SICUREZZA SUI CAMPI

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2016 10:07
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Mario
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17/01/2010 11:04

LO SPORT PER LA VITA (non la vita per lo sport)
LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI

Gli impianti dovranno essere realizzati ed attrezzati in modo da consentire lo svolgimento dell’attività sportiva in condizioni d’igiene e sicurezza per tutti gli utenti (atleti, giudici di gara, personale addetto, spettatori), secondo le esigenze connesse al livello di pratica previsto.

In generale, gli impianti sportivi sono caratterizzati dalle seguenti parti funzionali:

a.spazi per attività sportiva (campi, piste, vasche, relativi percorsi)
b.servizi di supporto (spogliatoi ed annessi, primo soccorso, deposito attrezzi, uffici amministrativi, parcheggi, relativi percorsi)
c.impianti tecnici (idrosanitario, riscaldamento, refrigerazione, ventilazione, illuminazione, emergenza, segnalazione, depurazione)
d.spazi per il pubblico (posti spettatori, servizi igienici, posto di pronto soccorso, parcheggi, percorsi).
Possono essere previsti inoltre, spazi complementari finalizzati all’organizzazione sportiva ovvero alla formazione atletica, quali ad esempio: sedi di società o federazioni, aule didattiche, laboratori, sale di riunione, foresterie, uffici vari e simili. Fermo restando la definizione di impianto sportivo, detti spazi potranno essere realizzati anche indipendentemente dagli spazi di attività sportiva. Possono altresì essere previsti spazi complementari per ristoro, attività ricreative o commerciali con relativi annessi, non necessari allo svolgimento delle attività o delle manifestazioni sportive, ma opportuni in relazione alla gestione dell’impianto.
L’ubicazione e la modalità di utilizzazione degli spazi dovrà essere opportunamente correlata a quelli destinati all’attività sportiva, onde assicurare le necessarie integrazioni ovvero l’assenza di interferenze.


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Il protocollo prevedeche gli impianti sportivi siano conformi:

• alle norme di legge che sotto qualsiasi titolo regolano la loro progettazione,
costruzione ed esercizio, con particolare riferimento a quelle di sicurezza, igiene,
superamento delle barriere architettoniche, etc.

• ai regolamenti delle federazioni sportive nazionali e internazionali, in relazione al
livello di attività previsto, sia per quanto attiene le caratteristiche dimensionali,
costruttive ed ambientali degli spazi destinati alla pratica sportiva, che per la
dotazione e le caratteristiche delle attrezzature fisse e mobili

• attraverso costanti controlli delle strutture e adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria

• al fine di conservare tutta la documentazione e la certificazione prevista, rendendola disponibile agli organi competenti qualora richiesta.


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Istituzione di figure, quali:

• Responsabile della Sicurezza (RS)

• Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP).


A tal fine la federazione organizzerà una serie di incontri sul tema della sicurezza, con la partecipazione di dirigenti, allenatori e addetti ai lavori.


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La realizzazione del terzo punto avviene in tre fasi:

1.Introduzione e attuazione da programma
2.Verifica dell’attuazione del programma
3.Premiazione e consegna della certificazione


www.fondazionelosportperlavita.com/sicurezza_i.html
prime sentenze
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21/01/2010 17:12

Per la tragica morte di Alessandro Bini inflitti all'Almas 7 punti in meno nella classifica Giovanissimi Regionali + un'ammenda di 7 mila euro
Lo ha deciso la Commissione Disciplinare che ha anche inibito per 3 anni l'allora vice presidente Gennaro Durante




DELIBERE DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE TERRITORIALE

La Commissione Disciplinare Territoriale, nella seduta del 13 gennaio 2010, presieduta dall’AVV. LIVIO PROIETTI; Componenti: DOTT. MASSIMO D’APOSTOLI, AVV. FRANCESCO ESPOSITO, DOTT. CARLO CALABRIA, DOTT. VINCENZO IANNONE, AVV. FEDERICA CAMPIONI, AVV. EMANUELE BARBIERIcon l’assistenza del Rappresentante dell’A.I.A. MARINO BALDARI, ha assunto le deliberazioni che di seguito si riportano:

DEFERIMENTO DELLA PROCURA FEDERALE DELLA F.I.G.C. A CARICO DEL SIG. DURANTE VICE PRESIDENTE PRO TEMPORE DELL’ALMAS ROMA S.R.L. E DELLA SOCIETA’ ALMAS ROMA S.R.L.

