le avvertenze
Carcinoma del polmone

Sezione di polmone colpito da carcinoma a cellule squamose (area solida biancastra).
La zona a valle del bronco colpito ha limiti sfrangiati ed irregolari, con aspetto cotonoso; quest'ultimo reperto identifica un'area di consolidamento pneumonico post-ostruttivo.

Sezione istologica di un carcinoma polmonare a cellule squamose. Il tessuto è composto da cellule squamose e non sono più presenti le caratteristiche della mucosa e della sottomucosa bronchiale normale.
Tipo Maligno
Cellula di origine Epitelio bronchiale
Cellule APUD
Fattori di rischio · Fumo
· Radon
· Amianto
· Inquinamento atmosferico
Incidenza 60-90/100 000
Età media alla diagnosi 60 - 80 anni
Rapporto M:F 4-5:1
ICD-9-CM (EN) 162
ICD-10 (EN) C33-C34
Con la locuzione carcinoma del polmone si fa riferimento ad una categoria diagnostica che comprende l'insieme delle neoplasie maligne che originano dai tessuti epiteliali (carcinomi) che compongono i bronchi e il parenchima polmonare.[1]

Per questo, i sarcomi e i linfomi che originano nel contesto delle strutture polmonari devono essere distinti da questa categoria.

La maggior parte (oltre il 95%) delle neoplasie polmonari maligne è rappresentato dal carcinoma del polmone, mentre i sarcomi e linfomi costituiscono meno dello 0,5% di questa casistica.[2] Meno del 5% delle neoplasie polmonari è invece rappresentato da tumori benigni (amartoma) o a basso grado di malignità (carcinoidi).[3]

Un'ulteriore distinzione deve essere operata tra neoplasie primitive e neoplasie secondarie; infatti, mentre le prime originano dalle strutture polmonari, le seconde sono rappresentate da metastasi di neoplasie che si originano in altri organi come, ad esempio, il rene, il fegato, la mammella e la prostata.

Indice [nascondi]
1 Storia
2 Epidemiologia
2.1 Nel mondo
2.2 In Europa
2.3 In Italia
3 Eziologia
3.1 Fumo di sigaretta
3.2 Radon
3.3 Amianto
3.4 Inquinamento atmosferico
3.5 Virus
3.6 Predisposizione genetica
3.7 Malattie polmonari
4 Patogenesi
4.1 Alterazioni clinico-patologiche
4.2 Eventi biologico-molecolari
4.2.1 Autosufficienza per la crescita cellulare
4.2.1.1 Recettore del fattore di crescita dell'epidermide
4.2.1.2 Ras
4.2.1.3 Myc
4.2.2 Evasione dalla apoptosi
4.2.3 Evasione dal blocco alla crescita cellulare
4.2.4 Insensibilità all'invecchiamento cellulare
4.2.5 Angiogenesi
4.2.6 Invasione e metastizzazione
5 Anatomia patologica
5.1 Classificazione istologica
5.2 Aspetto microscopico
5.2.1 Carcinoma squamocellulare
5.2.2 Adenocarcinoma
5.2.3 Carcinoma bronchioloalveolare
5.2.4 Carcinoma polmonare a grandi cellule
5.2.5 Carcinoma polmonare a piccole cellule
5.3 Aspetto macroscopico
5.3.1 Carcinoma squamocellulare
5.3.2 Adenocarcinoma
5.3.3 Carcinoma bronchioloalveolare
5.3.4 Carcinoma polmonare a grandi cellule
5.3.5 Carcinoma polmonare a piccole cellule
6 Profilo clinico
6.1 Crescita locale del tumore
6.2 Invasione ed ostruzione delle strutture adiacenti
6.3 Coinvolgimento dei linfonodi regionali
6.4 Presenza di metastasi a distanza
6.5 Sindromi paranoplastiche
7 Profilo diagnostico
8 Classificazione
8.1 Estensione e localizzazione del tumore - T
8.2 Coinvolgimento linfonodale - N
8.3 Presenza di metastasi - M
9 Terapia
9.1 Chirurgia
9.2 Chemioterapia
9.2.1 Chemioterapia adiuvante per NSCLC
9.3 Radioterapia
9.4 Radiologia interventistica
9.5 Targeted therapy
10 Prognosi
11 Prevenzione
12 Screening
12.1 Metodica TC spirale a basse dosi
12.2 Breath test
13 Note
14 Bibliografia
14.1 Oncologia
14.2 Patogenesi e genetica
14.3 Anatomia patologica
14.4 Medicina interna
14.5 Diagnostica per immagini e radioterapia
14.6 Chirurgia
14.7 Terapia farmacologica, Chemioterapia
15 Voci correlate
16 Altri progetti
17 Collegamenti esterni



Storia [modifica]
Il carcinoma del polmone era poco comune prima della diffusione dell'abitudine al fumo di tabacco e fino al 1791 non era considerato un'entità patologica con dignità propria.[4] I differenti aspetti del carcinoma del polmone vennero descritti nel 1819.[5] Nel 1878 i tumori maligni del polmone costituivano solo l'1% delle neoplasie osservate in corso di autopsia, ma la percentuale salì fino al 10-15% nella prima parte del 1900.[6] I dati riportati nella letteratura medica riferiscono solo 374 casi in tutto il mondo nel 1912,[7] ma lo studio dei dati derivati dai referti autoptici ha dimostrato che l'incidenza aumentò dallo 0,3% nel 1852 al 5,66% nel 1952.[8]

In Germania, nel 1929, il medico Fritz Lickint riconobbe la connessione tra il fumo di sigaretta e il carcinoma del polmone,[6] evento che portò ad un'imponente campagna anti-fumo nella Germania nazista.[9] Il British Doctors Study, uno studio iniziato negli anni cinquanta, costituì la prima solida evidenza epidemiologica della connessione tra il fumo e il carcinoma del polmone.[10] Come risultato, nel 1964, il Surgeon General of the United States raccomandò a tutti i fumatori di interrompere l'abitudine al fumo.[11]

La connessione con il radon venne riconosciuta per prima tra i minatori delle riserve metallifere intorno a Schneeberg, nella zona di confine tra la Baviera (Germania) e la Boemia (Repubblica Ceca). Questa regione è molto ricca in fluorite, ferro, rame, cobalto e argento, quest'ultimo raccolto fin dal 1470. La presenza di notevoli quantità di uranio e radio si tradusse in un'intensa e continuativa esposizione al radon, gas radioattivo ritenuto responsabile della carcinogenesi (vedi eziologia).

I minatori svilupparono una quantità sproporzionata di affezioni polmonari, ricondotte nel 1870 ai poliedrici quadri clinici sostenuti dalle neoplasie polmonari. È stato stimato che circa il 75% di questi minatori morirono per carcinoma del polmone.[12] Nonostante questa scoperta l'estrazione di uranio continuò anche durante gli anni cinquanta, a causa della continua richiesta da parte dell'Unione Sovietica.[13]

Il primo intervento riuscito di pneumectomia per carcinoma del polmone è stato effettuato nel 1933.[14] La radioterapia palliativa è stata usata sin dagli anni quaranta,[15] mentre la radioterapia radicale (ad alti dosaggi) cominciò ad essere presa in considerazione dagli anni cinquanta in poi come presidio terapeutico nei soggetti con carcinoma del polmone limitato, ma inadatti all'intervento chirurgico.[16] Nel 1997 la radioterapia continua accelerata iperfrazionata (CHART) soppiantò la convenzionale radioterapia radicale per la cura delle neoplasie polmonari.[17]

Per quanto riguarda il carcinoma polmonare a piccole cellule, gli iniziali approcci chirurgici nel 1960[18] e la radioterapia radicale[19] furono infruttuosi. Regimi chemioterapici soddisfacenti vennero sviluppati solo a partire dagli anni settanta.[20]


Epidemiologia [modifica]
Stime di incidenza e mortalità divise per classe di età per carcinoma del polmone negli Stati Uniti nell'anno 2006.
Nel mondo [modifica]
Il carcinoma del polmone è la neoplasia con il maggior tasso di incidenza e di mortalità nel mondo (1,35 milioni di nuovi casi all'anno e 1,18 milioni di morti), con la massima frequenza negli Stati Uniti d'America e in Europa.[21] Negli Stati Uniti, nel 2006, il carcinoma del polmone è stato diagnosticato in circa 60 persone ogni 100 000 abitanti; nello stesso periodo sono morte per questa neoplasia circa 52 persone ogni 100 000 abitanti.[2]

Vengono colpiti prevalentemente soggetti di età superiore a 50 anni che abbiano fatto uso di tabacco. Le misure di prevenzione per il fumo di sigaretta prese dal 1960 in poi hanno portato a una lenta ma costante diminuzione del tasso di mortalità negli individui di sesso maschile nella prima parte di questo secolo, benché non si sia ancora osservata una diminuzione significativa nelle donne.[22] In particolare è stato rilevato che mentre nell'Europa orientale il tasso di mortalità è maggiore negli uomini, nell'Europa settentrionale (vedi epidemiologia in Europa) e negli Stati Uniti il tasso di mortalità è maggiore nelle donne.[23]

Altri studi epidemiologici si sono concentrati nella valutazione di altri fattori di rischio per lo sviluppo di tumori polmonari, rivelando un maggiore tasso d'incidenza nelle popolazioni esposte all'inquinamento proveniente dalle emissioni di automobili, industrie e centrali termoelettriche, come nel Texas,[24] a Taiwan[25] e nelle zone limitrofe a Dublino.[26] Dai dati provenienti da questi studi è risultato evidente il ruolo delle misure preventive focalizzate sulla riduzione dell'esposizione soprattutto ai fumi provenienti dalla combustione del gasolio e dei carburanti derivati dal petrolio.[27]

Il carcinoma del polmone è meno comune nei paesi in via di sviluppo, benché sia stato rilevato un notevole aumento di incidenza e di mortalità nei paesi in cui è subentrata l'abitudine al fumo di sigaretta, in particolare in Cina[28] e in India.[29]

L'incidenza (per ogni paese) di neoplasie polmonari ha una relazione inversa con l'esposizione alla luce solare e ai raggi ultravioletti: una possibile spiegazione del fenomeno può essere connessa al ruolo anti-tumorale svolto dalla vitamina D, che si origina dalla pelle in seguito all'esposizione solare.[30]

Un dato degno di nota è un aumento dell'incidenza, dal 1950 in poi, della variante adenocarcinoma,[31] tumore che interessa soprattutto le regioni periferiche del polmone. Il fenomeno è essenzialmente dovuto all'introduzione del filtro nelle sigarette, in grado di intrappolare le particelle più grandi (che si depositerebbero nei bronchi prossimali) e di lasciar passare invece le particelle più piccole, che si depositano nei bronchi distali. La presenza del filtro, inoltre, induce il fumatore a fare inspirazioni più profonde per ricevere la stessa quota di nicotina, con maggiore deposizione delle sostanze tossiche nelle regioni polmonari più periferiche.[32] Negli Stati Uniti d'America, tuttavia, l'incidenza di adenocarcinoma sta diminuendo dal 1999: questo dato sembra essere dovuto alla diminuzione dell'inquinamento ambientale.[31]


In Europa [modifica]
Guida alla lettura dei dati
Incidenza: numero di nuovi casi (sesso specifico) di carcinoma del polmone nel 2006 rapportato alla popolazione (sesso specifica) nello stesso anno e moltiplicato per 100 000.
Mortalità: numero di morti (sesso specifico) per carcinoma del polmone nel 2006 rapportato alla popolazione (sesso specifico) nello stesso anno e moltiplicato per 100 000.

In Europa (2006) il carcinoma del polmone costituisce la più comune causa di morte per cancro.[33]

Nella tabella e nelle carte tematiche sono riportati i relativi dati di incidenza e mortalità in Europa nello stesso periodo.[33] L'incidenza nelle femmine, in assoluto, è minore di quella nei maschi, in accordo con la tendenza mondiale. In particolare, l'incidenza nei maschi risulta essere particolarmente elevata negli stati dell'Europa orientale (Ungheria, Polonia, Russia e Bielorussia), mentre negli stati scandinavi e negli stati dell'Europa settentrionale (Svezia, Finlandia, Norvegia, Gran Bretagna, Islanda e Irlanda) l'incidenza è molto minore. Per le femmine la situazione è quasi opposta: negli stati dell'Europa settentrionale l'incidenza è massima, con un sorpasso sul sesso maschile in Islanda, mentre è minima nell'Europa orientale.

Elaborando queste informazioni si ricava che l'assetto della distribuzione dell'incidenza prevede una discrepanza minima tra il sesso maschile e quello femminile negli stati del nord e massima negli stati dell'est. Allo stesso modo si può constatare che, in linea generale, a mano a mano che per ogni paese scende l'incidenza per i maschi quella per le femmine aumenta fino ad equipararsi. La mortalità segue strettamente la tendenza mostrata dall'incidenza, con picchi nei paesi dell'est per i maschi e nei paesi del nord per le femmine.

Incidenza nei maschi
Incidenza nelle femmine

Mortalità nei maschi
Mortalità nelle femmine


▼ EspandiIncidenza e mortalità per carcinoma del polmone in Europa (dati)
Nazione Incidenza nei maschi Incidenza nelle femmine Mortalità nei maschi Mortalità nelle femmine
Albania 95 26 85 23
Austria 54 22 51 18
Belgio 93 23 94 21
Bielorussia 87 7 75 5
Bosnia-Erzegovina 76 18 70 16
Bulgaria 67 12 58 9
Cipro 66 10 60 9
Croazia 69 14 81 16
Danimarca 65 49 58 42
Estonia 80 13 88 11
Finlandia 46 15 44 13
Francia 76 15 60 14
Germania 61 21 54 18
Gran Bretagna 57 35 51 30
Grecia 89 13 69 11
Irlanda 60 34 49 26
Islanda 41 46 40 35
Italia 85 16 63 14
Lettonia 83 10 79 9
Lituania 92 10 74 8
Lussemburgo 70 16 63 17
Macedonia 72 9 62 8
Moldavia 64 13 50 9
Norvegia 54 34 48 26
Olanda 63 33 67 31
Polonia 103 29 92 22
Portogallo 45 12 43 8
Repubblica Ceca 79 23 77 19
Slovacchia 72 12 65 12
Russia 93 11 75 8
Serbia e Montenegro 62 17 63 18
Slovenia 76 23 69 20
Spagna 68 14 67 9
Svezia 29 24 30 24
Svizzera 53 26 43 18
Ucraina 75 10 59 7
Ungheria 119 42 110 35



In Italia [modifica]
Incidenza e mortalità in Italia per carcinoma del polmone nel periodo 1998-2002.In Italia nel 2004 sono morte 32 840 persone per carcinoma del polmone.[34] Nel periodo compreso tra l'anno 1998 e il 2002, nell'area AIRT (località italiane analizzate nei grafici a destra) il carcinoma del polmone ha rappresentato per frequenza la 3ª neoplasia diagnosticata nel sesso maschile e la 4ª nel sesso femminile.[35] Per quanto riguarda la mortalità, il carcinoma del polmone rappresenta la prima causa di mortalità per cancro nell'uomo e la seconda nella donna (dopo il cancro della mammella).

I tassi relativi sono stati elaborati ed inseriti nel grafico a destra, dalla cui osservazione è possibile ricavare una serie di informazioni. In primo luogo, come in Europa, l'incidenza di carcinoma del polmone in Italia è caratterizzata da un rapporto maschi:femmine di circa 5-4:1, benché queste differenze si stiano completamente annullando per quanto riguarda l'incidenza in soggetti di età compresa tra i 20 e i 44 anni.[36] L'incidenza per il sesso maschile è massima a Genova, in Veneto, a Ferrara e a Napoli, mentre è minima nell'Alto Adige; nelle femmine l'incidenza è massima nel Veneto e a Parma mentre è minima in alcune città del Sud come Salerno e Ragusa. La mortalità per i maschi è massima in Veneto, Napoli e a Varese mentre è minima in Umbria, a Macerata e a Ragusa. Nelle femmine la mortalità è massima a Ferrara ed in Veneto mentre è minima a Ragusa, Salerno e Macerata.
Un'ulteriore osservazione può essere fatta confrontando i dati di incidenza con quelli di mortalità per uno stesso luogo, ricavando che, comunque sia, il carcinoma del polmone ha un bassissimo indice di sopravvivenza sia nei maschi che nelle femmine. Inoltre, per entrambi i sessi, in luoghi come Ferrara e Genova dove è massimo il tasso di incidenza vi è un indice di sopravvivenza maggiore rispetto a luoghi come l'Alto Adige in cui l'incidenza è minima. Questo significa che ad esempio a Genova, benché il tasso di mortalità sia in assoluto maggiore rispetto a quello dell'Alto Adige, vi è una maggiore possibilità di sopravvivenza nei soggetti cui viene diagnosticato il carcinoma del polmone. Nello stesso periodo gli istotipi (vedi classificazione istologica) più frequenti nel sesso maschile sono il carcinoma polmonare a cellule squamose (32%) e l'adenocarcinoma polmonare (23%), mentre il carcinoma polmonare a piccole cellule rappresenta circa l'8% di questa casistica.[35] Nelle femmine l'adenocarcinoma polmonare rappresenta l'istotipo più frequente (33%), seguito dal carcinoma polmonare a cellule squamose (16%). Come nei maschi, il carcinoma polmonare a piccole cellule è meno frequente a questi due istotipi (9%). In entrambi i sessi l'età media di incidenza in Italia è tra i 70 e gli 80 anni. La mortalità nei maschi è massima tra i 75 e i 79 anni, mentre nelle femmine è massima tra gli 80 e 84 anni. Deve inoltre essere sottolineato che a partire dalla fine degli anni ottanta fino al 2002 l'incidenza e la mortalità di carcinoma del polmone sono diminuite nel sesso maschile. Nel sesso femminile i dati indicano un aumento dell'incidenza e della mortalità. Tuttavia, per il sesso femminile, la mortalità cresce meno di quanto cresca l'incidenza; il motivo di questo fenomeno è da ricercare nella maggiore speranza di sopravvivenza offerta dai nuovi schemi di chirurgia associati a radioterapia e chemioterapia adiuvante (vedi terapia).


