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Storie di Palzzo

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2011 10:37
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28/11/2009 10:54

Professione Calcio....la voce dell'indecenza
MARIO MACALLI, SUL CASO POSTIGLIONE: "SIAMO AFFRANTI, STIAMO ASPETTANDO DI SAPERE COSA FARA' LA MAGISTRATURA"

Mi viene il dubbio che, Giuseppe Postiglione abbia scommesso anche sul suo arresto. Altrimenti qualcuno mi dovrebbe spiegare perchè stava ridendo all’uscita dalla caserma. Siamo stati ore ed ore a pensare se usc...ire con un titolo del tipo:
“Che cazzo te ridi”, proprio perché pensiamo che chiunque abbia visto la foto del presidente del Potenza sorridente si sia fatto questa domanda. Il calcio ripiomba nel mondo delle scommesse, se mai ne era uscito, e lo fa con un clamore che ricorda quello degli anni ’80. Noi forse esasperando il concetto crediamo che la responsabilità sia anche di chi non fa nulla per cambiare il mondo del calcio, ci sono riforme nascoste in un cassetto che andrebbero tirate fuori per permettere alle Istituzioni di avere un maggiore controllo sulle società, perché se è vero che in economia c’è una legge non scritta che recita: “cattiva moneta scaccia buona moneta”, in questo periodo di difficoltà è più facile che casi del genere accadino. Il caso di Potenza abbiamo detto scuote il mondo della Lega Pro, come ci conferma il presidente Mario Macalli: «Siamo tutti estremamente turbati per l’accaduto, siamo in attesa di vedere come si svilupperà la situazione perché è chiaro che la Lega non si fermerà e andrà avanti per la sua strada e se ci fosse bisogno si costituirebbe parte civile. Attendiamo l’esito, ma possiamo affermare con certezza che nel 99% dei casi, evidentemente questo era l’1% i nostri campionati sono regolari. Quello che più mi sconvolge è che si pensi solo alla fase finale del calcio che è la partita, ma non ci si sofferma a risolvere i problemi che stanno a monte. Ci sono presidenti che dichiarano che sono indietro con gli stipendi, ma che non è un problema visto che per mettersi inregola hanno tempo fino a dicembre erchè la COVISOC controlla ogni tre mesi, ma questa è un’assurdità i controlli dovrebbero essere fatti ogni mese e se non sei in regola vai fuori». Macalli se la prende, e noi diciamo anche giustamente, con le società di scommesse che a volte blocano le “giocate” sulle partite come è accaduto qualche settimana fa nel girone B di Seconda Divisione senza spiegarne i reali motivi: «Se blocchi le giocate di determinate partite devi anche spiegarmi perché lo fai. Se c’è un flusso di giocate anomale se ci sono degli illeciti allora fai le denunce alla Procura della Repubblcica, perché qui si rischia di mettere in difficoltà un intero movimento e una categoria. Ma questo è un mondo dove l’importante è che la domenica ci siano le partite non importa in che condizioni vertono le società. Credo - conclude Macalli - che il mondo del calcio sia in grave difficoltà e che basta essere realisti per capire che sarà sempre peggio».
Mentre Giuseppe Postiglione se la ride, il calcio va a rotoli, ma nessuno è colpevole fino a prova contraria.
Cambiando argomento, mi preme ricordarvi che negli editoriali delle settimane scorse abbiamo puntato l’indice contro l’AIAC e il suo gruppo del Lazio, qualcosa sembra smuoversi. visto che ci sarà tra pochi giorni un incontro con allenatori provvisti di patentino e altri sprovvisti, cosa che noi avevamo auspicato la scorsa settimana, vuol dire che qualcuno ci ascolta, ma resta sempre il fatto che dei casi eclatanti portati alla luce da noi vengono dribblati con grande abilità da parte dei diretti interessati.
Ma vi assicuriamo che stiamo controllando e dove non arriviamo noi sicuramente arriverà la Procura Federale.
In più da questo numero iniziamo una nuova rubrica “Voci dal Palazzo” scritta da un uomo, che ci ha chiesto di restare anonimo, ben introdotto nelle stanze dei bottoni della Federazione Italiana Giuco Calcio, che settimana dopo settimana porterà alla luce alcuni casi e alcune notizie che si cerca di non far uscire dalle stanze del Palazzo con la P maiuscola. Ci sarà da divertirsi e come amiamo ripetere siamo sempre pronti ad un contraddittorio con chiunque affermasse che quello che scriviamo non corrisponde al vero.

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28/11/2009 10:56

COSA SUCCEDE NEL PALAZZO VE LO DICE PROFESSIONE CALCIO

Chiariamo un concetto non amiamo scrivere articoli in anonimo, ma quando le notizie che ci arrivano vengono dalle stanze del “palazzo” quello con la P maiuscola e ci viene chiesto di mantenere l’anonimato allora per professionalistà andiamo a controllare le notizie... che ci vengono date e una volta che abbiamo la conferma che quello che ci viene detto risulta vero allora andiamo avanti per la nostra strada. Il nostro “Robin Hood”, capirete nelle settimane a venire perché lo abbiamo chiamato così, ci accompagnerà anche nelle prossime uscite con notizie e accadimenti che coinvolgono gli uomini del Palazzo. Uomini che il più delle volte in quelle stanze si sentono protetti mentre c’è sempre qualcuno pronto a parlare. Leggete per capire…
Che il Presidente Federale non fosse un decisionista, non era un segreto di Stato, ma tutti speravano ed anche noi speravamo che nel suo secondo mandato il Presidente Abete fosse un po’ più "cuor di leone" ed un po’ meno "Celestino V".
Ma ahimè c'eravamo sbagliati.
La situazione organizzativa della FIGC è sotto gli occhi di tutti. A distanza di circa 9 mesi dalla sua elezione il Presidente Federale non ha ancora provveduto a rinnovare le Commissioni Tecniche: Commissioni Tesseramenti, Commissioni Vertenze Economiche, Commissioni Premi Preparazioni e siamo già alla metà dell'anno calcistico in corso.
Cosa dire della Commissione Federale Antidoping, fiore italiano all'occhiello del calcio europeo, che è rimasta 50 giorni senza il suo Presidente perchè inibito, nell'indifferenza generale e come se questo evento, in una commissione delicata come questa, fosse trattato alla stregua di un qualsiasi giocatore che dopo aver scontato la propria squalifica, rientra in campo per fare goal.
Gli Ispettori Federali Antidoping, che secondo il regolamento andrebbero nominati ogni anno, sono in prorogazio continuativo dal 2006.
La disputa sul rinnovo della Presidenza del Settore Tecnico, contesa fra la permanenza di Vicini in questo incarico e l'aspirazione di un rappresentante dell'AIC, si è conclusa con una soluzione pilatesca della proroga fino al 30 giugno 2010 dello "status quo".
Cosa dire del settore giovanile scolastico, che ormai da tempo non esercita le funzioni che gli sono proprie, e, dall'uscita di scena di Agnolin vive in uno stato vegetativo, risvegliato solo dall'utilizzo e dal consumo di 2 milioni di euro che la FIGC mette a disposizione di questo settore ed anche in questo caso, miracolo dell'attuale Presidenza Federale, i vertici sono in continua proroga, pur essendo a metà della stagione sportiva.
I dipendenti sono in agitazione per diverse promozioni a quadri ed assunzioni a tempo indeterminato che destano più di un sospetto e le vertenze sindacali presso i competenti organi rischiano di diventare oltre cento.
La riforma della Lega Professionisti chiesta più volte dal Presidente Macalli, giace in un cassetto presidenziale in attesa della illuminazione dello Spirito Santo "Veni Creator Spiritus".
Che dire di fronte a questo stato di cose?
Durante la presidenza Carraro, uomo di grande risorse, managerialità, punto di riferimento dello sport italiano e del calcio europeo, avevamo criticato in qualche occasione la sua forte personalità ed il suo decisionismo.
Oggi ne facciamo pubblica ammenda ed appropriandoci della vignetta di Forattini pubblicata qualche anno fa su Repubblica diciamo a gran voce "a ridateci er puzzone"
Firmato Robin Hood.

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01/12/2009 21:48

SE POI AI MASSAGGIATORI GIRANO LE PALLE
L’AIAC è inutile. Lo scorso anno abbiamo portato avanti un’inchiesta (ripresa anche da Tuttosport) dove la maggioranza degli allenatori di Lega Pro e Serie D si era detta contraria al presidente Ulivieri e alle regole per partecipare ai corsi per allenatori di 2^ categoria. Ora, d...opo un anno, la situazione è peggiorata, con l’Assoallenatori che trova il suo tallone d’Achille nei campionati di settore giovanile con presidenti dei Gruppi regionali incapaci di far rispettare le regole e con un ufficio di Firenze che fa finta di nulla e che dopo avergli prodotto dati inconfutabili su allenatori che vanno in panchina senza tesserino ha trasformato la propria immobilità in latitanza. Latitanza che vive nella regione Lazio il suo massimo splendoredove il giro di vite c’è stato, ma venuto dal Cr Lazio, non dal gruppo presieduto da Marchesi. Questa settimana alcuni allenatori si sono seduti in panchina come Massaggiatori e l’AIAC non fa nulla, se non scaricare la responsabilità sui Comitati e sul Settore Tecnico. Forse si divertono a farsi prendere in giro dalle società che trovano sempre degli escamotages per contravvenire alle regole. Ma la colpa evidente non è solo dell’Assoinutilità, ma anche degli arbitri, che non dovrebbero permettere a chi non è segnato come allenatore di alzarsi in piedi e dare indicazioni tecnico-tattiche ai ragazzi in campo. È ora che l’AIA si desti dal proprio torpore e che i Comitati Regionali Arbitri, anche se si trovano in difficoltà di reclutamento, siano maggiormente categorici nei confronti dei propri ragazzi e che gli sia imposto un inevitabile cambio di rotta: ci sono delle regole che vanno fatte rispettare altrimenti si dà spazio all’anarchia, perché non si può far passare tutto in sordina con il classico ‘fatta la legge trovato l’inganno’. Ma è proprio qua che vi sbagliate, visto che abbiamo messo in moto L’Associazione Italiana Massaggiatori Sportivi del presidente Leandro Palomba che saputo di questi casi incresciosi sta preparando una lettera di denuncia per far cessare questo scempio: «Nessuno entri nel nostro campo millantando o spacciandosi per chi non è. C’è la Legge 1099 che dice chiaramente che: “La figura qualificata a tutelare la salute degli sportivi è il medico o il massaggiatore”.
Nessun altro ha il diritto di farlo. Quello che accade nei settori giovanili è tremendo, c’è una normativa precisa che le società disattendono: se un ragazzo venisse “manipolato” da mani inesperte, la colpa ricadrebbe sulle società e l’assicurazione non pagherebbe il danno procurato da un “finto” massaggiatore. Dopo quello che sta accadendo faremo, come detto, una denuncia al Settore Giovanile e Scolastico, al presidente della LND Carlo Tavecchio e a cascata a tutti quelli coinvolti». C’è una normativa del Luglio/’99 che le società continuano settimana dopo settimana a disattendere, e dal canto loro i Comitati Regionali, il Settore Giovanile Scolastico, l’AIA e l’AIAC non fanno nulla per evitarlo. Qui non si parla solo di fatta la legge trovato l’inganno, ma più semplicemente di: seguite la forma ma fate come volete, l’importante è che sembri tutto a posto. Ma nulla è come sembra e la figura del massaggiatore non può essere ricoperta da un falso allenatore o da un genitore, per questo le varie componenti devono stringere la corda intorno al collo di chi si muove nell’illegalità. C’è una Legge che non può essere ingannata, come lo stesso presidente dell’Assomassaggiatori Palomba ci spiega: «Se dovessero arrivare denunce e scendessero in campo i NAS, o gli arbitri controllassero, allora cosa accadrebbe?». Accadrebbe che almeno il 30% delle partite dei Settori Giovanili in Italia non si giocherebbero, accadrebbe che le società sarebbero denunciate e che il calcio subirebbe un contraccolpo pesantissimo e tutto questo per colpa di un malcostume radicato che vuole che le Leggi vengano sempre aggirate. Meglio trovare un escamotage piuttosto che seguire le direttive.
Tanto l’Associazione Allenatori vive nel suo mondo e non controlla neanche dopo essere stata avvertita, i Comitati fanno finta di nulla e scaricano la colpa sugli arbitri, gli arbitri si nascondono dietro alla mancaza di fondi e di “iscritti”, e intanto le società fanno come vogliono, mettendo a rischio la salute dei ragazzi e muovendosi nell’illegalità. Allora le domande da porsi sono: se poi ai Massaggiatori girano le…palle e iniziano a denunciare le società? Se poi l’AIMS chiede accertamenti ai NAS? Allora sì che ci sarebbe da ridere e poi vedremo se il millantato credito è un reato penale o un semplice gioco…..