La Procura Federale della F.I.G.C. con atto del 3-11-2009 disponeva il deferimento alla Commissione Disciplinare Territoriale del Sig. Gennaro Durante, all’epoca dei fatti vice presidente della società Almas Roma s.r.l., per rispondere della violazione dell’articolo 1 comma 1 del CGS in relazione all’articolo 27 comma 1B lett.c) del Regolamento della LND e della società Almas Roma s.r.l. a titolo di responsabilità diretta, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 4 comma 1 CGS, per le violazioni ascritte al proprio dirigente. A sostegno deduceva l’Organo requirente che a seguito di un gravissimo incidente avvenuto in Roma il 2-2-2008 presso il campo S. Anna “B” nel corso della gara ALMAS - Cinecittà Bettini, valida per il campionato giovanissimi provinciali, decedeva il giovane calciatore Alessandro Bini, tesserato per la società Cinecittà Bettini. L’incidente si verificava in quanto il calciatore, nello spostarsi sul terreno di gioco guardando verso l’alto per seguire la traiettoria del pallone, urtava conto una struttura metallica fissa posta in prossimità della rete di recinzione. La struttura metallica fissa era costituita da un tubo metallico per inaffiamento del campo con un rubinetto a leva posto ad un’altezza di circa 1,50 mt dal suolo nella c.d. area di destinazione lato nord. La struttura si trovava ad una distanza dalla linea laterale di mt. 0,74 anziché ad 1,50 mt come previsto dal regolamento LND nell’articolo 27. Il campo in questione era stato omologato il 18-3-2005 dal fiduciario Sig. Sandro Silvestri ed all’epoca l’area per destinazione lato nord era stata attestata in mt. 1,80. La inosservanza delle misure regolamentari nella segnatura del campo da parte della società e la mancata predisposizione di accorgimenti atti a limitare la pericolosità di strutture fisse adiacenti al campo per destinazione, comportavano la responsabilità per la violazione ascrivibile ai soggetti dotati di poteri di rappresentanza e cioè il presidente, il vice presidente ed il segretario. Di questi, purtroppo, sia il Presidente Attilio Massolo che il Segretario Sergio Nicolai, risultavano prematuramente deceduti, e quindi il deferimento poteva essere operato solo nei confronti del vice presidente Durante. La società doveva rispondere direttamente per le violazioni ascritte ai propri tesserati.
La Commissione Disciplinare fissava la riunione per la discussione del deferimento ed assegnava termine ai deferiti per il deposito di memorie difensive.
Nella riunione fissata la Commissione Disciplinare disponeva preliminarmente lo stralcio della posizione della Società ALMAS ROMA S.R.L. in quanto si procedeva separatamente a seguito di richiesta di applicazione di sanzione concordata tra le parti ai sensi dell’articolo 23 CGS.
Il Rappresentante della Procura Federale proponeva la sanzione di € 10.000 di ammenda a carico della Società ALMAS ROMA SRL con l’applicazione di n. 10 punti di penalizzazione.
Il Rappresentante della Società chiedeva, ai sensi del citato art. 23 comma 1 del C.G.S., l’applicazione di una sanzione ridotta nella misura di seguito indicata: € 7.000 di ammenda a carico della Società ALMAS ROMA SRL e di n. 7 punti di penalizzazione da scontare nel Campionato Giovanissimi Regionali.
La Procura Federale prestava il consenso.
La Commissione Disciplinare, ritenuta congrua la sanzione, ai sensi del citato art. 23 comma 2 del C.G.S.

APPLICA

Alla Società ALMAS ROMA SRL l’ammenda di € 7.000 e la penalizzazione di n. 7 punti in classifica da scontare nel Campionato Giovanissimi Regionali della corrente stagione sportiva.
Le sanzioni irrogate decorrono dalla comunicazione del provvedimento agli interessati. Manda la segreteria del Comitato Regionale Lazio per le comunicazioni di rito.

DEFERIMENTO DELLA PROCURA FEDERALE DELLA F.I.G.C. A CARICO DEL SIG. DURANTE VICE PRESIDENTE PRO TEMPORE DELL’ALMAS ROMA S.R.L. E DELLA SOCIETA’ ALMAS ROMA S.R.L.

