00 13/01/2010 13:13
I PRESIDENTI DELL'INTERREGIONALE E LA CLASSE ARBITRALE AL MICROSCOPIO


IL NOSTRO 2010 SI APRE CON LA PRIMA PUNTATA DI UN'INCHIESTA SUL RAPPORTO TRA I NUMERI UNO DELLA SERIE D E GLI ARBITRI "CAPITANATI", DA QUESTA STAGIONE, DA STEFANO FARINA

Nell’ultima riunione delle società dell’Interregionale, oltre alla riconferma dell’attuale commissario straordinario Carlo Tavecchio alla guida del Comitato, c’è stato un protagonista, forse, inatteso: il designatore della CAN-D Stefano Farina. Tirato in ballo più volte da quasi tutti i presidenti intervenuti, e che hanno preso la parola, l’ex fischietto genovese ha risposto a tutti, spesso con quei toni chiari e diretti, senza guardare in faccia a nessuno - e a suo merito va ricordato che è stato uno dei pochissimi arbitri a non essere implicato nello scandalo “Calciopoli” del 2006, ndr - come faceva ai tempi (neanche tanto lontani, considerato che ha chiuso la carriera “agonistica” alla fine della stagione sportiva appena passata, ndr) nei quali calcava i campi verdi con il fischietto - e spesso i cartellini: era considerato inflessibile e, senza cattiveria, anche irascibile e permaloso, ndr - in mano. La frase che più ha colpito chi scrive - e probabilmente chi ascoltava quella mattina, ndr - è stata, in risposta ad un presidente che chiedeva arbitri di maggior spessore: «Giocate in Serie D, avete giocatori di Serie D, stadi di Serie D, e pretendete arbitri di Serie A?» Chiaro quindi, che l’obiettivo dell’ex internazionale - ha ottenuto la licenza UEFA nel 2001, ed ha avuto l’onore di dirigere la finale di Supercoppa Europea del 2006 fra Barcellona e Siviglia, ndr - è quello di cercare, oltre che di migliorare la classe arbitrale dell’Interregionale, anche di “moralizzare” (ci scuserà il presidente della Lazio Claudio Lotito se prendiamo in prestito questo termine a lui tanto caro) i presidenti e le componenti della categoria di fronte a degli arbitri spesso giovani e con poca esperienza. Inizia così, nel nostro primo numero del 2010, un’inchiesta attraverso le società della Serie D. Protagonisti sono i presidenti: cosa ne pensano del Settore Arbitrale, quali sono a loro modo di vedere i problemi che lo affliggono, quali sono i giudizi nei confronti del lavoro finora svolto proprio da Farina e cosa chiederebbero al designatore per migliorare la classe arbitrale, oltre ad un piccolo sforzo di memoria - e un po’ di sincerità, ndr - per sapere se, secondo loro, abbiano subito più torti o decisioni arbitrali a loro favore nel corso dell’attuale campionato. Le impressioni che avevamo tratto dalla sopracitata riunione si sono confermate nelle prime conversazioni private con i presidenti: insoddisfazione, critiche e rassegnazione sono i sentimenti più frequenti riscontrabili nelle parole dei numeri uno dell’Interregionale: «Il problema precipuo - il primo commento del presidente del Flaminia Civitacastellana Roberto Ciappici - è la carenza di personale, di materiale umano a disposizione del designatore. Siamo di fronte ad un problema strutturale, senza contare il fatto che non hanno il minimo riguardo verso le squadre di vertice nelle partite più importanti. Mandare ragazzini per gare fondamentali per la promozione è mancanza di rispetto, dare un segnale che non gliene importa niente». Facendo un po’ da avvocato del diavolo, e prendendo in prestito le parole di Farina, è chiaro che in D si trovino dei giovanissimi a dirigere le partite: il più delle volte senza una adeguata esperienza e con poca personalità, specialmente nelle gare decisive. Qui Ciappici, fra il serio e il provocatorio, avanza una richiesta: «Non si potrebbero portare ad arbitrare in D i fischietti che hanno raggiunto i limiti d’età per la A? Potrebbero fungere anche da “chioccia” per i più giovani. L’abbiamo chiesto più volte, ma da questo orecchio sembra che non ci sentano». Il problema degli arbitri della D, secondo le stesse parole del designatore: «[…] i ragazzi hanno poca personalità, e per chi non ne ha per niente è difficile, se non impossibile, che ne trovi cammin facendo. Per gli arbitri ormai maturi, esperti, di trent’anni, che da dieci arbitrano in D, è facile che perdano le motivazioni, gli stimoli». Ma allora, non è immaginabile che un arbitro che fino all’altro ieri dirigeva a San Siro, possa avere poche, pochissime, motivazioni ad arbitrare sui polverosi campi dell’Interregionale? «È un cane che si morde la coda se la vediamo così, diventa un gioco al massacro. Giovani inesperti, anziani demotivati, è chiaro che c’è un problema, ma le ripeto, è strutturale. Mancano gli elementi, e di fenomeni ne nascono uno ogni dieci anni. Sono 20 anni che sono presidente, e non è mai cambiato nulla. Mandano i giovani arbitri a farsi le ossa sulla nostra pelle». Chiudiamo l’intervista chiedendo al presidente Ciappici se abbia memoria di un episodio accaduto a suo favore, o sfavore (riguardante l’attuale campionato, ndr), che meriti di essere menzionato: «Quest’anno no, tante situazioni, ma che ritengo normali. Sono giovani, non riescono a tenere il polso della gara, gli manca l’esperienza. Mi ricordo però una gara d’Eccellenza, nella quale l’arbitro, che si scoprì era amico dell’allenatore della squadra avversaria, ordinò cinque minuti di recupero, per poi darne altri tre - quindi otto minuti di extra-time, ndr – e, al 98’, concesse un rigore agli ospiti, che così riuscirono a pareggiare. Avevo, a fianco a me in tribuna, due osservatori degli arbitri, che mi dissero: “Non si preoccupi, ci pensiamo noi”. Bé, quell’arbitro non calpestò più i campi per due o tre anni».