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01/12/2009 21:50

LA FIGC E’ UNA NUOVA OPERA DI REDENZIONE DEI POVERI, DEI PECCATORI, DEGLI SQUALIFICATI E DEGLI INIBITI
Dopo la brutta stagione di "calciopoli" e la disastrosa gestione commissariale, voluta dall'ex Ministro Melandri, tutti speravano ed anche noi auspicavamo che si desse corso ad una nuova stagione per riportare la FIGC ...alla dignità ed al prestigio che gli sono dovuti sia in Italia che all'estero.
Purtroppo il rinnovamento non è, per quello che consta al momento, nei programmi del Presidente Abete, ma anzi il suo motto sembra essere "quieta non movere", tradotto in volgare "adda passà a nuttata".
Ed ecco alcuni esempi: nel Consiglio Federale della FIGC siede chi è stato sportivamente condannato a tre anni e mezzo di squalifica per calcio scommesse, in Federcalcio S.r.l. (e su questa Federcalcio S.r.l. scriveremo prossimamente) è stato nominato un ex dirigente, con 2.500/00 € mensili, che ha lasciato nel proprio comitato oltre un milione di euro di debiti e strane consulenze che la Lega Nazionale Dilettanti sarà obbligata a pagare, il designatore degli arbitri della Lega Professionisti di Firenze ha subito in passato sanzioni per essere stato nel contempo arbitro e Direttore Generale di una squadra di Serie A, che aveva arbitrato qualche domenica prima di accettare tale incarico.
L'ex designatore degli arbitri della Lega Nazionale Professionisti di Milano, coinvolti in calciopoli, fa oggi l'educatore degli arbitri nella propria regione.
Il presidente della Commissione Federale Antidoping ha al suo attivo 50 giorni di inibizione. Ma questa è solamente la punta di un iceberg. Ci proponiamo di informare i nostri lettori con una dettagliata mappa degli squalificati e degli inibiti che ricoprono, in tutta Italia, incarichi federali o arbitrali.
Se questo vale per i dirigenti cosa è successo per i dipendenti FIGC coinvolti nello scandalo!! Uno è stato "punito", con l'incarico di n.2 della segreteria delle squadre nazionali, l'altro adibito alla delicata commissione che regola il rapporto dei Procuratori dei giocatori, mentre per la donna una tranquilla sine cura con adeguato stipendio.
Ci sorge spontaneo un dubbio: ma il Presidente Abete fra i suoi innumerevoli ed importanti incarichi avrà anche quello di Presidente della "Pia Opera di Redenzione dei Poveri Peccatori, degli Squalificati e degli Inibiti". Se questo è si tratta di una meritevole e lodevole opera di misericordia. Noi, poveri profani, ritenevamo che per ricoprire delicati incarichi oltre che alla benemerita opera di misericordia, fosse necessario un'adeguata preparazione professionale e soprattutto una linearità di condotta etica e morale. Ma ci siamo sbagliati.
Cosa ne penseranno i Presidenti storici: Umberto Agnelli, Artemio Franchi, Franco Carraro di questa Federcalcio? Ci auguriamo proprio che il sonno dei beneamati Presidenti Agnelli e Franchi non venga turbato.

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09/12/2009 12:22

I CALCIATORI CHIEDONO CON FORZA L'ANNULLAMENTO DEL VINCOLO, ALLORA CONSIGLIAMO ALLE SOCIETà DI ELIMINARE I RIMBORSI E FARSI PAGARE UNA TASSA PER FARLI GIOCARE

Se si scende sul piede di guerra per togliere il vincolo ai calciatori dilettanti, allora anche le società dovrebbero ribellarsi ad un mondo che le vedi schiave d...ei calciatori e di un associazione di categoria che cerca solo il bene dei propri tesserati senza pensare alle problematiche che si creano all'intero movimento. Togliere il vincolo dei 25 anni equivale a togliere ogni ragione di esistere alle società dilettantistiche. Allora è qui che la LND deve scendere in campo per tutelare le proprie società e non permettere che queste vengano saccheggiate del proprio patrimonio. La Lega presieduta da Carlo Tavecchio deve frenare l'avanzata dei Campana boys che si stanno appellando anche alla FIFA per cercare l'abolizione di un vincolo che trovano anticostituzionale. Quello che invece non si vuol capire è che senza le società non ci sarebbero campionati e di conseguenza non ci sarebbero i calciatori. Questo non vuol dire che le leggi devono essere totalmente a favore delle società, ma bisogna creare un equilibrio tale da non far pendere la bilancia solo verso i giocatori. Se questo non è possibile e lo scontro diventasse una vera e propria guerra, allora le società dovrebbero correre ai ripari e la Lega Dilettanti dovrebbe far cessare questi attacchi che se non vengono dal governo, sempre pronto ad ogni legislatura a minacciare tagli ai dilettanti, salvo poi ricredersi, provengono da un Assocalciatori che sembra non comprendere il momento di difficoltà che vivono le società. Forse il vincolo fermo ai 25 anni è eccessivo ma abolirlo completamente è una follia che rischia di far spostare l'ago della bilancia solo verso i calciatori. L'Assocalciatori di Sergio Campana è decisa a continuare la sua linea dura e allora alla Lega Nazionale Dilettanti e al suo presidente Carlo Tavecchio e a tutte le società consigliamo di abolire i rimborsi. Proprio così bisogna chiamare a raccolta tutte le società e far tornare i dilettanti a fare i dilettanti: perciò via i rimborsi, se vuoi giocare con la mia squadra devi essere tu calciatore a pagare la quota associativa alla mia società che essendo dilettante serve per divertirsi e creare quella diga sociale fondamentale per l'Italia. Vengano aboliti i rimborsi e di conseguenza anche il vincolo fino a 25 anni. Niente rimborsi, ma calciatori che per fare un campionato di puro svago, dilettante significa o no: chi coltiva un arte, una scienza e uno sport non per professione, né per lucro, ma per piacere propri? Quindi se vuoi fare qualcosa per piacere personale devi pagare perché io ti dia il materiale per l'allenamento, il campo dove giocare, dei tecnici abilitati, etc, etc. Abolite pure il vincolo, ma che sia assolutamente vietato alle società dare dei "rimborsi" ai calciatori. Utopia? Assolutamente no, ma un semplice riscontro oggettivo della realtà, i dilettanti sono campionati amatoriali e quando vuoi far qualcosa per diletto questo qualcosa devi pagarlo, allora che si paghino il proprio hobby e si prendano il loro vincolo. Per quanto riguarda i campionati di Serie D, si potrebbe pensare a dei contratti a progetto, ma cambiando la denominazione in semi professionismo, così la si farebbe finita con questa farsa di un'Interregionale che è un campionato di Dilettanti, quando la maggior parte dei presidenti, intervistati anche da noi, dichiarano di spendere per una stagione più di 5/6cento mila Euro. Quindi dov'è il dilettantismo? Il dilettantismo non dovrebbe comprendere i rimborsi a nessun titolo, ma dovrebbero essere le società a incassare dai propri calciatori una "tassa" d'iscrizione alla propria Associazione Sportiva a quel punto tenetevi pure il vincolo, tenetevi liberi di cambiare e di muovervi in un libero mercato come volete. Se ci deve essere il rispetto delle leggi che siano aboliti i rimborsi e che il dilettantismo torni nella sua reale dimensione e che chiunque voglia divertirsi con il proprio hobby lo faccia pagando una tassa d'iscrizione ad una associazione sportiva.

[Modificato da anonimouno 09/12/2009 12:24]
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09/12/2009 13:33

Il buco di 13,5 milioni di euro nel bilancio della Federazione Italiana Giuoco Calcio ci induce ad alcune riflessioni.
La Federazione calcio è un ente pubblico di promozione che ric...eve i soldi dello Stato attraverso il Coni: trattandosi di soldi pubblici vi è un particolare regime, con regole fisse e rigide, per l’amministrazione del controllo dello Stato, soggetto all’inesorabile controllo della Corte dei Conti, con precise eventuali responsabilità per gli amministratori che prendono la qualifica di incaricati di pubblico servizio. Per ovviare alla rigidità di questa amministrazione la Federazione ha costituito una società di diritto privato denominata Federcalcio s.r.l. che è diventata la proprietaria di tutti gli immobili della Federazione stessa, il gestore di contratti di sponsorizzazione e di tutte le altre iniziative di carattere commerciale.
A seguito di questa determinazione la FIGC paga i fitti degli immobili di sua proprietà alla Federcalcio Srl.
In passato vi sono state denunce strascichi giudiziari sulla vendita di immobili a Venezia e sulla cessione di campi di Sport dell’Italia meridionale sia in merito della congruità del prezzo pattuito sia sull’opportunità delle vendite.
A presiedere la Federcalcio vi è un Consiglio di Amministrazione presieduto dal Presidente Federale che ha per vice Presidenti i vice Presidenti federali che, almeno per questo quadriennio sono anche i presidenti di Lega, rispettivamente della Lega Professionisti di Firenze e della Lega Nazionale Dilettanti.
A questo punto ci sorgono spontanee alcune domande:
1) Qual’è l’indice economico che viene dato a queste Società, ed è soprattutto nell’interesse della collettività dello sport, oppure vengono privilegiati interessi personali che cambiano con il motore del vento?
2) Gli utili della società Federcalcio Srl dove finiscono?
3) I componenti del Consiglio di Amministrazione che percepiscono gli emolumenti annui per questo incarico, li incassano, oppure con spirito altruistico li rifiutano e svolgono questa mansione gratuitamente?
Troppe volte abbiamo sentito dire da un componente del vertice FIGC che il loro è un’incarico completamente gratuito ed espletato nell’interesse dello sport e della collettività.
A noi piacerebbe avere chiarimenti sull’argomento. I Presidenti di Lega si sono attribuiti uno “stipendio” (mega rimborso) mensile che supera quello di un dirigente dello Stato e ciò vale anche per i componenti del Consiglio Direttivo della Lega stessa, e per i Presidenti dei Comitati Regionali.
A questo punto si deve aggiungere il rimborso di ogni spesa (alberghi, cellulari, auto con autista) ed anche di qualche spesa strana come l’affitto di appartamenti o l’acquiso di autovetture non si conosce, nonché una carta di credito (open) a carico della Federazione e delle Leghe, questo sistema ha indotto il Direttore Federale a succedere a se stesso e alla ricerca spasmodica della riconferma non più per una competizione esclusivamente sportiva, ma per dirlo alla romana “per un fatto di pagnotta”.
Siamo arrivati all’eccesso!
In calabria all’ex Presidente del Comitato Regionale della LND succede il di lui genero con l’assunzione del figlio dell’ex Presidente, “fatto che in altri tempi avrebbe fatto scandalizzare tutti”, ma questo è solamente una punta di un iceberg di un imbarbarimento di quello che era lo spirito sportivo altruistico ed il rispetto dei soldi che non sono i propri (che ormai non c’è più!) ma delle società che con enormi sacrifici partecipano ai campionati.
A noi piacerebbe tanto ma è un’utopia conoscere cosa ne pensa il Presidente ABETE e se nella sua infinita bontà se riterrà doveroso e opportuno rispondere alle nostre domande. In tale attesa, che non sappiamo quanto si protrarrà, ci vengono in mente due vecchi detti del Presidente Andreotti: “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre si dice la verità” e “prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria” (ogni riferimento a quasiasi Dirigente Federale è certamente puramente casuale).

(Robin Hood)

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16/12/2009 11:45

SALVATORE COLONNA, PRESIDENTE DEL CR CAMPANIA: "NICCHI DOVREBBE CHIEDERE SCUSA ALL'INTERO SISTEMA CALCIO E FORSE ULIVIERI SI E' DIMENTICATO DI CHI ERA ULIVIERI... NON E' VERO CHE SIAMO IN DEFICIT E PER SAPERLO BASTAVA CHIEDERCELO E MI AUGURO CHE NASCA UN'ASSOCIAZIONE CHE SI OCCUPI REALMENTE DEI CALCIATORI DILETTANTI" ...