Eziologia [modifica]

Fumo di sigaretta [modifica]
L'incidenza del cancro ai polmoni è strettamente correlata al consumo di sigarette, come attesta il grafico comparativo. Fonte:NIHIl fumo di sigaretta è considerato il principale agente eziologico per lo sviluppo di carcinoma del polmone.[37] Secondo uno studio elaborato servendosi di proiezioni statistiche, è responsabile di circa il 90% dei tumori polmonari mortali nei paesi sviluppati.[38] In particolare, sempre secondo uno studio, negli USA il fumo di sigaretta è responsabile dello sviluppo dell'87% dei casi di neoplasia polmonare (90% negli individui di sesso maschile e 85% nelle donne),[39] con un'incidenza che aumenta considerevolmente se le prime esposizioni avvengono tra i 18 e 25 anni di età.[40] Il fumo di sigaretta contiene circa 60 cancerogeni certi,[41] inclusi i radioisotopi provenienti dal decadimento del radon, il benzopirene e alcune nitrosamine. Inoltre la nicotina presente è in grado di deprimere la risposta immunitaria, diminuendo la capacità di sorveglianza e di killing delle cellule neoplastiche da parte dei linfociti T e dei linfociti NK.[42] Il rischio percentuale di sviluppo di cancro mortale aumenta con l'aumentare del tempo di esposizione e del numero di sigarette fumate, con graduale diminuzione temporale del rischio in seguito a cessazione totale dell'esposizione.[43] Il fumo di sigaretta non rappresenta solo un fattore di rischio, ma anche un importante elemento in grado di influenzare la prognosi, dimostrato dal fatto che soggetti non fumatori ma con carcinoma del polmone hanno una maggiore percentuale di sopravvivenza a 5 anni rispetto ai fumatori.[44] Inoltre è stato ampiamente documentato che la cessazione del fumo in seguito alla diagnosi di tumore migliora notevolmente il profilo prognostico.[45]

Del fumo di sigaretta si deve considerare una componente mainstream e una sidestream; la prima, ad alte temperature, è quella generata da processi di inspirazione attiva. La seconda, a basse temperature, è il risultato della combustione spontanea tra le dita o nel posacenere. Ultimamente questa distinzione ha assunto un notevole peso epidemiologico, poiché recenti studi[46] hanno dimostrato come la componente sidestream, che rappresenta per larga parte il fumo passivo (85%), sia potenzialmente più nociva rispetto alla componente mainstream (fumo attivo). Naturalmente all'atto pratico, data la notevole diluizione nell'aria che il fumo passivo subisce prima di essere eventualmente inalato, l'aumento percentuale di rischio di contrarre patologie a cui è esposto chi lo assume resta notevolmente inferiore rispetto a quello del fumatore attivo. La connessione tra esposizione passiva e aumento del rischio è stata ulteriormente dimostrata da studi condotti negli USA,[47][48][49][50][51][22] in Europa,[52] in Gran Bretagna[53] e in Australia[54] che hanno documentato un aumento del rischio relativo nei soggetti esposti al fumo passivo (soggetti che vivono o che lavorano con un fumatore attivo).


Radon [modifica]
Media della distribuzione di radon nell'atmosfera terrestre (Bq/m³).Il radon è un gas inodore ed incolore, generato dai processi di decadimento del radio, esso stesso prodotto del decadimento dell'uranio, presente diffusamente nella crosta terrestre (granito e minerali usati per la costruzione delle abitazioni). Il radon rappresenta un elemento volatile e radioattivo, in grado di indurre mutazioni a carico del DNA e di rappresentare quindi un rischio concreto di neoplasia; in merito a quest'ultimo punto, ricerche recenti (2006) hanno promosso il radon come secondo fattore di rischio per lo sviluppo di cancro mortale al polmone.[55] I livelli di radon variano in base alla località e in base alla composizione relativa della crosta terrestre; per esempio in Cornovaglia l'elevata presenza di granito ed altri minerali aumenta a tal punto i livelli di radon da rendere consigliato l'uso di ventilatori ed estrusori per diminuire la concentrazione del gas all'interno degli edifici.[56][57] La United States Environmental Protection Agency (EPA) ha stimato che negli USA almeno in una 1 casa su 15 sono presenti livelli di radon che superano di almeno 4 picocurie per litro (pCi/L, o 148 Bq/m³) i limiti di sicurezza stabiliti.[58] L'Iowa è lo stato degli USA con la più elevata concentrazione di radon nell'aria (superiore di 4 pCi/L rispetto al controllo), con un aumento del rischio di sviluppo di cancro mortale del polmone superiore del 50% rispetto alla popolazione non esposta.[59][60] L'esposizione media italiana al radon all'interno degli edifici è mediamente di 77 Bq/m³; in relazione alla mortalità assoluta per cancro al polmone è stato stimato che dal 5 al 20% di insorgenza di tumore mortale è dovuta all'esposizione di radon indoor.[61] In base a questi dati e a successivi esperimenti, una buona ventilazione degli edifici si è dimostrata essere un provvedimento in grado di diminuire considerevolmente l'esposizione al radon.[62] I decreti legislativi n. 230/1995 e n. 241/2000 impongono inoltre la misurazione dei livelli di radiazione assunta da radon negli individui che lavorano nel sottosuolo.[63]


Amianto [modifica]
Fibre di asbesto (corpo aghiforme circondato da inclusioni rotondeggianti marroni) in aspirato citologico svolto per la diagnosi di tumore polmonare.L'amianto, oltre ad essere implicato nella patogenesi della asbestosi e del mesotelioma pleurico, mostra un ruolo sinergico con il fumo di tabacco per lo sviluppo di carcinoma del polmone.[64] In Gran Bretagna è stato stimato che il 2-3% dei casi di cancro mortale è causato dall'amianto.[65] In Italia, la correlazione tra l'esposizione all'amianto e il carcinoma del polmone è stata documentata per la prima volta del 1995:[66] lo stesso studio ha dimostrato che mentre la sola esposizione all'amianto è in grado di aumentare il rischio di 5 volte, l'esposizione combinata di amianto e fumo di tabacco è in grado di aumentare il rischio di 95 volte.


Inquinamento atmosferico [modifica]
Benché non siano presenti ancora dati definitivi, l'esposizione allo smog e all'inquinamento atmosferico (prodotti della combustione dei derivati del petrolio e prodotti delle lavorazioni che comportano l'uso di metalli particolari come nichel e cromo) è chiamata in causa nella patogenesi di cancro mortale del polmone.[66]


Virus [modifica]
Ricostruzione tridimensionale del simian virus 40, ritenuto essere coinvolto nella patogenesi di alcune forme tumorali.La capacità oncogena dei virus è stata ampiamente dimostrata nel modello animale,[67][68] benché recenti evidenze suggeriscono il ruolo potenziale del papillomavirus,[69] del poliomavirus JC,[70] del simian virus 40 (SV40), del virus BK e del citomegalovirus[71] nella patogenesi del carcinoma del polmone nell'uomo. Questi virus possono alterare il ciclo cellulare e bloccare i processi di apoptosi, promuovendo un anomalo controllo della replicazione cellulare e lo sviluppo successivo di neoplasia.


Predisposizione genetica [modifica]
La presenza di mutazioni ereditarie a carico di p53 (come la sindrome di Li-Fraumeni) e di Rb predispongono al carcinoma del polmone.[72] Un ulteriore gene coinvolto sembra essere il gene che codifica per il citocromo CYP1A1, della famiglia del sistema enzimatico P450,[73] responsabile del metabolismo di alcuni farmaci, di composti aromatici e del benzopirene.[74] Polimorfismi a carico di questo gene comportano un alterato metabolismo dei composti cancerogeni presenti nel fumo di sigaretta, con maggiore suscettibilità al cancro per i soggetti che hanno ereditato la variante enzimatica del CYP1A1.[3]


Malattie polmonari [modifica]
La presenza di enfisema o di bronchite cronica testimonia l'esposizione massiva al fumo di sigaretta;[75] conseguentemente, questi soggetti hanno una probabilità maggiore di sviluppo di cancro mortale del polmone.[37] Una pregressa tubercolosi rappresenta un rischio a sé stante per lo sviluppo di cancro mortale del polmone; tale evento prende il nome di carcinoma su cicatrice,[76] che descrive l'innesco del processo neoplasico nel sito polmonare nel quale è avvenuto (ed in seguito risolto con cicatrizzazione) il processo tubercolare.


Patogenesi [modifica]
Gli elementi eziologici analizzati portano a mutazioni del DNA che innescano un insieme di modificazioni che hanno come risultato finale un'intensa proliferazione dell'epitelio, con aberrazioni dell'architettura del tessuto polmonare. Con il tempo e con il prolungarsi dell'esposizione, l'insieme di queste modificazioni costituisce il terreno sul quale origina e si muove la neoplasia. Da queste considerazioni si deduce che al disordine neoplastico si associano alterazioni microscopiche, macroscopiche e molecolari, che evolvono in coerenza nel tempo e nello spazio.

Mentre queste ultime verranno discusse nelle sezione Eventi biologico-molecolari, le prime due corrispondono ad alterazioni visibili che sostengono il quadro clinico-patologico. Occorre quindi considerare sempre che simultaneamente al disordine neoplastico visibile, si muove un substrato molecolare sincrono ed evolutivo in grado di condizionare la storia clinica e la prognosi del tumore, conferendo proprietà di invasività, metastatizzazione o resistenza alla chemio-radioterapia.


Alterazioni clinico-patologiche [modifica]
Alterazioni istologiche nel carcinoma del polmone[3]
Tappe anatomo-patogenetiche
Stimolo oncogeno
↓ Stimolo oncogeno
I
I
I

Iperplasia adenomatosa atipica
I
I
I
I

Alterazioni reversibili
Iperplasia epiteliale

Epitelio metaplastico

Alterazioni irreversibili
Displasia

Carcinoma in situ

Carcinoma polmonare a cellule squamose Adenocarcinoma polmonare
Carcinoma bronchioloalveolare

Come illustra lo schema, un tumore non insorge in un epitelio sano. Occorrono infatti molti anni affinché che lo stimolo cancerogeno rappresentato dal contatto con uno dei fattori di rischio possa promuovere alterazioni tali da innescare lo sviluppo di tumore. Nell'epitelio bronchiale, l'esposizione ripetitiva al fumo porta ad un'intensa proliferazione (iperplasia) che tuttavia non possiede le alterazioni genetiche tipiche del tumore. Con il tempo ed il perdurare dello stimolo, le cellule che costituiscono il tessuto iperplastico possono andare incontro ad un processo definito metaplasia, un particolare evento caratterizzato dalla trasformazione di un tipo cellulare in un altro. Nel caso del polmone, le cellule che compongono l'epitelio si trasformano da cilindriche a fusate, assumendo un aspetto che nell'insieme viene definito pavimentoso stratificato.[77] Il passo successivo è rappresentato dalla displasia, una situazione nella quale viene ad essere alterata la normale architettura tissutale. Questo significa che le cellule andranno incontro ad una proliferazione non più ordinata in base alla fisiologica anatomia del tessuto, ma verranno a svilupparsi, ad esempio, in contesti di pertinenza di altri tessuti. Nel polmone questo è visibile poiché le cellule pavimentose non si disporranno più verso il lume del bronco, ma tenderanno ad accumularsi negli strati medi ed inferiori della mucosa, testimoniando che le cellule alterate sono svincolate dalla polarizzazione imposta dall'epitelio stesso. Differentemente dalla metaplasia, che può essere risolta eliminando lo stimolo nocivo, la displasia è un processo irreversibile e rappresenta il seme dal quale si genera il carcinoma in situ, definito come una lesione neoplastica che non ha ancora oltrepassato il limite imposto dalla lamina propria. Questi eventi descrivono le tappe patogenetiche che caratterizzano la genesi del carcinoma polmonare a cellule squamose; tuttavia è stato messo in evidenza[78] che, differentemente da questo tipo, l'adenocarcinoma polmonare e il carcinoma bronchioloalveolare originano da un'alterazione prenoplastica denominata iperplasia adenomatosa atipica, caratterizzata da un'intensa proliferazione di strutture ghiandolari nel contesto del tessuto polmonare.


Eventi biologico-molecolari [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Carcinogenesi.

Il terreno attraverso il quale si snoda il disordine neoplastico è caratterizzato da alterazioni molecolari che possono essere riassunte in sei grandi gruppi patogenetici.[79]


Autosufficienza per la crescita cellulare [modifica]
Una cellula privata di fattori di crescita va rapidamente incontro ad apoptosi. Per questo, acquisire autosufficienza per i fattori di crescita rappresenta un meccanismo fondamentale per innescare e sostenere la carcinogenesi. Diverse alterazioni, su diverse componenti, possono realizzare e promuovere l'autosufficienza: per il carcinoma del polmone assumono particolarmente importanza le vie di segnalazione cellulare che riguardano tre sistemi proteici: EGFR, Ras e Myc.

Segnalazione intracellullare innescata dal legame tra EGFR e il suo agonista. L'iperespressione di EGFR o la sua mutazione attivante è un importante fattore patogenetico per il carcinoma del polmone.
Recettore del fattore di crescita dell'epidermide [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Recettore del fattore di crescita dell'epidermide.

Nel tessuto polmonare uno dei recettori per i fattori di crescita è rappresentato dal recettore del fattore di crescita dell'epidermide o EGFR (anche detto ErbB-1), proteina posta sulla membrana cellulare di molte cellule bronchiali.[80]
Essenzialmente, sono 3 i meccanismi attraverso i quali alterazioni di EGFR possono contribuire allo sviluppo e al mantenimento del carcinoma del polmone.[80]
Iperespressione dei ligandi di EGFR
La continua presenza di molecole in grado di stimolare EGFR, benché non sia sufficiente ad innescare il processo di carcinogenesi,[81] è estremamente importante poiché porta ad una condizione perpetua di stimolo proliferativo, promuovendo la proliferazione di cellule precedentemente mutate.
Amplificazione di EGFR
Se il numero di recettori per unità di superficie cellulare aumenta, aumenta di conseguenza la responsività della cellula ad un dato stimolo esterno.[81] Quindi, una cellula che esprime un maggior numero di recettori è una cellula con una maggiore capacità proliferativa, condizione che avvantaggia le cellule neoplastiche, che possiedono più copie del gene di EGFR o un gene costituitavamente espresso.
Mutazioni attivanti di EGFR
Le mutazioni del gene di EGFR possono portare all'indipendenza funzionale del recettore, rendendolo costitutivamente attivo anche in assenza di uno stimolo esterno.[81] Tali mutazioni sono presenti nel 20% dei NSCLC (Carcinoma polmonare non a piccole cellule; vedi, più oltre, la sezione Classificazione istologica) e nell'80% di NSCLC non responsivi a terapia,[82] con maggiore frequenza nell'adenocarcinoma polmonare,nel sesso femminile e nei soggetti di origine asiatica.[83]
Ricostruzione tridimensionale della struttura della proteina Ras la cui mutazione è spesso connessa alle forme tumorali resistenti alla chemioterapia.
Ras [modifica]
Come precedentemente discusso nella trattazione del ruolo fisiologico di EGFR, la proteina Ras rappresenta un punto di snodo cruciale nella segnalazione di proliferazione e differenziazione cellulare.[84] Mutazioni di Ras, soprattutto dell'isoforma K-Ras, sono presenti soprattutto nell'adenocarcinoma polmonare,[85] benché, comunque sia, rappresentano un'alterazione tipica (15-20%) di tutte le forme di NSCLC.[86] Mutazioni attivanti di K-Ras si associano molto strettamente all'abitudine al fumo di sigaretta e alla resistenza insorta durante il trattamento chemioterapico.[87]

Myc [modifica]
Myc è un oncogene che codifica per una proteina che rappresenta il traguardo finale del segnale di proliferazione convogliato da Ras;[88] ciò significa che una mutazione attivante di Myc o una sua iperespressione mima fisiologicamente una mutazione attivante di Ras. Le alterazioni di Myc sono associate a moltissime forme di cancro[89] e nel carcinoma del polmone assumono una valenza particolare le forme cMYC, MYCN e MYCL. Mentre la mutazione di cMyc in circa il 8-20% delle forme di NSCLS, la mutazione delle ultime due forme rappresenta un meccanismo patogenetico fondamentale nello sviluppo di carcinoma polmonare a piccole cellule.[90]

Evasione dalla apoptosi [modifica]
L'apoptosi può essere definita come morte cellulare programmata che, differentemente dalla necrosi, rappresenta un processo fisiologico e di notevolissima importanza. La regolazione dei processi apoptotici permette il corretto sviluppo di diversi nuovi tessuti a scapito di popolazioni cellulari senescenti o rudimentali. Benché questi processi siano particolarmente evidenti durante l'embriogenesi, l'apoptosi riveste un ruolo fondamentale anche nell'individuo adulto, soprattutto nell'eliminazione dei linfociti autoreattivi e delle cellule tumorali.[91] Giocoforza, la compromissione di tali meccanismi o l'acquisizione da parte del tumore della capacità di evadere l'apoptosi, rappresenta uno dei momenti cruciali per la progressione della neoplasia.[81]

Ricostruzione tridimensionale della struttura della proteina p53. La perdita di questa proteina è responsabile della capacità da parte delle cellule neoplastiche di sfuggire dai meccanismi apoptotici.p53
p53 è una proteina di 53 kilodalton (kDa) che funge da fattore di trascrizione ed è codificata dal gene TP53.[92][93][94] L'mRNA che traduce per p53 è trascritto in seguito a danno del genoma, provocato, ad esempio, da radiazioni, agenti chimici e stress ossidativo[95] La proteina p53 cosi tradotta porta alla trascrizione di p21 (arresto del ciclo cellulare),[96] di Gadd45 (riparazione del DNA)[97][98] e di Bax (induttore dell'apoptosi);[99] riassumendo: un danno al DNA promuove la traduzione di p53 che blocca il ciclo cellulare, ripara il DNA e, in caso di insuccesso, innesca l'apoptosi. Per questo, p53 è stato denominato il guardiano del genoma, in quanto in grado di prevenire l'instaurarsi di danni al DNA e di stabilizzare il genoma.[100]
Mutazioni inattivanti di p53 trasmesse con modalità autosomico recessiva sono le responsabili della sindrome di Li-Fraumeni,[72] che rappresenta una condizione di rischio per lo sviluppo di carcinoma del polmone. Alterazioni di p53 nelle cellule dell'epitelio bronchiale con alterazioni di tipo neoplastico in individui che non hanno ereditato l'allele mutato, sono presenti sia nel carcinoma polmonare a piccole cellule (>90%) che nei NSCLC (>80%).[1]



Bcl-2
Bcl-2 è una proteina che si lega alla membrana esterna dei mitocondri inibendo l'apoptosi.[81] Questo significa che un aumento dell'espressione di bcl-2 nelle cellule neoplastiche consente la valicazione degli stimoli apoptotici e la sopravvivenza cellulare. Benché l'iperespressione di bcl-2 rappresenti un punto patogenetico fondamentale nelle varie forme di leucemia e di linfomi, tale alterazione si riscontra frequentemente (>75%) anche nel SCLC.[101] In questo tipo di tumori è sovente riscontrare un'iperespressione di Bcl-2 e una diminuzione funzionale di p53, elementi che, con meccanismo sinergico, sono in grado di promuovere e sostenere l'aggressività del microcitoma.