La Procura Federale della F.I.G.C. con atto del 3-11-2009 disponeva il deferimento alla Commissione Disciplinare Territoriale del Sig. Gennaro Durante, all’epoca dei fatti vice presidente della società Almas Roma s.r.l., per rispondere della violazione dell’articolo 1 comma 1 del CGS in relazione all’articolo 27 comma 1B lett.c) del Regolamento della LND e della società Almas Roma s.r.l. a titolo di responsabilità diretta, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 4 comma 1 CGS, per le violazioni ascritte al proprio dirigente. A sostegno deduceva l’Organo requirente che a seguito di un gravissimo incidente avvenuto in Roma il 2-2-2008 presso il campo S. Anna “B” nel corso della gara ALMAS - Cinecittà Bettini, valida per il campionato giovanissimi provinciali, decedeva il giovane calciatore Alessandro Bini, tesserato per la società Cinecittà Bettini. L’incidente si verificava in quanto il calciatore, nello spostarsi sul terreno di gioco guardando verso l’alto per seguire la traiettoria del pallone, urtava conto una struttura metallica fissa posta in prossimità della rete di recinzione. La struttura metallica fissa era costituita da un tubo metallico per inaffiamento del campo con un rubinetto a leva posto ad un’altezza di circa 1,50 mt dal suolo nella c.d. area di destinazione lato nord. La struttura si trovava ad una distanza dalla linea laterale di mt. 0,74 anziché ad 1,50 mt come previsto dal regolamento LND nell’articolo 27. Il campo in questione era stato omologato il 18-3-2005 dal fiduciario Sig. Sandro Silvestri ed all’epoca l’area per destinazione lato nord era stata attestata in mt. 1,80. La inosservanza delle misure regolamentari nella segnatura del campo da parte della società e la mancata predisposizione di accorgimenti atti a limitare la pericolosità di strutture fisse adiacenti al campo per destinazione, comportavano la responsabilità per la violazione ascrivibile ai soggetti dotati di poteri di rappresentanza e cioè il presidente, il vice presidente ed il segretario. Di questi, purtroppo, sia il Presidente Attilio Massolo che il Segretario Sergio Nicolai, risultavano prematuramente deceduti, e quindi il deferimento poteva essere operato solo nei confronti del vice presidente Durante. La società doveva rispondere direttamente per le violazioni ascritte ai propri tesserati.
La Commissione Disciplinare fissava la riunione per la discussione del deferimento ed assegnava termine ai deferiti per il deposito di memorie difensive.
Nella riunione fissata la Commissione Disciplinare disponeva preliminarmente lo stralcio della posizione della società Almas Roma s.r.l. in quanto si procedeva separatamente a seguito di applicazione di sanzione concordata tra le parti omologata dalla stessa Commissione ai sensi dell’articolo 23 CGS.
Produceva memoria difensiva il difensore del Durante che alla stessa si riportava totalmente illustrandola.
In sostanza il deferito contestava l’attribuzione di qualsiasi potere di rappresentanza della società Almas Roma s.r.l. . A tal fine produceva il foglio censimento della società ed una visura camerale, trattandosi di società di capitali.
La Procura Federale insisteva nell’atto di deferimento, ritenendo provata la responsabilità del deferito e, sull’eccezione di controparte, replicava che la responsabilità in ambito sportivo non si limita ai soggetti muniti della rappresentanza formale della società ma si estende ai rappresentanti sostanziali ed a tutti coloro che, per le mansioni ed i ruoli ricoperti in società, abbiano violato effettivamente le norme federali.
In conclusione richiedeva l’applicazione al deferito della sanzione dell’inibizione per anni cinque.
La difesa con ampie argomentazioni richiedeva, per le motivazioni sopra dette, il proscioglimento.
Deve innanzitutto premettersi che i gravissimi fatti, per i quali la Commissione giudicante non può che associarsi ai sentimenti unanimi di cordoglio e di vicinanza nei confronti dei genitori, dei parenti e dei tesserati della società di appartenenza del giovane atleta così tragicamente scomparso, hanno trovato una analisi puntuale sia nel procedimento sportivo che in quello penale, i cui atti principali sono stati acquisiti nel presente giudizio, e non lasciano spazio ad incertezze ed interpretazioni di sorta.
E’ indiscutibile la dinamica, del tutto fortuita ed avulsa da qualsiasi contatto con altri calciatori, dell’urto del giovani Bini con la leva del rubinetto dell’impianto di irrigazione, così come è indiscutibile che tale urto fu causa unica e determinante, senza alcuna interruzione del nesso causale, del decesso.
E’ altrettanto indiscutibile, che tale ostacolo fisso fosse collocato a distanza non regolamentare dalla linea laterale.
Orbene, al di là delle tragiche conseguenze che, comunque, non possono certo essere dimenticate nell’analisi del caso, è evidente che la violazione degli obblighi di controllo e di verifica della regolarità del campo di gioco incomba in maniera determinante sulla società ospitante che, nella specie, era il gestore dell’impianto sportivo.
Così come non può sottacersi che la norma sul campo per destinazione sia posta innanzitutto a presidio dell’incolumità degli atleti, dei collaboratori dell’arbitro e dello stesso direttore di gara e non possa essere in nessun modo derogata proprio per il suo carattere generale ed universale previsto dal Regolamento della lega dilettanti.
Ciò posto l’unica questione che resta sul tappeto è quella dell’individuazione dei soggetti fisicamente responsabili ed, in tal senso, non può che condividersi, in senso generale, l’impostazione della Procura Federale che ha correttamente esteso l’indagine non solo ai soggetti legalmente responsabili e sui quali naturalmente non vi è questione, ma anche a quelli effettivamente responsabili; cioè a quei dirigenti che, per il ruolo ricoperto in società e per le mansioni effettivamente ricoperte, avevano il dovere di sovrintendere e controllare le attività di segnatura del terreno di gioco e di rispetto delle norme relative.
In tal senso non può invece condividersi l’impostazione pubblicistica data dalla difesa del deferito che, pur condivisibile e pregevolmente esposta per quanto attiene le norme sulla rappresentanza delle società di capitali, non possono essere assunte in un procedimento sportivo che non può e non deve arrestare l’analisi al rispetto formale delle leggi statuali ma deve scrutinare sul rispetto delle norme sportive che impongono precisi obblighi non solo ai rappresentanti legali ma a tutti i tesserati, siano essi calciatori, tecnici, dirigenti o collaboratori.
Nella specie la responsabilità del Durante è pienamente provata, non solo in funzione del ruolo dirigenziale svolto in società, comunque rilevante, ma per le effettive mansioni svolte al momento che erano quelle di presidente di fatto, stante la gravissima malattia del Presidente Massolo, e di dirigente apicale nella gestione più propriamente agonistico- sportiva, con funzioni quindi di controllo anche sulla gestione dell’impianto sportivo.
Responsabilità che il Durante condivideva con il Presidente e con il Segretario e, con ogni probabilità, anche con altri dirigenti che l’indagine non è riuscita pienamente ad individuare.
Provata la responsabilità si deve ora fissare la sanzione adeguata.
I fatti sono di straordinaria gravità e quindi la sanzione non può che essere altrettanto straordinaria.
Si può solo osservare, per adeguare la pena al fatto, che si tratta pur sempre di un fatto colposo e non doloso e che la responsabilità del Durante è concorrente con una pluralità di soggetti e non esclusiva.
Quindi appare conforme a Giustizia fissare la sanzione nei termini di cui al dispositivo, attenuati rispetto alla richiesta di applicazione della sanzione massima irrogabile ad un dirigente, per la presenza di queste circostanze concernenti l’elemento soggettivo che valgono ad attenuare leggermente la responsabilità.
Tutto ciò premesso la Commissione Disciplinare Territoriale

DELIBERA

Di ritenere il Sig. Durante Gennaro all’epoca dei fatti vice presidente dell’Almas Roma SRL responsabile delle violazioni ascritte applicandogli la sanzione dell’inibizione per anni tre.
Le sanzioni irrogate decorrono dalla comunicazione del provvedimento agli interessati. Manda la segreteria del Comitato Regionale Lazio per le comunicazioni di rito.
Corriere Laziale
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21/01/2010 17:12

Delia Santalucia..."ha sottolineato come la posizione di Sandro Silvestri(responsabile dell'omologazione) non possa essere ignorata...un video mostra ...come il rubinetto fosse presente sul campo già dal 2001 e dunque prima dell'omologazione dell'impianto"

Emiliano Magistri fa notare come la giustizia ordinaria sia molto meno indulgente con il responsabile dell'omologazione. Silvestri rimane accusato di concorso in omicidio colposo e falso ideologico per non aver portato i dovuti controlli e per aver concesso l'omologazione senza le opportune verifiche.

Silvestri, purtroppo, si è trovato nel posto sbagliato, ha fatto quello che fanno tutti gli altri......rispettare la forma.
Spesso ci si dimentica che le regole hanno un loro motivo e per questo vanno rispettate e non aggirate.
lettore
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02/02/2010 11:01

nell'anniversario della morte di Alessandro Bini, un pregevole inserto del Corriere laziale, mi ha fatto riflettere su una grossa incongruità che riguarda i criteri di omologazione dei campi.
La Figc nella sua discolpa parla di verifiche di misure, solo che queste misure vengono prese da dei punti fissi, gli ostacoli posti nel campo per destinazione e dei punti mobili, che sono le linee perimetrali. Su questo elemento si basa la difesa dell'incaricato all'omologazione il quale asserisce che, successivamente all'omologazione, le linee sarebbero state spostate.
Mi sembra necessario rivedere i criteri regolamentari dando come riferimento dei punti fissi che potrebbero essere i pali delle porte o i siti dove vengono alloggiate le bandierine del calcio d'angolo
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07/02/2010 20:04

TRAGEDIA SFIORATA AL RIPOLI . ALFONSI SOCCORRE PERROTTA
Tragedia sfiorata al "Ripoli" nel corso della partita che vedeva contrapposte Vis Empolitana e Palestrina.
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di Luca Lo Iacono

di Enrica Pelle



Tragedia sfiorata al "Ripoli" nel corso dellapartita che vedeva contrapposte Vis Empolitana e Palestrina.