Gianluca Murroni, presidente del Castelsardo non va molto per il sottile e come il collega del Flaminia Civitacastellana esprime quasi un senso di rassegnazione misto a incredulità nei confronti della classe arbitrale. A tratti il numero uno sardo risulta furibondo con le giacchette nere, ma andiamo nel dettaglio. Il massimo dirigente rossoblu sono quattro anni che fa il dirigente e in questa stagione dichiara di averne viste di tutti i colori da parte dei direttori di gara: «Quasi stento a credere ai miei occhi quando vedo queste persone arbitrare le nostre partite. Stendiamo un velo pietoso su questa classe arbitrale, la peggiore da quando io sono nel calcio». Chiaramente adirato Murroni continua raccontandoci degli episodi che lasciano sbigottiti anche noi: «Recentemente durante una nostra gara casalinga abbiamo sentito un arbitro rivolgersi ad un suo assistente dicendo: “qui decido io, stai zitto co..ne”. Questo non è certamente normale - incalza Murroni -, abbiamo toccato il fondo!». Ma la lunga lista degli episodi “da censurare” non si ferma qui: «Qualche giornata fa, dopo una gara, ci siamo fermati a parlare ed a scherzare con l’arbitro per un’espulsione a nostro avviso dubbia, addirittura in campo il calciatore avversario che aveva subito il fallo disse al direttore di gara che il fallo non meritava il cartellino rosso, dopo la chiacchierata, abbiamo distribuito cibo e bevande a tutti, terna arbitrale compresa, come di consueto nelle nostre gare casalinghe. Fin qui tutto normale, quando però ho letto il referto della gara, l’arbitro aveva scritto di essere stato intimidito dai dirigenti e per questo, abbiamo subito 800,00 Euro di ammenda». L’intervista si scalda e con lei l’intervistato: «Sono a dir poco scandalosi, a Gaeta, una delle ultime gare del 2009, ci ha diretti una dele terne più superficiali mai viste. In generale, risultano indisponenti e prepotenti». Si capisce chiaramente che il Castelsardo dalla voce del suo massimo dirigente ha le tasche piene di comportamenti irriguardosi e non professionali: «L’arbitro dovrebbe essere al di sopra di tutto, invece vogliono sempre essere i protagonisti della gara, c’è una scarsa professionalità in questa classe arbitrale, oltre ad allenarli dovrebbero insegnargli a ragionare ed a comportarsi in maniera etica». Quali sono i rischi che si corrono con degli arbitri che ha descritto? «Rovinano le partite, si scaldano gli animi inutilmente sia in campo che sugli spalti». È una situazione insostenibile a detta di Murroni che ci spiega: «Io non voglio arbitri di Serie A, ma almeno delle persone che si comportino seriamente perché il problema, non sta nell’errore, tutti possono sbagliare, una volta si paga e una volta ci si guadagna, è normale che sia così, ma l’indisponenza e la maleducazione non è tollerata, qui siamo veramente alla follia». Il presidente non vede nemmeno margini di miglioramento: «Migliorare? Non credo sia possibile, certo, più in basso di così non si può andare, magari oltre agli allenamenti, si possono organizzare dei corsi di educazione». L’intervista si conclude con una riflessione che assomiglia tanto ad un consiglio al designatore della CAN D Stefano Farina: «Quando arrivano gli arbitri giovani peccano di inesperienza e poca educazione, quando arrivano quelli più maturi, tra i 30 e i 40 anni, sono svogliati e non vedono l’ora che finisca la gara, ponendosi in maniera scortese con tutti, calciatori, allenatori, medici e dirigenti. Non so proprio quale situazione si possa attuare, magari, si dovrebbe rivedere la classe arbitrale proprio alla base».