Evasione dal blocco alla crescita cellulare [modifica]
Nel processo di evoluzione di una neoplasia le cellule acquisiscono gradualmente nuove capacità proliferative svincolandosi dal blocco imposto da alcuni geni denominati per questo oncosoppressori.[81] In generale, meccanismi che portano alla perdita di un solo allele oncosoppressore non sono sufficienti a promuovere lo sviluppo di un tumore; tuttavia, la perdita di entrambi gli alleli (two hits hypothesis) è strettamente associata a instabilità genetica, ad alterato ciclo cellulare ed, infine, alla proliferazione incontrollata.[102]

La proteina p53 rappresenta un tipico esempio di gene oncosoppressore; un ulteriore classico esempio è rappresentato dalla Rb, in grado di controllare le diverse tappe del ciclo cellulare.[103] Ogniqualvolta uno di questi geni viene perso o inattivato da mutazione in entrambi gli alleli si parla di loss-of-heterozygosity (LOH).[104] Molti studi,[105] focalizzati soprattutto sul carcinoma polmonare a cellule squamose, hanno messo in evidenza le seguenti loss-of-heterozygosity:

Cromosoma coinvolto Sigla Esempi di
geni presenti
Braccio corto del cromosoma 1 1p PINK1
Braccio corto del cromosoma 3 3p FHIT; RASSF1; VHL
Braccio lungo del cromosoma 3 3q PDCD10
Braccio corto del cromosoma 4 4p FGFR3
Braccio lungo del cromosoma 4 4q Molte chemochine
Braccio lungo del cromosoma 5 5q NSD1
Braccio lungo del cromosoma 8 8q NDRG1
Braccio lungo del cromosoma 9 9q TGFBR1
Braccio corto del cromosoma 10 10p ERCC6
Braccio lungo del cromosoma 10 10q PTEN; ALOX5; CDH23
Braccio lungo del cromosoma 13 13q BRCA2; Rb
Braccio corto del cromosoma 17 17p p53
Braccio lungo del cromosoma 17 17q BRCA1
Braccio lungo del cromosoma 18 18q SMAD4
Braccio corto del cromosoma 19 19p STK11


Studi pubblicati nel marzo 2008[106] hanno messo in luce un ulteriore processo responsabile dell'evasione dal blocco alla crescita cellulare, rappresentato dalla metilazione dei promotori che modulano l'espressione di geni oncosoppressori. La metilazione è un processo fisiologico che porta al silenziamento di geni non necessari per la cellula nel dato periodo preso in considerazione;[107] tuttavia, la metilazione patologica che avviene in queste cellule tumorali può portare al silenziamento di oncosoppressori, con un profilo funzionale conseguente praticamente identico alla loss-of-function. Questi studi hanno inoltre messo in evidenza che tali alterazioni si verificano nelle fasi iniziali del processo di carcinogenesi, quando ancora non sono avvenute alterazioni mutazionali stabili. Ciò implica che le modificazioni a carico delle lesioni neoplastiche precoci possiedono ancora un certo grado di reversibilità.


Insensibilità all'invecchiamento cellulare [modifica]
Struttura di un cromosoma umano; i telomeri costituiscono le porzioni terminali bene evidenziate nel disegno. La capacità da parte delle cellule tumorali di contrastare l'accorciamento di queste strutture porta ad una spiccata insensibilità all'invecchiamento cellulare.Fisiologicamente, con il ripetersi dei cicli cellulari e, dunque, delle mitosi, i telomeri si accorciano, testimoniando la fisiologica senescenza cellulare.[107] Un enzima chiamato telomerasi[108] utilizza continuamente nuovi nucleotidi per cercare di mantenere costante la lunghezza dei telomeri. Da ciò si può dedurre che cellule con una spiccata attività telomerasica, quindi con telomeri costantemente lunghi, possono essere in grado di sfuggire ai normali processi di invecchiamento procedendo verso uno stato di immortalità. Nel carcinoma del polmone è stata ampiamente documentata[109] un'iperattività telomerasica soprattutto nelle fasi precoci del processo neoplastico. Presa visione di questa evidenza, numerosi studi[110][111] si sono focalizzati nel ricercare evidenze che possano suggerire il ruolo dell'esame dell'attività telomerasica sul liquido di lavaggio bronchiolo-alveolare (BAL) prelevato in corso di broncoscopia come misura di screening e prevenzione. Ulteriori studi[112] hanno analizzato la capacità predittiva dell'analisi dell'attività telomerasica associata alla normale citologia dell'espettorato o del BAL. Da queste ricerche risulta che, benché sia ancora una metodica in fase di sperimentazione e con costi elevati, l'analisi dell'attività telomerasica aggiunge sensibilità e accuratezza diagnostica al più specifico esame citologico, con ulteriore migliore capacità discriminativa sul grado di malignità del disordine neoplastico esaminato.


Angiogenesi [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Carcinogenesi#Angiogenesi e Angiogenesi.
Ricostruzione tridimensionale della struttura del VEGF, il fattore di crescita vascolare responsabile dello sviluppo di vasi sanguigni nel contesto del tessuto tumorale.Numerosi studi sono stati condotti sul ruolo dei fattori di crescita per i vasi sanguigni nel carcinoma del polmone, dimostrando che il fattore cardine è rappresentato dal VEGF;[113] da ciò è stato reso evidente che un'elevata concentrazione di VEGF del sangue dei pazienti con carcinoma del polmone rappresenta un fattore prognostico negativo indipendente dalla loro classificazione.[114] È stato inoltre dimostrato che il processo di angiogenesi sostenuto dal VEGF avviene nelle fasi precoci della carcinogenesi del carcinoma del polmone,[115] con pesanti implicazioni nella storia naturale di queste neoplasie.


Invasione e metastizzazione [modifica]
Ricostruzione tridimensionale della struttura di una E-caderina. Mutazioni a carico di queste proteine svincolano le cellule tumorali dall'inibizione da contatto.Alcuni studi hanno dimostrato che cellule epiteliali bronchiali possono mostrare una perdita dell'inibizione da contatto in seguito ad esposizione alla nicotina.[116] Il passo successivo alla perdita dell'inibizione da contatto è rappresentato dall'acquisizione della capacità di invasione tissutale attiva, grazie all'espressione di proteine, come le metallo proteasi, in grado di demolire la matrice extracellulare, permettendo alle cellule neoplastiche di farsi strada tra i tessuti. Molte di queste proteine sono chiamate in causa nella capacità invasiva del carcinoma del polmone; di seguito vengono discussi alcuni degli elementi ritenuti più importanti nell'infiltrazione di questa neoplasia.

CRMP-1
Collapsin response mediator protein 1 (proteina che media gli effetti delle collapsine) è un gene umano che codifica per una proteina di membrana presente fisiologicamente solo nel tessuto nervoso, dove modula vie di segnalazione importanti nella crescita neuronale durante lo sviluppo del sistema nervoso.[117] Al di là di questo ruolo fisiologico, CRMP-1 è stata indagata in quanto la sua espressione è alterata nelle cellule neoplastiche che possiedono un elevato grado di invasività.[118] Per quanto riguarda il carcinoma del polmone, studi condotti per valutare il ruolo del CTGF (fattore di crescita del tessuto connettivo, che stimola la produzione di matrice extracellulare e di integrine)[119] nella progressione dell'adenocarcinoma polmonare, hanno dimostrato una stretta relazione tra i segnali innescati da CRMP-1[120] e la motilità cellulare, con aumento del grado di invasione e di metastatizzazione. Non solo: dati precedenti a questi studi e basati su una serie di esperimenti condotti con la metodica PCR, northern blot e western blot,[121] hanno dimostrato che cellule metastatiche e con elevato tasso di invasività presentano livelli ridotti di CRMP-1; da ciò è stato ipotizzato che CRMP-1 possa avere un ruolo anti-invasivo fisiologico.
Ricostruzione tridimensionale della catena gamma delle laminine, la cui espressione aberrante nel carcinoma del polmone porta ad una intensa capacità invasiva.Laminina 5
Le laminine sono proteine della matrice extracellulare, soprattutto dello strato compatto che costituisce la lamina propria che sostine le cellule epiteliali.[122] Sono formate da trimeri compositi di catene alfa, beta o gamma e le differenti combinazioni caratterizzano le diverse forme di laminine, espresse in differenti tessuti e con funzioni differenti.[123] Infatti, mentre una disfunzione della laminina 2 è responsabile di una forma di distrofia muscolare congenita, la laminina 1 è coinvolta nello sviluppo migratorio delle strutture neuronali, indirizzando, ad esempio, gli assoni delle cellule gangliari retiniche verso le stazioni mesencefaliche. Le laminine rappresentano dunque il terreno nel quale si sviluppano e si muovono le cellule; giocoforza, un'alterazione della produzione delle laminine può portare verso un'alterata architettura tissutale e nel caso di un tumore verso un certo grado di invasività. Alcuni studi hanno identificato nelle alterazioni della laminina 5 una tappa obbligata per l'invasità di molti tipi di tumori, di origine epiteliale e non.[124] Per il ruolo della laminina 5 nel carcinoma del polmone, l'attenzione è stata posta sull'adenocarcinoma in stadio Ia e Ib; le ricerche hanno dimostrato non solo che una bassa espressione della laminina 5 porta ad un grado di invasività minore, ma soprattutto correla con una prognosi a lungo tempo migliore.[125]
Ricostruzione tridimensionale di una delle catene proteiche che compone le integrine, anch'esse chiamate in causa nella capacità invasiva mostrata dalle cellule del tumore polmonare.Integrine
Le integrine sono recettori che mediano l'adesione tra le cellule e la matrice extracellulare.[126] In questo senso, sono responsabili della forma e della motilità cellulare, benché possiedano, analogamente a quanto discusso per le caderine, proprietà segnalatorie in grado di influenzare il ciclo cellulare. Nello studio del ruolo delle integrine sullo sviluppo del tumore del polmone sono emersi i seguenti dati:
L'invasività tissutale del carcinoma polmonare a cellule squamose, dell'adenocarcinoma polmonare, del carcinoma polmonare a grandi cellule e del carcinoma polmonare a piccole cellule dipende strettamente dall'espressione nel microambiente polmonare di un contesto proteico che preveda la presenza di β1 e β3 integrine.[127]
L'espressione di proteine della matrice extracellulare come la β1 integrina è connessa con la resistenza alla chemioterapia e all'apoptosi mostrata in vivo dal carcinoma polmonare a piccole cellule.[128]
È stato dimostrato che alcuni fattori di crescita come il TGF-β stimolano la produzione di integrine, promuovendo invasività e metastatizzazione delle cellule neoplastiche. In base a queste evidenze si stanno cercando nuovi farmaci in grado di bloccare questo processo.[129]
Studi pubblicati nel giugno 2009 hanno dimostrato che la presenza di complessi recettoriali iperespressi formati da integrina β1 sia una condicio sine qua non affinché un carcinoma del polmone possa dar origine ai primi focolai metastatici.[130]

Anatomia patologica [modifica]
▼ EspandiNomenclatura delle neoplasie
I nomi delle neoplasie benigne derivano dal nome della cellula di origine al quale si aggiunge il suffisso -oma. Ad esempio, una neoplasia benigna che origina dal tessuto adiposo, è chiamata lipoma (dal greco lypos, grasso). Analogamente, la neoplasia benigna del tessuto cartilagineo è chiamata condroma (dal greco khondrós, cartilagine). Ancora; una neoplasia benigna che origina dai fibroblasti è chiamata fibroma, uno che origina dall'osso si chiama invece osteoma. Adenoma è invece il termine utilizzato per indicare una neoplasia benigna che origina da un'epitelio e che riproduce un aspetto ghiandolare. Per le neoplasie maligne la regola è diversa; si deve aggiungere il suffisso -sarcoma se la neoplasia origina da cellule mesenchimali, mentre si usa il suffisso -carcinoma se la neoplasia origina dalle cellule epiteliali. Per cui, una neoplasia maligna dei tessuti precedentemente citati avrà come nome: liposarcoma, condrosarcoma, fibrosarcoma, osteosarcoma e adenocarcinoma. Il 95% delle neoplasie polmonari è maligno ed origina dalle cellule dell'epitelio bronchiale. I carcinomi polmonari possono essere ulteriormente divisi in base alle caratteristiche. Ad esempio:

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27/08/2009 17:50



Carcinoma a cellule squamose o carcinoma squamoso o carcinoma epidermoide
Adenocarcinoma polmonare
Carcinoma bronchioloalveolare, talvolta considerato come ulteriore sottotipo dell'adenocarcinoma bronchiale
Carcinoma polmonare a grandi cellule
Il carcinoma epidermoide è un tumore maligno prevalentemente centrale che origina della cellule basali dell'epitelio dei bronchi, con lenta crescita e che predilige i lobi polmonari superiori; è la forma più strettamente associata al fumo di sigaretta.[137] L'adenocarcinoma del polmone è una forma tumorale estremamente variabile con linfotropismo estremamente marcato e in grado di formare metastasi linfonodali senza ingrandimento TC visibile.[138] Il carcinoma bronchioloalveolare nasce dagli alveoli e diffonde tappezzando la parete alveolare, risultando non strettamente invasivo; ha un decorso clinico indolente e una frequenza molto bassa, con un quadro radiologico simile alla polmonite.
Il carcinoma polmonare a piccole cellule deve essere distinto da queste forme; è un tumore estremamente maligno, con elevatissima mortalità e che si sviluppa in un contesto patogenetico molecolare differenze rispetto ai NSCLC; può essere definito come l'estremo maligno della linea dei tumori che originano dalle cellule neuroendocrine (carcinoidi tipici e atipici, carcinoma polmonare a grandi cellule). La malignità tipica di questi tumori viene giustificata dal decorso clinico estremamente rapido, dalla precocissima capacità di metastatizzare e all'associazione con sindromi paraneoplastiche.[132]


Aspetto microscopico [modifica]
L'epitelio bronchiale normale è formato da un monostrato di cellule cilindriche ciliate frammiste a cellule mucipare caliciformi. Mentre queste ultime, insieme alle ghiandole della sottomucosa, sono deputate alla produzione di muco, le prime devono sostenere un'intensa attività di clearance (pulizia) dell'epitelio stesso, trasportando il muco prodotto verso l'alto attraverso il movimento ritmato delle ciglia. Tra queste cellule si interpongono cellule del sistema APUD, in grado di secernere un insieme di sostanze con proprietà vasoattive e con attività sulla muscolatura liscia bronchiale[139]. Sono inoltre presenti cellule indifferenziate che forniscono popolazioni cellulari sempre nuove all'epitelio bronchiale. Mentre si ritiene che i NSCLC originino dalle cellule ciliate o dalle cellule indifferenziate, la presenza di marcatori neuroendocrini nelle cellule si SCLC fa ritenere che questa linea di tumori originino dalle cellule del sistema APUD.[140]

▼ EspandiCarcinoma del polmone - Aspetto microscopico - Immagini istologiche
Immagine istologica A
Carcinoma squamocellulare: sono presenti cellule con citoplasma intensamente eosinofilo dalla quali protrudono spine che le mettono in contatto con altre cellule. In alto a destra è inoltre possibile osservare la presenza di notevole cheratinizzazione.
Immagine istologica B
Adenocarcinoma a cellule chiare: le strutture cellulari si organizzano formando aggregati pseudo-ghiandolari. Le cellule appaiono chiare per la notevole presenza di muco.
Immagine istologica C1
Carcinoma bronchioloalveolare: le cellule neoplastiche tappezzano i setti interalveolari rispettandone la struttura.
Immagine istologica C2
Carcinoma bronchioloalveolare: ulteriore immagine istologica.

Immagine istologica D
Carcinoma polmonare a grandi cellule': sono presenti notevoli atipie nucleari, nucleolari e citoplasmatiche che rendono il quadro istologico notevolmente pleomorfo. Il nome dato alla neoplasia è giustificato dalla presenza di elementi cellulari giganti.
Immagine istologica E1
Carcinoma polmonare a piccole cellule: le cellule con nucleo intensamente cromofilo e scarso citoplasma si accrescono assumendo una struttura compatta e dall'aspetto organoide.
Immagine istologica E2
Carcinoma polmonare a piccole cellule: ulteriore immagine istologica.



▼ EspandiCarcinoma del polmone - Aspetto microscopico - Rappresentazioni
Rappresentazione A
Carcinoma squamocellulare: sono presenti numerose spine tra cellula e cellula. Una perla cornea è parzialmente rappresentata nell'angolo in basso a destra.
Rappresentazione B
Adenocarcinoma: la presenza di strutture ghiandolari più o meno differenziate testimonia la natura della neoformazione.
Rappresentazione C
Carcinoma bronchioloalveolare: le cellule neoplastiche si accrescono tappezzando gli alveoli senza provocarne la distruzione.
Rappresentazione D
Carcinoma polmonare a grandi cellule: il quadro è dominato da pleomorfismo marcato, con elementi cellulari giganti frammisti a cellule immature, con nucleoli prominenti e formazioni nucleari aberranti.
Rappresentazione E
Carcinoma polmonare a piccole cellule: si può notare la scarsità del citoplasma e la presenza di nucleo intensamente cromofili. Le cellule si organizzano formando strutture compatte, dall'aspetto a palizzata.




Carcinoma squamocellulare [modifica]
Come tutti i carcinomi a cellule squamose (o spinocellulari), questi tumori sono caratterizzati dalla presenza di cheratinizzazione, ben visibile per la presenza di elementi cellulari fusiformi intensamente eosinofili e totalmente o quasi totalmente privi di nucleo.[140] La combinazione e l'intensa proliferazione di questi elementi intorno ad un punto porta alla formazione di perle cornee, identificabili come zone concentriche con elevatissima cheratinizzazione (rappresentazione A, in basso a destra). Nell'immagine istologica A (e nella rappresentazione connessa) è inoltre possibile osservare la presenza di "spine" che protrudono dalla membrana cellulare e che formano ponti tra cellula e cellula. I ponti intercellulari altro non sono che desmosomi e testimoniano, unitamente alla cheratinizzazione, la conversione dell'epitelio cilindrico bronchiale in un epitelio molto più simile a quello della cute. La presenza di spine intercellulari è un reperto così caratteristico da poter render necessaria la sua ricerca in ogni lesione bronchiale sospetta. La presenza di perle, di elementi squamosi e di spine delineano una forma di neoplasia ben differenziata; viceversa, l'assenza di perle cornee, la presenza di figure mitotiche atipiche e di elementi cellulari giganti ed immaturi possono far propendere più verso un reperto di neoplasia scarsamente differenziata, con un grado maggiore di invasività.[3]


Adenocarcinoma [modifica]
Con il termine adenocarcinoma si fa riferimento ad una neoplasia di origine epiteliale in cui è possibile osservare un certo grado di differenziazione verso l'epitelio ghiandolare, caratterizzato dalla presenza di strutture acinose o papillari e dalla produzione di mucina.[3] Come mostra l'immagine istologica B, le cellule che si radunano a formare una struttura ghiandolare possono assumere una colorazione molto chiara per l'elevata presenza di mucina nel citosol. In questo caso si può parlare di adenocarcinoma a cellule chiare.[140] Invece, nella rappresentazione B si focalizza l'attenzione sulla formazione di strutture ghiandolari acinose che testimoniano il buon grado di differenziano del tumore; viceversa, ma mano che il tumore diventa più indifferenziato, le strutture acinari possono lasciare il posto a strutture papillari, che danno un aspetto più compatto al tessuto osservato. Con la progressiva perdita della differenziazione il tumore può assumere un aspetto solido, con elementi cellulari atipici e pleomorfi, di difficile caratterizzazione e inquadramento.


