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CONSIGLIO DIRETTIVO ALI DI SCORTA

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2013 09:18
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Città: ROMA
Età: 65
Sesso: Maschile
21/10/2009 10:49

L'ANGOLO DELLA POSTA



Spero che leggendo le lettere di questa rubrica, anche altri genitori, bambini, infermieri e medici decidano di comunicare a tutti i lettori il loro pensiero e le loro emozioni.
La redazione di “oltre il DECIMO PIANO” sarà ben felice di offrire uno spazio in questa rubrica.

E’ dolce la speranza negli occhi dei bimbi, ancor più bella quella di coloro che sono malati e vivranno la maggior parte dei loro giorni in un letto di ospedale, a cui basterebbe un piccolo gesto… La soddisfazione è immensa, pensare di aver fatto sorridere una persona o addirittura avergli avverato un sogno, è stupendo.
Nonostante questo, c’è gente incredula, senza fiducia nei volontari e nelle Associazioni che permettono la realizzazione di questi piccoli miracoli.
Si, forse è difficile se non ci si rende conto della sofferenza altrui, se non la si immagina, se non si prova ad immedesimarsi in essa. Sarà solo una “non conoscenza”, l’assenza di un “reale contatto” ?
Fortunatamente il sentimento di fratellanza, di vicendevole aiuto, non solo materiale, ma anche morale è forte. C’è solo da ricordare: l’amore tutto può… è semplice rendere ricca e magica una giornata come “tante”.
Io ne so pochissimo, ma quando per la prima volta grazie al Sig. Sandro, ho visto questo “nuovo mondo” che non conoscevo, un forte sentimento mi ha rapito ed ho provato una intensa emozione. Quel giorno mi sono accorta di quanto potrei fare e di quanto tutti insieme potremmo fare…
Sara Savoca - Roma

Cari lettori,
sono un mamma di una meravigliosa bambina di nome ILEANA, operata dal Prof. Di Rocco per ben tre volte: a due anni, a tre anni e quest’anno a nove anni. Sono dunque un’ospite con una “cadenza fissa” del reparto di Neurochirurgia Infantile del Gemelli.
Ebbene si, un’ospite, dal momento che quel reparto si trasforma magicamente in una casa accoglienza dove tutti hanno una protezione da offrirti. Senza far torti a nessuno poiché tutto il personale andrebbe positivamente citato, sento l’esigenza affettiva di sottolineare la particolare presenza di qualcuno.
Andiamo per ordine e naturalmente non posso sottacere la speciale umanità e professionalità della ex caposala Antonia Sileno (l’attuale non è da meno !!!) donna energica, e determinata ma dal viso benevolo che anche di fronte ad un cinico dramma sa addolcire ed ammorbidire il triste momento di cui molti genitori sono “fagocitati”.
Il personale infermieristico sembra aver fatto poi corsi di umanità e disponibilità. Da Delia implacabile nel sostenere tutte le cadute emotive dei genitori, a Sofia professionista seria e di indubbio valore, Piera, Loreana, Irene, Costanza, Paola, Ausilia, Gina ed Anna, soccorrevoli e pazienti; Carla la bella e rassicurante e… mi scuso se sicuramente ho dimenticato qualcuno; infine la figura carismatica del reparto, Amedeo, sempre una parola ed un sorriso per tutti; insuperabile sostenitore della causa umana altrui; con il ciondolare dei suoi zoccoli è capace anche a distanza di far avvertire la sua presenza.
Uomo di una carica umana di tutto rispetto che alleggerisce la sofferenza con un gesto, una pacca sulla spalla, un sorriso; il suo atteggiamento comunica vicinanza, dimezza l’angoscia, asciuga la lacrima. Grazie Amedeo a nome di tutte le mamme a cui hai donato il tuo prezioso sostegno.
Grazie a tutti e naturalmente anche al personale medico di grosso spessore professionale, con a capo il suo primario Prof. Concezio Di Rocco, capace di dare una speranza a tutti che quasi sempre tramuta in certezza.
Le sue mani, come si dice, “benedette da Dio”, lottano contro le avversità di un destino poco fortunato e donano tutte le possibilità di riscatto di una vita che torna alla vita. Grazie Prof, la sua esistenza è troppo preziosa, se Dio ha creato questa infanzia che soffre da un lato ci ha messo a disposizione la sua straordinaria competenza nell’assicurare una condizione di vita accettabile. GRAZIE.
Elsa di Ferdinando
Mamma di Ileana Di Carlo –Teramo