Se la moralità avesse un ruolo nel calcio.....Vabbè, lasciamo stare, mi viene troppo da ridere a iniziare un articolo con queste poche parole. Moralità e calcio non vanno proprio d’accordo, non si “affiatano” come direbbe Proietti. Per questo, quando un personaggio del mondo del calcio si alza in piedi e dopo un’analisi ponderata si mette a chiedere moralità e uno specchio dove riuscire a guardarsi in faccia senza ipocrisie, allora ci commuoviamo come bambini il giorno di Natale. Per questo vogliamo ringraziare Salvatore Colonna, presidente del ComitatoRegionale Campania che si è scagliato contro arbitri, Assocalciatori e Assoallenatori (guarda un po’, noi sono settimane che diciamo le stesse cose) chiedendo rispetto e denunciando scarsa moralità da parte dei presidenti di due (esclusa l’AIC, che viene solo accusata di voler attentare al mondo dei dilettanti) delle tre componenti federali. Partiamo dal principio e ricordiamo che Colonna, all’assemblea del CR Campania di fronte a Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha preso la parola dicendo che: “Può tollerare il sistema calcio che personaggi puniti dalla giustizia sportiva ricoprano cariche federali?”. Da qui si è scatenato un putiferio con il presidente dell’AIANicchi pronto a scendere sul piede di guerrra se mai Colonna non avesse porto le sue scuse: “Le scuse - ci dice il presidente del CR Campania - le dovrebbe dare Nicchi all’intero sistema calcio. I casi di ex arbitri come Braschi e Pairetto, che ha subito due anni e sei mesi e che oggi educa i giovani arbitri, sono emblematici. Lo ribadisco le scuse le dovrebbe fare Nicchi a tutti noi”. Ma Colonna non si ferma qui e ci spiega che: “Noi non faremo mai finta di non vedere quello che accade nel nostro mondo. Non gireremo mai la testa da un altra parte. Siamo pronti a combattere il marcio che c’è nel mondo del calcio. Come quando ci fu la nomina di Pairetto a via Allegri in molti storsero il naso, ma nessuno esternò il proprio disappunto. Comprendo tutte le componenti, ma noi non faremo mai questo gioco. Noi faremo sempre sentire la nostra voce perchè la moralità è un princio imprescindibile del nostro modo di vedere il calcio. Ricordo che Renzo Ulivieri, quando c’è stato il primo atto dello scandalo degli arbitri, tra settembre e ottobre disse che non rimaneva turbato da quello che accadeva. Questa è una cosa che deve far riflettere e per questo che ho chiesto a Ulivieri e lo ribadisco ora: Ulivieri ha memoria di chi era Ulivieri?”.
Parole forti, che però non cambiano il concetto, visto che il presidente dell’Assoallenatori, ribattezzata da noi l’Assoinutilità, fu squalificato per tre anni per calcio scommesse: “Quello che ho detto e che sto ripetendo ora - ci spiega Colonna - sono dati conclamati e certi, con delibere della giustizia sportiva”.
Ma può parlare di moralità un presidente che, si vocifera, guidi un Comitato Regionale con un “buco” in bilancio di più di 800mila Euro? Certamente no, ma qualcuno ha mai chiesto a Salvatore Colonna se è vero che il CR Campania ha un debito così ampio? “No, nessuno mi ha mai posto questa domanda - ci dice il numero uno del CR Campania. È più semplice calunniare che chiedere. Vi ringrazio per aver affrontato il problema e vi posso dire che, chi manda in giro queste voci, non sa di cosa stia parlando, visto che avevamo anticipato dei soldi per la ricostruzione dei campi in provincia di Salerno e che c’era una delibera regionale che ci garantiva il ritorno economico del nostro anticipo. Ritorno che c’è stato, perciò posso garantire che i nostri conti sono assolutamente in regola. Ma bastava una semplice domanda per far cessare queste calunnie”.
Salvatore Colonna ha ancora molto da dire sul rapporto del CR Campania con arbitri e allenatori: “I rapporti con il CRA Campania sono inesistenti. Prima avevamo una grande intesa, mentre ora è praticamente uguale allo zero. Gli allenatori? Posso solo dire che alcuni cercano di fare i furbi andando in panchina come dirigenti, ma noi monitoriamo la situazione e lo facciamo con l’appoggio di Scarfato (presidente del Gruppo Regionale AIAC) che si sta dando molto da fare per bloccare i casi di abusivi che cercano di eludere le regole. Ma per quanto riguarda il corso di allenatori, quelli organizzati da noi funzionano come una scuola statale dove i meritevoli vanno avanti, mentre quelli organizzati dall’AIAC sono come una scuola privata.....dove non sempre vige la meritocrazia”.
Per chi non avesse capito bene:nelle scuole pubbliche ti iscrivi e se dai il massimo vieni promosso, mentre in quelle private, bèh quelle private sono a pagamento....
Colonna affonda anche contro l’Associazione Italiana Calciatori:“Se passasse la richiesta di Campana di abolire il vincolo nei dilettanti, nessuno più farebbe calcio. Ma quello che sta facendo l’Assocalciatori è fuori dal mondo visto che non hanno una sede in Campania e che il loro rappresentante è un allenatore (Matarese, della Libertas Juve Stabia). Loro non si occupano realmente dei dilettanti. Mi auguro che prima o poi un Associazione per i calciatori Dilettanti nasca e faccia realmente i loro interessi”.
Concludendo c’è da ridere a parlare di moralità nel calcio, non ci resta che farvi gli auguri di buone vacanze e che Babbo Natale porti un’aspirapolvere, almeno si potrebbe fare un po’ di pulizia.....


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16/12/2009 11:46

ABETE SE CI SEI PER LA LND E' ORA DI BATTERE UN COLPO

Il nostro “uomo dal palazzo” si è chiesto che cosa abbia fatto il presidente della FIGC per i dilettanti e la risposta è vicino allo zero assoluto

Abbiamo assistito qualche giorno fa alla manifestazione organizzata dalla LND in occasione del 50° della sua fondazione.

D...urante la cerimonia sono stati consegnati svariati premi a diverse autorità, fra le quali il Presidente della FIGC dott. Giancarlo Abete.

All'atto della sua premiazione un angoscioso dubbio ha attraversato la nostra mente: ma il dottor Giancarlo Abete è davvero il Presidente della FIGC? Abbiamo immediatamente ripercorso il cammino della sua presidenza dal commissariamento ad oggi ed ahimè la risposta al nostro dubbio è stata immediata: noi poveretti non ce ne eravamo accorti se non fosse per la sua missione di rieducazione degli squalificati e degli inibiti, dei quali è un tenace riciclatore.

La riforma dello statuto federale che modificasse l’attuale assetto della giustizia sportiva, con l'abolizione della Commissione di Garanzia ed un maggiore controllo sul settore arbitrale, in modo da evitare che i candidati presidenti, pur di vincere nella competizione per l'importante incarico, dimentichino la deontologia dei propri alleati promettendo poltrone a chi che sia (come purtroppo è avvenuto), è in mente domini e non si sa quando potrà partorire la modifica.

La riforma dei campionati della Lega Nazionale Professionisti di Firenze, giace in un cassetto polveroso del 5° piano di Via Gregorio Allegri 14, nonostante le minacce ed i fulmini (a vuoto) del Presidente Macalli.

L'allenatore della nazionale, nell'indifferenza generale, si permette di fare un'intervista, ad un importante giornale nazionale, palesando i suoi convincimenti politici ed informando i lettori che andrà a votare per le primarie per un grande partito di opposizione, violando cosi per la prima volta, nella sua storia, l' apartiticità della FIGC.

Sul caso "Collina" aperto da alcuni giornali immediatamente è stata la risposta del Presidente Abete "tutto a posto niente da osservare".

Ci siamo domandati allora: ma chissà quante cose il Presidente Abete avrà fatto per la LND? (La LND è il 33% della FIGC e possiede la maggioranza relativa in Consiglio Federale).
Anche in questo caso della sua presenza non abbiamo trovato traccia!

Non abbiamo mai visto un suo intervento per l'abolizione dell'assicurazione obbligatoria SPORTASS, nè sull'abolizione della tassa di pubblicità sugli impianti sportivi al di sotto dei tremila spettatori, e, nella difesa del 5 x mille a favore delle società sportive affiliate alla LND.

Nessun suo intervento pubblico è stato fatto nei confronti dell'Agenzia delle Entrate allorché si era aperta la caccia ai bilanci delle povere società dilettantistiche ed addirittura è passata in sordina (cosa che noi non abbiamo fatto) la richiesta di abolizione del vincolo da parte dell'AIC e del suo presidente.

Certamente il Presidente Tavecchio avrà i suoi buoni motivi per aver elargito questo premio, ma anche lui è di memoria un pò troppo corta.

Si doveva ricordare, in questa occasione almeno di menzionare il nostro giornale, che per propria convinzione e non per adulazione verso i potenti, lo ha difeso in più occasioni ed eventualmente continuerà a difenderlo se riterrà giusto ed opportuno e di chi ha effettivamente e gratuitamente dato in questi anni una grossa mano alla LND, che a quella manifestazione non ha volutamente partecipato, non per piaggeria ma per non assistere all'ennesima stucchevole sceneggiata napoletana "facite ammuina".

(Robin Hood)

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13/01/2010 13:13

I PRESIDENTI DELL'INTERREGIONALE E LA CLASSE ARBITRALE AL MICROSCOPIO


IL NOSTRO 2010 SI APRE CON LA PRIMA PUNTATA DI UN'INCHIESTA SUL RAPPORTO TRA I NUMERI UNO DELLA SERIE D E GLI ARBITRI "CAPITANATI", DA QUESTA STAGIONE, DA STEFANO FARINA