Al 10' del secondo tempo il calciatore di casa Perrotta èstato protagonista di un violento scontro con Ciaciò, nell'intento di conquistarela sfera.

Al momento Perrotta si è prontamente ripreso salvo, poi,accasciarsi al suolo al 90' tra lo stupore generale. Alfonsi è stato il primoad accorgersi dell'accaduto e a soccorrere l'atleta della Vis Empolitanabloccandogli la lingua e salvandolo dal possibile soffocamento. Perl'attaccante del Palestrina si è trattato di uno spiacevole remake del caso DiBartolomeo di qualche mese fa.

Perrotta è stato subito trasportato al vicino ospedale diTivoli e trascorrerà la notte sotto osservazione.

I primi esami hanno scongiurato eventuali complicazioni peril calciatore della Vis Empolitana che è da ritenersi fortunatamente fuoripericolo.
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Inviato da: Frenk 07/02/2010 17.52.02

alla redazione di fuori area il contenuto dell'articolo sulla tragedia sfiorata allo stadio ripoli di tivoli è da ritenersi errato, perchè il giocatore che è svenuto in campo nn è un giocatore della vis empolitana ma bensì il portiere del palestrina gianluca perrotta che è stato prontamente soccorso dal compagno di squadra maurizio alfonsi


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08/02/2010 14:22

Re: GIUSTIZIA PER ALESSANDRO BINI
presente, 11/01/2010 23.09:

Abbiamo solo perso tempo, udienza rinviata all'8 febbraio causa sciopero avvocati penalisti e assenza dei testimoni dell'imputato.....la prossima udienza prepareremo il pranzo al sacco saranno ascoltati 25 testimoni dell'accusa e della difesa....abbiamo bisogno che tutti voi ci trasferiate una buona fetta della vostra pazienza.....




notizie sull'udienza?
CL
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08/02/2010 19:51

Processo Bini ascoltati in aula questa mattina i testimoni

Processo Bini, ascoltati in aula questa mattina i testimoni dell'accusa. Prossima udienza il 29 marzo alle ore 13.00


Dopo due rinvii si è tenuta questa mattina, presso l'aula 16 del tribunale penale di Roma, la prima udienza straordinaria relativa alla fase dibattimentale del processo per la morte di Alessandro Bini.

Ascoltati dal giudice monocratico, la Dottoressa Anna Maria Planitario, i testimoni dell'accusa hanno riferito del drammatico evento che sconvolse, lo scorso 2 febbraio 2008, il calcio laziale e l'opinione pubblica in generale. Dall'Assistente capo della Polizia di Stato, Mario Piccioni, al custode del campo "Sant'Anna", Kihel Mohamed, passando per i dirigenti accompagnatori del Cinecittà Bettini e il medico sociale che offrì i primi, poi inutili, soccorsi al piccolo Alessandro, per finire con la mamma del piccolo Bini, Delia Santalucia, tutti sono stati chiamati dal pm, Giuseppe Cascini, per testimoniare a sostegno della tesi dell'accusa che vede tuttora, come unico imputato l'ispettore della LND che omologò il campo di via Demetriade, Sandro Silvestri, difeso dagli avvocati Massimiliano Capuzzi e Vincenzo Crupi (oggi sostituito da Marzia De Santis). La difesa ha cercato di capire se effettivamente i responsabili dell'impianto (nella fattispecie il custode del Sant'Anna, Kihel Mohamed) potessero aver involontariamente cambiato le dimensioni del campo in fase di realizzazione delle linee laterali (sembra infatti che da un primo rilievo il terreno risultasse largo 53,15 metri nei pressi di una porta e 51,73 nei pressi dell'altra), così da scaricare dalle responsabilità il proprio assistito. Interessante anche la dichiarazione deposta da Giuseppe Settimi, ex allenatore dell'Almas dal 2005 al 2007 (quindi prima della morte di Alessandro) confessando "già all'epoca segnalai il fatto che secondo me c'erano situazioni di pericolo all'interno delle reti di recinzione, come i tralicci per l'illuminazione o le strutture in calcestruzzo, che però la società trascurò". Come a dire, il problema già c'era, ma nessuno lo ha voluto risolvere. I testimoni della difesa del Silvestri saranno ascoltati successivamente ad una seconda udienza straordinaria, in programma il 29 marzo, quando saranno presenti in aula i consulenti dell'accusa: il Dott. Stefano Mariani che eseguì l'autopsia sul corpo di Alessandro Bini, l'Ing. Giovanni Caruso che rilevò le misure del campo, e il maresciallo Rocca (in sostituzione dell'altro assistente capo della Polizia di Stato, Mario Sopranzi) che effettuò le prime indagini del caso. A sostegno della difesa comparirà in aula Mauro Schiavone, componente della Commissione impianti sportivi in erba artificiale della LND.
anonimo
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09/02/2010 10:45

Brutta storia quella di Kihel Mohamed, non vorremmo che alla fine il responsabile si andasse a cercare nell'inserviente addetto alla segnatura del campo, la colpa va cercata in chi per superficialità e lassismo non ha operato affinche le regole sulla sicurezza fossero rispettate e su chi avrebbe dovuto controllare ma nel mondo del "lascia correre" ha rispettato la forma (omologazione) e non la sostanza (sicurezza)
anonimo
[Non Registrato]
09/02/2010 10:52