E’ Natale,
Il solito versamento sul c/c mi sembra insufficiente a Natale.
Forse qualche giocattolo e qualche torroncino faranno sicuramente piacere ai bambini che in un periodo che dovrebbe essere di festa stanno affrontando un momento difficile della loro vita.
Colgo l’occasione per augurare a tutto il reparto i migliori auguri per il Natale e per un anno 2001 che spero sia migliore per tutti.
Stefano Boezi - Roma



Il Circo degli Angeli,
fiaba di Ferdinando Albertazzi.


Narratore, Ferdinando Albertazzi ha raccontato la sovversione della follia in “La casa del Barbiere” (Garzanti) e la reclusione estrema in Rudolf Hess, “L’inganno del destino”.
Ai bambini racconta fiabe per sognare e ai ragazzi thriller per avere paura “Doppio Sgarro” (Piemme)
L’illustrazione è di Federica De Castro in collaborazione con Laura Anna Regge, sua compagna nella 1° O del Liceo Berti di Torino e sua “ala di scorta”.
L’affettuosa solidarietà di Maria Adelaide Volante, dirigente scolastico ai bambini di “oltre il DECIMO PIANO”: “che possano presto dimenticare”IL CIRCO DEGLI ANGELI
“ Se ti dico che è così è così” insisteva Esterina.
Ma Tommaso no, mica riusciva a credere che gli angeli si divertissero a oscillare sull’altalena, avantindietro avantindietro come facevano lui ed Esterina nel parco giochi.
Perciò Tommaso girò la testa, fingendo di guardare chissà cosa. Poi si voltò di scatto per sorprendere, negli occhi della sua amica del cuore, il lampo birichino di quando esterina gliele raccontava proprio grosse, più grosse di un mondo che non sta nel mappamondo. Allora la bimba scoppiava a ridere, e subito anche Tommaso giù a ridere, fino a non poterne più.
Tuttavia quella volta macchè, Esterina non rideva affatto. Non sorrideva neppure. Aveva anzi, lo sguardo cocciuto e le gote gonfie, indispettita perché Tommaso non la prendeva sul serio.
“ E va bene, racconta” sospirò allora Tommaso.
Esterina non se lo fece ripetere. Narrò a lingua sciolta che il sogno era cominciato accanto a un albero, montato su quattro ruote e con un uccelletto che ogni tanto si chinava per cinguettare a una foglia dove si dovesse andare.
“ Questa non la bevo!” scosse la testa Tommaso.
Esterina non gli badò. E seguitò dicendo che un colpo di bacchetta magica aveva d’improvviso appeso un’altalena, ai rami dell’albero. E sull’altalena un angioletto, che oscillava fischiettando contentofelice.
“ Un angioletto vero’, un angioletto con… con le ali’” chiese Tommaso, che ormai pendeva dalle labbra di Esterina.
“ l’hai detto!” esclamò la bimba. E aggiunse che in un batter d’occhi quel tronco e quelle foglie erano diventate l’albero di una barchetta a zonzo per il mare.
“ Un mare di nuvole sorvolato da nuvole di mare, sai” raccontò Esterina. “Con un viavai da perderci la testa, sui pioli della scala di raggi di sole. Difatti mentre le gocce d’acqua si spingevano per salire in cielo e trasformarsi in nuvole, una cascata di coriandoli di nuvole scendeva formando delle onde del mare.
Di un marenuvola che stava in un catino. E sul bordo un balcone piccolo piccolo, con un micetto che miagolava a una seggiolina la favola di…”
“ Un gatto che racconta favole a una sedia è troppo, Esterina” sbottò Tommaso.
Esterina alzò le spalle. Poi disse che il micetto stava raccontando la favola dell’angelo che traghetta i colori del tramonto sulle prime sfumature dell’alba, intanto che un secondo angioletto caprioleggia agli anelli e un terzo si infila nel vento a cavallo di un manico di scopa.
“ Ma allora… allora hai assistito allo spettacolo del Circo degli Angeli. Hai fatto “bingo”, Esterina” si illuminò Tommaso. E proprio in quel momento si accorse che sulla punta del naso di Esterina era sbocciata un’arancia e che la sua amica del cuore calzava dei ciabattoni formato portaerei.
Ed ecco giù a ridere, Tommaso. E giù a ridere forte anche Esterina, piegata in due nel vedersi davanti uno sbrindellatissimo vestito da clown con dentro Tommaso.
“ Tocca a voi, tocca a voi!” corse a prenderli per mano l’angelo annunciatore. E li guidò nel bel mezzo della pista del Circo.
All’idea di fare un numero, e chissà quale poi!, per la platea del Paradiso, Esterina e Tommaso tremarellarono così tanto che fu d’improvviso buio, nel sogno che stavano sognando. Però i due bambini non smisero del tutto, di sognare. Così a poco a poco la pista si riaccese, e gli Angeli diedero lo spettacolo più sensazionale del loro Circo, con numeri talmente strabilianti da regalare al cuore quel sorriso leggero che si accoccola lì e non se ne va più. Come soltanto succede appena prima o poco dopo un sogno.
Ferdinando Albertazzi.