Nell’ultima riunione delle società dell’Interregionale, oltre alla riconferma dell’attuale commissario straordinario Carlo Tavecchio alla guida del Comitato, c’è stato un protagonista, forse, inatteso: il designatore della CAN-D Stefano Farina. Tirato in ballo più volte da quasi tutti i presidenti intervenuti, e che hanno preso la parola, l’ex fischietto genovese ha risposto a tutti, spesso con quei toni chiari e diretti, senza guardare in faccia a nessuno - e a suo merito va ricordato che è stato uno dei pochissimi arbitri a non essere implicato nello scandalo “Calciopoli” del 2006, ndr - come faceva ai tempi (neanche tanto lontani, considerato che ha chiuso la carriera “agonistica” alla fine della stagione sportiva appena passata, ndr) nei quali calcava i campi verdi con il fischietto - e spesso i cartellini: era considerato inflessibile e, senza cattiveria, anche irascibile e permaloso, ndr - in mano. La frase che più ha colpito chi scrive - e probabilmente chi ascoltava quella mattina, ndr - è stata, in risposta ad un presidente che chiedeva arbitri di maggior spessore: «Giocate in Serie D, avete giocatori di Serie D, stadi di Serie D, e pretendete arbitri di Serie A?» Chiaro quindi, che l’obiettivo dell’ex internazionale - ha ottenuto la licenza UEFA nel 2001, ed ha avuto l’onore di dirigere la finale di Supercoppa Europea del 2006 fra Barcellona e Siviglia, ndr - è quello di cercare, oltre che di migliorare la classe arbitrale dell’Interregionale, anche di “moralizzare” (ci scuserà il presidente della Lazio Claudio Lotito se prendiamo in prestito questo termine a lui tanto caro) i presidenti e le componenti della categoria di fronte a degli arbitri spesso giovani e con poca esperienza. Inizia così, nel nostro primo numero del 2010, un’inchiesta attraverso le società della Serie D. Protagonisti sono i presidenti: cosa ne pensano del Settore Arbitrale, quali sono a loro modo di vedere i problemi che lo affliggono, quali sono i giudizi nei confronti del lavoro finora svolto proprio da Farina e cosa chiederebbero al designatore per migliorare la classe arbitrale, oltre ad un piccolo sforzo di memoria - e un po’ di sincerità, ndr - per sapere se, secondo loro, abbiano subito più torti o decisioni arbitrali a loro favore nel corso dell’attuale campionato. Le impressioni che avevamo tratto dalla sopracitata riunione si sono confermate nelle prime conversazioni private con i presidenti: insoddisfazione, critiche e rassegnazione sono i sentimenti più frequenti riscontrabili nelle parole dei numeri uno dell’Interregionale: «Il problema precipuo - il primo commento del presidente del Flaminia Civitacastellana Roberto Ciappici - è la carenza di personale, di materiale umano a disposizione del designatore. Siamo di fronte ad un problema strutturale, senza contare il fatto che non hanno il minimo riguardo verso le squadre di vertice nelle partite più importanti. Mandare ragazzini per gare fondamentali per la promozione è mancanza di rispetto, dare un segnale che non gliene importa niente». Facendo un po’ da avvocato del diavolo, e prendendo in prestito le parole di Farina, è chiaro che in D si trovino dei giovanissimi a dirigere le partite: il più delle volte senza una adeguata esperienza e con poca personalità, specialmente nelle gare decisive. Qui Ciappici, fra il serio e il provocatorio, avanza una richiesta: «Non si potrebbero portare ad arbitrare in D i fischietti che hanno raggiunto i limiti d’età per la A? Potrebbero fungere anche da “chioccia” per i più giovani. L’abbiamo chiesto più volte, ma da questo orecchio sembra che non ci sentano». Il problema degli arbitri della D, secondo le stesse parole del designatore: «[…] i ragazzi hanno poca personalità, e per chi non ne ha per niente è difficile, se non impossibile, che ne trovi cammin facendo. Per gli arbitri ormai maturi, esperti, di trent’anni, che da dieci arbitrano in D, è facile che perdano le motivazioni, gli stimoli». Ma allora, non è immaginabile che un arbitro che fino all’altro ieri dirigeva a San Siro, possa avere poche, pochissime, motivazioni ad arbitrare sui polverosi campi dell’Interregionale? «È un cane che si morde la coda se la vediamo così, diventa un gioco al massacro. Giovani inesperti, anziani demotivati, è chiaro che c’è un problema, ma le ripeto, è strutturale. Mancano gli elementi, e di fenomeni ne nascono uno ogni dieci anni. Sono 20 anni che sono presidente, e non è mai cambiato nulla. Mandano i giovani arbitri a farsi le ossa sulla nostra pelle». Chiudiamo l’intervista chiedendo al presidente Ciappici se abbia memoria di un episodio accaduto a suo favore, o sfavore (riguardante l’attuale campionato, ndr), che meriti di essere menzionato: «Quest’anno no, tante situazioni, ma che ritengo normali. Sono giovani, non riescono a tenere il polso della gara, gli manca l’esperienza. Mi ricordo però una gara d’Eccellenza, nella quale l’arbitro, che si scoprì era amico dell’allenatore della squadra avversaria, ordinò cinque minuti di recupero, per poi darne altri tre - quindi otto minuti di extra-time, ndr – e, al 98’, concesse un rigore agli ospiti, che così riuscirono a pareggiare. Avevo, a fianco a me in tribuna, due osservatori degli arbitri, che mi dissero: “Non si preoccupi, ci pensiamo noi”. Bé, quell’arbitro non calpestò più i campi per due o tre anni».
Gianluca Murroni, presidente del Castelsardo non va molto per il sottile e come il collega del Flaminia Civitacastellana esprime quasi un senso di rassegnazione misto a incredulità nei confronti della classe arbitrale. A tratti il numero uno sardo risulta furibondo con le giacchette nere, ma andiamo nel dettaglio. Il massimo dirigente rossoblu sono quattro anni che fa il dirigente e in questa stagione dichiara di averne viste di tutti i colori da parte dei direttori di gara: «Quasi stento a credere ai miei occhi quando vedo queste persone arbitrare le nostre partite. Stendiamo un velo pietoso su questa classe arbitrale, la peggiore da quando io sono nel calcio». Chiaramente adirato Murroni continua raccontandoci degli episodi che lasciano sbigottiti anche noi: «Recentemente durante una nostra gara casalinga abbiamo sentito un arbitro rivolgersi ad un suo assistente dicendo: “qui decido io, stai zitto co..ne”. Questo non è certamente normale - incalza Murroni -, abbiamo toccato il fondo!». Ma la lunga lista degli episodi “da censurare” non si ferma qui: «Qualche giornata fa, dopo una gara, ci siamo fermati a parlare ed a scherzare con l’arbitro per un’espulsione a nostro avviso dubbia, addirittura in campo il calciatore avversario che aveva subito il fallo disse al direttore di gara che il fallo non meritava il cartellino rosso, dopo la chiacchierata, abbiamo distribuito cibo e bevande a tutti, terna arbitrale compresa, come di consueto nelle nostre gare casalinghe. Fin qui tutto normale, quando però ho letto il referto della gara, l’arbitro aveva scritto di essere stato intimidito dai dirigenti e per questo, abbiamo subito 800,00 Euro di ammenda». L’intervista si scalda e con lei l’intervistato: «Sono a dir poco scandalosi, a Gaeta, una delle ultime gare del 2009, ci ha diretti una dele terne più superficiali mai viste. In generale, risultano indisponenti e prepotenti». Si capisce chiaramente che il Castelsardo dalla voce del suo massimo dirigente ha le tasche piene di comportamenti irriguardosi e non professionali: «L’arbitro dovrebbe essere al di sopra di tutto, invece vogliono sempre essere i protagonisti della gara, c’è una scarsa professionalità in questa classe arbitrale, oltre ad allenarli dovrebbero insegnargli a ragionare ed a comportarsi in maniera etica». Quali sono i rischi che si corrono con degli arbitri che ha descritto? «Rovinano le partite, si scaldano gli animi inutilmente sia in campo che sugli spalti». È una situazione insostenibile a detta di Murroni che ci spiega: «Io non voglio arbitri di Serie A, ma almeno delle persone che si comportino seriamente perché il problema, non sta nell’errore, tutti possono sbagliare, una volta si paga e una volta ci si guadagna, è normale che sia così, ma l’indisponenza e la maleducazione non è tollerata, qui siamo veramente alla follia». Il presidente non vede nemmeno margini di miglioramento: «Migliorare? Non credo sia possibile, certo, più in basso di così non si può andare, magari oltre agli allenamenti, si possono organizzare dei corsi di educazione». L’intervista si conclude con una riflessione che assomiglia tanto ad un consiglio al designatore della CAN D Stefano Farina: «Quando arrivano gli arbitri giovani peccano di inesperienza e poca educazione, quando arrivano quelli più maturi, tra i 30 e i 40 anni, sono svogliati e non vedono l’ora che finisca la gara, ponendosi in maniera scortese con tutti, calciatori, allenatori, medici e dirigenti. Non so proprio quale situazione si possa attuare, magari, si dovrebbe rivedere la classe arbitrale proprio alla base».


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13/01/2010 13:15

ABETE: VAI A CASA


TAVECCHIO: MANDACELO SUBITO….. O ALTRIMENTI !!!

La situazione di degrado in cui versa la FIGC è sotto gli occhi di tutti, grazie all’ignavia del suo Presidente, che non decide mai niente e tutto viaggia in un grande torpore, in una cloroformizzazione di ogni problema, mentre il tempo passa in questa “cupio di solvi” nell’indifferenza generale di tutti: Governo, Parlamento, CONI, Dirigenti, Società e Tesserati.
Ad ogni richiesta che da più parte si è alzata per riformare lo statuto, “il nostro prode paladino” ha sempre risposto: vediamo, anzi l’ultima trovata del “NOSTRO” è quella di nominare un commissario ad acta per questo evento, in modo da emulare il suo predecessore Ponzio Pilato.
L’associazioni calciatori scalpita per l’abolizione del vincolo nel dilettantismo ed è sul piede di guerra pronta a portare questo problema nelle aule di Bruxelles ed in quelle del Parlamento italiano.
L’associazione Italiani Arbitri, forte dell’autonomia conquistata, pretende sempre di più, nonostante lo scempio di alcune nomine come quella dell’ex designatore Pairetto e dell’arbitro fuori quadro Braschi, che gridano vendetta al cospetto di Dio e degli Uomini.
Nessuno ha alzato la voce, figurarsi il “ Nostro Prode Paladino” per chiedere una moralizzazione del settore arbitrale, principio imprescindibile per una funzione così delicata.
I ferrei controlli sui bilanci delle Società Professionistiche volute fortemente dal grande Presidente Carraro, (Dio ce l’ho restituisca subito) si sono annacquate nel tempo, tanto è vero che per disposizione del Presidente Abete, il limiti verso il fisco o verso gli istituti di previdenza per i quali vi è pendente un ricorso non fanno parte del passivo delle società e non vengono pertanto considerati dagli organismi di controllo (mai vi fu scempio maggiore di questo).
Il club Italia, che gestisce le squadre nazionali, come tutti possono osservare non fa eccezione questo stato di confuso addormentamento e le decisioni vengono assunte da chi si sveglia per primo.
Però stranamente non è sempre cosi. Il “Nostro Paladino” come nella peggiore tradizione democristiana, ha disposto l’assunzione in Federcalcio di 2 unità con il livello di Super Quadro e di altre 2 con l’incarico di quadro, nonché ha elargito promozioni a quadro a persone che non hanno né titolo di studio, né l’esperienza richiesta per questo incarico, ma forse avranno degli ottimi santi protettori.
Un suo fedelissimo, che ha avuto in passato problemi con la società sportiva Castel di Sangro e non solo è allo stesso tempo Capo della delegazione dell’Under 21 ed Amministratore delegato della Federcalcio S.r.l.
Guarda starno si rincorrono voci di contatti in corso (che noi ci auguriamo che vengano smentite), per vendere un’immobile di proprietà della Federcalcio S.r.l. in provincia di Benevento.
Che si tratti di corsi e ricorsi storici !
Ma a questo punto un dubbio ci assale : cosa fa Carlo Tavecchio, Presidente della LND e Vice Presidente Vicario FIGC in tutto questo stato di cose.
Eppure egli possiede la maggioranza relativa di consiglieri federali ed ha il 33% della Federazione.
Non abbiamo fino ad oggi assistito ad una sua presa di distanza da questa infausta gestione, né abbiamo memoria di un suo voto contrario in Consiglio Federale.
Ebbene anche Tavecchio deve sapere che nella sua qualità di vice presidente vicario dovrà rispondere di fronte alle società, che alla fine tutti ignorano, ma sono le vere depositarie delle scelte sulla gestione, dell’intera baracca di questo stato di cose.
Chi non impedisce, pur avendone la facoltà il compiersi di eventi nefasti, ha la stessa responsabilità di chi li compie.
Facciamo quindi appello ai nostri lettori, alle società, ai tesserati a tutti gli uomini di buona volontà che ricevono e leggono il nostro giornale e che con noi affrontano i problemi quotidiani della sopravvivenza e diciamo a gran voce: svegliamoci facciamoci sentire scriveteci e denunciate a Robin Hood ogni ingiustizia ogni fatto illecito e qualsivoglia previcarazione
.
Contattateci quindi ed organizzeremo un movimento per ridare moralità al calcio e mandare finalmente e per sempre a casa questa classe dirigente.
PS coloro che vogliono scrivere possono usare l’ e.mail indicata:
robinhood.calcio@hotmail.it

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13/01/2010 13:16

Professione Calcio

- L'EDITORIALE DI QUESTA SETTIMANA -
Sul piano mediatico, però, il Comitato è stato al centro di qualche attacco poco comprensibile…..
"Poco comprensibile è la definizione giusta. O forse è anche troppo comprensibile. Ma lasciamo stare anche questo aspetto. In fondo è più comodo alzare facili polveroni piuttosto che andare al nocciolo delle questioni. E non lo dico con tono polemico, ma perché amo la chiarezza. Sempre.”
Iniziamo così il 2010 con le parole di Melchiorre Zarelli, presidente del Cr Lazio che in un’intervista di fine anno, leggibile sul sito ufficiale del Comitato, usa del sarcasmo per chiudere un capitolo che è sbagliato definire poco comprensibile, almeno per quello che riguarda le nostre inchieste sul calcio laziale che hanno portato a dei risultati e che avevano e avranno delle ripercussioni positive sull’intero movimento come lo stesso Zarelli aveva ammesso nel nostro faccia a faccia. Proprio per questi motivi siamo certi che il presidente non ce l’avesse con noi di Professione Calcio, ma visto che si ama la chiarezza sarebbe stato opportuno, da parte sua e da quella dell’intervistatore se fosse stato imparziale e deontologicamente corretto, fare i nomi di quelli che hanno alzato questi polveroni “fin troppo comprensibili” e specificare dove si voleva arrivare con gli attacchi mossi contro il Comitato.
A volte i problemi non sono i polveroni che poi il vento se li porta via ma la sabbia che serve per nascondere alcune situazioni al limite del paradosso: campi in erba artificiale che passano per essere in terra battuta, allenatori senza patentino che scendono in campo come massaggiatori, arbitri incapaci di far rispettare le regole, un’associazione allenatori latitante e incapace di prendere decisioni, mancanza di classifiche ufficiali che creano confusione fino al termine della stagione, squadre che giocano campionati provinciali e regionali nella stessa stagione, arbitri che dirigono tre gare a week end e altri che minacciano scioperi, comunicati zeppi di errori, campi che non rispettano le misure delle distanze tra il campo di gioco e le recinzioni che si avvalgono di una deroga che mette a repentaglio la vita dei ragazzi. Poi come non parlare di un settore giovanile e scolastico sempre più lontano dalla realtà e sempre più lontano dalle scuole? Ma di questo argomento discuteremo dettagliatamente settimana prossima con il nostro Robin Hood pronto a portare allo scoperto alcuni disastri compiuti dai nostri del Sgs. ... Mostra tutto
Andare al nocciolo delle questioni è il nostro mestiere ed è un dovere imprescindibile di chi fa il nostro lavoro senza avere nulla a che fare con le stanze del potere in cambio non vogliamo balzelli, non pretendiamo assunzioni e non siamo amici di nessuno. Il problema vero è che se si alza la polvere e perché qualcuno prima ha messo della sabbia. Questo lo dico senza fare polemica, ma solo perché amo la chiarezza e la chiarezza sta nei fatti che Professione Calcio ha portato alla luce, ma sono sicuro che il presidente Melchiorre Zarelli non ce l’avesse con noi quando ha rilasciato l’intervista sul sito del Cr Lazio. Buon anno a tutti e se il buongiorno si vede dal mattino ci sarà da divertirsi…..
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20/01/2010 10:07