Carcinoma bronchioloalveolare [modifica]
Questa variante istologica è sovente considerata una variante dell'adenocarcinoma, benché mostri una caratterizzazione anatomo-patologica, diagnostica e prognostica differente. Come è possibile vedere nelle immagini istologiche C1 e C2 e dalla rappresentazione C, le cellule tumorali proliferano rispettando la struttura microscopica polmonare, non invadendo la sottomucosa ma tappezzando come farfalle su di uno steccato (crescita lepidica) i setti alveolari. Le due varianti, muciparo e non muciparo, si differenziano per forma cellulare ed evoluzione: mentre la prima è costituita da cellule cilindriche e tende a diffondersi per via aerogena, la seconda è caratterizzata da cellule cuboidi o leggermente fusate, in grado di formare noduli spesso confinati.[3]


Carcinoma polmonare a grandi cellule [modifica]
Con questo termine si definisce una neoplasia polmonare altrimenti non identificabile nell'ambito di carcinoma squamocellulare o adenocarcinoma. Come suggeriscono sia la rappresentazione che l'immagine istologica D, questo tipo di tumore è formato da elementi cellulari pleomorfi, con nuclei prominenti e di dimensioni variabili dove è possibile apprezzare nucleoli intensamente cromofili. Questi tumori possono mostrare un certo grado di differenziazione neuroendocrina, confermata dall'aspetto di crescita organoide, con formazione di trabecole e rosette molto simili a quelle osservate nel microcitoma.[141]


Carcinoma polmonare a piccole cellule [modifica]
Questo tumore rappresenta l'estremo maligno di una serie di neoplasie che originano dalle cellule neuroendocrine, proprietà confermata dalla presenza di marcatori come la cromogranina o la sinaptofisina. Le cellule sono rotondeggianti, con scarso citoplasma e membrana cellulare ben definita; si organizzano formando strutture a palizzata (immagine istologica e rappresentazione E) con zone di necrosi e con elevatissima conta mitotica, fattore che testimonia il basso grado di differenziazione e l'elevata malignità.[3]


Aspetto macroscopico [modifica]
▼ EspandiCarcinoma del polmone - Aspetto macroscopico
Immagine A1
Carcinoma squamocellulare, con caratteristica presentazione nelle zone centrali del polmone.
Immagine A2
Carcinoma squamocellulare; il tumore si presenta come un'escrescenza verrucosa (a sinistra) occludende il bronco (destra) che si presenta eritematoso e contenente muco.
Immagine A3
Carcinoma squamocellulare: formazione nodulare grigiastra che comprime un bronco di grosso calibro. A valle, è presente un'area di addensamento (zona bianca, cotonosa) che testimonia la presenza di un processo di polmonite ostruttiva.
Immagine B
Adenocarcinoma polmonare: grande massa periferica, lobulata e dall'aspetto traslucido.

Immagine C
Carcinoma bronchioloalveolare: estese nodulazioni frammiste ad aree necrotico-emorragiche che alterano l'architettura polmonare.
Immagine D
Carcinoma polmonare a grandi cellule: estesa massa lobulata bianca e solida che presenta aree di necrosi focale. Il carcinoma si espande fino all'ilo polmonare dove sono inoltre presente linfonodi metastatici.
Immagine E
Carcinoma polmonare a piccole cellule: massa biancastra cotonosa che avvolge un bronco di grosso calibro (sede ilare), infiltrando il tessuto peri-vascolare e intaccando i linfonodi ilari.



In generale il carcinoma del polmone appare come una massa compatta, di colore spesso grigio-biancastro e con contorni sfrangiati ed invasivi delle zone circostanti ancora sane del polmone, benché possano essere evidenziate caratteristiche individuali per ogni tipo istologico. Dal luogo d'origine, le cellule tumorali possono migrare per la via linfatica ed ematica in altri organi dove attecchiscono e colonizzano in forma di aggregati detti "metastasi". Frequenti sono le metastasi alle linfoghiandole dell'ilo polmonare, del mediastino, del collo, oppure degli organi, come il surrene, il cervello, le ossa, il fegato o il rene. Le cellule tumorali possono raramente migrare anche nei bronchi e da qui diffondersi in altre regioni polmonari (metastasi polmonari). Le neoplasie possono estendersi localmente ed interessare la pleura, producendo un liquido siero-ematico, e la parete toracica o il mediastino.


Carcinoma squamocellulare [modifica]
Sono molto spesso tumori centrali[140] (immagine A1). Il carcinoma a cellule squamose si origina dall'epitelio bronchiale come un'escrescenza verrucosa (immagine A2) che può crescere fino ad occupare l'intero lume, provocando fenomeni di atelectasia o polmonite post-ostruttive, ben visibile nella figura A3. Il tumore può infiltrare la sottomucosa ed espandersi seguendo il tessuto peribronchiale in direzione mediastinica, dove appare radiograficamente come un'estesa opacità in sede para-ilare (vicino all'ilo polmonare).[142] Si presenta caratteristicamente come una massa "a cavolfiore", lobulata, di colore bianco-grigiastro e di consistenza dura; intorno alla massa possono presentarsi fenomeni necrotici (zone soffici e giallastre) ed emorragici (zone di polmone collassato infarcito di sangue).[3] Talora l'elevato tasso di crescita produce delle zone ischemico-necrotiche nella zona centrale, che può escavarsi raccogliendo materiale purulento; in questi casi si parla di cancro-ascesso.


Adenocarcinoma [modifica]
Sono spesso tumori che originano dai bronchi di piccolo calibro, benché possano anche presentarsi in sede parailare.[141] Assumono un aspetto lobulato e traslucido, in virtù della intensa produzione di mucina, come mostra l'immagine B.


Carcinoma bronchioloalveolare [modifica]
La confluenza di più noduli (ben visibili nell'immagine C) porta alla formazione di un addensamento talmente esteso da poter essere confuso con una polmonite lobare. Qualora sia presente un'intensa secrezione mucosa, la superficie di taglio può mostrarsi lucida, con aree più o meno grandi di raccolta.[140] L'addensamento del parenchima, senza coinvolgimento bronchiale, porta allo sviluppo di broncogramma nei reperti radiografici, caratterizzato dalla visibilità delle strutture bronchiali contenenti aria nel contesto del mezzo solido rappresentato dal tumore.[138]


Carcinoma polmonare a grandi cellule [modifica]
Questo tumore si sviluppa soprattutto nelle zone polmonari periferiche, benché, allo stesso modo dell'adenocarcinoma, possa estendersi in sede parailare.[141] Hanno un aspetto solido e lobulato (immagine D), possono assumere grandi dimensioni ed avere aree di raccolta ascessuale al loro interno.


Carcinoma polmonare a piccole cellule [modifica]
Si sviluppano in sede ilare, coinvolgendo precocemente le strutture tracheali e mediastiniche.[143] Come mostra l'immagine E, il tumore tende ad infiltrare nel tessuto peribronchiale, coinvolgendo anche vasi sanguigni e linfonodi, benché possano presentarsi fenomeni di desquamazione necrotica intrabronchiale nel corso della malattia.[140]


Profilo clinico [modifica]
I segni e sintomi che si manifestano nei soggetti con carcinoma del polmone sono direttamente correlati a:

crescita locale del tumore
invasione o ostruzione delle strutture adiacenti
coinvolgimento dei linfonodi regionali
presenza di metastasi a distanza
effetto indiretto (sindromi paraneoplastiche)

Crescita locale del tumore [modifica]
Come discusso nel profilo anatomo-patologico, i tumori del polmoni possono manifestarsi come forme centrali o come forme periferiche, benché le prime siano le più frequenti. In seguito all'espansione della massa nel lume del bronco viene a crearsi una situazione ostruttiva che si manifesta con sibili e stridori respiratori che possono essere valutati in corso di esame obiettivo, dispnea (spiacevole consapevolezza di respirazione difficoltosa), tosse stizzosa per irritazione della superficie bronchiale ed emoftoe (espettorato striato di sangue) per rottura dei numerosi esili capillari che percorrono la superficie del tumore.[144] L'ostruzione del lume bronchiale porta ad un ristagno delle secrezioni a valle dell'ostruzione, che può esitare verso la polmonite ostruttiva, spesso manifesta con febbre e radiografia compatibile.[145] L'ostruzione completa del lume può portare allo sviluppo di atelectasia (collasso) del parenchima polmonare a valle. Con la crescita, il tumore può andare incontro ad escavazione con formazione di cavità ascessuali nel contesto della neoplasia stessa. Tale entità prende il nome di cancro ascesso. Il carcinoma bronchioloalveolare, ricoprendo la superficie degli alveoli, può ostacolare la diffusione dell'ossigeno, causando ipossia ed insufficienza respiratoria.[146]


Invasione ed ostruzione delle strutture adiacenti [modifica]
Plesso brachiale. Un tumore polmonare che si sviluppi nell'apice del polmone, in virtù alla vicinanza alle strutture nervose che decorrono al di sotto della clavicola, può esitare in dolore e disfunzione dell'arto omolaterale.I tumori periferici possono provocare dolore in virtù del possibile coinvolgimento pleurico. Per lo stesso motivo, si può sviluppare un versamento pleurico (e relativa grave dispnea) spesso di carattere essudativo e francamente emorragico.[1] Il coinvolgimento della parete toracica può dar luogo a dispnea in seguito ad insufficienza respiratoria di tipo restrittivo. Tumori che originano dalle porzioni superiori del polmone (tumore di Pancoast), possono dar origine ad un quadro sindromico definito sindrome di Pancoast o sindrome del tumore del solco superiore, caratterizzato dal coinvolgimento compressivo od infiltrativo dell'ottavo nervo cervicale e del primo-secondo nervo toracico. La sindrome di manifesta con dolore alla spalla che si irradia lungo il lato ulnare dell'arto superiore corrispondente.[147] Il quadro può essere confermato da una radiografia che dimostri l'opacità apicale e l'infiltrazione della prima o seconda costa.[145] Riconosce invece la compressione delle strutture del sistema nervoso simpatico il quadro clinico denominato sindrome di Bernard-Horner, caratterizzato dalla triade miosi (pupilla ristretta), ptosi (palpebra abbassata) ed enoftalmo (occhio infossato) nel lato colpito.[148]


Coinvolgimento dei linfonodi regionali [modifica]
Linfonodi mediastinici: essendo localizzati nelle vicinanze di strutture come vena cava superiore, nervi, trachea ed esofago un loro coinvolgimento metastatico può esitare nella compromissione strutturale e funzionale di uno di questi organi.I polmoni sono drenati da una serie di vasi linfatici che fanno capo a numerosi linfonodi del mediastino. Questi vengono divisi in 14 gruppi e sono in contatto con molti organi e strutture mediastiniche. Dunque, la presenza di metastasi linfonodali da carcinoma del polmone, possono presentarsi con segni e sintomi (dovuti alla compressione o all'infiltrazione degli organi confinanti) che nell'insieme vengono considerati con il nome complessivo di sindrome mediastinica. L'infiltrazione dell'esofago da parte dei linfonodi peritracheali può provocare disfagia, con rigurgito e possibile scialorrea, segno che correla con malattia avanzata e prognosi infausta.[149] L'interessamento della trachea o dei bronchi principali può esitare in un quadro dispnoico con tosse irritativa ed emoftoe; analogamente al quadro esofageo, questi segni e sintomi non si manifestano se non in fase tardiva. L'invasione della vena cava superiore è invece molto più frequente, a causa della debolezza tipica di tale struttura:[150] in questo caso la sintomatologia è caratterizzata da edema al volto e agli arti superiori, da obnubilamento, da cefalea e da cianosi dei distretti superiori, in un quadro che viene definito sindrome della vena cava superiore. Un po' meno frequente, ma molto rilevante ai fini prognostici, è il quadro clinico derivante dalla compromissione delle strutture nervose che risiedono nel mediastino. Un incoercibile singhiozzo o una paralisi diaframmatica sono reperti associabili alla compromissione del nervo frenico, mentre una tosse stizzosa e una marcata bradicardia possono associarsi ad una lesione del nervo vago. La presenza di metastasi che coinvolgono i linfonodi della finestra aorto-polmonare (compartimento anatomico della porzione sinistra del mediastino compreso tra aorta e arterie polmonari) possono comprimere la prima porzione del nervo ricorrente laringeo di sinistra, con presenza di disfonia per impossibilità dei movimenti di adduzione delle corde vocali (voce rauca).


Presenza di metastasi a distanza [modifica]
Il carcinoma del polmone metastatizza al cervello, ai surreni, alle ossa e al fegato. Meno frequentemente, le metastasi possono presentarsi anche nello stesso polmone, nei reni e al pericardio.[151] Le metastasi al cervello possono esordire con sintomi focali, parestesie, scosse cloniche, epilessia od altri disturbi del movimento. Il surrene rappresenta un sito di metastasi specifico per il carcinoma del polmone e per altre poche forme neoplastiche, con effetti metabolici che si contestualizzano in una sindrome di Addison e possono rappresentare un'importante causa di comorbidità. Le metastasi ossee sono associate ad un'intensa sintomatologia dolorosa per distensione e infiltrazione del periostio.


Sindromi paranoplastiche [modifica]
Una sindrome paraneoplastica può essere definita come l'insieme dei segni, dei sintomi e delle alterazioni morfologico-funzionali che un tumore è in grado di dare a distanza dalla sede di sviluppo primitivo o di sviluppo delle metastasi.[79] In questo senso, un carcinoma del polmone viene spesso scoperto in seguito all'evidenza clinica di questi quadri patologici.[152] Nel carcinoma del polmone, le sindromi paraneoplastiche di maggiore rilevanza sono la sindrome di Lambert-Eaton (disordine autoimmune caratterizzato da affaticabilità muscolare dovuta dalla presenza di autoanticorpi diretti verso i canali per il calcio voltaggio dipendenti[153]), l'ipercalcemia (dovuta alla produzione da parte del tumore di PTHrP)[154] e la sindrome da inappropriata secrezione di ADH (secrezione da parte del tumore di ormone anti-diuretico).[155] Altri sintomi sistemici che correlano con prognosi infausta sono: artralgie, febbre, anoressia, astenia ed insonnia.[149][156]


Profilo diagnostico [modifica]
▼ EspandiCarcinoma del polmone - Radiografie ed immagini TC
Radiografia del torace che mostra una neoformazione di forma ovalare nella parte periferica del lobo superiore sinistro
Radiografia del torace che mostra opacità compatibili con una neoplasia polmonare e metastasi linfonodali ilari e mediastiniche.
TC del distretto toracico che mostra una massa neoplastica nel polmone sinistro.
Ricostruzione 3D mediante la metodica TC delle strutture toraciche in un soggetto con carcinoma del polmone (freccia) confinato al lobo superiore sinistro.



In un contesto anamnestico in cui si presenta uno o più di questi reperti:[157]

dispnea (spiacevole consapevolezza di respirazione difficoltosa)
emoftoe (espettorato striato di sangue)
tosse cronica e stizzosa
sibili da ostruzione
dolore toracico o dolore addominale
cachessia (perdita di peso), astenia ed anoressia
disfonia, con voce rauca
ippocratismo digitale (dita a bacchetta di tamburo)
disfagia (difficoltà nella deglutizione)
il primo esame da eseguire è rappresentato dalla radiografia del torace,[138] in grado di dare informazioni sulla presenza di una massa, sul coinvolgimento dei linfonodi mediastinici, sulla presenza di una polmonite ostruttiva o di atelectasia e sulla presenza di versamento pleurico. Qualora le informazioni provenienti dalla radiografia del torace non risultassero esaustive per un soggetto fumatore con emoftoe e tosse, si deve procedere con esami di secondo livello come la tomografia computerizzata o la broncoscopia.[145] Un quadro radiografico compatibile con un tumore polmonare deve essere comunque indagato con la TC,[1] al fine di stabilire un corretto algoritmo diagnostico. Il successivo step è rappresentato dalla biopsia; il prelievo bioptico di una lesione neoplastica confinata nel mantello polmonare (tumore periferico) si svolge attraverso una biopsia percutanea TC guidata. Viceversa, una lesione neoplastica centrale (per definizione raggiungibile con il broncoscopio), deve essere indagata con una biopsia svolta in corso di broncoscopia.[145] Un ruolo importante è quello dall'analisi citologica dello sputo, soprattutto per le forme di tumore centrale; questa analisi, unitamente ad altre procedure come la radiografia del torace in soggetti a rischio (forti fumatori sopra ai 50 anni), può avere un ruolo nella diagnosi precoce di carcinoma del polmone.[158]

La diagnosi differenziale si snoda tra i quadri infettivi e i disordini infiammatori cronici in grado di dare una linfoadenopatia mediastinica. Tra i primi è sempre buona regola escludere la tubercolosi come possibile causa di opacità mediastinica; tra i secondi, si deve cercare di escludere la presenza di sarcoidosi.[156] Tuttavia, moltissimi altri quadri infettivi sono in grado di realizzare e sostenere una linfoadenopatia mediastinica. Non si deve inoltre escludere la presenza di disordini linfoproliferativi primitivi del mediastino che solitamente possono provocare opacità ilare senza coinvolgimento polmonare.[159] Il carcinoma del polmone può essere riscontrato anche in qualità di incidentaloma, ovvero, può essere scoperto grazie ad una radiografia del torace svolta per altri motivi. Il riscontro di tumore primitivo polmonare in seguito ad indagini svolte per sospetto di malattia neoplastica estesa (riscontro di metastasi ossee, cerebrali o surrenali), corrisponde ad una diagnosi di tumore inoperabile ed in fase terminale (grado IV, vedi classificazione) in grado di portare rapidamente verso l'exitus.[132]


Classificazione [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Classificazione TNM.