Lettera del 17/03/2001 inviataci dagli amici della Scuola Elementare di Fiuggi:
Cari amici di “ALI di SCORTA”,
vi mandiamo questi disegni per abbellire di più il vostro reparto. Noi non ci scorderemo mai di voi e faremo di tutto per aiutarvi. Vi vorremmo chiedere una cosa: “Diteci come stanno i bambini e se qualcuno è guarito”. Vogliamo che il nostro ponte con voi non si rompa mai. Stiamo facendo il possibile per aiutarvi a guarire questi bambini. Noi vi salutiamo.
Tanti baci e abbracci dalla quarta A/B della Scuola Elementare di Fiuggi.
Lucarelli Lorenzo, Federica Mattei, Giorgia Pannone, Alessandra Sarti, Martina Bonomi, De Lucia Valeria, Ferraro Marcello, Achille Terrinoni, Anghetti Rachele, Aida Shehi, Giorgilli Serena, Nardi Rachele, Maria Jessica Pirozzi, Paris Simone, Carlo D’Amico, Federico Mallia, Silvia Ticconi, Ciocchetti Tamara, Andrea Girolami, Dario Piccioni, Mugnano Tommaso, Manuel Corsi, Diletta Monti, Polidori Christian, Pierfrancesco Pastorelli, Brigida Crucitti, Chiara Coccia, Terrinoni Simone, Francesca Scaramastro, Conti Francesca, Giorgia Trinti, Sorrentino Andrea, Martina Salvatori, Nicola Fontana, Asconi Graziano, Giorgia De Santis, Michele Colazzo, Infussi Severa Valentina, Giulia Felici, Iori Simone, Marta Limodio, Iacopo Maggi.
Colgo ancora una volta l’occasione offertami dagli amici di Fiuggi per ribadire che esistono numerosi problemi legati alle malattie di questi sfortunati bambini, di cui si ha persino paura di parlare, ma che hanno bisogno di tutti per consentire un maggior impiego di risorse che porteranno alla conoscenza sempre più approfondita delle malattie che ancora rappresentano un dramma ed una incognita per molti di essi.
La spontaneità e il coinvolgimento dei piccoli amici di Fiuggi, unita alla generosità di tutti quelli che ci offrono il loro sostegno, ci aiuta e ci stimola a lavorare per rendere concreta la speranza e la promessa di un futuro più sereno da offrire a tutti quei bambini che stanno vivendo un periodo della loro vita particolarmente delicato.
Vorrei sottolineare però che i progressi fatti nel campo della chirurgia e della cura sono enormi, una percentuale sempre maggiore di bambini oggi affronta queste malattie e ne esce rapidamente e senza alcun problema residuo, la parentesi della malattia, si apre e si chiude in breve tempo, grazie a medici che sono alla continua ricerca di nuove soluzioni tecniche e scientifiche. Il compito di “ALI di SCORTA” è quello di rappresentare un valore aggiunto al lavoro dei numerosi medici e ricercatori per fare in modo che nel più breve tempo possibile quella percentuale aumenti, fino a raggiungere il definitivo traguardo della guarigione totale di tutti, stimolando i medici a mettere in atto interventi sempre più sicuri, mirati e meno devastanti e cure sempre più adeguate ed efficaci.
(Massimo Sandro)