FARINA EDUCA I TUOI ARBITRI
ROMA – È iniziata in modo scoppiettante la nostra nuova inchiesta sulla classe arbitrale della Serie D. Gli intervistati della scorsa settimana – Gianluca Murroni, presidente del Castelsardo e Roberto Ciappici, presidente del Flaminia Civitacastellana – hanno dichiarato di essere molto d...elusi dall’operato degli arbitri, mostrandosi sconsolati e non vedendo nessun margine di miglioramento. Questa settimana continuiamo a sondare il terreno: i protagonisti sono sempre loro, i presidenti dell’Interregionale, coloro che, quando hanno avuto occasione di parlare pubblicamente (ci riferiamo alla riunione delle società di Serie D tenutasi a dicembre, dove era presente anche Stefano Farina, designatore della CAN-D, in vena di rispedire ogni accusa al mittente con una diplomazia che, va detto, gli ha reso onore), hanno stentato, tentennato, solo in pochi hanno provato a lamentarsi. Cosa dire allora, abbiamo deciso di far ritrovare loro la “voce” attraverso le nostre pagine, per portare alla luce il malcontento che aleggia nell’aria, nella speranza di ricevere risposte e, magari, soluzioni. Le domande che porgiamo ai presidenti sono sempre le stesse, una loro personale valutazione della classe arbitrale, quali sono i problemi che intravedono in questo settore sempre così discusso, come giudicano il lavoro che sta portando avanti Stefano Farina, come pensano si possa migliorare il settore arbitrale e quali siano i margini di miglioramento, poi una curiosità: chiederemo se in cuor loro abbiano la convinzione di aver subìto più torti o decisioni favorevoli da parte delle “giacchette nere” (ormai non più tali, dal giallo canarino al viola quaresimale, la gamma di colori vestita dagli arbitri non conosce più confini).
TAMAI – Il presidente dei pordenonesi, Tomaso Elia Verardo, va giù duro, e non usa mezzi termini per esprimere tutto il suo malcontento verso la classe arbitrale: «Non voglio dire nulla – esordisce così il numero uno della compagine friulana che milita nel girone C, ma sarà molto eloquente – La nostra società si è sempre distinta per per l’avere avuto sempre un ottimo rapporto con i direttori di gara, al di là del risultato, ma quest’anno la mia opinione è molto diversa a tal proposito, e non posso negare il mio dispiacere. Nell’ultima assemblea – quella tenutasi a Fiumicino a dicembre, ndr – ci hanno chiesto di aiutarli, perché sono giovani, ma non sono assolutamente soddisfatto del loro operato in questa stagione». I motivi dell’insoddisfazione di Verardo sono molteplici, e ricalcano in buona parte quelli espressi dai nostri interlocutori della scorsa settimana: «Non mi piacciono né dal punto di vista tecnico, né da quello comportamentale. Devono rispettare i giocatori, i dirigenti. Non possono essere strafottenti, indisponenti. Ma non voglio utilizzare altri aggettivi, voglio essere “soft”. Cercheremo di aiutarli, di essere pazienti, come abbiamo sempre fatto peraltro, ma ci sono troppe sviste, troppi errori. Sarà come dicono loro, giovani ed inesperti». Sollecitato sull’operato del designatore Stefano Farina, Verardo esordisce con un lungo sospiro: «Non conosco il criterio di assegnazione e designazione degli arbitri – il designatore decide autonomamente in merito, con l’unico “paletto” che nessun arbitro può dirigere due volte la stessa squadra nell’arco dello stesso campionato, ndr - ma non lo condivido assolutamente. Non si può avere la terna arbitrale che arriva in aereo. Posso capire l’arbitro, ma tutti e tre proprio no. Per quanto mi riguarda potrebbero venire, se non proprio dal Friuli, dal Veneto, o comunque dalle regioni adiacenti, per una semplice questione di costi. Mi è stato risposto, quando ho avanzato queste critiche, che è necessario che sia così, che girino tutti i campi d’Italia. Secondo me, però – prosegue nella sua analisi del settore arbitrale il presidente del Tamai Verardo – dovrebbe essere un’eccezione questo metodo di designazione e assegnazione delle gare, non la regola. Voglio ribadire però che non è mia intenzione fare polemica, e intendiamo farlo ancora». Su quali possano essere delle possibili soluzioni ai malanni che affliggono gli arbitri dell’Interregionale, Verardo non si sbilancia: «Ci sono difficoltà oggettive, questo è palese, ma non saprei dare delle ricette risolutive – si limita a rispondere il presidente del Tamai, attualmente terzo in classifica con 35 punti e una gara da recuperare, a cinque lunghezze dal Montichiari secondo e otto dall’Este, che guida la graduatoria, ndr. L’ultima questione che rivolgiamo a Verardo è sapere se, fra i tanti episodi vissuti dalla sua squadra ce ne sia stato uno, a favore o contro, degno di particolare menzione: «Assolutamente sì, è successo in una delle ultime giornate. Su segnalazione della panchina avversaria al guardalinee, che poi ha avvertito l’arbitro, è stato espulso un mio giocatore, reo di aver sputato addosso ad un avversario. Nessuno dei due – arbitro e assistente – aveva visto nulla, e il giocatore che avrebbe ricevuto quello sputo, negava categoricamente che ciò fosse accaduto, ma nonostante tutto, l’arbitro tirò fuori il rosso». Ovvio che, nel sentire tutto questo, chiediamo a Verardo cosa fosse stato riportato nel referto arbitrale: «Semplice, espulsione per sputo ad un avversario, e il mio giocatore si è preso tre o quattro giornate di squalifica». Dopo questo inverosimile amarcord, il presidente del Tamai chiude così la conversazione: «Ci sono delle cose che vanno necessariamente riviste. Agli arbitri vanno date indicazioni precise, soprattutto devono essere in grado di utilizzare lo stesso metro di giudizio per tutti, e per tutto l’arco della partita, cosa che non accade mai».
MILAZZO – Pietro Cannistrà, uomo simbolo del Milazzo, è al timone dalla stagione 2007/08, quando la sua squadra partì dal campionato di Promozione. L’anno successivo sorprese tutti vincendo anche il campionato di Eccellenza fino a questa stagione, dove veleggia nelle parti alte della classifica. Ma l’intento della nostra telefonata al numero uno rossoblu è un altro, chiedere a Cannistrà cosa pensa del settore arbitrale: «Certamente c’è da annotare la giovane età dei direttori di gara, forse, stanno procedendo con uno “svecchiamento”, non lo so, però la cosa che più danneggia noi società sono i collaboratori dell’arbitro». I guardalinee quindi, altro tema oltre a quello degli arbitri: «Appena sentono un coro fuori posto o ricevono uno sputo, sono soldi di ammenda che riceviamo. Certo – spiega Cannistrà – lo sputo è un gesto ignobile, ma non è certo uno schiaffo». Non sarà uno schiaffo ma lo sputo fa male lo stesso, colpisce una persona nel cuore, a volte può anche far peggio di uno schiaffo, purtroppo spesso si vedono anche in campo gesti del genere, calciatori spesso anche blasonati che sputano contro gli avversari e credono di aver ragione, ma non sanno che quelli usciti sconfitti dopo uno sputo sono proprio loro! Un tifoso, vedendo il suo beniamino farlo in campo, si sente forte dietro questo gesto che, noi di Professione Calcio, condanniamo fermamente. Il presidente del Milazzo prova a trovare una soluzione a tutto questo: «In ogni gara succede che un giudice di linea viene attinto da sputi, condanno questi gesti, ma noi come società riceviamo multe su multe proprio per questo, nemmeno una volta la terna arbitrale chiude un occhio». Cannistrà continua il suo discorso che, logicamente, è volto a far capire in che stato deve vivere una società vittima dei tifosi maleducati: «Ho chiesto che gli arbitri siano un po’ più morbidi su questi fatti ma non ho ma ricevuto consensi, allora, devo pensare che sia fatto tutto ad arte per rimpinzare le casse della Federazione? Allora mettessero l’iscrizione a 40.000 Euro anziché 16.000 e il gioco è fatto, a me converrebbe». Ma non finisce qui, il massimo dirigente siciliano desidera togliersi qualche altro sassolino dalla scarpa: «Ho chiesto addirittura di giocare a porte chiuse, almeno mi risparmio le multe, mi hanno detto no, ma scusate, mica posso educarlo io il mondo, come faccio ad evitare gli sputi? Forse nessuno vuole capire...». Cannistrà ci parla di un altro fatto accaduto dopo una gara: «Una volta mi capitò di alzare di 5 centimentri la maglia di un arbitro che mandò fuori due miei calciatori, goliardicamente ma in tono scherzoso chiesi se avesse sotto la divisa da arbitro quella degli avversari di turno, mi comminò 3000 Euro di multa e 1 turno di squalifica del campo. Purtroppo – continua Cannistrà – a volte non capiscono che uno scherza, quella volta avevo addirittura vinto, poteva esserci malizia nel gesto?». Farina, secondo il numero uno rossoblu lavora tentando di aumentare la professionalità delgi arbitri che secondo Cannistrà sono ancora giovani ma pieni di belle speranze: «Io non condanno l’arbitro come persona, forse gli dicono di essere così duri, di avere un metro di giudizio a danno delle società, non saprei. A volte – continua - ho subìto scottanti sconfitte e ho stretto al mano all’ìarbitro facendoghi i complimenti, altre volte ho vinto ed ho contestato fortemente il direttore di gara». Il Milazzo ha provato anche a chiarire l’aspetto di cui sopra con gli organi federali ricevendo risposte poco apprezzabili: «Ho provato a parlare con delle persone in Federazione, minacciando il mio ritiro se questa situazione persecutoria fosse proseguita, come risposta ho ricevuto un benservito, mi hanno detto che se il Milazzo vuole andarsene ci sarà un’altra squadra a sostituirlo… Approfondirò la questione con Tavecchio, se non riceverò risposte in merito, la gente mi leggerà nuovamente su queste pagine…».