Associazione Alessandro Bini
Il processo penale per la morte di Alessandro Bini è entrato nella fase più importante, la fase dibattimentale. Si è infatti tenuta oggi l'udienza straordinaria dinanzi al Giudice monocratico Dottoressa Planitario presso il Tribunale Penale di Roma. Un'udienza molto importante in cui sono sono stati chiamati a testimoniare i testi dell'accusa, dal custode del campo dell' Almas, Mohamed Kihel, al medico che per primo ha soccorso Alessandro, Kazen Hoshemand, fino a Giuseppe Settimi, allenatore di una delle squadre dell'Almas dal 2005 al 2007. E ancora i dirigenti accompagnatori del Cinecittà Bettini Giuseppe Avallone e Marco Carosi, l'assistente capo della Polizia di Stato, Mario Piccioni, e soprattutto Delia Santalucia Bini, la mamma di Ale. Unico imputato è Sandro Silvestri, l'ispettore della lega nazionale dilettanti che omologò il campo di Via Demetriade: il Sant’Anna B, rinviato a giudizio lo scorso 9 aprile dal Gup Cecilia Demma. (In quella stessa udienza fu stralciata la posizione di Attilo Massolo, presidente e legale rappresentante dell'Almas Roma, proprietaria del campo, deceduto a marzo 2009).Concorso in omicidio colposo e falso ideologico sono i reati contestati al fiduciario dal PM Cascini. Il primo a soccorrere Alessandro quel drammatico pomeriggio del 2 febbraio 2008 fu il medico accompagnatore del Cinecittà Bettini, Kazen Hoshemand, che ricorda “Inizialmente pensai ad un trauma cranico ma non appena sollevai la maglietta di Alessandro notai subito all'altezza del torace un forte livido e capii subito che si trattava di un trauma cardiaco. Alzai gli occhi e vidi il rubinetto, un tubo di metallo distante un metro dalla linea del campo con la maniglia rossa rivolta verso il campo e capii subito cosa era successo”. Poi è stata la volta del guardiano del campo nonché magazziniere, Mohamed Kihel, che lavora alle dipendenze dell'Almas dal 15 gennaio 2001 “Mi occupo dell'irrigazione del campo e di segnare le linee del campo. Ho visto quel tubo e da quando lavoro all'Almas quel rubinetto è sempre stato lì”. Affermazione quanto mai importante considerando che l'omologazione del campo riporta la data del 9 marzo 2005, ossia il rubinetto era già presente al momento della omologazione. Mohamed si occupa di segnare le linee del campo, lo fa con una carriola e del gesso. “Da quando lavoro per l'Almas ho sempre fatto le stesse linee, non ho mai cambiato le stesse. Sono sicuro che le linee non sono mai state spostate e che non sono mai stati fatti lavori sul campo”. E i controlli da parte della Federazione? “Non ricordo chi sia venuto ma guardarono il campo e dissero che era tutto a posto”. E infine sul rubinetto Mohamed ribadisce “Quel rubinetto serviva ad irrigare il campo e quando veniva chiusa l'acqua la maniglia era posizionata verso il campo”. Esattamente come era quel drammatico 2 febbraio 2008 quando Alessandro nel voltarsi per ricevere la palla andò a scontrarsi contro quel rubinetto e contro la maniglia rossa divenuta un vero e proprio pugnale capace di causare un violento trauma contusivo toracico. Altrettanto importante è stata la testimonianza resa dall'allenatore Giuseppe Settimi che ha lavorato alle dipendenze dell'Almas per due stagioni sportive dall'ottobre 2005 al 2007 “Avevo fatto presente alla società dell'Almas già nei primi mesi del 2006 della presenza di situazioni di oggettivo pericolo quali ad esempio la presenza dei tralicci per l'illuminazione posizionati a meno di un metro dalla linea del campo e oltretutto a spigolo vivo. A mie spese comprai allora un campione di materiale di gomma, materiale di protezione. Parlai con il segretario, Sergio Nicolai, circa l'importanza di ricoprire gli ostacoli pericolosi. La risposta della società fu che fino ad allora non era mai successo nulla e non furono prese in considerazione le mie segnalazioni e i miei suggerimenti”. Viene poi mostrata un foto del rubinetto in questione all'allenatore Settimi “Mi ricordo che ai bordi del campo erano installati dei rubinetti fissi con cui innaffiare il campo e posso affermare che quel rubinetto è sempre stato lì, inoltre devo anche dire che oltre a questi rubinetti fissi era presente un manufatto di calcestruzzo ad una distanza di un metro dalla linea laterale del campo, che serviva da ripostiglio per gli attrezzi, impossibile da non notare. Confermo che le linee non mai state spostate e è sempre stata quella la distanza dalla linea del campo”. Infine il ricordo della mamma di Alessandro, Delia Santalucia Bini “Mio figlio stava bene. Ad ottobre gli avevo fatto fare l'ecocardio doppler e mi dissero che era perfettamente sano e che anzi aveva un cuore da maratoneta. Quel giorno ero seduta nella parte alta della tribuna e dopo dieci minuti vidi mio figlio esultare con i compagni per il vantaggio. Poco dopo ricordo che Alessandro nel ricevere la palla sulla fascia si voltò, lo vidi sollevarsi da terra, portarsi le mani al petto, girare due volte su se stesso e cadere a terra. Da lontano non avevo capito con cosa si fosse scontrato ma come sono scesa in campo mi sono subito resa conto della gravità”. Il prossimo appuntamento è fissato per il 29 marzo quando saranno ascoltati i consulenti di parte, il maresciallo di P.S. che per primo fece i rilevamenti sul campo. In quella stessa occasione verrà sentito il consulente tecnico della difesa l’Arch. Mauro Schiavone e verrà fissata la successiva udienza in cui saranno chiamati a testimoniare i testi della difesa. La speranza è che siano accertate le responsabilità, che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità e che venga fatta giustizia per la morte di un ragazzino di neanche qindici anni che quel pomeriggio di due anni fa voleva solo divertirsi e andare incontro alla vita. Giustizia...solo Giustizia. Lo chiedono i genitori di Alessandro, i suoi familiari, gli amici, le persone che gli vogliono bene e tutti coloro amano lo sport. Lo sport è vita. Almeno così dovrebbe essere. Quel 2 febbraio non è stato così. Chi di dovere dovrà risponderne.
Associazione Alessandro Bini
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14/03/2010 08:16