Con sommo piacere pubblichiamo la lettera inviata da “Anna” in data 11 Giugno 2001al Sindaco di Roma Sig. Valter Veltroni durante il periodo di ricovero al Policlinico Gemelli di Roma.
In conseguenza di questa lettera, il Sindaco Sig. Valter Veltroni, ha visitato il reparto di Neurochirurgia Infantile del Policlinico Gemelli, dimostrando enorme sensibilità.

Signor Sindaco,
mi chiamo Anna, ho 12 anni ed ho frequentato la classe II° media dell’Istituto comprensivo di Rotonda in provincia di Potenza. Da quasi un mese, però, sono ricoverata nel reparto di Neurochirurgia Infantile del Policlinico “A. Gemelli”.
Attraverso la televisione ho avuto modo di sapere del suo ricovero in questo stesso ospedale, così ho pensato di scriverle per augurarle una buona permanenza ed una pronta guarigione. In virtù dell’incarico di Sindaco che le è stato da poco conferito, le chiedo di avere un’attenzione particolare nei confronti di questo ospedale. Nel reparto in cui mi trovo, il personale medico e paramedico si è mostrato abbastanza disponibile ad ascoltare noi “piccoli” pazienti e a soddisfare ogni nostra esigenza. Durante questa interminabile “avventura ho avuto il piacere di conoscere ragazzi e ragazze volontari che ogni tanto sono venuti a farci compagnia. Esiste inoltre un’associazione fondata da alcuni genitori di bambini qui ricoverati che hanno messo a disposizione per i genitori che, come i miei, non sono residenti qui a Roma una “Casa Accoglienza” dove poter alloggiare. Infine, io vorrei invitarla a farmi visita prima di essere dimesso così potrà constatare di persona ciò che ho scritto. E così finito il mio periodo di degenza, sarò lusingata di raccontare ai miei amici questa esperienza.
A presto
Anna


Sempre “Anna”, si è fatta portavoce di tutti i suoi piccoli amici del reparto, sintetizzando in 20 punti i
“ Consigli per sopportare una degenza lunga”
1) Mai scoraggiarsi.
2) Mai contare i giorni.
3) Mai sentirsi abbandonati.
4) Mai essere tristi.
5) Mai dire “Beati gli altri”.
6) Mai sentirsi diversi dagli altri.
7) Mai sentirsi minori rispetto agli altri.
8) Non incantarsi davanti l’orologio.
9) Non dubitare sui dottori (xke non sanno quello che fanno).
10) Mai chiudersi in se stessi.
11) Aprirsi verso gli altri.
12) Scambiarsi gli indirizzi e i numeri di cellulare con i degenti.
13) Fare squilli durante gli attacchi di noia.
14) Fare amicizia con i mini degenti del reparto.
15) Inviarsi bigliettini tra i degenti.
16) Essere pazienti (in tutti i sensi).
17) Leggere libri (di qualsiasi genere).
18) Essere ottimisti.
19) Rendersi simpatici.
20) Cercare di affezionarsi ai bimbi piccoli anke se a volte vorresti dire addio alla tua vecchia CAMERA.
Buona degenza a tutti.
Anna
Sono sicuro che questo piccolo decalogo aiuterà tutti i bambini a trascorrere quanto più serenamente possibile il proprio periodo di ricovero nel reparto di Neurochirurgia Infantile e soprattutto aiuterà noi dell’Associazione a capire meglio come fare i volontari