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20/01/2010 10:10

IL SETTORE GIOVANILE E SCOLASTICO OSTAGGIO DI UN SEGRETARIO

Sulla disastrata gestione della FIGC abbiamo avuto più volte occasione di informare i nostri lettori.
Ma non tutti sanno che quello che era il fiore all’occhiello della FIGC: il settore giovanile e scolastico, vive la più infausta delle sue stagioni.
Nato per dif...fondere lo sport del calcio nelle scuole per educare i nostri ragazzi ad una sana e leale competizione sportiva ed insegnare loro quali sono i veri e fondamentali valori della vita, è oggi completamente assente.
Purtroppo le nostre grandi città vivono in un degrado spaventoso, che moltiplica nelle periferie, dove la droga e la delinquenza giovanile la fanno da padrona.
E di fronte a questa importante missione, cosa fa il nostro Presidente Abete?
Chiude la storica scuola federale di calcio dell’Acqua Acetosa, esisteva da oltre 50anni perché economicamente non conveniente come dire rinuncio ad uno dei principi cardini dello sport per cui è nata la stessa Federcalcio.
Se avessero voluto risparmiare i soldi – lor signori – avrebbero avuto migliaia di opportunità: dallo snellire il numero dei consulenti profumatamente pagati, ad una drastica riduzione e i compensi, e oltre lo stipendio o la pensione vengono dati a diversi dipendenti privilegiati, ad una rigida selezione delle delegazioni che seguono le nostre nazionali all’estero ed una drastica riduzione delle spese di trasferta.
(c’è chi per tornare qualche ora prima a Roma non si fa scrupolo di acquistare un nuovo biglietto aereo, oltre quello già posseduto, tanto paga Pantalone).
Oggi il settore giovanile scolastico non ha un presidente, ma un reggente indicato all’A.I.C., che sarà senz’altro una brava persona, ma vive nella migliore tradizione Abetiana alla giornata, privo di slancio e di ogni iniziativa di rilancio dell’importante settore, che è praticamente nelle mani del suo Segretario.
Dopo le dimissioni di Agnolin è il Segretario che ha fatto il bello e cattivo tempo ed ha impedito finora, pregando dietro le quinte, che si arrivasse al rinnovo degli incarichi nel timore che potesse arrivare qualcuno capace di far pulizia e controllare la gestione degli oltre 2 milioni di € che la Federcalcio passa al settore giovanile.
Forte degli appoggi di un ex Ministro e di Deputati di un partito dell’opposizione ha esercitato, nell’indifferenza generale e con il tacito consenso di tutti la mera e semplice gestione quotidiana del potere.
Sono mancati in questo periodo contatti con le scuole, gli enti locali e le iniziative di rilancio di questa importante attività, si contano sulla mano.
Oggi purtroppo, a differenza del passato il settore giovanile scolastico non organizza più campionati, ma gli stessi sono gestiti dal comitati regionali della L.N.D.
I nostri ragazzi completamente allo sbando ed abbandonati da tutti giocano in campi fatiscenti, non regolamentari, o in erba sintetica di dubbia sicurezza , con spogliatoi decrepiti o addirittura inesistenti.
E che dire se l’educazione dei giovani ai sani valori della vita è il principale impegno dello Stato e di tutti gli Enti a ciò preposti.
Ma il nostro Segretario, che ha ottenuto la promozione a quadro grazie al personale intervento di un Ministro, si limita alle continue, esose trasferte, nel territorio nazionale ed all’emanazione di circolari che sembrano le grida di Don Gonzalo de’ Cordoba, Governatore di Milano ,e, che prontamente vengono smentite ed annullate dai massimi vertici federali.
Di fronte a questo stato di cose, il nostro paladino Presidente Abete, forse timoroso degli appoggi politici di tanto Segretario, fa finta di non vedere e rinvia di Consiglio Federale in Consiglio Federale la necessaria decisione per porre fine a questo stato di cose e per un’iniziativa di rilancio del settore che lo adegui alle necessità dei tempi e della nostra attuale società e non lo renda prigioniero degli interessi dei singoli.
Ma che volete! Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi scriveva “chi nasce pecora non si può trasformare in leone”, questo valeva per Don Abbondio e forse vale per qualcun’altro di nostra conoscenza.

robinhood.calcio@hotmail.it

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04/02/2010 13:06

Dopo le dimissioni del Presidente Carraro (atto di grande sensibilità e di indubbio rigore morale), finita la disastrata gestione commissariale, Giancarlo Abete approda alla Presidenza della Federcalcio.
La sua fu un’elezione, parafrasando un capitolo delle “cronache napoletane” per mancanza di uomini da bene, m...io padre fu fatto sindaco.
Riteniamo che né il Presidente Carraro, né il Presidente Tavecchio, indiscussi artefici della sua prima elezione e della successiva riconferma, immaginassero mai che la loro scelta facesse cadere la FIGC nel periodo più buio della sua storia.
Noi diamo una tiratina o una tiratona di orecchie ai due personaggi per aver consegnato, come si dice in volgare napoletano “la lanterna in mano ai cecati” ed aver trasformato una splendida Ferrari in una obsoleta e pericolante 500.
Il nostro paladino, pur di regnare, ingoia tutti i rospi: l’enorme stipendio all’arbitro Collina ed il mega contratto con l’allenatore Lippi, che fra l’altro continua ad essere consulente della Juventus, prima volta nella storia di un allenatore della Nazionale. Ci voleva proprio la presidenza Abete per questa eccezione.
Lippi ha imposto l’assunzione - almeno pro tempore - e con il relativo esborso da parte della Federcalcio dell’équipe che si è portato al seguito in Nazionale.
Ma in questa sua endemica debolezza il nostro Presidente è anche un accentratore del potere, forse timoroso che gli sfugga di mano (Dio me l’ha data guai a chi me la tocca).
Oggi in Federcalcio esistono tre Vice Presidenti, di cui uno Vicario.
Dei tre ad oggi, dopo quasi due anni dalla loro nomina nessuno possiede una delega, nessuno ha un ruolo specifico ed un settore di cui occuparsi.
Ad Albertini, che più volte ha rivendicato, giustamente, un ruolo più incisivo all’interno della Federazione è stato assegnato dal nostro l’incarico di cicisbeo, o meglio assistente al soglio pontificio.
Vale a dire partecipare in silenzio, come l’attaccapanni o il porta ombrelli ad ogni riunione che Abete convoca (chi sa cosa ne penserà l’Avvocato Campana e l’Associazione Italiana Calciatori di tanto incarico).
Macalli è tutto immerso nei suoi problemi: la riforma dei campionati, la mutualità, la costruzione degli stadi con 7000 spettatori, (giuste rivendicazioni che trovano il nostro consenso ed il nostro appoggio).
Egli però da buon lumbard si sottrae ben volentieri dal sostare nella capitale e cerca di evitare il più possibile le elucubrazioni di un capo, che è difficile interpretare e non portano mai a niente, né fa fede la tanto invocata riforma dei campionati promessa da tempo alle società.
La cosa che più ci meraviglia è il silenzio di “Carletto” Tavecchio.
Tutti conosciamo, con i suoi pregi ed i suoi difetti (chi è senza peccato scagli la prima pietra) la dinamicità e la managerialità del Presidente della LND e ci meravigliamo come ancora sopporti di fare da posacenere della scrivania presidenziale.
Come Vicario non ha ottenuto nessuna delega, non ha nemmeno una scrivania ed uno straccio di segretaria in Via Allegri, al massimo riceve qualche telefonata di circostanza dal nostro prode paladino e molte richieste di aiuto quando il Presidente si trova in difficoltà.
Ma si ricorda Tavecchio che ha il 33% della Federazione ed è stato determinante nella elezione del Presidente Federale.
Cosa debbono pensare tutte le società della LND? Ha forse perso il suo senso organizzativo e la sua grande managerialità o è succube di una situazione che non riesce a gestire e non ha la forza morale di decretarne la fine?
Ha forse dimenticato gli attributi nel cassetto della sua splendida scrivania nella nuova sede?
Che ne è dei suoi propositi di riformare e modernizzare l’obsoleta macchina burocratica della Federazione, abolendo gli sprechi e se possibile pareggiando il bilancio?
Nell’accordo della staffetta che sanciva il passaggio da Carraro ad Abete prima della gestione commissariale eravamo a conoscenza (ci smentisca chi crede non sia la verità) di un altro impegno assunto dal nostro che non ha trovato al momento alcuna concretizzazione: l’elezione del Presidente Carraro a Presidente onorario della FIGC.
Oggi Carraro, completamente assolto dalla giustizia ordinaria e da quella amministrativa, ha dimostrato di aver svolto le sue funzioni nell’esclusivo interesse dello sport e una sua nuova presenza, seppur da Presidente Onorario potrebbe dare al Consiglio Federale quel dinamismo, quell’impulso operativo e soprattutto quell’autorevolezza che oggi manca.
L’altra soluzione, la più drastica, è la messa in minoranza di questo Presidente.
Durante le guerre puniche, nel periodo più buio della Repubblica Romana, un’autorevole Senatore concludeva i suoi discorsi con la frase “Carthago delenda est” che noi nell’anno di grazia 2010 trasformiamo in volgare dicendo: Abete è da defenestrare.
A Carlo Tavecchio diciamo: “A’ Carlè se ce sei batti un colpo”.
robinhood.calcio@hotmail.it

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04/02/2010 14:11

È tutto più semplice di come appare. Vuoi essere assunto in una componente della FIGC o in una delle Leghe? Manda un curriculum, aspetta e intanto trovati un altro lavoro perché per te non ci sarà niente da fare. Proprio così abbiamo chiamato, abbiamo mandato curricula e in tutti i casi c’è stato detto ora non r...esta che aspettare. Ma aspettare chi?
Attendere che uno dei presidenti prenda una decisione. Allora la domanda c’è sorta spontanea: decidono i presidenti? E in base a cosa? Forse a meritocrazia, oppure in base ad altri criteri? Questo non lo sapremo mai, ma appare chiaro leggendo i nomi di tutti quelli che lavorano nella grande casa del calcio italiano e non solo perché l’inchiesta si potrebbe spostare anche al CONI, che qui la meritocrazia c’entra poco. Come il nostro stesso uomo dal palazzo ci conferma a pagina 5, nel nuovo articolo di Robin Hood, ci sono personaggi che hanno contratti di diritto privato ricchissimi oltre ad avere contratti CONI oppure personaggi che pur essendo in pensione continuano a lavorare con i soliti contratti di diritto privati.
In più le Leghe a volte appaiono delle vere e proprie famiglie visto che tra mogli, figli, cognati e altri gradi di parentela resta tutto in casa….si ma in casa loro.
Come un ex presidente di Comitato che dopo un nostro articolo dove si parlava di un assunzione di suo figlio si è schernito dicendo che lui non aveva un figlio ma una figlia, cambia il sesso e la vocale ma resta il fatto che l’assunzione è rimasta in famiglia.
In tutto questo non sarebbe più corretto, visto che la FIGC si regge anche sui soldi dello Stato, fare dei concorsi per assegnare i posti di lavoro?
Non sarebbe giusto che il presidente federale Giancarlo Abete si faccia decisionista una volta per tutte e inizi a mettere dei paletti ben definiti?
Il presidente invece dopo una vita passata a candidarsi e a promettere cambiamenti di sorta e di rotta, una volta sedutosi sulla poltrona che più conta ha deciso di non scontentare nessuno, ma rischiando così di scontentare tutti, non prendendo mai una decisione forte.
In realtà si dice che una volta raggiunto il proprio obiettivo nella vita di ognuno di noi scenda una sorta di rilassamento fisiologico, in parole povere ci si siede sugli allori, altri dicono che gli interessi diventano talmente schiaccianti che difficilmente si riesce a concludere qualcosa di buono.
Forse è proprio così, forse entrano in gioco situazioni politiche per noi incomprensibili, ma siamo stufi di trovare alibi a chi alibi non ne ha e non ne deve averne, ma deve avere solo la volontà e la forza di dare il massimo per il calcio e per ogni sua componente. Questa barca sta affondando, il calcio è sempre più a rischio e a dirlo non siamo di certo noi, ma i presidenti delle Leghe che a intervalli di tempo regolarii alzano la voce per farsi ascoltare e cercare di cambiare rotta all’intero movimento. Ma anche Mario Macalli (Lega Pro) e Carlo Tavecchio (LND) hanno le proprie responsabilità, visto che se sanno che bisogna fare di più si alzino in piedi e dicano una volta per tutti ad Abete di smetterla di nascondersi e prende finalmente delle decisioni nette. Altrimenti, invece di minacciare scioperi, facciano sentire la forza delle loro società e blocchino questo carrozzone che rischia di perdere sempre più pezzi anno dopo anno. Hanno la responsabilità morale delle scelte sbagliate che si stanno compiendo in questi mesi ed è loro dovere, visto che na hanno le qualità moralii e politiche, intervenire per dare una sterzata decisiva al mondo del calcio.