Scorrimento Graduatoria - Avviso pubblico per la promozione, il sostegno e la diffusione della sicurezza nello Sport, di cui alla L.R. 11/09
Finalmente una buona notizia per noi del SETTEBAGNI CALCIO SALARIO!
Dal sito della Regione( www.regione.lazio.it/web2/contents/servizi/avvisi_dettaglio.ph... ) abbiamo visto l'elenco delle società sportive che sono state inserite, per scorrimento della graduatoria del bando Avviso pubblico per la promozione, il sostegno e la diffusione della sicurezza nello Sport, di cui alla L.R. 11/09. , per l'anno finanziario 2010 che vede deliberitati ulteriori 250mila euro e fino al punteggio riportato pari a 21 punti. Il SETTEBAGNI CALCIO SALARIO è rientrato come ultima società al 95° posto con un finanziamento pari A 7.700 euro su un progetto presentato di circa 9.696 euro per lavori di messa in sicurezza dell'impianto ANGELUCCI (PROTEZ.PARACOLPI ANGOLI E SPIGOLI, CORDOLI CEMENTO E TORRI FARO-SOST.CANCELLI FERRO A NORMA)
Un grazie particolare va a tutte quelle persone che si battono per far si che i nostri ragazzi giochino i tutti i campi di calcio in completa sicurezza e senza pericolo alcuno. Fra queste una grandissima donna,
come Delia Santalucia Bini ( www.associazionealessandrobini.org/ale.asp ).

PER MAGGIORI INFORMAZIONI ANDATE SU QUESTO LINK: www.regione.lazio.it/web2/contents/servizi/avvisi_dettaglio.ph...
[Modificato da fausto1969 14/03/2010 08:17]
civitavecchia
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19/03/2010 16:28

campo civitavecchia
cordolo panchine vicinissimo alle righe!
non sembra che la morte del povero bini sia servita da lezione
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21/03/2010 10:54

PER LA GIUSTIZIA SPORTIVA NESSUN COLPEVOLE PER LA MORTE DI ALE BINI
misterc22, 21/03/2010 0.51:



Il 2 febbraio 2008 moriva Alessandro Bini sul campo dell'Almas. La sua vita si è fermata contro un rubinetto. Quell'arnese mortale non ci doveva stare secondo le norme dettate dal Regolamento FIGC.
il 14 gennaio 2010 la Commissione Territoriale presso il Comitato Regionale del Lazio infligge 3 anni di inibizione al Sig. Durante Gennaro a seguito dei deferimento della Procura Federale (C.U. n. 84 del 14.01.2010) Ieri la CDN ha pubblicato la sentenza attraverso il C.U. n. 67/CND relativa all'appello del reclamante ove lo stesso veniva prosciolto da tale deferimento.
Ho l'impressione che si stia facendo il gioco delle tre carte, la Commissione Disciplinare Nazionale costituita da illustri dottori in legge anzichè riaprire le indagini nei confronti di altri responsabili in solido con il Durante ha pensato bene di sentenziare con estrema leggerezza la non colpevolezza dell'inibito.
Cito testualmente quanto riportato sul comunicato relativamente alla inibizione del Sig. Durante :
"La Procura Federale ha sostenuto che al deferito,vicepresidente all’epoca del fatto della
Società Almas Roma Srl, in quanto munito di poteri di rappresentanza legale della Società,
fosse ascrivibile la violazione di cui all’art. 1, comma 1, CGS, in relazione all’art. 27,
comma 1 B, lett. c), Regolamento LND, per il comportamento antiregolamentare consistito
nella inosservanza della distanza minima prevista dalla normativa di settore, riguardo alla
c.d. area di destinazione, e per non aver provveduto a proteggere gli ostacoli fissi presenti
ai bordi del terreno di giuoco, con appositi materiali antiurto.
Destinataria del deferimento è stata anche la Società, ai sensi dell’art. 4, comma 1, CGS,
la quale ha definito il procedimento ai sensi degli artt. 23 e 24 CGS.
La Commissione di prime cure è pervenuta all’affermazione di responsabilità del Sig.
Durante, ritenendo che lo stesso condividesse i poteri di rappresentanza con i Sigg.ri Massolo e Nicolai, rispettivamente Presidente e Segretario della Società, deceduti nelle more. A sostegno di tale assunto ha accolto la tesi con la quale la Procura Federale ha
sostenuto “che la responsabilità in ambito sportivo non si limita ai soggetti muniti della rappresentanza formale della Società ma si estende ai rappresentanti sostanziali ed a tutti coloro che, per le mansioni ed i ruoli ricoperti in Società, abbiano violato effettivamente le norme federali”. Emerge, altresì, che il Durante sia stato individuato quale soggetto legalmente responsabile in ragione del ruolo ricoperto in Società e delle mansioni
effettivamente ricoperte, gravando sullo stesso il dovere di sovrintendere e controllare le attività di segnatura del terreno di gioco e di rispetto della specifica normativa. Precisa la Commissione, così motivando la non condivisione delle difese del deferito, che un
procedimento sportivo non può e non deve arrestare l’analisi al rispetto formale delle leggi
statuali, ma deve scrutinare sul rispetto delle norme sportive che impongono precisi
obblighi non solo ai rappresentanti legali ma a tutti i tesserati. Il Durante, pertanto, è stato
ritenuto responsabile in ragione del ruolo dirigenziale svolto in Società e delle effettive
mansioni svolte al momento che sarebbero state di presidente di fatto, stante la gravissima malattia del Presidente Massolo, e di dirigente apicale nella gestione più propriamente agonistico – sportiva, con funzioni quindi di controllo anche sulla gestione
dell’impianto sportivo, che avrebbe condiviso con il Presidente ed il Segretario e, con ogni
probabilità, anche con altri dirigenti che l’indagine non sarebbe riuscita pienamente ad individuare."
Sono schifata da questa sentenza. Non ci sarebbero altre parole che dipingano meglio quello che sento. Qui non stiamo parlando di Calciopoli, Moggi e i loro derivati. Parliamo di un ragazzino che è morto. Allora a quei dottori laureati in legge che emettono tali sentenze dico: se fosse capitato a vostro figlio? Oltretutto il Sig. Durante, anche lui padre, è conosciuto, nell'ambito sportivo, da tutti come il Presidente, non raccontassero balle. In primo grado era stato condannato per tre anni. Adesso tutto cancellato. Prosciolto. E’ una vergogna!
Se è vero che la giustizia sportiva ha una normativa diversa rispetto a quella ordinaria avrebbero dovuto almeno ritenere in solido responsabili l'altro vicepresidente e il consiigliere, persone presenti nell'assetto societario. Non di certo scagionare Durante.
Il deferimento di tre anni , poteva essere il detrerrente utile per far pensare bene a coloro che vivono questo mondo, che è necessario essere attenti e vigili sulla sicurezza di tutti i ragazzi che svolgono una attività sportiva, rispettando le norme dettate dalle stesse federazioni. Ma d'altra parte questo lo può capire solo chi è stato colpito direttamente, solo chi si è visto negare vivere il proprio figlio.
Sono pronta a lottare contro tutto e tutti, ma ad oggi resta il fatto che Alessandro Bini vittima del sistema, fatto di favori di speculazioni e anche di mazzette, ancora non riesce avere quella giustizia di cui tutti parlano ma nessuno poi si ritiene responsabile.
Stiamo andando verso i 3 anni dalla sua morte e anche per quel riguarda la giustizia ordinaria ancora non si vede luce: scioperi dei penalisti rinvii e quant'altro, ma forse non sono stata in grado di dare quel risalto mediatico che hanno dato altri sfortunati come me al caso oppure semplicemente non avevo lle spalle qualcuno che contava!!!!!
Questa è l'Italia, l'Italia dove finisce tutto a taralucci e vino..... anche la vita di un ragazzino...