Lettera inviataci da Daniele B. e Gianluca S.
UNA GIORNATA NEL REPARTO DI NEUROCHIRURGIA INFANTILE.
La giornata inizia alle ore 7.00/7.30, orario flessibile.
Daniele viene svegliato dal papà e Gianluca si sveglia da solo.
Poco dopo sentono arrivare il carrello della colazione: Daniele riconosce il rumore delle ruote del carrello e Gianluca si alza per aprire la porta. La colazione viene portata dall’infermiera o dall’Ota, che dice “buon giorno, come state oggi? Cosa volete per colazione?” Latte e caffè con fette biscottate per Gianluca, solo latte per Daniele che poi aggiunge il Nesquik. Ed ecco pronte due grosse tazze gialle per questi ragazzi. Daniele e Gianluca si siedono sul letto e i genitori aprono il vassoio del comodino. Dopo aver fatto colazione, i genitori riportano le tazze sul carrello…ma sorpresa! C’è la colazione anche per i genitori. Il papà di Daniele e la mamma di Gianluca prendono un caffè zuccherato con fette biscottate. La colazione dura poco e per fortuna la televisione è ancora spenta, ma ancora per poco!
Poi arriva il momento di andarsi a lavare, bisogna fare in fretta prima che arrivi Anita, la signora delle pulizie. Gianluca è il primo ad andare in bagno, Daniele è così gentile che gli cede ben volentieri il posto. Dopo di che, ritornano a letto, abbandonandosi “come due sacchi di patate” stanchi e stremati… per non aver fatto niente!
La mamma di Gianluca propone di fare una passeggiata in corridoio, di sentire un po’ di radio o di fare un puzzle. Ma niente da fare, la stanchezza (e la noia) prevale su tutto.
Quindi… non rimane che accendere la televisione e aspettare il momento clou della giornata: il pranzo.
Per i genitori, invece, è l’incontro con i medici il momento più importante: la visita medica passa ad orari diversi.
Improvvisamente, un gruppo di dottori e infermieri circonda il letto di Daniele e Gianluca, facendo loro domande dirette, perché sono grandi! Gianluca e Daniele vorrebbero che i dottori parlassero di più con loro, che dessero loro più spiegazioni e soprattutto che gli dessero una risposta ben precisa ad una domanda che li assilla: “quando possono ritornare a casa?”
Quando è conclusa la visita Daniele e Gianluca ri-sprofondano nel letto continuando a vedere la televisione.
Dopo la visita arrivano le infermiere a rifare il letto. A quel punto Daniele e Gianluca sono costretti ad uscire dal letargo e ad accomodarsi nella poltrona posta accanto al letto. Dopo essere ritornati sul letto, indovinate cosa fanno? Guardano la televisione. Il massimo del divertimento e delle sforzo è quando vengono chiamati per fare una visita specialistica, una TAC ecc. Questa è l’unica occasione per uscire dal reparto. Daniele e Gianluca si dispiacciono che non possono scendere con le ”proprie gambe” e sono costretti ad avvalersi di una sedia a rotelle. Gianluca se potesse, ne farebbe a meno volentieri.
Una volta ritornati in stanza, il letto diventa un miraggio e di nuovo la televisione prende il sopravvento.
Finalmente arriva l’ora del pranzo, sentono subito il rumore del carrello e quell’odore inconfondibile. Dalle 11 di mattina Gianluca aspetta questo momento e in pochi minuti il pranzo è terminato. Un voto al cibo: Buono!
Finito il pranzo, si lavano le mani e ripiombano nel letto per fare un lungo pisolino di due ore, d’altronde dice Gianluca, “non abbiamo niente da fare”.
Arriva così quella parte della giornata che non passa mai: il pomeriggio.
L’unico vero diversivo sono le telefonate degli amici, dei parenti e qualche visita. Poi basta, non succede più nulla. A questo punto, qualsiasi programma televisivo va bene e Gianluca si rimette alle scelte televisive di Daniele.
Poi finalmente arriva la cena. Anche questo pasto viene consumato rapidamente.
In realtà questo appetito è dovuto ai farmaci che vengono loro somministrati. La mamma di Gianluca precisa che in ospedale il figlio mangia anche le mele, cosa che a casa non è mai successo!
La televisione li accompagna durante e dopo la cena fino al sopraggiungere del sonno. Daniele e Gianluca dormono tranquillamente ma i genitori riferiscono che la notte non è così tranquilla e silenziosa. Il pianto dei bambini e il camminare degli infermieri movimentano la notte. Anche l’occhio del genitore per controllare la flebo impedisce di fare un sonno continuo.
E poi arrivano le 7.00 di mattina… e la sveglia.



