00 04/02/2010 13:06
Dopo le dimissioni del Presidente Carraro (atto di grande sensibilità e di indubbio rigore morale), finita la disastrata gestione commissariale, Giancarlo Abete approda alla Presidenza della Federcalcio.
La sua fu un’elezione, parafrasando un capitolo delle “cronache napoletane” per mancanza di uomini da bene, m...io padre fu fatto sindaco.
Riteniamo che né il Presidente Carraro, né il Presidente Tavecchio, indiscussi artefici della sua prima elezione e della successiva riconferma, immaginassero mai che la loro scelta facesse cadere la FIGC nel periodo più buio della sua storia.
Noi diamo una tiratina o una tiratona di orecchie ai due personaggi per aver consegnato, come si dice in volgare napoletano “la lanterna in mano ai cecati” ed aver trasformato una splendida Ferrari in una obsoleta e pericolante 500.
Il nostro paladino, pur di regnare, ingoia tutti i rospi: l’enorme stipendio all’arbitro Collina ed il mega contratto con l’allenatore Lippi, che fra l’altro continua ad essere consulente della Juventus, prima volta nella storia di un allenatore della Nazionale. Ci voleva proprio la presidenza Abete per questa eccezione.
Lippi ha imposto l’assunzione - almeno pro tempore - e con il relativo esborso da parte della Federcalcio dell’équipe che si è portato al seguito in Nazionale.
Ma in questa sua endemica debolezza il nostro Presidente è anche un accentratore del potere, forse timoroso che gli sfugga di mano (Dio me l’ha data guai a chi me la tocca).
Oggi in Federcalcio esistono tre Vice Presidenti, di cui uno Vicario.
Dei tre ad oggi, dopo quasi due anni dalla loro nomina nessuno possiede una delega, nessuno ha un ruolo specifico ed un settore di cui occuparsi.
Ad Albertini, che più volte ha rivendicato, giustamente, un ruolo più incisivo all’interno della Federazione è stato assegnato dal nostro l’incarico di cicisbeo, o meglio assistente al soglio pontificio.
Vale a dire partecipare in silenzio, come l’attaccapanni o il porta ombrelli ad ogni riunione che Abete convoca (chi sa cosa ne penserà l’Avvocato Campana e l’Associazione Italiana Calciatori di tanto incarico).
Macalli è tutto immerso nei suoi problemi: la riforma dei campionati, la mutualità, la costruzione degli stadi con 7000 spettatori, (giuste rivendicazioni che trovano il nostro consenso ed il nostro appoggio).
Egli però da buon lumbard si sottrae ben volentieri dal sostare nella capitale e cerca di evitare il più possibile le elucubrazioni di un capo, che è difficile interpretare e non portano mai a niente, né fa fede la tanto invocata riforma dei campionati promessa da tempo alle società.
La cosa che più ci meraviglia è il silenzio di “Carletto” Tavecchio.
Tutti conosciamo, con i suoi pregi ed i suoi difetti (chi è senza peccato scagli la prima pietra) la dinamicità e la managerialità del Presidente della LND e ci meravigliamo come ancora sopporti di fare da posacenere della scrivania presidenziale.
Come Vicario non ha ottenuto nessuna delega, non ha nemmeno una scrivania ed uno straccio di segretaria in Via Allegri, al massimo riceve qualche telefonata di circostanza dal nostro prode paladino e molte richieste di aiuto quando il Presidente si trova in difficoltà.
Ma si ricorda Tavecchio che ha il 33% della Federazione ed è stato determinante nella elezione del Presidente Federale.
Cosa debbono pensare tutte le società della LND? Ha forse perso il suo senso organizzativo e la sua grande managerialità o è succube di una situazione che non riesce a gestire e non ha la forza morale di decretarne la fine?
Ha forse dimenticato gli attributi nel cassetto della sua splendida scrivania nella nuova sede?
Che ne è dei suoi propositi di riformare e modernizzare l’obsoleta macchina burocratica della Federazione, abolendo gli sprechi e se possibile pareggiando il bilancio?
Nell’accordo della staffetta che sanciva il passaggio da Carraro ad Abete prima della gestione commissariale eravamo a conoscenza (ci smentisca chi crede non sia la verità) di un altro impegno assunto dal nostro che non ha trovato al momento alcuna concretizzazione: l’elezione del Presidente Carraro a Presidente onorario della FIGC.
Oggi Carraro, completamente assolto dalla giustizia ordinaria e da quella amministrativa, ha dimostrato di aver svolto le sue funzioni nell’esclusivo interesse dello sport e una sua nuova presenza, seppur da Presidente Onorario potrebbe dare al Consiglio Federale quel dinamismo, quell’impulso operativo e soprattutto quell’autorevolezza che oggi manca.
L’altra soluzione, la più drastica, è la messa in minoranza di questo Presidente.
Durante le guerre puniche, nel periodo più buio della Repubblica Romana, un’autorevole Senatore concludeva i suoi discorsi con la frase “Carthago delenda est” che noi nell’anno di grazia 2010 trasformiamo in volgare dicendo: Abete è da defenestrare.
A Carlo Tavecchio diciamo: “A’ Carlè se ce sei batti un colpo”.
robinhood.calcio@hotmail.it