Delia la Mamma di Alessandro




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[Modificato da fausto1969 21/03/2010 10:57]
FORZA DELIA
[Non Registrato]
23/03/2010 17:33

L'UNICO COLPEVOLE E' IL RUBINETTO
L'INTERVISTA CON DELIA BINI
Scritto da Luigi Cardarelli su www.professionecalcio.eu/


È tutta colpa del rubinetto! Questa in cinque parole è la sentenza della Commissione Disciplinare Nazionale che scagiona tutti, tranne il rubinetto che, chissà come e perché, stava lì inerte ad attendere Alessando. Siamo proprio alla frutta è la prima cosa che è venuta in mente a chi scrive, non è possibile il secondo pensiero, poi rabbia.

Rabbia mista ad incredulità, quella rabbia che ti blocca, ti fa diventare una statua di pietra e ti logora dentro, ma che allo stesso tempo ti da la forza per proseguire la battaglia perché la vita è un dono e nessuno può portarcela via, nemmeno un rubinetto reo di essere lì, a 74 centimetri dalla linea laterale del campo dell’Almas. Di questo ne è certa Delia Bini, mamma di Alessandro e sua prima tifosa quando calcava i campi di calcio. Oggi lei e suo papà Claudio, con l’aiuto di tanti altri genitori come loro, hanno fondato l’Associazione Alessandro Bini, per la tutela di tutte le discipline sportive, che si svolgono in campi e palestre, un monitoraggio a 360° a livello giovanile: «Lottiamo per la tutela di chi sta all’interno del campo – le parole di Delia». Dopo il tragico evento del 2 febbraio 2008 è iniziata la lotta di Delia e Claudio, tra denunce, ricorsi, delusioni e quant’altro: «È stata dura – le uniche parole di Delia – e ancora non abbiamo finito. Con l’Associazione andiamo avanti tutti insieme, c’è un numero considerevole di persone che lavorano al nostro fianco, genitori, ed alcuni spettatori di quello che è accaduto ad Alessandro sul campo dell’Almas. Andiamo a farci sentire in Regione, al Comune, alla Provincia, siamo come un’unica entità ben definita». Non ultima, l’Associazione è riuscita nell’intento di far stanziare dei fondi (711mila Euro) dalla Regione Lazio, dettati dalla L.R. 11/2009 il cui primo firmatario fu Enzo Foschi, per la piccola sicurezza di molti impianti sportivi.
Torniamo alla sentenza, accolta con incredulità da parte di tutti, soprattutto di Delia Bini. Gennaro Durante, vice presidente della società Almas ai tempi del fatto è stato prosciolto da qualsiasi responsabilità in sede sportiva. Inizialmente Durante era stato inibito per 3 anni, poi cosa è successo? «Anche l’inibizione è caduta, poteva essere un monito per gli altri presidenti – ci spiega Delia Bini – che per paura di un’inibizione, potevano correre ai ripari e sistemare i loro impianti». La tesi difensiva del Durante, però, di fronte alla Commissione Disciplinare Nazionale, si è basata sull’illegittimità della decisione in quanto non avrebbe rivestito alcun ruolo rappresentativo nella società ed ha trovato il sostegno della Commissione stessa che ritiene responsabile chi ha la legale rappresentanza della società. Questa persona è Massolo, presidente dell’Almas nel 2008 che negli anni è venuto a mancare, a causa di una grave malattia che lo rendeva impossibilitato a gestire la società: «Durante continua a portare certificati della Camera di Commercio dove attesta che lui non era il presidente all’epoca dei fatti, ma provate a chiedere un po’ in giro quale figura ricopriva il Durante, vedrete che tutti dicono che lo conoscevano come presidente dell’Almas. A breve – ci spiega Delia – contatterò tutti i presidenti delle squadre laziali, li porterò a parlare e vedremo. Un uomo di 86 anni gravemente malato come può gestire una società? Devono finirla di celarsi dietro alle carte e uscire allo scoperto. Parlerà anche l’allenatore che fino al giungo del 2007 ha guidato l’Almas di cui ora mi sfugge il nome, che più e più volte parlò con Durante per mettere delle protezioni intorno al campo ma non fu mai ascoltato. Comprò di tasca sua delle protezioni che però durarono poco». La sentenza indispettisce la mamma del piccolo Alessandro:«È inammissibile, sapevo che la Giustizia Sportiva fosse una casta, ma questa sentenza è assurda! Sono schifata da questa sentenza, non ci sono parole che dipingano meglio quello che sento dentro. Qui non si parla di Calciopoli, di Moggi o dei loro derivati, si parla della vita di un ragazzino, si parla di mio figlio. Allora sapete cosa dico a quei dottori laureati in legge che emettono tali sentenze? Se fosse capitato a voi? Se vostro figlio fosse morto su un campo di calcio, proprio sotto i vostri occhi? Che cosa avreste fatto?». Ora non resta che la giustizia ordinaria, ma la fiducia di Delia non vacilla, ne ha ancora un briciolo: «Io spero che il pm Giuseppe Cascini che ha condotto le indagini preliminari vada a fondo – poi resta muta per alcuni secondi e ricomincia. È una persona ferrea che conosce bene la giurisdizione, vuole valutare bene la situazione. Voglio dare fiducia anche al giudice, è una donna e come tale sarà sensibile al nostro caso». Ma il problema resta, vanno riviste le norme, c’è uno scarica barile totale: «Il campo per definizione lo omologa la Federazione, ma se succede un fatto di elevata gravità negli spogliatoi chi risponde? Ne risponderà quindi il gestore o la proprietà? Perché allora non si fa tutto più semplicemente? Di chi è la proprietà del Comune, della Regione o della Provincia? Ecco, saranno loro a inviare degli ispettori per controllare, proprio per tutelare loro stessi in primis». Dalle istituzioni massima vicinanza alla famiglia Bini, tutti a disposizione ma i fatti? «Il Settore Giovanile e Scolastico nella persona del presidente Massimo Giacomini, del segretario Barbara Benedetti e del Coordinatore Regionale Federale Patrizia Minocchi, si stanno battendo al nostro fianco. Per quanto riguarda la Federazione anche il presidente Giancarlo Abete ci è stato molto vicino». Da alcuni mesi noi di Professione Calcio portiamo avanti un’inchiesta sulla sicurezza degli impianti sportivi, scattando fotografie in giro per l’Italia che vogliono denunciare lo stato di degrado dei campi dove giocano i nostri figli: «La vostra inchiesta va di pari passo con la nostra che però si estende a tutti gli sport praticati all’aperto e al chiuso. Il materiale che avete reperito è importantissimo e dovrebbe essere un monito per tutti».
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08/04/2010 23:50