Abbiamo ricevuto dal nostro amico Andy Luotto

la lettera che riportiamo integralmente
(La redazione di “oltre IL DECIMO PIANO” ringrazia commossa non avendo alcun commento da fare)


Il primo pensiero che mi venne in mente dopo essere stato informato ed istruito su “ali di scorta” e’ stato l’elenco di john lennon nella canzone “imagine”.
“ Ali di Scorta” dovrebbe stare in quell’elenco.
Il raduno per l’associazione a’ stato piacevole per tutti noi: mio figlio ha subito il suo primo concerto classico, mia moglie ha incontrato vecchi amici, e non ha dovuto preparare la cena, io ho strappato qualche risata rendendomi utile ad una buona causa.
Andando via tanti sorrisi, abbracci e promesse, ognuno di noi si e’ sentito piu’ responsabilizzato, piu’ buono, piu’ protetto.
Tutti noi insieme abbiamo realizzato…….
Tornando a casa ho ascoltato “imagine” 35 volte di seguito e mi sono convinto che “ali di scorta” e’ in quell’elenco.
Non so che interpretazione dare a questo mio pensiero, se vi va ascoltate la canzone e mettetevi in contatto con me!!!
Sicuramente ci sara’ da discutere, male che va avrete ascoltato della buona musica.
Vostro amico
ANDY



Abbiamo ricevuto dalla Ex Caposala della Neurochirurgia Infantile,
Sig.ra Antonia Sileno
la lettera che riportiamo integralmente
(La redazione di “oltre IL DECIMO PIANO” ringrazia commossa)
Gentilissima Associazione “Ali di Scorta”,
sono davvero lusingata di essere stata insignita del titolo “Socio Onorario” della vostra, o meglio, ormai nostra Associazione.
Da quando “Ali di Scorta” esiste è nato, per la Neurochirurgia Infantile, un nuovo e vivo interesse che rinfranca ed incoraggia chi, come noi, ha lavorato, lavora e continuerà a lavorare per ed a fianco dei bambini e dei loro genitori.
Io “vado”, perché questa è l’evoluzione naturale della mia vita. Vado, lasciando un po’ del mio cuore che, in fondo, è il cuore di una mamma; la mamma di questo reparto. L’ho cresciuto, in questi anni, con tutto l’amore e l’impegno che ho potuto profondere. Adesso questa mamma sa che è giunto il momento che il figlio intraprenda la propria strada, ed il grande disagio causato dal distacco, che pure è presente, è lenito dal sapere che “il mio figliolo” avrà dei buoni compagni di strada: voi. Le necessità di chi soffre sono, difatti, innumerevoli e non c’è mai numero di mani “Ali” sufficiente a soddisfarle.
Grazie di vero cuore, infine, per la stima che avete sempre dimostrato nei miei riguardi; mi ha consentito di superare ogni fatica.
Un caldo abbraccio. Antonia Sileno
Roma, 2 Giugno 2000