Le forme di carcinoma polmonare a piccole cellule vengono classificate in limited o extended disease in base alla possibilità o meno di colpire in fase radioterapica la massa tumorale mediante un'unica irradiazione.[1] Le forme di tumore non a piccole cellule vengono classificate in base all'estensione del tumore (parametro T), alla localizzazione di linfonodi coinvolti (N) e alla presenza di metastasi (M). Con tali reperti è possibile procedere alla classificazione mediante la seguente tabella:[132]

N0 N1 N2 N3
T1 Grado Ia Grado IIa Grado IIIa Grado IIIb
T2 Grado Ib Grado IIb Grado IIIa Grado IIIb
T3 Grado IIb Grado IIIa Grado IIIa Grado IIIb
T4 Grado IIIb Grado IIIb Grado IIIb Grado IIIb
M1 Grado IV Grado IV Grado IV Grado IV


Come è possibile notare, la presenza di metastasi a distanza, qualunque sia l'estensione e la presenza di metastasi linfonodali, promuove il tumore in categoria IV, caratterizzata da inoperabilità e sopravvivenza bassissima ad un anno.[1] Un'ulteriore particolarità è rappresentata dal fatto che carcinomi privi di metastasi caratterizzati da parametri T4 o N3 sono sempre assegnati al grado IIIb. Sono considerati operabili gli stadi Ia, Ib, IIa, IIb e alcuni IIIa (pazienti in buone condizioni di salute e senza esteso coinvolgimento linfonodale).[159] Gli stadi IIIb e IV sono da considerare sempre inoperabili; il trattamento di elezione è rappresentato dalla chemioterapia e dalla radioterapia.[79]


Estensione e localizzazione del tumore - T [modifica]
Il grado T può essere indagato mediante metodiche tomografiche, di risonanza magnetica (poco utilizzata nel polmone) e di videotoracoscopia; quest'ultima trova particolare impiego nell'analisi del coinvolgimento mediastinico e delle strutture vascolari.[159]

Tx: con Tx si vuole indicare la presenza di tumore certo ma non ancora rilevabile mediante metodiche radiografiche e videoscopiche. La certezza di tumore è indicata dalla presenza di cellule maligne nell'escreato o nel liquido di lavaggio brochiolo-alveolare (BAL).[1]
T0: assenza di tumore.
T1: tumore confinato all'interno del polmone e con un diametro inferiore a 3 cm. Non coinvolge i bronchi principali.
T2: tumore con almeno una delle seguenti caratteristiche:
diametro maggiore di 3 cm
coinvolgimento del bronco principale ma distante più di 2 cm dalla biforcazione della trachea
invasione della pleura viscerale
presenza di atelectasia o di polmonite ostruttiva che non coinvolge l'intero polmone[79]
T3: tumore con almeno una delle seguenti caratteristiche:
invasione della parete toracica, diaframma, pericardio parietale
coinvolgimento del bronco principale a meno di 2 cm dalla trachea ma senza coinvolgere la biforcazione bronchiale
atelectasia o polmonite dell'intero polmone[79]
T4: tumore con almeno una delle seguenti caratteristiche:
tumore di qualsiasi dimensione ma che invade il mediastino, il cuore, i grandi vasi mediastinici, la trachea, l'esofago o le vertebre
presenza di versamento pleurico maligno o versamento pericardico maligno
noduli tumorali satelliti in uno dei lobi omolaterali[1]

Coinvolgimento linfonodale - N [modifica]
Con N si fa riferimento ai linfonodi coinvolti dal processo tumorale. Tale indagine può essere svolta mediante tomografia computerizzata o ad emissione di positroni. Il limite più spiccato di queste metodiche è l'incapacità di visualizzare coinvolgimenti senza tumefazione (nel caso della TC) e l'incapacità di dare informazioni su piccole formazioni (PET). Per questo, i linfonodi prelevati in corso di procedure di chirurgia toracica come la lobectomia o la pneumectomia, devono essere sempre analizzati in ambito anatomo-patologico per la ricerca di processi infiltrativi non espansivi e quindi non visualizzabili mediante procedure radiografiche.[159]

Nx: metastasi linfonodali non rilevabili
N0: assenza di linfonodi colpiti
N1: colpiti i linfonodi subsegmentali, segmentali, lobari, interlobari o ilari omolaterali
N2: colpiti i linfonodi mediastinici omolaterali
N3: colpiti i linfonodi controlaterali o i linfonodi cervicali omolaterali

Presenza di metastasi - M [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Metastasi.

Il grado M può essere indagato con la tomografia computerizzata al torace ed all'addome (surreni), la risonanza magnetica (soprattutto i distretti encefalici) e la scintigrafia ossea.[132]

Mx: metastasi a distanza non rilevabili
M0: assenza di metastasi
M1: presenza di metastasi a distanza

Terapia [modifica]
La terapia del carcinoma del polmone dipende dal tipo cellulare, dall'estensione della malattia e dalle condizioni di salute del paziente (valutabili con l'indice di Karnofsky). I trattamenti comuni includono chirurgia, chemioterapia e radioterapia.[160]


Chirurgia [modifica]
Immagine che illustra la via di accesso chirurgico per la rimozione di un carcinoma del polmone. Immagine che illustra la metodica "wedge resection", con la quale viene asportata la neoplasia e piccola parte del parenchima polmonare circostante.Una volta confermata la presenza di neoplasia, la tomografia computerizzata e ad emissione di positroni sono strumenti necessari per la valutazione di resecabilità del tumore (eliminazione della maggior quantità possibile di tumore), condizionata dall'estensione, dall'infiltrazione degli organi vicini e dalla presenza di metastasi.

Elementi che invece influenzano l'operabilità (sopravvivenza e qualità di vita del paziente in seguito all'operazione) possono essere gli esami del sangue e la spirometria: mentre i primi possono indicare la presenza di comorbidità come il diabete, l'insufficienza respiratoria o l'insufficienza renale, la spirometria è in grado di valutare in maniera semplice e rapida la presenza di gravi BPCO, condizione che rappresenta una notevole limitazione alla chirurgia. Analogamente, deve essere effettuato un profilo elettrocardiografico al fine di valutare la presenza di aritmie o altre patologie cardiache.

La chirurgia toracica (con accesso toracotomico, vedi immagine) per il carcinoma del polmone ha un tasso di mortalità totale del 4,4%, strettamente correlato alla funzione polmonare e dalle presenza di altri fattori di rischio.[161] La chirurgia rappresenta il primo presidio terapeutico nei NSCLC confinati ad un polmone e fino allo stadio IIIa[162] (la stadiazione si assegna pre-operatoriamente attraverso la tomografia computerizzata e ad emissione di positroni). Inoltre, deve essere valutata la capacità respiratoria in modo da poter predire la funzionalità residua in seguito all'intervento chirurgico.

Le procedure chirurgiche comprendono la wedge resection (rimozione del tessuto neoplastico e di piccola parte del parenchima polmonare che lo circonda), la segmentomia (rimozione di una sezione di parenchima ventilata da un bronco segmentale), la lobectomia (rimozione di un lobo intero), la bilobectomia (rimozione di due lobi) e la pneumonectomia (rimozione dell'intero polmone). Nei pazienti con riserva funzionale adeguata, la lobectomia costituisce l'opzione di scelta, in quanto di minimizza la possibilità locale di recidiva. Nei pazienti che non hanno un'adeguata riserva funzionale, la wedge resection costituisce una valida alternativa.[163] La brachiterapia con frammenti di iodio applicata ai margini dell'escissione wedge può ridurre il tasso di recidiva con risultati comparabili alla lobectomia.[164]

La chirurgia toracica video assistita (approccio mini-invasivo) e le procedure di lobectomia condotte con questo metodo possono presentare vantaggi nel più rapido recupero post-operatorio, nella più breve degenza e nei diminuiti costi da parte dell'ospedale.[165]

La presenza di tumore polmonare confinato e associato a nodulo surrenale solitario metastatico può in alcuni casi essere trattato con associazione di interventi chirurgici finalizzati sia alla rimozione del tumore primitivo che della metastasi, con buoni tassi di sopravvivenza.[166] È stato inoltre dimostrato[167] che nei soggetti con metastasi surrenali sincrone o metacrone, la surrenectomia costituisce un intervento che può aumentare la sopravvivenza a 5 anni nei soggetti con tumore polmonare avanzato.


Chemioterapia [modifica]
Struttura molecolare del cisplatino, farmaco chemioterapico di nuova generazione utilizzato per la terapia del carcinoma del polmone. Struttura molecolare del celecoxib, un FANS di nuova generazione che ha trovato impiego nei casi "extended-disease" di carcinoma polmonare a piccole cellule.Il carcinoma polmonare a piccole cellule viene trattato primariamente con la chemioterapia e la radioterapia, poiché la chirurgia non ha dimostrato influenzare la sopravvivenza, benché alcune ricerche abbiano dimostrato che pazienti con SCLC confinato e senza coinvolgimento linfonodale risultino trarre giovamento in termini di sopravvivenza con l'associazione di chirurgia e chemioterapia.[168][169][170]

La chemioterapia rappresenta anche il primario approccio terapeutico in caso di NSCLC metastatico.

La combinazione di regime dipende dal tipo di tumore. Spesso i carcinomi non a piccole cellule vengono trattati con cisplatino o carboplatino in combinazione con gemcitabina, paclitaxel, docetaxel, etoposide o vinorelbina.[171] Nel carcinoma a piccole cellule sono comunemente usati il cisplatino e l'etoposide.[172] Possono essere anche usate le combinazioni con carboplatino, gemcitabina, paclitaxel, vinorelbina, topotecano ed iridotecano.[173][174] In caso di extended disease, il celecoxib può essere associato in maniera sicura con l'etoposide, migliorando i risultati in termini di sopravvivenza rispetto alle precedenti combinazioni.[175]


Chemioterapia adiuvante per NSCLC [modifica]
Questo termine indica l'uso di chemioterapia in associazione contemporanea con altre terapie, come la chirurgia e la radioterapia. Durante le procedure chirurgiche devono essere prelevati i linfonodi; se in seguito all'esame istologico risultassero positivi per presenza di cellule neoplastiche, il tumore viene classificato in stadio II o III (in base al gruppo colpito). In questa situazione, la chemioterapia adiuvante può incrementare il tasso di sopravvivenza del 15%,[176][177] soprattutto se vengono usati farmaci contenenti platino, come il cisplatino e il carboplatino.[178]

L'uso di questo schema chemioterapico nei pazienti in stadio Ib è invece controverso, poiché i trials clinici non hanno ancora dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza.[179][180] I trials di valutazione in termini di sopravvivenza per la chemioterapia pre-operatoria (chemioterapia neoadiuvante) nei tumori completamente resecabili non sono stati ad oggi conclusivi.[181]


Radioterapia [modifica]
La radioterapia è spesso associata alla chemioterapia nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule che non possono essere sottoposti all'intervento chirurgico. Questa forma di radioterapia è chiamata radioterapia radicale.[182] Un perfezionamento di questa tecnica è la radioterapia continua accelerata iperfrazionata (CHART), nella quale un'elevata dose è somministrata in un breve periodo di tempo.[17] Nei casi di carcinoma polmonare a piccole cellule potenzialmente curabili, l'irradiazione del torace è raccomandata in associazione alla chemioterapia.[183] L'uso della radioterapia adiuvante per i NSCLC è ancora controverso, benché diversi benefici siano stati documentati nei tumori con coinvolgimento dei linfonodi mediastinici.[184][185]

Sia per i NSCLC che per i SCLC, i pazienti possono trarre giovamento per il controllo del dolore e dei sintomi attraverso piccole dosi di radioterapia (radioterapia palliativa).

La brachiterapia (radioterapia localizzata) può avere un effetto diretto nei tumori confinanti ad una piccola sezione di bronco.[186] Può essere inoltre usata quando un tumore inoperabile causa l'ostruzione di una via aerea di grandi dimensioni.[187]

La somministrazione di terapia radiativa craniale profilattica (PCI) ai pazienti con SCLC in stadio limitato è spesso usata per ridurre il rischio di metastasi in tal sede.[188] Più recentemente, la PCI ha dimostrato analoghi benefici nei soggetti con extended disease.[189] Nei pazienti di cui il cancro è migliorato dopo un ciclo di chemioterapia, la PCI è indicata per ridurre il rischio cumulativo di metastasi al cervello ad un anno dal 40.4% al 14.6%.[190]

I recenti miglioramenti nell'ottimizzazione e nella formazione dell'immagine radiografica hanno condotto allo sviluppo di tecniche di radioterapia stereotassica per il trattamento di carcinoma del polmone in fase iniziale. Questa metodica viene primariamente utilizzata in quei soggetti che, presentando co-morbidità, non possono essere candidati all'exeresi chirurgica.[191]


Radiologia interventistica [modifica]
L'ablazione con radiofrequenza è una tecnica che rappresenta un'alternativa per il trattamento del carcinoma broncogenico, soprattutto nelle sue fasi iniziali. Si conduce inserendo nel tessuto neoplastico un piccola sonda che, attraverso la coagulazione, porta alla necrosi del tessuto stesso.[192]


Targeted therapy [modifica]
Struttura molecolare del Gefitinib, un farmaco in grado di bloccare la fosforilazione dei domini tirosin chinasici nelle cellule di carcinoma del polmone.Sono stati sviluppati vari farmaci mirati (targeted therapy) per il trattamento del carcinoma del polmone. Il gefitinib ha come bersaglio i domini tirosin chinasici del recettore del fattore di crescita dell'epidermide (EGFR), iperespresso o mutato in modo da essere costitutivamente attivo nelle diverse forme di carcinoma polmonare non a piccole cellule. Benché diverse prove abbiano dimostrato che il farmaco non sia in grado di migliorare i profili di sopravvivenza a 5 anni, il gefitinib dimostra una buona efficacia nel trattamento del carcinoma bronchioloalveolare in donne non fumatrici di origine asiatica.[193][194]

L'erlotinib, un altro inibitore dei domini tirosin chinasici, si è dimostrato efficace in termine di aumento del tasso di sopravvivenza nei pazienti con NSCLC[195] ed è attualmente considerato dalla Food and Drug Administration come trattamento di seconda linea nelle neoplasie avanzate. Analogamente al gefitinib, ha dimostrato una maggiore efficacia nel trattamento del carcinoma bronchioloalveolare in donne non fumatrici di origine asiatica.[194]

L'associazione di paclitaxel e carboplatino con bevacizumab, un inibitore dell'angiogenesi, migliora il tasso di sopravvivenza nei pazienti con NSCLC in stadio avanzato,[196] benché il suo uso sia connesso ad un aumento del rischio di sanguinamento polmonare soprattutto nei soggetti con carcinoma polmonare a cellule squamose.

Ricerche e studi in future terapie focalizzano l'attenzione su nuovi farmaci citotossici,[197] sulla farmacogenetica[198] e sulla ingegneria farmaceutica in grado di "disegnare" nuove molecole specifiche.[199] Alcune terapie mirate, come quelle a base di inibitori della COX-2,[200] di exisulind (uno stimolatore dell'apoptosi),[201] di inibitori della proteasi,[202] di bexarotene[203] e di alcuni vaccini,[204] sono ad oggi oggetto di studi preliminari. Le future aree di ricerca includono lo studio degli inibitori del protoncogene Ras, degli inibitori della PI3K, degli inibitori della deacetilasi degli istoni e dei farmaci in grado di sostituire gli oncosoppressori.[205]


Prognosi [modifica]
Sopravvivenza percentuale a 5 anni in base allo stadio tumorale.[206]La prognosi viene basata sul tipo istologico e sulla stadio del tumore. Il carcinoma polmonare a piccole cellule ha una prognosi infausta, benché interventi di radioterapia e chemioterapia mirata nella forma limited disease siano in grado di aumentare la sopravvivenza a 5 anni fino al 5%.[207] Nelle forme di carcinoma polmonare non a piccole cellule la sopravvivenza dipende soprattutto dalla classificazione, benché deve essere sempre considerata la presenza di patologie concomitanti e l'indice di Karnofsky calcolato per il paziente in osservazione. Nell'immagine a fianco sono messe a confronto le curve di sopravvivenza per la classificazione (o stadiazione) clinica (cTNM), ovvero basata sui reperti strumentali pre-operatori come la tomografia computerizzata, la tomografia ad emissione di positroni e la videotoracoscopia, e quella per la stadiazione patologica (pTNM), basata sull'analisi anatomo-patologica e microscopica delle stazioni linfonodali e dei frammenti prelevati in seguito all'intervento di chirurgia toracica. Come è possibile notare, è presente una notevole discrepanza tra i due metodi di classificazione: questo significa che la stadiazione operata su valutazione clinica (cTNM, pre-operatoria) sottovaluta la reale estensione della neoplasia[206] , ad esempio un IIb clinico ha lo stesso indice di sopravvivenza di un IIIa anatomo-patologico. Ulteriori elementi prognosticamente sfavorevoli sono la presenza di sindromi paraneoplastiche come la sindrome di Cushing, la sindrome da inappropriata secrezione di ADH e l'ipercalcemia. Quest'ultima, unitamente alla presenza di iperkaliemia da lisi neoplastica e all'insufficienza renale, può aggravare il quadro patologico per lo sviluppo di gravi quadri aritmici.[137] La comparsa di sindromi mediastiniche come disfonia, disfagia, grave dispnea e sindrome della vena cava superiore testimoniano la presenza di una malattia estesa, con rapida evoluzione verso l'exitus.[208]

La presenza di polmonite da ostruzione, atelectasia e versamento pleurico sono condizioni che, oltre a condizionare lo staging e quindi la prognosi, rappresentano ulteriori condizioni di comorbidità che devono essere trattate con terapie specifiche e mirate.[159]

Stadio Descrizione TNM Sopravvivenza a 5 anni
Stadiazione clinica (cTNM)[206] Sopravvivenza a 5 anni
Stadiazione patologica (pTNM)[206]
Ia T1 N0 M0 61% 67%
Ib T2 N0 M0 38% 57%
IIa T1 N1 M0 34% 55%
IIb T2 N1 M0 24% 39%
IIb T3 N0 M0 22% 38%
IIIa T3 N1 M0 9% 25%
IIIa T1-2-3 N2 M0 13% 23%
IIIb T4 NO-1-2 M0 7% <5%
IIIb T1-2-3-4 N3 M0 3% <3%
IV M1 1% <1%



Prevenzione [modifica]
Per definizione, le misure preventive hanno come scopo l'eliminazione dei fattori eziologici e dei fattori di rischio. In questa ottica, la misura preventiva più efficace per ridurre l'incidenza di carcinoma del polmone è ridurre al minimo l'esposizione al fumo di sigaretta, sia esso attivo o passivo.[209] In seguito alle evidenze mostrate dagli studi citati in precedenza, risulta essere molto importante prevenire l'esposizione al fumo soprattutto nei soggetti giovani.[40] Negli Stati Uniti d'America, il center for disease control, un ente che si occupa del controllo e della prevenzione delle malattie, ha suggerito di spendere il 15% dei proventi derivanti dalla tassazione dei prodotti del tabacco in programmi di prevenzione.[210]

A partire dal 1998, negli stati occidentali degli USA come la California sono state prese numerose misure per diminuire l'esposizione al fumo passivo nei luoghi pubblici. In seguito, analoghe misure sono state prese in Europa, con l'Irlanda nel 2004, l'Italia e la Norvegia nel 2005, la Scozia nel 2006, l'Inghilterra nel 2007 e la Francia nel 2008. La Nuova Zelanda ha cominciato ad applicare misure contro il fumo nei luoghi pubblici nel 2004. Nello stato del Bhutan, dal 2005, è in vigore una legge che impone il completo divieto di fumo.[211] In molti paesi, gruppi attivi nella lotta contro il fumo stanno facendo una campagna per simili divieti. Nel 2007, Chandigarh è diventato la prima città indiana a diventare "senza fumo". L'India ha introdotto un divieto totale di fumo ai luoghi pubblici il 2 ottobre 2008.