ANCORA MORTE SUI CAMPI DA GIOCO...
MUORE DOPO UN INCIDENTE
SUL CAMPO DA CALCETTO


A due settimane e mezzo dal ricovero, prima all'ospedale di Merate (Lecco) e poi al San Raffaele di Milano, è morto oggi Luca Catalano, il ragazzo di 23 anni di Nibionno (Lecco), che era rimasto ferito in maniera gravissima durante una partita del campionato di calcio a sette a Cernusco Lombardone (Lecco). Il giovane, durante un'azione di gioco, era caduto poco oltre il rettangolo del campo, finendo violentemente con la testa contro un muretto. Le sue condizioni erano apparse subito gravissime e nonostante più operazioni e le cure intensive, il giovane è morto, lasciando nel dolore familiari e numerosi amici che in questo periodo si erano fatti forza via internet, coinvolgendo anche campioni di serie A per augurare al 23enne di vincere la sua battaglia per la vita. Oggi il tragico epilogo. I familiari hanno autorizzato il prelievo degli organi.


FONTE: LEGGO
[Modificato da fausto1969 08/04/2010 23:50]
corriere laziale.web
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14/04/2010 20:27

Ottavia ed Ostia mate in sostegno della famiglia bini

www.youtube.com/ilcorrierelaziale?v=9HFnb8aBpFM
Bell'inchiesta
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23/04/2010 19:42

Via degli Alberini
Martedì scorso è realizzato uno speciale di cinque pagine del Corriere Laziale sull'impianto. Qualcuno l'ha visto? Io ho visto ora le foto e tra poco mi sento male! uno scandalo!
INFORMATO
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28/04/2010 01:15

VIA DEGLI ALBERINI
IO L'HO LETTA E MI E' PIACIUTA MOLTO...COME MAI NESSUNO NE HA PARLATO? E COME MAI NESSUNO SI INTERESSA ALLE SORTI DI QUESTO CAMPO? BOHHHHH
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28/04/2010 17:10

Re: Via degli Alberini
Bell'inchiesta, 23/04/2010 19.42:

Martedì scorso è realizzato uno speciale di cinque pagine del Corriere Laziale sull'impianto. Qualcuno l'ha visto? Io ho visto ora le foto e tra poco mi sento male! uno scandalo!




L'ho letto anch'io l'articolo, speriamo sempre che l'attenzione su queste tematiche non venga mai meno...
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15/05/2010 23:48

TRAGEDIA AL CESIDIO FABRIZIO
TRAGEDIA AL CESIDIO FABRIZIO
Colpito da infarto muore Lorenzo Giannandrea, giocatore del Santa Rita

di Luca Lo Iacono

Una della pagine più brutte della stagione sportiva pontina. Ieri a Priverno, durante una della gra del Memorial Cesidio Fabrizio Lorenzo Giannandrea, giocatore della formazione juniores del Santa Rita, è stato stroncato da un infarto mentre era in campo; inutili i soccorsi prestai al Santa Maria Goretti.
Una notizia che scuote e mette in dubbio anche la prosezuzione del toneo lepino.
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17/05/2010 19:04

In quest'ultimo drammatico caso si può parlare di fatalità o invece di errore medico? Lo stabilirà l'autopsia.
In quest'ultimo drammatico caso si può parlare di fatalità o invece di errore medico? Lo stabilirà l'autopsia disposta dalla Procura della Repubblica di Latina ed effettuata ieri. Se é infatti vero quello che si legge sul Corriere Laziale di oggi a pag. 16 il povero Lorenzo Giannandrea, il 19enne capitano dell'Agorà Santa Rita (giunta terza nel Campionato Juniores Regionali "B" girone C) e dato in prestito alla Rondinelle per il Memorial Cesidio Fabrizio, "soffriva di un problema valvolare che lo costringeva ad effettuare due visite l'anno per monitorare la sua situazione cardiaca. L'ultima, risalente al febbraio 2010, quando ha avuto l'ok per proseguire l'attività agonistica".
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