Abbiamo ricevuto dal Sig. Ferruccio Amendola
Il messaggio che riportiamo integralmente
(La redazione di “oltre IL DECIMO PIANO” ringrazia commossa)

Nel cinema quando un attore è gradito al pubblico si usa l’espressione: “buca lo schermo”. Nel doppiaggio diciamo: “una voce che arriva al cuore”. Io spero di avere questo tipo di voce perché più volte mi sono prestato per campagne in favore di persone che soffrono, che hanno bisogno del nostro aiuto, della nostra presenza. Se riuscirò ad arrivare al cuore anche di un solo spettatore fra tutti quelli che mi ascoltano, sarò felice; Vorrà dire che anch’io avrò aggiunto una piuma a quell’ala di scorta.
Ferruccio Amendola



Vite che si intrecciano
Ci troviamo oltre il decimo piano, reparto oncologia pediatrica del policlinico Gemelli.
Prima esperienza di volontariato, curiosi di conoscere, curiosi di sapere a cosa saremo andati incontro.
Primeggia il blu cobalto… L’ambiente è caldo e confortevole.
Conosciamo Sofia, malata di tumore. Ha circa nove anni.
Siamo tutti nervosi, non riusciamo a parlare, restiamo in silenzio.
Le domande sono tante: ne sono all’altezza? Riuscirò a capirlo ?
Vorrei sentire il suo dolore per aiutarlo.
Gli altri si dirigono altrove. Cerchiamo i vari reparti, un’impresa ardua !
Ci troviamo di fronte ad un “corteo di cuccioli impazziti” ci hanno incaricati di farli divertire.
Che facciamo ?
Improvvisiamo un teatrino scadente, a dire il vero poco divertente… però…. I bambini ridono !
Continuiamo a preoccuparci quando invece loro vogliono solo evadere e sognare.
Basta poco: la semplicità e la genuinità.
E’ un’esperienza profonda, loro amano ogni singolo gesto o sguardo, ci guardano attoniti, come se avessimo
Il teatro nel sangue.
Ci hanno resi più grandi.
Ogni uomo nella propria vita ha delle aspettative e cerca di non deluderle.
Noi avevamo delle aspettative…. Anche i bambini.
Sono aspettative differenti, noi speriamo di avere gli “eventi” favorevoli, loro “sperano” di cambiarli.
Classe 3° Liceo Linguistico Europeo
Sacro Cuore
Trinità dei Monti



Abbiamo ricevuto da Simona Izzo
Il messaggio che riportiamo integralmente
(La redazione di “oltre IL DECIMO PIANO” ringrazia commossa) Voglio ringraziarvi per aver dato le ali alla mia voce, per averla resa utile, permettendomi così di fare qualcosa per gli altri.
A presto.
Simona Izzo



Lettera inviataci da Assunta Canada-Scepì (mamma di Maria Letizia)

Il mio grazie di cuore va a tutto il reparto di Neurochirurgia Infantile dell'Ospedale "A. Gemelli" di Roma.
Solo un anno fa cominciava il mio terribile incubo: in un impercettibile attimo la mia vita è stata stravolta dalla malattia che ha colpito la mia Maria Letizia. Niente più è stato come prima; l'unico pensiero che occupava la mia mente era costantemente rivolto a mia figlia: tutto il resto aveva perso importanza. Il dolore e la paura di perderla immobilizzavano ogni cellula del mio corpo, eppure una forza nuova ed inesauribile mi permetteva di andare avanti con caparbietà, senza mai fermarmi. Dopo tante angosce e diagnosi inaccettabili, finalmente siamo approdati al Gemelli di Roma, dove, per noi, si è riaccesa la flebile fiamma della speranza. Durante l'intervento e il periodo di degenza post-operatoria tutto il personale, medico ed ausiliario, è stato fondamentale per la guarigione di Maria Letizia. La insuperabile competenza professionale dell'équipe medica l'ha aiutata a stare meglio fisicamente, mentre gli affettuosi sorrisi, che ogni giorno ci regalavano gli infermieri, e non solo, ci ha dato conforto e sollievo nei momenti difficili che abbiamo dovuto affrontare: non ci siamo mai sentiti soli! Ora il peggio è passato, come si suol dire, ma io sento forte il bisogno di ringraziare tutti coloro che mi hanno regalato l'impagabile possibilità di poter ancora godere della voce, dei sorrisi e della melodiosa musica della mia dolce Maria Letizia. Mio grande desiderio è che queste mie parole possano dare conforto e soprattutto riescano ad accendere la speranza e la fiducia nella vita in tutti coloro che stanno vivendo una esperienza simile alla mia.
GRAZIE!!!