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04/02/2010 14:17

Professione Calcio ROMA - Dopo cinque settimane non si vede ancora luce. Parliamo del tunnel nel quale è entrata la Lega Pro (con lei gran parte del sistema calcio ormai al collasso totale), una galleria piena di insidie dalla quale si deve uscire in un modo o nell’altro. La colpa, specifichiamo, non è della Lega stessa, anzi, è l’unica ...che si sta impegnando per chiedere un cambiamento radicale del calcio moderno, delle nuove gestioni e di chi, purtroppo, a nostro avviso, non ha mai la pancia gonfia. Se il modo di venirne fuori si chiama riforma allora che riforma sia, ma siamo tutti d’accordo? Nel corso delle settimane abbiamo interpellato alcuni “benefattori” (come ama chiamarli il presidente Mario Macalli) o più comunemente detti presidenti delle società che compongono la terza serie nazionale. A detta di tutti ce ne sarebbero e come di cose da sistemare, la riforma va necessariamente fatta, ma come? In che modo? Con quali tempi? Si salvaguarderanno le società meno forti economicamente? Queste sono solo alcune delle domande che vagano nella mente dei nostri intervistati: è un evidente sintomo della tanta perplessità dovuta a una scarsa aspettativa di vittoria da parte di Macalli contro i vertici del calcio Italiano. Nell’ultima tornata della nostra inchiesta infatti, Oreste Vigorito, patron del Benevento, ha dichiarato che dopo che alla Lega Pro viene negato qualcosa stanno tutti buoni buoni senza protestare, questo comportamento, è altamente controproducente in termini di “ottenimento di qualcosa”. Quindi la Lega deve avere più polso, fare fatti e non solo proposte. Non servono scioperi, proteste, recriminazioni, ma solo la volontà di fare calcio e di rispettare chi lo fa e non far finire le riforme dentro i cassetti, cassetti fondi come pozzi! Proprio su questi temi questa settimana procediamo con la nostra inchiesta:

JUVE STABIA – Il presidente Franco Manniello ha le idee molto chiare sull’argomento riforma campionati. Il suo è un intervento deciso a sensibilizzare il movimento ad una revisione della terza serie in maniera più idonea per fare calcio: «Ritengo che la riforma sia necessaria, è impossibile andare avanti con 90 società e 5 gironi. Voglio portare un esempio: tra Cava De Tirreni e Salerno ci sono 7 società in 40 Km, questa concentrazione, sommata alla televisione che trasmette la Serie A, fa sì che il seguito che le società hanno sia bassissimo se non nullo. Le piattaforme televisive hanno sottratto pubblico alla Lega Pro in maniera totale, di conseguenza, noi abbiamo molti meno intoriti». Questo problema, se così volgiamo chiamarlo, riflette il disagio dei sodalizi: «Le società sono in difficolà, abbiamo sempre meno, l’overdose di calcio televisivo non riesce a contrastare la fede sportiva e l’attaccamento alla squadra dei tifosi. Basti pensare ad un supporter medio, quando non c’era la televisione si faceva anche 40-50 Km per seguire la propria squadra, oggi, dopo una settimana di lavoro se ne sta comodo in poltrona e si gode tutta la Serie A evitando freddo, pioggia e Stadi spesso scomodi. È una condizione oggettiva, va bene che uno ha la passione per il calcio, ma quei 40-50 Km per seguire la squadra non si fanno più». Franco Manniello prova a trovare dei rimedi e dei possibili punti di forza per la riforma: «Credo che andrebbe fatta giocare la Lega Pro in un orario diverso a quello in cui si trasmette la Serie A. Magari in contemporanea con la B o addirittura di domenica mattina, questo - ci spiega il numero uno della Juve Stabia - è uno dei nodi cruciali su cui basare un rinnovamento in modo da avere più seguito e una fascia oraria dedicata solo alla Terza Serie nazionale». Altro tema caldo è quello dei giovani, Manniello, ha una proposta per vedere squadre sempre più competitive: «Sono d’accordo che bisogna schierare dei giovani, è uno dei nostri nobili doveri quello di far crescere i ragazzi e poi metterli in campo con la Prima Squadra, però andrebbe rivisto il numero e la modalità perché non si riesce quasi mai a formare squadre competitive con molti giovani calciatori da schierare obbligatoriamente». Non resta immobile di fronte al futuro della Lega Pro il presidente della Juve Stabia, che ci spiega le procedure che lui attuerebbe: «Una categoria a tre gironi da 18 squadre, in tutto 54 società, sigifica più soldi per tutti, si studierebbe come scremare le squadre, magari si potrà indire una riunione straordinaria dove verrà spiegato che alla fine del campionato le ultime di ogni giorone (in numero tale da permettere di arrivare a 36 società eliminate) andranno in D oppure si potrà tenere conto di un criterio di meritocrazia o di bacino d’utenza, questo si vedrà». Alla domanda se la Juve Stabia avesse problemi a riceve i controlli della Co.vi.Soc mensilmente, Manniello risponde: «Possono venire anche tutti i giorni, se uno sta in regola non ha problemi, il nodo è un altro, questa riforma deve andare a cambiare lo status dei calciatori, non è ammissibile che un giocatore che percepisce 2000,00 Euro ne debba costare 4000,00 alla società. I contributi sono altissimi, un imprenditore oggi se anche voghlia aumentare gli stipendi non può farlo perché si trova a pagare troppe tasse. Una società di Lega Pro, per produrre un guadagno deve essere gestita non bene, ma benissimo, ha ragione Macalli quando ci chiama benefattori, queste situazioni si fa aftica a mantenerle». L’aspettativa di Franco Manniello non è delle più rosee: «Si andrà sempre peggio, ne sono certo, la riforma va fatta ed a breve tempo, spero si rivedano anche le trasferte e la composizione dei gironi, altro tema scottante e ultimi i play-off, mini campionato che non serve quasi a niente, dove chi gioca in casa quasi sempre vince e comportano solo esborsi di denaro inutili perché non si giocano a livelli alti come se fosse la Serie A a disputarli».

CATANZARO - Il presidente dei giallorossi calabresi, Antonio Aiello, in carica da appena 10 mesi, ci mostra tutto il suo favore per questa possibile riforma: «Viste e considerate tutte le difficoltà che circondano le società della categoria, un cambiamento di questo tipo non sarebbe affatto da disprezzare». Queste le prime parole sull’argomento del numero uno della compagine delle “Aquile”, che milita attualmente in Seconda Divisione girone C, nel quale guida la classifica con un punto sulla Juve Stabia e cinque sulla Cisco Roma, senza dimenticare che i giallorossi hanno tre punti di penalizzazione. La domanda che poniamo di seguito al nostro interlocutore, e che diversi altri suoi colleghi si sono posti nelle settimane precedenti, non è di poco conto: dimezzare, sostanzialmente, il numero delle partecipanti alla Terza Serie – dalle attuali 90 a 54, divise in tre gironi da 18 formazioni – su che basi e su quali criteri verrebbe effettuato? «Dalla struttura, dalla storia, dal bacino d’utenza delle società, senza dubbio. Parlando in termini egoistici e un po’ ipocriti - dichiara senza troppi giri di parole Aiello - noi, sotto questo punto di vista (va ricordato che il Catanzaro ha disputato ben sette stagioni in Serie A a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, cogliendo due settimi posti nelle stagioni 1980-81 e 1981-82; vanta inoltre una finale di Coppa Italia nel 1966 e due semifinali, nel 1979 e nel 1982, ndr) non dovremmo avere problemi di “taglio”, anche se ultimamente, nell’ultimo periodo, qualche problema l’abbiamo avuto anche noi. Questa è una categoria che non ti dà nulla, ma che prende tanto». Sulla questione delle contribuzioni, dei diritti, della mutualità, chiaramente meno squadre vorrebbe dire più soldi per chi rimane: «È ovvio - commenta Aiello - a patto che questi emolumenti non diminuiscano di pari passo con il numero delle partecipanti». Sempre rimanendo sul tema contribuzioni, molti presidenti si sono lamentati del fatto che quelli che provengono direttamente dalla Lega di Firenze (quelli riguardanti l’utilizzo e il minutaggio degli “under”) sono insufficienti e legati ad un fattore, l’utilizzo dei giovani, che mal si coniuga con gli obiettivi delle società: «È giusto lavorare con i giovani, ci mancherebbe, e i contributi per questo scopo sono sempre positivi, ma purtroppo limitano chi ha dei progetti importanti, come noi. Abbiamo la speranza di fare bene, di salire di categoria, ma con tanti giovani è complicato, difficile». Sull’indiscrezione (forse molto più che una semplice “voce di corridoio”, ma manteniamola tale) che sul tavolo di Abete, già due anni fa, fosse presente una riforma simile del mondo del pallone nostrano, e che poi sia finita nel dimenticatoio, l’analisi di Aiello è conforme a quella della pressocché totalità dei suoi colleghi intervistati: «Forse perché ci sarà stato il malcontento di qualcuno, posso immaginare delle società più importanti, ma non delle “nostre” di Lega Pro, ma di quelle delle categorie superiori. Io sono dell’opinione -prosegue il numero uno del Catanzaro - che un presidente, anche se di una squadra dell’ex Serie C, deve poter avere la possibilità di parlare ed esporre la propria opinione, non esclusivamente quella di subire le volontà del Milan o della Juventus. Purtroppo siamo penalizzati anche in questo - prosegue Aiello - e spero vivamente che la proposta di Macalli venga approvata, per avere più dignità, perché altrimenti le nostre società sono destinate a morire, in un modo o nell’altro. Rischiamo l’umiliazione, e questo non va bene. C’è qualcosa che non va, senza dubbio». L’ultimo tema che poniamo all’attenzione di Aiello è senza dubbio il più spinoso, controverso e probabilmente più inviso ai presidenti di Lega Pro: la questione Co.vi.Soc. e la possibilità avanzata da Macalli, che l’organismo di vigilanza attui revisioni mensili anziché trimestrali, come avviene attualmente: «Sarebbe molto pesante - dalle prime parole di Aiello si capisce subito che il presidente del Catanzaro si unisce al coro dei contrari a questa proposta - e non si darebbe la possibilità di rimediare a dei piccoli ritardi negli adempimenti, che purtoppo sono fisiologici, vista la quantità minima delle entrate e l’enorme spesa che affrontiamo, le basti sapere - prosegue Aiello - che ogni tre mesi spendiamo 170mila Euro. Ci devono assolutamente aiutare in questo, altrimenti - conclude la conversazione il presidente dei giallorossi calabresi - così non si può andare più avanti».

CREMONESE – Purtroppo (per loro) l’addetto stampa della squadra grigiorossa signor Coppola non era interessato a parlare con noi, almeno così ci ha risposto la dolcissima figliola, quando lo abbiamo contattato per tentare di fissare un appuntamento per intervistare il presidente Giovanni Arvedi. A lui e alla Cremonese vanno le più sentite scuse per aver disturbato un “professionista ” che avrebbe dovuto svolgere il lavoro per cui è pagato. Le vie del signore sono proprio infinite...

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09/02/2010 19:06

ROMA - Tutti noi conosciamo il gioco delle tre scimmiette: i loro nomi sono “mizaru”, “kikazaru” e “iwazaru” e significano “non vedere il male”, “non sentire il male” e “non parlare del male”. Quello che alcuni non sanno è che le tre scimmiette sono estremamente popolari nel mondo del calcio italiano. Bisognerebbe camb...iare, rivoluzionare, almeno guardare in faccia la realtà, ma nulla, tutto resta immobile, perchè cambiare vorrebbe dire scontentare qualcuno e questo non è possibile.
Nelle nostre rubriche stiamo portando alla luce alcuni problemi “morali” che attanagliano la FIGC, e di conseguenza l’intero movimento calcistico nostrano. Gettiamo un po’ di verità in pasto ai nostri lettori e qualcuno sembra non gradire troppo, ma proprio per questo nelle prossime settimane, oltre a proseguire sulla nostra linea scenderemo sempre più nei particolari. Ma il calcio non è solo omertà, contratti di diritto privato elargiti con magnanimità o assunzioni di familiari e/o amici, ci sono anche uomini che lavorano in silenzio (beh non sempre, visto che alcune volte le sue urla si sentono anche a lunghe distanze): stiamo parlando di Mario Macalli, presidente della Lega Pro, che ha presentato proprio la settimana scorsa (come potete leggere a pagina 12) il nuovo sito web: «Lo abbiamo fatto senza grandi proclami - ci spiega il numero uno della Lega di Firenze - perchè è così che ci piace lavorare. L’importante sono i fatti e non le parole. L’anomalia era che non avevamo un sito all’altezza della nostra categoria e per questo abbiamo pensato di portarci nel presente con un sito di grande prestigio».
Incontreremo Mario Macalli la prossima settimana per fare il punto sulla nostra inchesta sulla riforma dei campionati, ma intanto il presidente ci anticipa alcuni suoi pensieri:«Non sono scoraggiato, ma viviamo un momento difficile e tra poco tempo, un mese o due, si conoscerà il futuro delle società, e vista la situazione che c’è in giro non c’è nulla da essere contenti e mettersi a ballare. Bisognerebbe istituire una task force che si sieda con tutti i presidenti e tutte le componenti calcistiche e decidere il futuro del calcio. Dalla vostra inchiesta vedo che i presidenti vorrebbero la riforma, ma quante società dovrebbero partecipare ai campionati? Dieci, venti o trenta e quando poi si è finalmente arrivati al numero giusto, come si deciderà quali società dovrebbero restare e quali no? Se guardiamo alle serie superiori la realtà ci dice che sono le piccole società ad essere le più virtuose e allora pensiate che poi non nascano altri problemi con le grandi realtà?Per fare la riforma bisogna sedersi ad un tavolo tutti insieme e cercare una linea comune, ma il problema è che qui si va avanti con la testa nel sacco». Come le tre famose scimmiette.