Tuttavia, una politica eccessivamente tesa al proibizionismo nei confronti del fumo di tabacco si è dimostrata essere positivamente correlata allo sviluppo di attività criminali di contrabbando, il che ha portato a porre un limite allo sviluppo di decreti legislativi troppo restrittivi.[212]

Nel 2008, uno studio condotto su oltre 77000 soggetti adulti ed anziani ha dimostrato che l'utilizzo protratto di integratori multivitaminici contenenti folati, vitamina C e vitamina E non è in grado di prevenire l'incidenza di carcinoma del polmone. Inoltre, è stato osservato che un uso intenso di vitamina E, soprattutto se condotto per lunghi periodi, è associato ad un aumento del rischio per lo sviluppo di carcinoma del polmone.[213]

L'Organizzazione mondiale della sanità ha richiesto ai governi di eliminare completamente la pubblicità riguardanti il tabacco per prevenire che i giovani inizino a fumare, sostenendo che, nei paesi in cui queste misure sono già state prese, il consumo di tabacco si è già ridotto del 16%.[214]

Per limitare l'esposizione al radon è possibile effettuare un controllo della quantità di questo gas nella propria abitazione tramite la sede ARPA più vicina.


Screening [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Screening.

Lo scopo dello screening è quello di identificare le malattie presenti in una comunità in una fase precoce, permettendo così di giungere ad interventi terapeutici tempestivi ed alla gestione standardizzata della terapia al fine di ridurre in maniera significativa la mortalità. In questo senso, in Italia gli screening oncologici sono rivolti all'identificazione precoce del cancro della mammella, del cancro del colon-retto e del cancro della cervice uterina.[215] Per il carcinoma del polmone il discorso è invece più complesso: lo screening in soggetti a rischio asintomatici svolto mediante l'esame citologico dell'espettorato, la radiografia del torace e la tomografia computerizzata non è sufficiente a garantire una riduzione della mortalità per carcinoma del polmone.[216] Nel 2004, sulla base di queste evidenze la US Preventive Services Task Force ha affermato che i risultati a lungo termine dello screening sulla mortalità per carcinoma del polmone non sono sufficienti per istituire un programma nazionale basato sulle metodiche di indagine prese in considerazione.[217] Nel 2007 anche l'American College of Chest Physicians ha raccomandato di non eseguire esami di screening per il carcinoma del polmone a causa della mancanza di efficacia sulla riduzione del tasso di mortalità.[218]


Metodica TC spirale a basse dosi [modifica]
Nel 2006, la International Early Lung Cancer Action Project (I-ELCAP) ha pubblicato i risultati di uno screening fondato sulla metodica TC spirale a basse dosi applicato su 31.000 soggetti ad alto rischio.[219] Furono diagnosticate 484 neoplasie polmonari; tra queste, circa l’85% era in stadio I (neoplasie di piccolo diametro completamente resecabili con una sopravvivenza a 10 anni dell’88%). Sono state mosse diverse critiche allo studio I-ELCAP:

Metodica: i risultati ottenuti non vennero confrontati con un gruppo di controllo composto da soggetti sottoposti allo screening con radiografia del torace.
Risultati a lungo termine: i soggetti vennero seguiti per circa 40 mesi. Sono dunque assenti i risultati a 10 anni.
In Giappone, lo screening basato sulla metodica TC a basse dossi è stato comparato allo screening basato sulla radiografia del torace.[220][221][222] Da questi studi è risultato che:

Rispetto alla radiografia, la TC spirale a basse dosi è in grado di rilevare un maggior numero di neoplasie polmonari ancora resecabili.
In virtù della potenza risolutiva, la TC spirale è caratterizzata da un elevato numero di falsi positivi.
Al fine di ridurre i falsi positivi è utile sottoporre i soggetti con immagini TC positive all’analisi citologica dell’espettorato e dei markers tumorali.
Uno studio di 5 anni pubblicato nel 2005 ha ulteriormente dimostrato la validità della TC spirale a basse dosi, pur evidenziando l’elevato numero di falsi positivi (96% per tutte le formazioni nodulari, 92% per i noduli superiori a 4 mm).[223]

In contrasto, nel marzo 2007, uno studio pubblicato nel Journal of the American Medical Association ha dimostrato l’assenza di benefici sulla mortalità dello screening basato sulla metodica TC a bassi dosi.[224][225]


Breath test [modifica]
Mediante un dispositivo simile a quello utilizzato nel breath test per la ricerca di Helicobacter pylori è possibile "intrappolare" ed analizzare le proteine emesse dal soggetto durante l'espirazione: successive analisi fondate sulle moderne tecniche di proteomica consentono di ricavare un profilo qualitativo e quantitativo di queste proteine. Questa metodica è volta a ricercare modificazioni nella tipologia o nella quantità di proteine che possano essere correlate con la presenza di alterazioni neoplastiche delle strutture polmonari, anche qualora siano ancora in uno stato iniziale. Benché siano necessarie altre prove di efficacia, alcuni studi hanno dimostrato come la non-invasiva metodica breath test possa garantire un'elevata sensibilità con costi esigui e rapidità di indagine.[226]

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29/08/2009 00:21

BOMBONIERE SOLIDALI PER ALI DI SCORTA






Oggetto: Fwd: bomboniere solidali Ricevuto il: 21/08/09 17:18







> Gentile Ali di Scorta
> siamo Iulca e Riccardo, promessi sposi. Per il nostro matrimonio (il 17 di
> ottobre 2009) ci piacerebbe dare ai nostri invitati una bomboniera un
> pò speciale, e abbiamo pensato a voi. Per noi è anche un modo per ricordare
> una persona cara che tempo fa ha ricevuto aiuto propro da voi...(GRAZIE!)
> Sappiamo che molte associazioni benefiche in queste occasioni rilasciano una
> sorta di pergamena da dare ai propri invitati, vorremmo sapere se anche voi
> avete qualcosa del genere!
>
> Vi ringraziamo sin d'ora e rimaniamo in attesa della vostra gentile risposta
> Cordialmente
> Iulca e Riccardo





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30/08/2009 21:13

PIU' ATTENZIONE AI FIGLI D MALATI ONCOLOGICI

«Progetto Lego»Come dire a un bambino che uno dei genitCome dire a un bambino che uno dei genitori è malato e dovrà seguire un percorso di cure che potrà essere lungo e difficile? «Progetto Lego: costruire le parole con i figli», presentato agli Ospedali Riuniti, nasce con questo obiettivo: sensibilizzare gli operatori sanitari affinché non escludano i bambini dalla malattia che riguarda chi sta loro vicino e, in particolare, i loro genitori. Si tratta di un progetto sperimentale della durata di un anno, che, tramite, il potenziamento del lavoro d’équipe tra gli psicologi e gli oncologi degli Ospedali Riuniti, intende, da un lato, perfezionare gli strumenti e le strategie di comunicazione della malattia, dall’altro, studiare possibili miglioramenti in questo campo così delicato, come ha spiegato Claudio Sileo, Direttore Sanitario dei Riuniti: «La novità del Progetto Lego consiste nel potenziare la collaborazione e il confronto tra la Psicologia clinica e l’Oncologia, per far sì che l’attenzione alla comunicazione della malattia oncologica ai figli minori del malato diventi parte integrante dell’accoglienza che riceve il paziente, nella consapevolezza che questo approccio serve a tutti: al malato, affinché non si senta solo e non compia anche lo sforzo di far finta di nulla; ai bambini per non sentirsi esclusi o addirittura responsabili di un allontanamento che non comprendono; ai curanti per costruire un’alleanza terapeutica a tutto tondo. Il mio ringraziamento va quindi all’Ordine degli Avvocati che ci ha permesso di concretizzare questi valori, così importanti per il nostro ospedale».«Già da tempo affianchiamo le famiglie con figli piccoli o adolescenti nel difficile compito di condividere e comunicare la malattia, in particolare se si rivela inguaribile – ha precisato Maria Simonetta Spada, responsabile della Psicologia Clinica degli Ospedali Riuniti -. Tutta la letteratura sottolinea l’importanza che il bambino venga reso partecipe delle vicende di malattia che riguardano la famiglia. La scelta del nome, che richiama i mattoncini colorati con i quali ha giocato più di una generazione, vuole proprio sottolineare come, partendo dagli strumenti a disposizione del bambino e della famiglia sia possibile costruire i significati dell’esperienza stessa; non un elenco di suggerimenti su come parlare ai bambini alle differenti età, già presente e facilmente reperibile, bensì un cerchio di vicinanza e condivisione all’interno del quale ciò che avviene sia sostenibile, insieme e con l’aiuto di tutti».L’iniziativa, finanziata con i fondi raccolti dall’Ordine degli Avvocati grazie al successo de «La partita del cuore... insieme per la vita» del giugno scorso, vuole quindi creare un’équipe di operatori che, pur non potendo eliminare totalmente la sofferenza e il dolore, siano in grado di sostenere i bambini e le loro famiglie nel percorso della malattia.«Il percorso di diagnosi e terapia - sottolinea Carlo Tondini, primario del reparto di Oncologia degli Ospedali Riuniti – non può prescindere dall’attenzione a 360 gradi ai bisogni del malato, che non sono solo quelli clinici, ma anche sociali ed esistenziali. L’attivazione per un anno del progetto punta a rendere tutti gli operatori coinvolti più consapevoli dell’importanza di far emergere il problema, anche quando non siano i pazienti stessi a farlo presente, in modo da attivare gli strumenti più opportuni per risolverlo». «A nome di tutto l’Ordine degli Avvocati di Bergamo – ha dichiarato Roberto Mazzariol, Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo - esprimo la mia soddisfazione di fronte all’imminente attivazione di questo progetto: grazie alla Partita del Cuore, alla quale hanno partecipato molti personaggi famosi, come Riccardo Ferri e Gene Gnocchi, abbiamo raccolto 23.000 Euro che oggi permettono ad un grande ospedale di intervenire in situazioni così delicate e drammatiche come la comunicazione tra i figli e i genitori malati. E’ nostra intenzione organizzare altri eventi per poter finanziare altri progetti che ci stanno a cuore all’interno degli Ospedali Riuniti».«L’iniziativa è nota per amicizia e per divertimento – ha commentato Simone Di Dio, dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo - ma poi è diventata un’opportunità per far partire un progetto innovativo, che ci sta molto a cuore, soprattutto in questo periodo, segnato dalla recente scomparsa del giovane tennista Federico Luzzi, componente della Nazionale Tennisti. Ringrazio quindi i Riuniti e la dr.ssa Spada che hanno saputo concretizzare in qualcosa di importante il nostro impegno». La procedura di selezione pubblica della psicologa che affiancherò gli operatori dell’Oncologia è già stata espletata.
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30/08/2009 21:17

LE AGEVOLAZIONI LAVORATIVE PREVISTE DALLE NORME






Il lavoratore o la lavoratrice con figlio gravemente disabile o che assiste un familiare o affine (entro il 3° grado) gravemente disabile, o il lavoratore o la lavoratrice con grave disabilità, ha diritto:

• a non essere trasferito ad altra sede lavorativa senza il suo consenso

• a scegliere la sede di lavoro più vicina al luogo di residenza della persona a cui si presta assistenza

I lavoratori affetti da patologie oncologiche e con ridotta capacità lavorativa a causa delle terapie salvavita, hanno la possibilità di trasformare il proprio rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time (verticale o orizzontale). Tale possibilità è data a tutti i lavoratori, del settore pubblico e del settore privato. La lavoratrice o il lavoratore che abbia trasformato il rapporto di lavoro per i motivi di cui sopra, ha diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo pieno per mansioni uguali o equivalenti a quelle oggetto del rapporto di lavoro a tempo parziale.

La stesso diritto prioritario alla trasformazione del rapporto di lavoro in part-time è concesso inoltre alle lavoratrici e ai lavoratori che assistono familiari o persone conviventi, se

1) la patologia oncologica riguarda il coniuge, i figli o i genitori del lavoratore o della lavoratrice

2) l’assistenza riguarda una persona convivente con la lavoratrice o con il lavoratore richiedente, la quale possiede contemporaneamente, poiché totalmente e permanentemente inabile al lavoro

- un riconoscimento del 100% di invalidità

- un riconoscimento di gravità dell’handicap

- il diritto all’indennità di accompagnamento perché non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita

Il diritto prioritario alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale è riconosciuto infine alla lavoratrice o al lavoratore

• con figlio convivente di età non superiore a 13 anni
oppure

• con figlio convivente – di qualsiasi età - portatore di handicap (con riconoscimento della stato di handicap senza gravità).

Inoltre, la normativa istituisce i seguenti congedi e permessi, che sono fruibili se la persona disabile non è ricoverata a tempo pieno in istituto. Tali permessi sono:

Permessi fino al 3° anno di vita del bambino disabile
La lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre, anche adottivi o affidatari di minori con handicap in situazione di gravità, hanno diritto:

• al prolungamento del periodo di congedo parentale fino a tre anni di età del bambino

• oppure, in alternativa, ad un permesso giornaliero retribuito di due ore fino al compimento del terzo anno di età del bambino

Il genitore richiedente ha diritto al prolungamento del periodo di congedo parentale o ai permessi orari anche quando l'altro genitore non ne ha diritto.

Rimane ferma l'alternatività del diritto e quindi l'impossibilità della fruizione dei benefici contemporaneamente da parte dei due genitori lavoratori dipendenti. E’ invece possibile che un genitore fruisca dei congedi previsti per la maternità e la paternità e l’altro genitore fruisca, nello stesso periodo, del congedo per handicap.

In alternativa al prolungamento del congedo parentale vi è la possibilità di fruire di riposi orari retribuiti di due ore al giorno (orario di lavoro pari o superiore a 6 ore) ovvero di un' ora (orario di lavoro inferiore a 6 ore). Nel 1° anno di vita del figlio, in casi particolari e cioè se le cure non possono essere garantite durante le due ore di permesso per allattamento previste per la generalità dei neonati poiché vi è una particolare e diversa difficoltà del bambino con handicap sin dalla tenerissima età, è possibile fruire del cumulo del permesso per allattamento con le due ore di permesso per handicap.

Eccezione al requisito di non ricovero in istituto: nel caso di bambino di età inferiore a 3 anni che sia ricoverato in struttura ospedaliera per intervento chirurgico o a scopo riabilitativo, se i medici certificano il bisogno di assistenza da parte di un genitore o di un familiare, il ricovero è compatibile con il diritto del genitore ai permessi.

Permessi dopo il 3° e fino al 18° anno di vita del disabile
I genitori, in alternativa tra di loro, hanno diritto a tre giorni di permesso mensile retribuito e accreditato figurativamente.
Al genitore richiedente spetta anche se l’altro non ne ha diritto o se nella famiglia vi siano altri soggetti in grado di prestare assistenza.
I genitori beneficiari possono essere anche adottivi o affidatari.
I tre giorni di permesso possono essere ripartiti fra i genitori anche con assenze contemporanee degli stessi. I tre giorni di permesso mensile possono essere frazionati in ore in modo da permettere, la lavoratore richiedente di fruire di una flessibilità dell’orario di lavoro. E’ possibile che un genitore fruisca del congedo parentale (entro gli otto anni del figlio) mentre l’altro genitore fruisce dei permessi mensili per handicap.

Permessi dopo il 18° anno di vita del disabile
I genitori (naturali, adottivi o affidatari) di figli maggiorenni hanno diritto alternativamente a tre giorni di permesso retribuito, anche continuativi nel mese.

I tre giorni di permesso possono essere ripartiti fra i genitori anche con assenze contemporanee degli stessi. I tre giorni di permesso possono essere frazionati in ore.
Nel caso in cui il figlio disabile convive con i genitori, il diritto ai tre giorni di permesso per il genitore lavoratore richiedente prescinde dalla condizione che la madre sia lavoratrice o che non vi sia altra persona in grado di prestare assistenza.

Invece, nel caso in cui non vi sia convivenza, il diritto è subordinato al requisito di continuità ed esclusività dell’assistenza e alla non presenza, nel nucleo familiare del portatore di handicap, di altri soggetti non lavoratori (compresa la madre) in grado di prestare assistenza.
Non è richiesta la convivenza con il genitore che fruisce dei permessi, né i requisiti di continuità ed esclusività dell’assistenza che si realizzano con una assistenza che abbia i caratteri di “sistematica e adeguata” alle esigenze del familiare disabile.

Permessi per assistere un familiare o affine entro il 3° grado
Il lavoratore o la lavoratrice che assistono un familiare o affine entro il 3° (ivi compreso il coniuge) hanno diritto ad un permesso di 3 giorni al mese. Il permesso è retribuito ed utile per il trattamento pensionistico. Può essere frazionato in permessi orari. Non è richiesta la convivenza con il familiare disabile ma l’assistenza per essere continua deve avere il carattere della sistematicità e dell’adeguatezza.

Importanti orientamenti giurisprudenziali hanno allargato le maglie del diritto, e quindi :

- la presenza di altri familiari non lavoratori nel nucleo del disabile non è ostativa al diritto della lavoratrice o del lavoratore richiedente ai permessi mensili retribuiti

- la persona disabile, o il suo tutore legale o il suo amministratore di sostegno, ha la possibilità di scegliere che, all’interno della propria famiglia, debba prestargli assistenza fruendo dei permessi della legge 104.

- il diritto ai permessi è riconosciuto anche a chi, pur risiedendo o lavorando in luoghi distanti da quello in cui risiede la persona disabile, offre tuttavia un’assistenza continua poiché sistematica ed adeguata alle esigenze dello stesso familiare disabile In questi casi è necessario però produrre un “Programma di assistenza” (a firma congiunta) che illustri le modalità e le finalità dell’assistenza.

- La presenza di un assistente familiare (badante, personale di associazioni “no profit” o di strutture pubbliche) è compatibile con la fruizione delle agevolazioni lavorative da parte del familiare richiedente.

- Per ricovero a tempo pieno (ostativo alla fruizione delle agevolazioni lavorative) si deve intendere che la persona gravemente disabile è ricoverata per le intere 24 ore. Tuttavia se la persona ricoverata si trova in coma vigile e/o in situazione terminale, sussiste il diritto alle agevolazioni per il lavoratore o la lavoratrice richiedente.