Lettera inviataci da Anna Rita Speranza (mamma di Flavia)


Succede così, all'improvviso, che il destino ti recida le ALI, con cui io e la mia famiglia volavamo tranquilli nel cielo della vita. Una vita senza grandi pretese, semplice, scandita da ritmi abitudinari, ma preziosa perché consapevoli che, una vita così semplice era il segreto per un "vivere felici". Poi ad un tratto, la malattia della nostra piccola Flavia ci catapulta in un mondo lontano dal resto della famiglia, un mondo fatto di dolore, di sofferenza e di piccole speranze troppo spesso deluse. Così tutti i momenti trascorsi prima della disgrazia diventano di colpo importanti: la colazione veloce la mattina, la scuola, il lavoro, il ritrovarsi insieme per la cena, le liti, le preoccupazioni; sono attimi della vita che acquistano un gran valore perché la croce da portare in quel momento è mille volte più pesante. E la vita diventa un calvario fatto di sale operatorie, sale di rianimazione, medicazioni, chemioterapie e complicanze varie e soprattutto diventa un continuo chiedersi che senso abbia tutta quella malinconia in fondo agli occhi di quei bambini. Ma....anche se ci siamo sentiti come dei piccoli uccelli feriti, in mezzo a tutta quella sofferenza, abbiamo trovato che ci ha donato un paio di "ALI di SCORTA". Abbiamo trovato una casa, che più che un posto dove poter dormire, era un luogo dove quando ci si ritrovava insieme, il dolore di ognuno era condiviso con gli altri, cos' da sentirsi un po' sollevati dal proprio fardello. Ci sentivamo di essere come a casa propria: una cena da preparare, i panni da lavare e così via. Abbiamo trovato persone disposte ad ascoltarci e comprendere alcuni dei tanti perché, senza farci andare fuori di testa. Abbiamo trovato personale e medici disponibili, umani, sempre pronti a infonderci coraggio. Ma soprattutto abbiamo trovato in queste persone la forza per andare avanti e non autocommiserarci. Io insieme a mio marito e alle mie figlie voglio ringraziare dal profondo del cuore queste persone... Grazie per averci donato un nuovo paio di "ALI" che anche se di "Scorta" ci hanno permesso (in maniera un po' goffa) di continuare a volare nel cielo della vita e poter così un giorno giungere in quel posto bellissimo dove si trova ora "il mio piccolo Angelo".



Lettera indirizzata ad "Ali di Scorta" da Settimio Braghetti e Donatella Miconi (genitori di Daniele).
(Brecciarola, 26 agosto 2003)
Non avendolo potuto fare nella serata del 7 luglio 2003 alla quale avete presenziato vi rimettiamo un resoconto dettagliato dello svolgimento della manifestazione con un breve pensiero composto da un'amica sul conto del nostro Daniele. Con l'occasione inviamo anche un personale ricordo da noi composto nell'agosto dello scorso anno nel quale è evidenziato il modo con cui Daniele ha vissuto la sua breve esistenza e il modo con cui ha affrontato la malattia. Ringraziandovi per la partecipazione, porgiamo affettuosi saluti.
Brecciarola (CH) 7 luglio 2003










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