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09/02/2010 19:08

ROMA - I ben informati ci hanno comunicato che il signor Giancarlo Abete mal sopporta i nostri interventi e che è piuttosto infastidito dagli articoli di Robin HOOD. Il signor presidente (si fa per dire), prima di prendersela con noi, dovrebbe farsi un piccolo esame di coscienza e guardarsi allo specchio (se ne possied...e uno) che rappresenta la cruda realtà.
Uomo senza nessun consenso, è arrivato alla Presidenza della FIGC ed alla sua riconferma grazie a due galantuomini che hanno il senso dell’onore e mantengono la parola data costi quel che costi, cosa assai rara ai giorni nostri ed inesistente alla corte del nostro paladino.
Sì, sono proprio loro: i Presidenti Carraro e Tavecchio che mantenendo fede all’impegno a suo tempo assunto hanno trasformato un eterno candidato, un eterno vice, in un presidente “sidonai, sidonai, non l’avessero fatto mai”.
Quest’ultimo, una volta incassato l’incarico, si è completamente dimenticato dei suoi grandi elettori, non ascolta e mal sopporta neppure i consigli e i suggerimenti che gli vengono dati.
Che volete, la riconoscenza non è di questo mondo, e soprattutto non nel DNA degli ex democristiani.
Il problema è che presidente si nasce e non si diventa, il carisma o lo si possiede o non si acquista al mercato. Solamente nelle favole i brutti anatroccoli diventano splendidi cigni.
In questa sua infausta gestione il presidente ha fatto toccare il fondo alla FIGC.
Chi estraeva le palline dall’urna, quelle palline taroccate ed artefatte, con cui si falsavano i risultati delle partite, il signor Nicchi è diventato presidente del settore arbitrale (fatti documentati dall’inchiesta dei magistrati napoletani su calciopoli).
Il signor Pairetto e il signor Braschi con precedenti e storie censurabili e con fatti sotto gli occhi di tutti e agli atti della magistratura napoletana per il primo e della Commissione disciplinare dell’Aia per il secondo (caso Siena) ricoprono oggi incarichi delicati.
L’ex presidente del Comitato Interregionale, che ha lasciato debiti e consulenze per oltre un milione di euro (relazione del Commissario Straordinario Senatore Delogu), siede nel Consiglio di amministrazione della Federcalcio S.r.l. e percepisce circa tremila euro mensili.
Il Presidente della Commissione Antidoping, che designava per questo delicato incarico persone che non rivestivano la qualifica di Ispettore antidoping, siede tranquillamente al suo posto.
Signor presidente Abete, questa non è una questione morale? È forse morale mantenere in servizio pensionati con mega contratti privati, fare assunzioni ad libitum, dare a pochi privilegiati, oltre lo stipendio, dei benefit che ne raddoppiano o ne triplicano l’importo, quando vi sono tanti giovani laureati e ben preparati che aspirano a reperire un’occupazione?
Tutto questo è forse morale? Ci meravigliamo come nessuna Procura della Repubblica non abbia ancora aperto un fascicolo per conoscere quello che succede in Federcalcio.
Per favorire l’acquisizione di notizie o di fatti eventualmente rilevanti abbiamo deciso di inviare loro il nostro giornale.
Il prestigio del Presidente e l’autorità del Consiglio Federale sono succubi di una segretaria giunta al pensionamento e trattenuta in servizio, che opera nel settore giovanile scolastico e che, forte dei suoi appoggi a sinistra, ne condiziona l’attività e il volere (ne fa fede il verbale del Consiglio Direttivo del Settore Giovanile del mese di novembre u.s. e la lettera inviata successivamente ad Abete dal presidente facente funzione Giacomini).
Presidente Abete, nel tollerare tutti questi fatti, esiste forse la dignità? Farsi trascinare da Lippi o trascinare Lippi (cosa che al momento non è chiara) in una “marchetta elettorale” in Campania con un candidato di centro destra al Consiglio Regionale, candidato che era stato in passato direttore generale del Napoli, danno un immagine non proprio splendida della sua persona.
A Roma, tollerano gli intrighi di una segretaria giunta al pensionamento, e trattenuta in servizio, che aspira a diventare Presidente del Settore Giovanile Scolastico con l’appoggio dei suoi amici di sinistra, a Napoli con il centro destra.
Questi fatti ci ricordano un detto napoletano: o Francia o Spagna purché si mangna”.
Di fronte a tutto questo scempio non possiamo che imitare Cicerone: quando la finirai ABETE della nostra pazienza!
Noi non abbiamo problemi di tempo, usciamo in edicola ogni settimana e gutta ad guttam cavat lapidem (goccia a goccia si scava anche la pietra).



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17/02/2010 11:36

FIGC E AIA L'ASSURDITA' NON CONOSCE CONFINE


Che ci sia una questione morale in Federcalcio è sotto gli occhi (ciechi) di tutti, ma che per superarla si vieti le bestemmie in campo è un’assurdità senza pari. Non vogliamo apparire blasfemi ma i problemi nel calcio sono altri e se il turpiloquio e le bestemmie sono il ver...o “mostrum” allora vuol dire che Abete e la sua combriccola sono alla frutta.
Nel Consiglio Federale non si è arrivata a nessuna grande decisione ma da buoni democristiani si è cercato di far luce sul buio dell’anima dei calciatori, perseguitando i blasfemi con una sorta di Santa Inquisizione del Calcio.
Perché il vero problema è che i giocatori bestemmiano e di conseguenza il calcio va male e si hanno problemi di etica e di morale perché è tutta una questione di Karma: tu fai cose deprecabili e di conseguenza tutto va a rotoli.
Ma fateci il piacere, il sistema è da rifondare con uomini veri che abbiano il coraggio delle proprie azioni e non con personaggi che sembrano usciti dalla penna di William Blake e dalle sue farneticazioni (?) massoniche.
Giancarlo Abete, il presidente Federale (?), non è mai a conoscenza di quello che accade nel mondo del calcio, ultimamente Paolo Dondarini è stato eletto presidente della Sezione di Finale Emilia e il nostro non sapeva nulla, come forse non sapeva nulla di Braschi e Pairetto, oppure di altri personaggi che gravitano nella FIGCe che hanno subito pesanti squalifiche o condanne anche dalla giustizia ordinaria o di casi di nepotismo che farebbero impallidire anche gli atenei di qualche università italiana.
L’ex arbitro Paolo Dondarini fu condannato a 2 anni di reclusione (con sospensione condizionale della pena) e 20mila Euro di multa in relazione a due capi di imputazione di frode sportiva e gli fu comminata anche una pena accessoria: che prevedeva che per tre anni il Dondarini non potesse neanche avvicinarsi in posti dove si pratica sport o negli uffici della sezione arbitrale o in FIGC, ecc.
Ma non si può allontanarlo dal mondo del calcio perchè tanto una finestra aperta la si trova sempre e mentre ci si arrampica sui cornicioni il presidente federale continua a girare la testa dall’altra parte e i consiglieri federali e il mondo arbitrale continuano a non far nulla per riacquistare quella credibilità che non hanno ma la cosa grave è che non gli interessa avere.
Proprio il presidente dell’AIA Nicchi, al raduno di metà campionato, che si è svolto in Sicilia, ha detto: “Non ci sarà un arbitro o un dirigente che infrangerà le regole, specie quelle comportamentali, sotto la mia gestione.
I dirigenti tutti hanno il dovere di essere di alto livello morale”.
E nel mentre Dondarini veniva eletto nella sezione di Finale Emilia, allora: o stiamo vivendo in un racconto di Samuel Beckett e del suo teatro dell’assurdo oppure è finita la decenza e non ci resta che farci una bella risata.
Ma se dobbiamo dirvela tutta a noi viene solo da piangere e sono ormai quattro mesi che portiamo avanti con i fatti il nostro “j’accuse” al mondo del calcio.
Ma noi siamo quelli che non avevano capito che il grande problema morale del nostro calcio era nel turpiloquio e nelle bestemmie una volta risolto questo si poteva guardare al futuro con ritrovata fiducia.
Vergognatevi.

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17/02/2010 11:38


Udite…… udite…… lo scempio che noi avevamo preconizzato si è compiuto.
Nel Consiglio Federale del 9 febbraio u.s.,... il nostro prode paladino (il signor Giancarlo Abete) non ha avuto il coraggio di dare nuovi assetti al Settore giovanile scolastico, di rilanciarne l’immagine e l’attività.
Che cosa volete che interessi al Presidente il Settore Giovanile Scolastico! Da uno che ha avuto il coraggio di chiudere la prestigiosa e storica scuola calcio dell’Acqua Acetosa c’è forse d’aspettarsi di meglio? È più facile lasciare il Settore Giovanile Scolastico nelle mani di una sinistrorsa, protetta e amica di ex ministri e che ha “nonno libero” come paravento del suo operato e dell’utilizzo di oltre 2 milioni di Euro. È molto più facile: non richiede atti di coraggio non crea inimicizie, ma anzi sono favori che in un prossimo futuro possono essere ricambiati.
Chissà se corrisponde a realtà: secondo i bene informati, Abete avrebbe promesso alla signora in rosso ed ai suoi sponsor la presidenza di questo delicato ed importante settore a giugno p.v., quando Giacomini sarebbe intenzionato a lasciare.
Ecco, tutto questo è il problema.
Non è importante dirigere la Federazione Calcio e risolvere i problemi dello statuto che ha subito ingerenze politiche durante il commissariamento.
Che dire poi della riforma dei campionati di Lega Pro assolutamente necessaria per dare norme rigorose ed inflessibili per i bilanci delle società professionistiche, dando disposizioni alla Co.vi.Soc di essere ferma e decisa nel reprimere ogni artifizio nei bilanci societari.
Tutto questo non porta consenso, ci vuole personalità e carisma per decidere, sapendo anche così di colpire qualche interesse privato e dare dispiaceri a qualche potente.
Noi non finiremo mai di urlare ad alta voce: un presidente così è da cacciare subito!
Il disegno di legge che riguarda la costruzione di nuovi Stadi e la mutualità, giace da oltre un anno nel cassetto della Commissione Cultura della Camera dei Deputati…
Oltre che qualche timida visita di cortesia e qualche annacquata dichiarazione d’intenti il nostro uomo ha fatto forse qualcosa? Ha mostrato determinazione nel chiedere questo provvedimento urgente e necessario? Quando mai! Sul problema della moralità all’interno della FIGC il nostro uomo si trincera dietro l’autonomia del settore arbitrale. Ma ha o non ha un presidente federale con gli attributi (cosa che non è al momento) il diritto di richiedere che ai posti di responsabilità vadano persone senza scheletri nell’armadio e con una condotta morale e sportiva irreprensibile?
Mai si era visto sin dai tempi di Franchi e Borgogno che dirigenti federali squalificati e colpevoli di violazione ai regolamenti federali restassero al loro posto o assumessero incarichi diversi e più importanti da quelli in precedenza ricoperti.
Signori consiglieri federali, tutto questo non vi tocca? Non vi viene un sussulto di orgoglio per ridare alla FIGC quel prestigio, quella moralità, quel funzionamento che gli sono propri e che hanno fatto della Federcalcio la più importante e la più stimata federazione?
Signor Sottosegretario Rocco Crimi: tutto questo non la riguarda? È mai possibile che di fronte alla volontà del Nostro di continuare a regnare, costi quel che costi, ed accantonando ogni problema pur di tirare a campare, non vi sia nessuno che dica “basta”! Il nostro motto è quello di un grande Santo “credendo vidi”.
E noi crediamo fermamente nella fine di questa stagione e siamo certi dell’avvento quanto prima di una nuova era dove la dignità, l’onore, il rigore morale e soprattutto il rispetto per tutti coloro che in ogni forma praticano questo bellissimo sport, la facciano da padrone. Veni creator spiritus, mentes tuorum visita. (vieni santo spirito, illumina la mente di tutti coloro che possano decretarne la fine).


robinhood.calcio@hotmail.it

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