Permessi per il lavoratore disabile
Il lavoratore affetto da grave disabilità ha diritto:

• a tre giorni di permesso mensile retribuito

• oppure a due ore di permesso giornaliero (con orario di lavoro superiore alle 6 ore quotidiane) o a un'ora di permesso giornaliero (se l’orario di lavoro è pari o inferiore alle 6 ore).

I tre giorni di permesso mensile possono essere fruiti anche in sei mezze giornate oppure frazionati in permessi orari.

Decorrenza dei benefici
L’agevolazione decorre dalla data di presentazione della domanda all’Istituto previdenziale e al datore di lavoro o all’ente datore di lavoro.

Rinnovo della domanda
Nel settore privato, l’Inps ha disposto che la domanda sia rinnovata annualmente; va allegata una dichiarazione di responsabilità da cui si riscontri che non si sono verificate rettifiche o revoche della situazione sanitaria precedente.

Adempimenti del datore di lavoro
L’effettivo pagamento é effettuato dal datore di lavoro che poi, nel caso di dipendente privato, recupera l’importo con il conguaglio sui contributi dovuti all’ Istituto previdenziale (Inps).

Retribuzione e contribuzione
Il prolungamento del congedo parentale viene retribuito in misura pari al 30% della retribuzione, prendendo a riferimento soltanto la paga base ed escludendo pertanto la quota ferie, la quota tredicesima, le eventuali altre indennità previste dai diversi contratti nazionali di lavoro.
La contribuzione figurativa accreditata è piena.

Le due ore di permesso retribuito giornaliero sono retribuite interamente si a nel settore privato sia nel settore pubblico.
La contribuzione versata nel pubblico è piena ed effettiva, mentre nel privato viene accreditata una contribuzione figurativa pari al 200% del valore dell’assegno sociale dell’anno in corso.
In questo caso il lavoratore o la lavoratrice possono integrare il valore figurativo ridotto mediante riscatto o tramite la contribuzione volontaria.
I tre giorni di permesso mensile sono retribuiti sia nel pubblico sia nel privato.
L’accredito contributivo è effettivo per il settore pubblico e figurativo per il settore privato.

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30/08/2009 21:23

LICENZIATI PER TROPPE ASSENZE PER I FIGLI MALATI


Un genitore su 15 perde il lavoro per seguire un bimbo con tumore. Affrontare la malattia significa anche superare disinformazione, burocrazia, leggi complicate.

MILANO - Un genitore ogni quindici di bambini malati di tumore perde il lavoro a causa delle prolungate assenze fatte per assistere il figlio. Un dato sconcertante che emerge dall’indagine su 52 famiglie con un piccolo paziente oncologico realizzata dall’associazione Peter Pan in occasione della VII Giornata Mondiale contro il cancro infantile che si celebra il 15 febbraio. Il dramma, così, non è solo affettivo, psicologico, familiare (spesso i genitori devono separarsi: uno in ospedale, l’altro a casa fra lavoro, altri figli e «ordinaria amministrazione»), ma anche economico. E la famiglia colpita si ritrova ad affrontare spese di viaggio e di trasferta, o persino il licenziamento.

LE LEGGI DI RIFERIMENTO - Conteggi alla mano, considerando le varie fasi della malattia (diagnosi e, a seconda del tipo di tumore, chemioterapia, chirurgia, radioterapia, seguite dai controlli del follow up), le giornate dedicate all’assistenza di un piccolo paziente sono circa 150 all’anno. Per le persone affette da patologie onco-ematologiche esiste un realtà un ben preciso riferimento normativo in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate: la Legge 104/1992 e le sue successive integrazioni e modificazioni, introdotte dalla Legge 53/2000 e dal Decreto Legislativo 151/2001. Il problema però, come purtroppo spesso accade nel nostro Paese, è duplice. Primo, essere informati dei propri diritti (e doveri). Secondo, districarsi nella burocrazia.

SCOPRIRE I PROPRI DIRITTI - «I problemi sono stati tanti – racconta Giuseppe, ex caporeparto in una fabbrica di Benevento, che ha perso il posto di lavoro per seguire il figlio con un tumore e che oggi tira faticosamente avanti con impieghi saltuari nell’edilizia -. L’Inps di zona non sapeva dei due anni di aspettativa retribuita. Si è incaricato un commercialista di scaricare la legge da Internet e dimostrare all’Inps che ne avevo diritto. Poi, però, nascevano questioni se chiedevo i giorni frazionati. Volevano sempre che prendessi i mesi interi perché altrimenti dovevano riempire un mucchio di carte e facevano tante storie. I due problemi fondamentali sono il tempo che passa dalla richiesta al riconoscimento e la durata dei permessi…». La legge 104/1992 concede congedi parentali e un assegno di accompagnamento, ma si tratta di un provvedimento «insufficiente e inadeguato» secondo Maria Teresa Barracano Fasannelli, presidente onorario di Peter Pan «perché garantisce tutele solo ai lavoratori dipendenti, lasciando fuori artigiani, lavoratori autonomi e i lavoratori precari».

PASSAPAROLA IN REPARTO - Secondo l’indagine promossa dall’associazione romana (con il contributo progettuale e realizzativo offerto da SGS Italia – Ricerche di Mercato), due genitori su tre dichiarano di venire a conoscenza della legge dopo la diagnosi e quando le terapie sono già iniziate e ben uno su cinque lo scopre al termine delle cure. Altro nodo cruciale: il 60 per cento degli interessati dichiara di esserne informato da altri genitori (in reparto) e sostiene che la legge è poco o per nulla chiara. Ma i medici non vi hanno informato? «Dopo la notizia della diagnosi, vedevo il medico che parlava ma non capivo più cosa mi dicesse» è la risposta pressoché univoca dei genitori. Forse sarebbe utile – come suggeriscono dalla Federazione Nazionale delle Associazioni di Genitori dei bambini/adolescenti con tumore – fornire in prima istanza un supporto psicologico e un sostegno pratico per affrontare lo shock emotivo iniziale. E, subito dopo, dare ai genitori le informazioni necessarie a gestire la malattia nel concreto, sia dal punto di vista terapeutico sia per il mondo esterno all’ospedale.

SOLI FRA LE SCARTOFFIE – La strada burocratica, poi, è tutta in salita: l’80 per cento dei genitori racconta di essersi occupato personalmente della pratica, ma se il 35 per cento riesce a ottenere il riconoscimento dopo sei mesi, otto intervistati su 38 dichiarano di aver dovuto attendere oltre un anno. Fra code negli appositi uffici e l’assistenza in ospedale, un genitore su cinque perde il lavoro. Bisogna anche ricordare che i centri specializzati in oncologia pediatrica sono relativamente pochi in Italia (del resto sono solo 1600 all’anno i nuovi casi di tumore infantile), per cui spesso la famiglia si trasferisce o si divide: solitamente la mamma vive in clinica, papà a casa fra lavoro ed eventuali altri figli.

MOLTI I DISAGI - Fortunatamente, un intervistato su otto riceve aiuto da colleghi o datori di lavoro comprensivi, ma in ogni caso l’80 per cento consuma tutto ciò che può (ferie, permessi e persino «malattia»). E quasi tutti i genitori hanno evidenziato motivi di disagio: disinformazione, burocrazia e tempi lunghi, trattamenti difformi fra le varie regioni, mancanza di comunicazione fra Inps e Asl (che spesso ignorano del tutto le norme di riferimento per questi casi), disagi psicologici ed economici. Così c’è chi, in attesa di delibera, non ha avuto l’esenzione per i farmaci, chi ha dovuto chiedere un prestito, chi - dopo due anni – si è ritrovato con un debito da 3600 euro perchè non aveva inoltrato la pratica all’Inps.

«NON PENSAVO CHE SUO FIGLIO VIVESSE UN ALTRO ANNO» - «Noi siamo alla quarta recidiva ed abbiamo già usufruito dei due anni che ci spettano per legge – continua Giuseppe -. Alla seconda recidiva sono stato licenziato dalla fabbrica, ero un caporeparto, e ora ho trovato, ma con grande difficoltà, un’occupazione in una ditta edile. La prima volta mi hanno riconosciuto i benefici per un solo anno. La visita per la revisione, dodici mesi dopo, l’ho chiesta domiciliare perché mio figlio stava male e ho domandato perché mi costringessero a tutta quella trafila ogni anno. La risposta? “Non pensavo che suo figlio sopravvivesse, molti se ne approfittano e continuano a usufruirne anche se il bambino è morto”. Da quel momento però mi hanno concesso il riconoscimento per tre anni. Pochi giorni fa, all’ultima visita di revisione, subito dopo la quarta recidiva, ho chiesto di poter portare solo i certificati perché il bimbo sta di nuovo male e fatica a uscire. All’Inps mi hanno detto che devono vedere il bambino per verificare personalmente che non sia morto…»

MEGLIO A CASA CHE IN OSPEDALE - Il luogo di cura per i bambini malati di tumore non deve essere solo l’ospedale, ma anche le strutture day hospital e la propria casa. Questo è l'obiettivo da raggiungere nel prossimo futuro secondo l’Aieop (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica ). «Oggi, grazie ai progressi nella diagnosi e nelle terapie, due bambini malati di tumore su tre guariscono – sottolinea Giorgio Dini, presidente Aieop e direttore del Dipartimento di oncologia pediatrica all’Ospedale Gaslini di Genova. Ora è importante migliorare la qualità dell’assistenza, sia in reparto, con personale medico e infermieristico disponibile e preparato, sia a casa». Un’adeguata assistenza domiciliare, diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, risolverebbe infatti molti problemi. Prima di tutto, com’è ovvio, i bambini vivono meglio in famiglia e, più in generale, la qualità di vita dell’interno nucleo familiare sarebbe migliore. Minori, invece, sarebbero le spese e i costi anche per il Servizio sanitario nazionale.





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01/09/2009 16:33

E' CON INFINITO AFFETTO CHE AUGURO A TUTTE LE SOCIETA'SPORTIVE UN BOCCA A LUPO PER I CAMPIONATI DI CALCIO 2009-10 CHE STANNO PER INIZIARE E CHE POSSIATE VEDERE REALIZZATE TUTTI I VS SOGNI E QUANTO ALTRO .
COME CONSIGLIERE DI ALI DI SCORTA ED A NOME DI TUTTO IL DIRETTIVO , VI RINGRAZIO DI QUANTO FATTO FINORA PER I NS/VS BAMBINI E LORO GENITORI .
COME RESPONSABILE DELLO SPORT DI ALI DI SCORTA , UNITAMENTE AL MIO COLLABORATORE,SIG. MARCO DI CESARE , RINGRAZIO TUTTI GLI SPORTIVI DI TUTTE LE SOCIETA' DEL LAZIO CHE SI SONO LEGATE A QUESTA ORGANIZZAZIONE ONLUS .
GRAZIE AL VOSTRO CONTRIBUTO SIA MORALE CHE DI SOLIDARIETA', AVETE PORTATO LO SPORT IN GENERALE (ED IL CALCIO IN PARTICOLARE) AD ESSERE IN SENO AL DIRETTIVO DI ALI DI SCORTA , UNO DEI CAPITOLI DI PRIMISSIMA FASCIA ; INFATTI SIA PER VISIBILITA', SIA PER SOLIDARIETA' E SIA PER CONTRIBUTI VARI (VEDI FESTE SCUOLE CALCIO , TORNEI , QUADRANGOLARI , LOTTERIE ,BOLLETTINI POSTALI E BANCARI , 5x100 , ETC.)IL GETTITO DA PARTE VS E' STATO DI ENORME ENTITA'ED ENTUSIASMO TALE DA PORTARE QUESTO ELEMENTO DELLA VITA , CHE E' LO SPORT , AD AVERE UNA CONSIDERAZIONE GRANDE ANCHE DAI "CAPI" DI ALI DI SCORTA , CHE FINO A QUALCHE TEMPO FA' NON ERA NEMMENO PREVISTO NEI PROGRAMMI .
MA QUESTO DEVE ESSERE SOLO L'INIZIO............... SONO RIPRESI I LAVORI DI SISTEMAZIONE DELLA NS/VS CASA FAMIGLIA DI VIA ALDOBRANDESCHI , DONATACI DAL COMUNE DI ROMA ,MA DI NS SPESA PER QUANTO RIGUARDA IL RESTO .
A QUESTO BISOGNA UNIRE LA RICERCA , I DUE REPARTI DI NEUROCHIRURGIA E ONCOLOGIA DI ETA' PEDRIATRICA E TUTTE LE COMPONENTI INERENTI A TALE ORGANIZZAZIONE .
CE LA STIAMO METTENDO TUTTA .................. MA CI SERVE LA VS CONTINUA SOLIDARIETA', CHE INSIEME ALLE ALTRE FORZE (SPETTACOLO , DONATORI , ETC.)FA' SI CHE UNA SINGOLA GOCCIA UNITA ALLE ALTRE GOCCE DIVENTI UN RUSCELLO E POI UN FIUME CHE VADA A FINIRE LA SUA CORSA NEL MARE DI SPERANZA E VOGLIA DI VITA DI QUESTI NS/VS BAMBINI E LORO GENITORI .
ALI DI SCORTA VI RAPPRESENTA LA PROPRIA GRATITUDINE UNITAMENTE A QUELLA PIU' SILENZIOSA DEI PICCOLI MALATI,CHE ANCORA OGGI VEDONO SERIAMENTE COMPROMESSA LA LORO ASPETTATIVA DI VITA ED A QUELLA DEI LORO GENITORI.......................
E VI AUGURA UNA GRANDE STAGIONE AGONISTICA .
mauro cicchinelli
consigliere di ali di scorta
responsabile dello sport ali di scorta
marco di cesare
collaboratore dello sport ali di scorta
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05/09/2009 15:22

RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DI ALI DI SCORTA


Oggetto: CONSIGLIO DIRETTIVO ALI DI SCORTA Ricevuto il: 05/09/09 10:23






SI INVIA COMUNICAZIONE PER LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO PER IL 12 SETTEMBRE 2009 ,SABATO,ORE 9.00 , PRESSO LA CASA DI ACCOGLIENZA IN VIA TRIONFALE......CON IL SEGUENTE
ODG:

--PARTECIPAZIONE CONVEGNO FIAGOP A PALERMO

--INDIVIDUAZIONE COLLABORAZIONE PER ATTIVITA' DELL'ASSOCIAZIONE

--SITUAZIONE SOCI

--SITUAZIONE LAVORI CASA ATTUALE

--SITUAZIONE CC BANCARI E POSTALE

--PROMOZIONE INIZIATIVE E CONSULENZA

-- RATIFICA APPROVAZIONE SPESE

--COMUNICAZIONE AI REPARTI PER EVENTUALI FINANZIAMENTI

--GIORNALINO

--LOTTERIA 2009

--INIZIATIVA NEI MUNICIPI XIX E XVII

--BOLLO E BOLLINO PULMINO


www.alidiscorta.it

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06/09/2009 19:13

Re: ALI DI SCORTA INSIEME AL MINISTERO DELLA DIFESA ....................
mauretto58, 14/07/2009 10.17:

Da domenica 12 luglio 2009 , Ali di Scorta ha degli amici in piu';infatti tramite il vice presidente DI BERNARDINI MARIO , del Direttivo del circolo dell'associazione dipendenti del min. della difesa (ass. iscritta al n°169/2002 del reg. persone giuridiche ,D.P.R. 361/2000),il sottoscritto ha avviato un rapporto di amicizia e conoscenza per la ns/vs Organizzazione ONLUS .

Il tutto si e' svolto allo stabilimento balneare di fregene , lungomare di levente,50 e ci e' stata ampia disponibilita' per diffondere la voce dei bambini malati e loro genitori .

Al piu' presto saremo inseriti nel loro sito www.il-circolo.org e il prossimo anno sulla guida dei soci CRDD segredifesa dei dipendenti .

Un altro passo e' stato fatto...........
mauro cicchinelli

===================================================================

TUTTO E' STATO FATTO .....
ALI DI SCORTA E' STATA INSERITA NEL SITO .

BASTA CLICCARE SUL SITO :
www.il-circolo.org
andare su stabilimento balneare,
cliccare su convenzioni,
e per ultimo cliccare solidarieta' sociale .

GRAZIE AGLI AMICI DEL MINISTERO DELLA DIFESA E DEI LORO SOCI .

UN GRAZIE ANCHE AL PRESIDENTE PATRIZIA CECCARELLI ED AL VICE PRESIDENTE DI BERNARDINI MARIO .
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09/09/2009 18:51

L'AMORE AIUTA........ per capire,per sapere,per aiutare........

Ai lettori



Di tumore si può guarire
Trasfusione e citoaferesi
e le donazioni di sangue
Isolamento “l’isola della vita”
La ricerca
Assistenza globale al bambino
Il bambino e l’ospedale
Le associazioni di genitori in ematologia
e oncologia pediatrica...perché?
Associazione genitori di ematologia
e oncologia pediatrica sul tuo territorio...
come posso aiutare?
...l’associazione vicino a te
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09/09/2009 18:52

FIAGOP Onlus (Federazione Italiana Associazioni Genitori
Oncoematologia Pediatrica) riunisce le varie Associazioni di
Genitori di bambini con tumore che operano autonomamente
presso i Centri di Oncoematologia Pediatrica presenti su tutto
il territorio nazionale. La spinta di partecipazione che anima
ogni Associazione si concretizza in tre principali interventi:
• l’appoggio psicologico, sociale ed economico al bambino
ammalato e alla sua famiglia per migliorare la qualità di vita
dei piccoli pazienti in ospedale e in famiglia.
• la collaborazione con gli operatori sanitari per garantire al
Centro un maggiore livello di specializzazione;
• la promozione della ricerca scientifica, necessaria per
migliorare le terapie (limitandone gli effetti collaterali,
ancora importanti) ed individuare nuove strategie di cura
aumentando così la percentuale delle guarigioni.
Questa pubblicazione vuol essere un ulteriore contributo
della Federazione all’ampliamento della conoscenza della
malattia oncoematologica pediatrica: in questi anni ci siamo
in parte convinti che solo dalla conoscenza può derivare
un miglioramento della qualità di vita dei nostri bambini.
L’impostazione grafica e la semplicità delle spiegazioni lo
rendono anche un valido supporto per il genitore
che voglia comunicare al proprio figlio perché
e come debba essere curato.
Ogni componente dell’ambiente nel quale il bambino
vive deve partecipare a un progetto di vera guarigione:
guarigione biologica, cioè l’eliminazione della malattia;
guarigione psicologica, cioè il superamento
delle angosce e dei timori correlati; guarigione sociale,
cioè pieno reinserimento nel proprio ambiente,
e questo deve essere un impegno per tutti.
Per questo dedichiamo il presente volume a tutti coloro
che vogliono sapere: per capire ed aiutare.
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09/09/2009 18:53

Anche i bambini...
Anche i bambini si possono ammalare di tumore.
Le statistiche indicano che un bambino ogni 650
sotto ai 15 anni si ammalerà di un tumore o di
una leucemia. Sebbene queste malattie siano
quindi molto rare, in Italia ci sono circa 1400
- 1500 nuove diagnosi ogni anno e i tumori
sono la seconda causa di morte del bambino,
dopo gli incidenti. Esistono vari tipi di neoplasia
maligna nel bambino. La leucemia è la forma
più frequente, seguito dai tumori del sistema
nervoso centrale, i linfomi , il neuroblastoma, i
sarcomi dei tessuti molli, i tumori ossei e altre
forme più rare ancora. I tumori infantili sono
molto diversi dai tumori degli adulti per tipo,
per velocità di accrescimento e per prognosi.
In Italia i bambini sono curati in una rete di
centri collegati all’AIEOP (Associazione Italiana
Ematologia ed Oncologia Pediatrica) distribuiti
su tutto il territorio nazionale e che collaborano
con i più importanti centri mondiali per la cura di
queste patologie.
Di tumore
si puo’guarire
I progressi compiuti dall’oncologia pediatrica in
questi ultimi decenni sono notevoli e possono essere
riassunti in pochi dati. Fino a 40 anni fa, l’esito
di una diagnosi di leucemia o tumore era quasi
sempre sfavorevole. A partire dagli Anni Settanta
si sono registrati notevoli progressi terapeutici e le
percentuali di sopravvivenza sono progressivamente
migliorate. Per i tumori diagnosticati nel periodo
1978-1981 la sopravvivenza globale per tutte le
forme tumorali e di leucemia è stata circa del 50%.
Oggigiorno, globalmente, per tutte le malattie
tumorali e leucemiche, il successo supera il 70% dei
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casi diagnosticati. Queste percentuali variano
secondo il tipo di tumore o leucemia, ma sono in
progressivo miglioramento per ogni forma grazie
alle attività di ricerca svolte in Italia e all’estero.
Si può tranquillamente affermare oggi che
al momento della diagnosi c’è speranza di
guarigione per quasi tutti i bambini curati
presso Centri specializzati.
L’elemento fondamentale che ha caratterizzato
questo successo in Italia deve essere individuato
nella cooperazione a livello nazionale e
internazionale dei Centri AIEOP che si è realizzato
fin dagli Anni ‘70, atto a realizzare due obiettivi:
• ottimizzare gli standard di cura su tutto il
territorio italiano;
• promuovere la ricerca coinvolgendo il massimo
numero possibile di Centri.
Una componente essenziale del successo
ottenuto è da ricercarsi nella volontà dei pediatri
emato-oncologi di offrire un approccio a tutto
campo, aperto ai bisogni globali del bambino
e della famiglia, capace di offrire non solo cure
ma una vera “presa in carico” del bambino
attraverso la collaborazione tra operatori sanitari
e genitori, definito “alleanza terapeutica”.
Questa attitudine alla collaborazione tra medico
e genitori, che richiede al genitore una fattiva
partecipazione nell’iter terapeutico, ha fatto
emergere tra i genitori notevoli risorse sia di
tipo emozionale sia economico, stimolando i
genitori ad unirsi in associazioni il cui scopo
non è soltanto l’assistenza sociale ed economica
prestata alle famiglie in questo momento di
grande bisogno ma eccellenti realizzazioni come
strutture, ricerca e collaborazione internazionale
che sono risultati essenziali per l’ottimizzazione
dell’assistenza globale.
La guarigione: sebbene vi sia ancora molto
da fare, oggi circa il 70% dei bambini che
si ammalano di tumore può guarire se
adeguatamente trattato. “Guarito” per i pediatri
oncologi significa che “il rischio di riammalarsi
del tumore primitivo è praticamente uguale a
quello di ammalarsi della popolazione normale”,
che vuol dire, essendo queste delle malattie rare,
poco superiori allo zero. Significa che “i differenti
organi e apparati del corpo funzionano in modo
appropriato per l’età del bambino”, e che quindi
che il bambino sta bene e può continuare la sua
vita come tutti i suoi coetanei.
Le dimensioni sociali del problema dell’assistenza
a questi bambini e dell’appropriato
reinserimento dei guariti nella società sono
evidenti nella stima secondo la quale, grazie ai
miglioramenti delle terapie, diventa sempre più
numerosa la popolazione di soggetti che hanno
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avuto un tumore nell’infanzia. Si valuta infatti
che dal 2000, un adulto su 700 tra i 16 e i 34
anni è un guarito da tumore infantile. Nel 2010,
invece, la previsione è che un giovane adulto su
250 sarà un “guarito”. L’oncologia pediatrica
ha quindi un nuovo compito: quello di seguire
e monitorare nel tempo questi giovani adulti
per segnalare e prevenire, quando possibile,
eventuali effetti collaterali tardivi delle terapie
effettuate.
Il futuro: se l’intensa attività di ricerca ha
portato ai risultati sopra descritti, obiettivo per il
futuro è quello di riuscire ad avere ragione anche
di quel 30% che, con le terapie attualmente a
disposizione, non riesce a superare la malattia,
e di garantire un completo recupero funzionale,
psicologico e sociale a chi, invece, ha raggiunto il
traguardo della guarigione.
LA MALATTIA
Gli organi e i tessuti sono costituiti da cellule
che sono peculiari a quell’organo o tessuto.
Alcune sono cellule immature che si dividono
in modo controllato e limitato per rinnovare
costantemente l’organo cosicché funzioni al
meglio.
Il tumore invece rappresenta la crescita
incontrollata e tumultuosa di una popolazione
di cellule di un organo o tessuto. Tali cellule
derivano dalle cellule immature di quell’organo,
arrestate ad un grado incompleto di maturazione
e quindi trasformate in cellule tumorali,
ormai fuori controllo. La moltiplicazione di
questa popolazione di cellule malate causa la
formazione di una massa (il tumore) che cresce
rapidamente e le cellule della massa si possono
disseminare per il corpo in piccoli isolotti
(metastasi). Questo può avvenire ad esempio
per le cellule del rene (tumore di Wilms),
per le cellule del sistema nervoso simpatico
(neuroblastoma) per le cellule del muscolo
(rabdomiosarcoma) o per le cellule del cervello,
dell’occhio o dell’osso.
La leucemia è un tumore “non solido”
che origina dal midollo osseo, quel tessuto
gelatinoso contenuto appunto dentro le ossa,
nel quale normalmente, a partire da cellule
indifferenziate chiamate cellule staminali, per
successive divisioni e maturazioni che derivano
da esse (precursori), si producono alla fine le
cellule che circolano nel sangue: i globuli rossi, i
globuli bianchi e le piastrine.
Questa produzione avviene soltanto quando vi
è bisogno di nuove cellule ed è costantemente
controllata e limitata da parte dell’organismo.
Quando le cellule immature si trasformano in
cellule leucemiche, si moltiplicano senza freno
e avviene, come per i tumori, una crescita
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rapidissima ed incontrollata di cellule malate che
impediscono lo sviluppo delle cellule normali del
midollo osseo. Diminuiscono, quindi, le cellule
funzionali del sangue che si riempie di cellule
malate. Da ciò deriva la malattia, caratterizzata
da anemia (diminuzione dei globuli rossi),
tendenza ad infezioni (per la diminuzione di
globuli bianchi, o leucopenia o per il cattivo
funzionamento dei globuli bianchi che possono
essere anche numerosi (o leucocitosi)) e rischio
di emorragie (diminuzione delle piastrine o
piastrinopenia).
Questa è la leucemia.
LE TERAPIE
I progressi terapeutici ottenuti negli ultimi
decenni nella cura dei tumori dell’infanzia
rispecchiano la stretta collaborazione tra
specialisti di molte discipline mediche coordinati
da un superspecialista, il pediatra oncologo.
Il protocollo terapeutico, il programma da
seguire, è specifico per il tipo tumorale, il grado
del tumore e altri parametri. La possibilità dei
Centri di accedere anche a protocolli di ricerca in
continua evoluzione costituisce uno dei motivi
per cui in Italia le percentuali di guarigione sono
tra le più alti del mondo.
LA CHEMIOTERAPIA
La chemioterapia è basata sull’uso di
farmaci citotossici, cioè capaci di impedire
la moltiplicazione delle cellule o di ucciderle.
Questo effetto, pur manifestandosi su tutte
le cellule, è massimo sulle cellule in più rapida
moltiplicazione, le cellule tumorali o leucemiche.
Nel caso delle leucemie, la terapia farmacologia è
quasi sempre capace nel giro di poche settimane
di distruggere la maggior parte delle cellule
malate, consentendo a quelle sane di ricrescere,
così da tornare ad una situazione di apparente
normalità del midollo osseo e del sangue
(remissione). Il bambino si sentirà di nuovo
bene e potrà tornare a casa. Le successive fasi
di terapia meno intensiva servono a controllare
e gradualmente uccidere le cellule leucemiche
residue, fino alla scomparsa definitiva.
Purtroppo in qualche bambino le cellule sono
resistenti alla terapia e si assiste alla ricomparsa
della malattia (ricaduta) che può verificarsi
anche nei primi anni dalla sospensione delle
terapie.
Negli ultimi anni, il miglioramento delle terapie
di supporto, che combattono gli effetti
collaterali della chemioterapia (trasfusioni
mirate, l’uso di fattori di crescita cellulare,
ecc.), ha permesso un più efficace utilizzo della
chemioterapia somministrando la massima
dose tollerata nel più breve periodo di tempo,
diminuendo così il tempo delle terapie ed
aumentandone l’efficacia.
Nel caso del tumore solido, la chemioterapia
viene utilizzata con modalità differenti a seconda
del tipo di tumore e quasi sempre assieme alla
terapia chirurgica e/o alla terapia radiante.
Durante la chemioterapia, per gli effetti
citotossici sulle cellule sane, in particolare quelle
che si moltiplicano con una certa frequenza,
si possano produrre vari effetti collaterali. La
perdita dei capelli è uno di questi. Più importanti
sono gli effetti sulla produzione delle cellule del
sangue. Il bambino leucemico in remissione,
quindi, o in terapia chimica per un tumore, è
a rischio di infezioni (per abbassamento dei
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09/09/2009 18:56

globuli bianchi, neutropenia) emorragie (per
abbassamento delle piastrine, piastrinopenia) e
gravi anemie (per abbassamento dell’emoglobina)
e può richiedere trasfusioni di sangue o
protezione da infezioni, (anche con ricovero in
ospedale in ambiente a bassa carica microbica).
LA RADIOTERAPIA
Le particelle elettroniche ad elevata energia
prodotte dalle apparecchiature per la terapia
radiante funzionano né più né meno come i
farmaci citotossici: anche queste danneggiano
tutte le cellule capaci di moltiplicarsi,
specialmente le cellule tumorali. Hanno un
vantaggio sulla chemioterapia, in quanto
possano essere concentrate sul tumore,
riducendo così gli effetti tossici sulle cellule
normali. Hanno però lo svantaggio di non
arrivare dappertutto, e per questo sono utilizzate
soprattutto nei tumori solidi.
La radioterapia, sebbene non dolorosa, non
è priva di effetti collaterali negativi, che si
possono protrarre negli anni, e va utilizzata
con molta cura e soltanto in caso di reale
necessità. Negli ultimi anni ha subito importanti
perfezionamenti: una migliore utilizzazione
delle sorgenti di radiazione, modalità che
permettono di concentrare la dose esattamente
sul tessuto interessato e l’ utilizzo di sostanze
che permettono di sensibilizzare il tessuto malato
e proteggere il tessuto sano dalla radioterapia
stessa.
Non richiede generalmente il ricovero.
La radioterapia sull’intero corpo (total body
irradiation o irradiazione corporea totale),
in associazione con chemioterapia ad alte
dosi, dovrebbe permettere la distruzione di
tutte le cellule malate residue, distruggendo
anche completamente il midollo osseo del
paziente e serve, quindi, soltanto come
“condizionamento” preparatorio per il
trapianto di midollo osseo in alcuni tumori solidi
e in leucemie resistenti alle altre terapie (vedere il
capitolo sul trapianto).
LA CHIRURGIA
La terapia chirurgica è la più semplice da
immaginare: il chirurgo toglie il tumore con il
bisturi, in anestesia. Quasi sempre, però, nel
caso di tumore del bambino, il bisturi non riesce
a togliere tutto il tumore. E’ per questo che si
completa la terapia chirurgica con la terapia
radiante e con la chemioterapia.
La terapia chirurgica, fatta in “un colpo solo”,
è in genere una terapia d’inizio. Qualche volta
però può essere preceduta da un trattamento
di chemioterapia o di radioterapia che riduce
il volume della massa. Altre volte la terapia
chirurgica può essere effettuata sulle metastasi.
Un piccolo intervento chirurgico può essere
utilizzato per fare una biopsia del tumore,
ovvero per prelevare un piccolo pezzetto da
esaminare al microscopio per fare una diagnosi
specifica così da individuare la terapia da
utilizzare. Molti bambini, inoltre, iniziano le
terapie con un piccolo intervento chirurgico
per inserire un “catetere venoso centrale”, un
tubicino introdotto per tutto il periodo delle
terapie in una grande vena del torace con una
specie di rubinetto che fuoriesce e permette di
somministrare i farmaci e di prelevare il sangue
per i controlli, eliminando così i “buchi”, dolorosi
e fastidiosi.
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09/09/2009 18:57

L’IMMUNOTERAPIA
L’immunoterapia funziona utilizzando il
sistema immunitario del paziente, cioè quel
sistema composto di linfonodi, milza, tonsille,
midollo osseo e cellule bianche del sangue che
proteggono contro infezioni e malattie.
Il nostro sistema immunitario lavora
distinguendo cellule “buone” che fanno parte
della salute del corpo e cellule “cattive” che
portano malattie, distruggendo queste ultime
cellule e difendendo l’organismo. Le cellule
“cattive” sono cellule estranee al corpo,
ad esempio germi che vengono da fuori
dall’organismo. Spesso il sistema immunitario
agisce riconoscendo come estranee anche le
cellule tumorali, proprio perché sono anomale e
quindi riconosciute come estranee, e distrugge
queste cellule sul nascere, impedendo che si
moltiplichino e formino un tumore. Nel nostro
organismo le cellule tendono a mutare ogni
tanto, e questo sistema solitamente ci difende.
Ma a volte questo meccanismo non funziona.
Gli scienziati fanno ricerche per capire perché
il sistema immunitario fa sì che molte cellule
mutate col tempo possano trasformarsi in cellule
tumorali e non vengono invece distrutte subito.
I farmaci utilizzati in immunoterapia si sono
mostrati capaci di aiutare il sistema immunitario
a fare questo lavoro. L’immunoterapia può
essere utilizzata da sola, per alcuni tumori,
o, più spesso, insieme alla chemioterapia per
distruggere il tumore, in particolare la “malattia
residua minima”. Questo significa che le
pochissime cellule tumorali non distrutte dalla
chemioterapia perché resistente ai farmaci, se
lasciate lì sarebbero in grado di riformare un
tumore o causare una ricaduta della leucemia.
Mentre la chemioterapia aggredisce le cellule
tumorali direttamente, l’immunoterapia agisce
stimolando o facilitando il sistema immunitario
che viene così ingaggiato nella lotta contro le
cellule tumorali. L’immunoterapia può essere
utilizzata anche per alleviare certi effetti
collaterali dei farmaci antitumorali come, ad
esempio, la tendenza a contrarre infezioni.
Nuovi campi di ricerca ancora molto
sperimentali, come l’immunoterapia e la
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09/09/2009 18:58

terapia genica, troppo complessa da
descrivere in questo opuscolo, promettono
una possibilità futura di cura delle forme
tumorali che a tutt’oggi non rispondono
adeguatamente alle terapie tradizionali e
danno speranza che un giorno ogni tumore,
speriamo non lontano. troverà la sua cura.
IL TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO (TMO)
Quando non si riesce a guarire completamente
dalla leucemia in alcune forme a rischio
gravissimo, oppure dopo alcuni tipi di ricadute, o
quando non si riesce a eradicare completamente
il tumore solido, si può ricorrere al trapianto
di midollo osseo (TMO) detto anche più
correttamente trapianto di cellule staminali
emopoietiche. Essendo un intervento non privo
di rischi e tossicità molto seri, non è indicato
nei casi in cui vi sono altre possibilità di terapia
efficace.
Lo scopo è di potere applicare la chemioterapia
e la radioterapia a dosi particolarmente forti
da poter distruggere completamente le cellule
tumorali o leucemiche, “guarendo” il paziente
dal tumore o dalla leucemia. Queste dosi non
sarebbero compatibili con la vita in quanto
porterebbero alla eradicazione completa anche
del midollo osseo che non potrebbe, quindi,
ricostruire sé stesso e le cellule del sangue che
normalmente fabbrica, portando alla morte per
emorragia e infezione. Con il TMO, si pratica
una chemioterapia ad altissime dosi e una
irradiazione corporea totale, distruggendo tutte
le cellule tumorali insieme al midollo osseo
del paziente, e un nuovo midollo osseo viene
infuso tramite una semplice trasfusione, che va
spontaneamente a collocarsi nella propria sede
naturale, ovvero nella cavità
delle ossa del bambino, dove riprende a crescere
e a funzionare. Il midollo osseo del donatore
da trapiantare deve avere un alto grado di
compatibilità (si dice HLA compatibile, HLA è
un sistema dei nostri tessuti) con il bambino
malato per evitare fenomeni di rigetto e il
fallimento dell’intervento.
Il donatore può essere lo stesso bambino
(autotrapianto o trapianto autologo) in questo
caso non ci sono problemi di compatibilità.
Quando il midollo è sano o in remissione, si può
prelevarlo e “depositarlo”, dopo aver praticato
una terapia molto intensa in grado di distruggere
anche il midollo rimasto, va reinfuso. Questo
metodo viene utilizzato particolarmente nei
tumori solidi perché il midollo osseo non è
colpito dalla malattia e quindi è sano. Questo
tipo di trapianto è indicato soprattutto negli
stadi avanzati di tutti i tumori solidi pediatrici a
prognosi severa (linfomi maligni, neuroblastoma,
tumori ossei, tumori del SNC, rabdomiosarcomi)
o che rispondono scarsamente al trattamento
antitumorale tradizionale.
L’autotrapianto viene utilizzato più raramente
con i malati di leucemia, e richiede particolari
accorgimenti. Il midollo viene prelevato in
anestesia quando il paziente è in remissione,
senza segni né sintomi della malattia, per poi
congelarlo e conservarlo a -160°. Se il paziente
ricade può essere trapiantato con il proprio
midollo, che dev’essere opportunamente ripulito
da eventuali cellule malate. Ma più spesso, con
le leucemie, si rincorre al TMO da donatore
(allogenico) perché nell’autotrapianto nei
leucemici, i pazienti tendono a ricadere per
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